Bilancio di fine anno per scuderie e piloti

RED BULL 10
Il quinto titolo Piloti della storia della scuderia nata dalle ceneri della Jaguar già Stewart è probabilmente l’impresa più bella, perché inaspettata ad inizio anno e sorprendente, per la capacità di battere Mercedes prima del cambio regolamentare e per l’alchimia magica che si è creata con la Honda (10), un costruttore che per i suoi sforzi meritava di tornare a vincere il mondiale dopo i fasti dell’epoca Mclaren ormai trent’anni or sono. La RB16B è uno dei capolavori di quel genio di Adrian Newey (10).
Max Verstappen 10 e lode Condottiero, trascinatore, leader ormai maturo di una squadra con cui è cresciuto negli anni, affinando il talento, smussando gli errori, sublimando poi quel talento purissimo che è travolgente, irresistibile. Resta il temperamento focoso, la tendenza alla guida un po’ sopra le righe, soprattutto quando doveva difendersi come un leone in inferiorità tecnica. Ma quando la macchina gliel’ha consentito è stato imprendibile per tutti, tanto da guadagnarsi subito dopo il traguardo i complimenti del grande rivale.
Sergio Perez 7 La vittoria di Baku, tante qualifiche sottotono, tante belle rimonta in gara, una presenza intermittente come risultati, ma per Milton Keyenes Checo è stato l’uomo squadra che serviva: scudiero affidabile, disponibile, impegnato. Ha davvero corso con la voglia e il piacere di portare il compagno al titolo, in questo è stato grande, le difese su Hamilton a Istanbul e soprattutto Abu Dhabi ne sono la prova.
MERCEDES 9
Qualche errore al muretto di troppo per una scuderia che era abituata a fare il bello e cattivo tempo. Brackley, presa in contropiede dal cambio regolamentare nella zona del fondo, è però la stessa squadra capace di cambiare passo da Silverstone, di mettere in pista una W12 che come performance pura è stata spesso superiore della Red Bull, e non è un caso che alla fine sia arrivato l’ottavo titolo Costruttori.
Lewis Hamilton 10 Si potrebbero fare le pulci alla sua stagione per alcune gare no come Montecarlo e Baku (brutto errore) ma nel complesso Sir Lewis abbaglia per la voglia e l’entusiasmo con cui lotta contro un pilota molto più giovane, per la classe con cui si rilancia in campionato, dando spettacolo da primo della classe in GP come Interlagos, ma anche dimostrando la sua grandezza quando resta aggrappato a Verstappen in Messico o a Zandovoort. Ha perso il mondiale (e come lo ha perso…) ma non esce sconfitto. Un gigante.
Valtteri Bottas 7,5 Da silurato e pilota Sauber in pectore fa comunque il suo contribuendo con la sua serafica e strafottente indole al titolo Costruttori della Mercedes. Non dà una grande mano a Hamilton, ma in Turchia tiene a bada Verstappen e vince. Hakuna matata e terzo posto in classifica Piloti. Il Goat del saper campare.
FERRARI 7,5
Da sesta a terza forza in pista a regolamento quasi congelato, migliorando la power unit e il retrotreno, portando in pista una SF21 che rispetto alla SF1000 è una vera macchina da corsa: stabile, guidabile, soprattutto bilanciata ed efficiente. La Rossa sfiora la vittoria a Silverstone, ma non riesce a sfatare il tabù. La scuderia ha lavorato bene, dimostrando di avere le potenzialità per tornare in alto.
Charles Leclerc 7,5 Un solo podio a Silvertone che poi è il grande rimpianto stagionale, ma sono tante le gare nelle quali Leclerc con la sua classe esalta la Ferrari correndo alla pari con i primi, Monza e Istanbul per citarne due, ma anche Barcellona o Imola. Non la sua miglior stagione per continuità, è anche sfortunato, e la ricerca del limite lo porta a baciare il muro un po’ troppo spesso. E’ un Leclerc nel complesso velocissimo ma irrequieto, che morde il freno, un po’ diviso tra la grande aspettativa di avere una Rossa competitiva e la paura che ciò non succederà.
Carlos Sainz 8,5 E’ l’antitesi di Leclerc. Dove il monegasco è smanioso e agitato lui è calmissimo, paziente. Non ha gli spunti di velocità del team mate, ma è un martello che lavora ai fianchi degli avversari, logorandoli. La sua è una consistenza di classe, pilota di qualità che fa del passo e della solidità i suoi punti di forza. Quinto nel mondiale (il primo degli altri) e quattro podi: il suo debutto a Maranello è per certi versi sorprendente. Nel 2022 vuole dire la sua, non parte battuto.
MCLAREN 7,5
La doppietta di Monza resterà nella storia del glorioso team di Woking e vale mezzo voto in più, ma la squadra da metà stagione pare mettersi di impegno per gettare via il terzo posto in classifica Costruttori, ampiamente alla portata. Alla fine i punti di distacco dalla Ferrari sono tanti.
Lando Norris 8,5 Per velocità, rendimento, passo, è sicuramente uno dei migliori del 2021. Rispetto al precedente biennio il pilotino inglese sembra aver fatto un ulteriore salto di qualità, prendendo la scuderia per mano. Perde il quinto posto Piloti anche per un po’ di sfortuna nelle ultime quattro gare, altrimenti sarebbe stato suo.
Daniel Ricciardo 6 Sarebbe una stagione da 5 per l’idiosincrasia alla MCL35M e la stagione fatta di pochi alti e molti bassi, ma la splendida vittoria di Monza, la sua ottava vittoria in carriera nonché il ritorno al successo per McLaren dopo nove anni, vale da sola la sufficienza. Per sua fortuna la monoposto del 2022 sarà tutta nuova.
ALPINE 7,5
La scuderia di Enstone è stata una delle sorprese dell’anno: hanno avuto entusiasmo, sembrano portare avanti un progetto e nel corso della stagione hanno alzato via via il rendimento. La vittoria di Budapest è stata una impresa, così come il podio di Alonso a Losail. Occhio al “el plan” per il 2022…loro ci credono.
Fernando Alonso 8 Il tempo si è fermato, con lui pare non passare. E’ l’Alonso che ricordavamo: combattivo, cattivo, trascinatore, tremendamente forte in gara, concreto. Diverte e si diverte, in gara è sempre uno spettacolo, manda al manicomio Hamilton in Ungheria, trova un podio di pura classe, gestione, perseveranza, in Qatar. E dice che il meglio deve ancora venire. Classe 1981, un esempio.
Esteban Ocon 8 Il venticinquenne francese dimostra di avere stoffa. Regge il confronto con Alonso, con cui corre alla pari, riporta al successo Enstone dopo 8 anni (l’ultimo fu Kimi in Australia nel 2013). Brillante.
ALPHATAURI 6,5
La piccola Red Bull è velocissima in qualifica, ma troppo spesso è pasticciona in gara sprecando grandi occasioni. Il binomio con Gasly è perfetto, e ha la pazienza di aspettare Tsunoda. Il sesto posto Costruttori è più che discreto.
Pierre Gasly 7,5 Dieci volte in terza fila, tre volte in seconda fila e una partenza in prima fila. Tra i grandissimi in qualifica per quattordici gare su ventidue, e guida un AlphaTauri. Il francese è velocissimo, peccato che in gara non raccoglie sempre ciò che merita, spesso per colpe non sue. Ma si toglie qualche bella soddisfazione come il podio a Baku e i quarti posti a Zandvoort e in Messico.
Yuki Tsunoda 5 Ci sarebbero tante cose da dire, per come viene presentato in pompa magna a inizio anno, per la sua proverbiale scostumatezza via radio, per i troppi errori. Ma è un rookie, catapultato in F1, e come tale ha il diritto di sbagliare e imparare. Di positivo c’è che Tsunoda riesce ad assestarsi, lavora su se stesso, non è sempre velocissimo, non può reggere il confronto con Gasly, ma cerca la sua dimensione. Chiude in crescendo, ma non basta. Da valutare nel 2022.
ASTON MARTIN 4,5
La grande delusione del 2021, senza appello. Quella che doveva essere la “Mercedes verde”, in lotta per il terzo posto Costruttori, va in difficoltà sin da subito e non riesce mai davvero ad invertire la rotta.
Sebastian Vettel 6,5 Le gare più belle della Aston Martin le confeziona lui, Montecarlo, il podio di Baku, il settimo posto in Messico, senza citare il bel secondo posto di Budapest toltogli per irregolarità tecnica della monoposto. Rispetto all’ultimo Vettel ferrarista Seb recupera smalto, entusiasmo e voglia di correre. Deve però fare i conti con un’altra monoposto senza stabilità al posteriore, una maledizione. E’ il pilota che fa più sorpassi in stagione, deve sperare nella serietà del progetto di Lawrecence Stroll.
Lance Stroll 6 Non impressiona, ma non demerita nemmeno. Quando la monoposto è competitiva lui riesce a chiudere agevolmente in zona punti (nove volte contro le sette di Vettel), dimostrando di aver un buon manico e di saper concretizzare. Ma non ha la classe del team mate, e ci mancherebbe.
WILLIAMS 7
Con un team principal capace come Jost Capito Grove riesce a mettere in pista una monoposto decente, passando dall’ultimo all’ottavo posto Costruttori, ritrovando punti e addirittura un podio (fortunoso) dopo anni bui.
George Russell 7,5 Si guadagna la promozione in Mercedes a suon di prestazioni monstre, soprattutto in qualifica, impressionando il mondo nel sabato bagnato di Spa, performance che gli vale anche il primo podio in carriera. Cala un po’ nel finale, con tutto il team, ma resta una stagione importante e decisiva per la sua carriera.
Nicholas Latifi 6 Abbastanza bistrattato, ma non è poi così lontano nei tempi da un talento puro come Russell. Anche lui a punti in Ungheria e nella anomala Spa. Rendimento dignitoso. Peccato che verrà ricordato solo per il botto nelle curve finali di Abu Dhabi che ha finito indirettamente per decidere il mondiale…
SAUBER ALFA ROMEO 4
La macchina alla vigilia prometteva meglio, in realtà non è mai stata realmente competitiva. Il team ha sbagliato spesso le strategie di gara, soprattutto con Giovinazzi e il trattamento destinato all’italiano in alcuni frangenti (pensiamo alla strana chiamata ai box del Messico) non è stato all’altezza di una scuderia di F1.
Kimi Raikkonen 6 E’ stata davvero una stagione di addio, malinconica e un po’ disimpegnata, senza troppe aspettative, né gioie, a testimonianza che il tempo dei saluti era davvero arrivato. Epperò qua e là si sono visti sprazzi di Iceman, come in Ungheria o in Messico, perché poi, in fondo, la classe non ha età.
Antonio Giovinazzi 6,5 Saluta la F1 dopo la sua stagione migliore, dove ha regalato emozioni alla Sauber di sabato, purtroppo non trasformate poi in punti la domenica, ma spesso e volentieri non per colpa sua. Non è stato perfetto, ma ha dato tutto e meritava un trattamento decisamente migliore. Passa in Formula E, ma l’arrivederci alla F1 è a testa alta, il piede pesante ha dimostrato di averlo eccome.
HAAS 3
Una Formula 2 in attesa di tempi migliori, ma che fatica, tra auto e piloti una stagione da dimenticare, tutta di apprendistato.
Mick Schumacher 6 Un buon anno di apprendistato, per prendere le misure, con qualche errorino, ma anche qualche spunto degno di nota.
Nikita Mazepin 3 Lento, casinista, in difficoltà. Asfaltato da Schumino. Di buono c’è che pian piano ha imparato come si sta in pista. Ma dovrà comunque trovare prestazione, perché così non è presentabile.
FIA – Direzione gara 2 Raramente abbiamo assistito ad una stagione così esaltante e al contempo gestita così male. Ancora una volta la FIA ha dimostrato di non avere uniformità di giudizio, ma mancare è stata soprattutto la certezza delle norme. Michael Masi si è eretto a dominus del regolamento applicandolo nelle ultime gare come voleva lui, in modo quasi “arbitrario”. Il finale di Abu Dhabi ha lasciato a bocca aperta tutti, per la facilità con cui si è presa una decisione che di fatto “risolveva” la sfida iridata. Il metro di giudizio e la discrezionalità dell’arbitro vanno rivisti quanto prima da una Federazione sovente immobile, ne va della credibilità dell’intera categoria.
Toto Wolff 2 Nel pessimo teatrino di Abu Dhabi lui è stato uno degli attori protagonisti. Teatrale, melodrammatico, petulante, scomposto. E poi ambiguo nel non accettare la vittoria Red Bull perché “rubata” e al contempo fare i complimenti a Verstappen. Anni di vittorie, anche facili, lo hanno reso un pessimo perdente. Il silenzio stampa, il grande furto, la voglia di appellarsi, poi la rinuncia all’appello, con le accuse che però continuano. I fatti concludenti dicono che Mercedes ha accettato il verdetto nel momento in cui ha rinunciato all’appello. Inutile continuare a parlare di furto del secolo se poi non si sceglie di non esperire nemmeno il secondo grado di giudizio. In confusione.
Stefano Domenicali e Ross Brawn 3 Come le tre Sprint Race disputate, così inutili, superflue, evitabili. Un format rivedibile che ha solo contribuito a calpestare la sacralità e la tradizione della F1, umiliata nell’assegnare pole che non sono pole e vittorie che non sono vittorie. Non è piaciuta a nessuno, ma loro continueranno a sostenere imperterriti il contrario perché vuolsi così colà dove si puote, ciò che si vuole, e più non dimandare. Il giudizio degli appassionati non conta nulla.

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