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Discussione: Didattica a distanza, alunni con DSA e con BES: strumenti e supporto. Tutte le info

  1. #161
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    Draghi: “la scuola in presenza è priorità del Governo. Il 91% dei docenti è vaccinato”


    Durante la conferenza stampa, che si è svolta oggi pomeriggio, 2 settembre, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, insieme ai ministri Bianchi, Speranza, Giovannelli e Gelmini, ha rilasciato alcune dichiarazione riguardanti le ultime novità in tema di green pass e vaccinazione.
    Per quanto riguarda il presidente Draghi, sul mondo scuola ha dichiarato: “Vorrei ribadire il mio invito a vaccinarsi, è un atto di protezione verso gli altri, continuo a ripetere la necessità di farlo. Esprimo la solidarietà piena a tutti coloro che sono oggetto di violenza da parte dei cosiddetti no vax, violenza odiosa, vigliacca verso persone che fanno informazione e persone in prima linea nel combattere la pandemia. Il dato positivo è che la campagna vaccinale è stata abbracciata dai giovani dai 16 ai 19 anni (70%). Questo ci permette di affrontare con tranquillità l’apertura delle scuole.
    E afferma ancora: “la scuola in presenza è sempre stata la priorità di questo governo. Ad aprile fu un successo, abbiamo dato un mese in più di scuola in presenza agli studenti. Il 91% di insegnanti ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Il green pass sta andando bene così come i trasporti, ci saranno sempre delle cose che non vanno ma in generale sembra che la preparazione sia stata accurata. Il governo non ha passeggiato quest’estate. L’economia cresce più di quanto ci si fosse aspettati. Anche questo ci dà un po’ d’incoraggiamento, mezzo milione di occupati in più. Generalmente la situazione è favorevole. Non bisogna compiacersi di queste cifre, il nostro prodotto era caduto tanto. La vera sfida sarà riuscire a mantenere un tasso di crescita considerevolmente elevato”.



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  2. #162
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    Inizio scuola, la DaD resta piano di riservaCome abbiamo anticipato più volte, la didattica a distanza sarà un’opzione di riserva, la scuola si farà in presenza quest’anno. Non solo per ragioni didattiche legate ai risultati Invalsi che testimoniano una regressione degli apprendimenti e un’esasperazione delle disuguaglianze, ma anche per ragioni sanitarie. Come abbiamo avuto modo di spiegare, infatti, la DaD non ha prodotto risultati particolarmente significativi neanche sul fronte della protezione del personale scolastico dal Covid.
    I dati del monitoraggio dell’ISS infatti mostrano che i contagi nelle scuole sono pressoché simili nel confronto tra il primo ciclo (che ha lavorato prevalentemente in presenza) e il secondo ciclo (che ha lavorato prevalentemente in DaD).
    I contagi alle scuole superiori (così come le quarantene) – abbiamo chiarito – sono per lo più un terzo dei contagi riscontrati tra elementari e medie (13mila del II ciclo contro i 40mila del I ciclo), tuttavia i docenti complessivamente, sono all’incirca un terzo in meno, ecco che i dati vanno a compensarsi in qualche modo. Meno docenti, meno contagi; più docenti più contagi. In proporzione, in numero simile. Nessun effetto DaD evidente, quindi, in termine di protezione degli insegnanti.
    Tuttavia l’ISS dichiara: la DAD rappresenta uno strumento utile per evitare o ritardare la chiusura delle scuole riducendo al minimo le opportunità di esposizione tra docenti e studenti.
    Un concetto in contrasto con i dati di cui sopra sugli effetti sanitari della DaD. Ad ogni modo, il documento precisa: la chiusura delle scuole viene considerata una misura limite in quanto si ritiene che gli effetti negativi, in termini di educazione, di benessere psico-fisico e di impatto economico, siano superiori ai benefici attesi.
    Ma quali sarebbero tali benefici attesi se i contagi da Covid si equivalgono tra scuole in DaD e scuole in presenza?
    Quale percorso ha fatto la didattica a distanza nella scuola italiana?
    Sempre l’ISS ci ricorda che la DAD è stata introdotta in Italia sin dal mese di marzo 2020. Nel mese di agosto 2020 il Ministero dell’Istruzione ha previsto delle precise linee guida contenenti indicazioni per la progettazione del Piano scolastico per la didattica digitale integrata (DDI), da adottare in modalità complementare alla didattica in presenza.
    Come si è evoluta la situazione? Facciamo una breve cronostoria…

    • A inizio dell’anno scolastico 2020-2021, molte regioni hanno disposto la DAD al 50% per le scuole secondarie di secondo grado.
    • Con l’inizio della seconda ondata, la DAD è stata portata prima fino al 75% dell’attività scolastica (anche se alcune ordinanze regionali l’avevano già portata al 100%) (DPCM del 25/10/2020) e poi, per le scuole secondarie di secondo grado e per le scuole secondarie di primo grado (eccetto il primo anno) per le regioni in “area rossa”, fino al 100% (DPCM 3/11/2020).


    Le ultime disposizioni, Dpcm 2/3/2021
    Con il DPCM 2/3/2021, è stato disposto che la sospensione di tutte le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado a favore della DAD dovesse essere applicata solo in condizioni particolarmente gravi: alle regioni in “area rossa”; su disposizione regionale, a tutte le aree regionali o provinciali nelle quali l’incidenza cumulativa settimanale dei contagi fosse superiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti; in caso di eccezionale peggioramento del quadro epidemiologico.
    In tutte le altre zone del Paese, il DPCM di marzo ha disposto di: annullare l’opzione della DAD per i servizi educativi dell’infanzia, per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione; ridurre la DAD al 50%-75% per le scuole secondarie di secondo grado.


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  3. #163
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    Inizio scuola: Dad solo in zona rossa e arancione, niente mascherina per ed. fisica all’aperto. Piano Sicilia


    L’Usr per la Sicilia pubblica le indicazioni organizzative e di sicurezza per l’avvio dell’anno scolastico. Il Piano riprende sostanzialmente quello del ministero dell’Istruzione: si va dal controllo del Green pass all’attività in palestra, ai viaggi di istruzione solo tra aree bianche. La nota si chiude con dei suggerimenti metodologici per l’anno scolastico 2021/22.
    Didattica in presenza obiettivo prioritario
    I Presidenti delle regioni e i Sindaci possono disporre la deroga all’attività didattica in presenza solo nei casi e alle condizioni espressamente indicate dall’art. 1, comma 4, del decreto legge:
    ▪ per specifiche aree del territorio o per singoli istituti, esclusivamente in zona rossa o arancione, e solo in presenza di circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta all’insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica;
    ▪ i provvedimenti devono essere motivatamente adottati, sentite le competenti autorità sanitarie e nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità, in particolare con riferimento al loro ambito di applicazione;
    ▪ deve essere garantita in ogni caso la possibilità di svolgere attività in presenza, qualora sia necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.
    Attività in palestra
    Per quanto riguarda le attività didattiche di educazione fisica/scienze motorie e sportive all’aperto, il protocollo di sicurezza non prevede in zona bianca l’uso di dispositivi di protezione da parte degli studenti, salvo il distanziamento interpersonale di almeno due metri. Per le stesse attività da svolgere al chiuso, è raccomandata l’adeguata aerazione dei locali.
    Viaggi di istruzione e uscite didattiche
    Il “Piano scuola 2021/2022” prevede che le istituzioni scolastiche che hanno sede in territori dichiarati zona bianca possano effettuare uscite didattiche e viaggi di istruzione, a condizione che si permanga in aree del medesimo colore.
    L’accesso ad alcuni servizi ed attività, tra cui musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre, convegni e congressi e
    centri culturali, è consentito esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi COVID-19.


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  4. #164
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    Contagi scuola: aumentano i casi di DaD, ipotesi “micro bolle” sul modello tedesco


    La nostra testata aveva già fatto il punto della situazione sul rientro in classe e il numero di alunni in quarantena. Si parla di circa un centinaio di classi in DaD in tutta Italia, da nord a sud.
    Secondo quanto riportato e approfondito dal direttore della Tecnica della Scuola, Alessandro Giuliani, per ridurre il numero di classi in didattica a distanza c’è chi pensa di seguire il modello tedesco delle “micro bolle”, riproducendo quanto già avviene sugli aerei e, cioè, limitare l’isolamento ai contatti strettissimi di chi viene colpito dal virus. A ciò si oppongono esperti ed epidemiologi che si dimostrano molto perplessi, affermando di essere troppo pericoloso.
    Il ministro: rispetto al 2020 tanto è cambiato in meglio
    Continua a mostrarsi comunque ottimista il ministro dell’Istruzione: Patrizio Bianchi ha detto che la pandemia da Covid 19 non fermerà più le lezioni in presenza.
    “Chiudere le scuole sarà l’ultima ratio. L’esperienza di questo ultimo anno ci ha insegnato molto e tenere la scuola aperta è l’impegno che il Governo si è preso con il decreto del 6 agosto”, ha detto il ministro intervenendo alla festa per i 130 del quotidiano “La Nuova Sardegna” a Sassari.
    “Rispetto allo scorso anno le cose sono cambiate molto. La risposta della scuola all’invocazione del Presidente della Repubblica a vaccinarsi è stata altissima e ora siamo arrivati al 94% di vaccinati“.


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  5. #165
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    La DaD si allarga: 150 casi tra Piemonte, Toscana e Liguria. Per Gimbe la scuola in presenza al 100% è utopia


    La DaD torna a farsi sentire, già nei primissimi giorni di scuola e con le temperature ancora estive. Non sarà generalizzata, ma i casi crescono. In più zone d’Italia: le ultime sono state il Piemonte, la Toscana e la Liguria.
    I casi in Piemonte
    Sono attualmente 74 in Piemonte le classi scolastiche in quarantena per casi di Covid: 27 sono elementari, 18 superiori, 12 asili. I focolai attivi sono invece 4: un nido nel Vercellese, 2 asili, nell’Astigiano e a Torino, 1 elementare nel Biellese.
    A comunicarlo è stata la Regione, alla chiusura di ‘Ripartenza sicura’, l’iniziativa che dava la possibilità a personale scolastico, studenti dai 6 ai 19 anni. autisti e controllori del trasporto scolastico di sottoporsi a tamponi rapidi o molecolari, e al quale hanno aderito 6.802 persone. A fine settembre in Piemonte la Regione avvierà programmi di screening gratuiti su base volontaria, all’interno del piano ‘Scuola sicura’: per primarie (con un test salivare effettuato a scuola ogni 15 giorni); le medie (con un tampone o un test salivare da effettuare settimanalmente sul 25% di ogni classe aderente presso un hotspot); per il personale docente e non docente delle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado e della formazione professionale (con un test ogni 15 giorni presso un hotspot).
    Il piano della Regione Piemonte è complementare al monitoraggio previsto a livello nazionale a campione su alcune scuole sentinella che coinvolgerà in tutta Italia 110.000 studenti
    La situazione in provincia di Firenze
    A Firenze e nella provincia, dopo una settimana dal suono della prima campanella nelle scuole, sono arrivate a 41 le classi di ogni ordine e grado messe in quarantena a causa di contatti con positivi al Covid.
    Ad oggi sono risultati positivi 49 studenti e due docenti. E ad essere colpiti sono stati tutti i cicli scolastici: secondo il Dipartimento di prevenzione della Asl Toscana centro, si tratta di nove asili nido, sei scuole dell’infanzia, nove scuole primarie, sette secondarie di primo grado e dieci secondarie di secondo grado.
    I timori della Liguria
    Anche in Liguria, scrive l’Ansa, continua a crescere di giorno in giorno il numero delle classi scolastiche in quarantena a causa dei contagi Covid: il 22 settembre, ad una settimana esatta dal ritorno a scuola degli alunni liguri (mentre la scuola dell’infanzia era iniziata giorni prima), se ne contavano 25.
    Secondo Alisa, l’Agenzia ligure per la sanità, si trovano nell’area di Genova e nell’Imperiese il maggior numero di classi costrette alla didattica a distanza: sono in entrambi casi otto. Quattro sono nel Savonese, quattro nello Spezzino e una a Chiavari.
    Le critiche di Gimbe al Governo
    La crescita di casi di classi in quarantena torna a far esprimere Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe: partecipando alla presentazione del Rapporto annuale di Cittadinanzattiva, il presidente ha detto che “l’obiettivo del Governo di garantire la scuola in presenza al 100% rischia di essere fortemente disatteso come dimostra il numero di classi e studenti già in quarantena”.
    Secondo Gimbe “è una strategia molto rischiosa puntare esclusivamente sulla vaccinazione senza screening sistematici e interventi di sistema su aerazione, ventilazione e gestione trasporti”.
    Il ministro Bianchi: applichiamo linee guida e protocolli
    Decisamente tranquillo continua a mostrarsi il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: sulla gestione dei soggetti risultati positivi all’infezione o dei casi sospetti in ambito scolastico, durante il question time del 22 settembre, il numero uno del Ministero di Viale Trastevere ha sottolineato che “si darà applicazione alle ricordate linee guida e ai protocolli adottati e aggiornati con ordinanza del Ministro della Salute, di concerto con il Ministero dell’Istruzione”.
    Bianchi ha poi ricordato che nel caso di quarantena sono 7 giorni per i ragazzi vaccinati e 10 per quelli non vaccinati.
    Toccafondi: ai vaccinati meno quarantena fiduciaria
    Nello stesso giorno, un ordine del giorno al Dl Green pass bis, a prima firma di Gabriele Toccafondi (Italia Viva), è stato approvato dall’Aula con parere positivo del governo: nell’odg si chiede di “ridurre il periodo di quarantena fiduciaria per quegli studenti e docenti, vaccinati, che siano entrati in contatto con un soggetto affetto da Covid, prevedendo che l’isolamento possa essere interrotto dopo un test antigenico o molecolare negativo“.
    “La disciplina vigente – dice Toccafondi – in tema di durata della quarantena per studenti e docenti venuti a contatto con un soggetto positivo prevedono un periodo di isolamento di quattordici giorni dall’ultimo contatto, oppure un periodo di quarantena di dieci giorni dall’ultima esposizione al virus nel caso in cui si sia effettuato un test antigenico o molecolare il decimo giorno, con esito negativo”.
    “L’isolamento disposto per uno studente comporta l’attivazione della quarantena solo della classe frequentata, mentre se il contatto riguarda un docente questo impone la didattica a distanza per tutte le classi assegnate”, ha concluso il rappresentante di Iv.
    Torna l’indennità per i lavoratori costretti a casa
    Infine, sembra imminente il rifinanziamento dell’indennità per i lavoratori che restino a casa in quarantena.
    Fonti del Governo hanno fatto trapelare che il CdM del 23 settembre potrebbe stanziare circa 900 milioni per la copertura necessaria, nell’ambito del decreto per il taglio delle bollette.
    Il lavoro sulla norma sarebbe ancora in corso tra ministeri e Inps, con l’obiettivo di sostenere, come anticipato dal ministro Andrea Orlando, i lavoratori costretti a casa in quarantena e che in questo momento sono senza stipendio.


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    Scuola, un mese dopo il rientro la Dad non si vede (quasi) più


    Il buon proposito del “Mai più Dad” per questo anno scolastico sembra resistere. Ed è forse soprattutto per questo che, dopo le prime settimane di uno dei back to school più delicati di sempre, soprattutto dal punto di vista organizzativo, il bilancio fatto dagli studenti è complessivamente positivo. Almeno così dicono i 3.000 alunni delle superiori intercettati in questi giorni da un sondaggio di Skuola.net per tracciare un bilancio del primo mese di scuola. Circa 2 su 3, infatti, raccontano di non aver avvertito particolari criticità. Anche perché quasi tutti (94%) fino a oggi hanno svolto sempre lezione in presenza. Con i ragazzi che sono tornati ad avere un rapporto diretto tra loro e a conversare anche dei temi più caldi, tra cui il vaccino: l’80% afferma di sapere se il resto della classe si sia vaccinato o meno.
    Andando più nel dettaglio, però, si svelano gli “altarini”. Innanzitutto, pur trattandosi di una sparuta minoranza, qualcuno che è dovuto restare qualche giorno a casa, in Dad, c’è stato (6%) e nella metà dei casi non è stata ‘colpa’ della quarantena imposta dai contagi ma di una carenza di spazi nel proprio istituto. Ma la raccomandazione di distanziare gli alunni in classe – almeno un metro l’uno dall’altro – sta creando non pochi malumori anche laddove la presenza è stata garantita ogni giorno: in circa 3 casi su 10, secondo gli studenti, più che distanziamento c’è sovraffollamento. Al punto che 1 studente su 6 in classe indossa la mascherina FFP2: nel dubbio, meglio mettere mano al portafogli e assicurarsi maggiore protezione dal virus.
    Per evitare gli assembramenti in ingresso o in uscita dalle lezioni, la maggior parte delle scuole – lo riportano circa 6 su 10 – hanno confermato o introdotto degli ingressi scaglionati. Da non confondere con i turni veri e propri decisi a livello locale: più o meno 1 su 2 è costretto a entrare (e uscire) prima o iniziare (e finire) dopo. Non si tratta di un doppio turno mattina/pomeriggio, spesso evocato in questi tempi di pandemia ma mai realmente applicato, ma può capitare di terminare le lezioni nel primo pomeriggio.
    Circostanza, quest’ultima, che sta mettendo in difficoltà parecchi studenti. Tra chi torna a casa più tardi, quotidianamente o alternando i turni (62%), infatti, il 70% si lamenta che l’uscita pomeridiana rende pressoché impossibile svolgere altre attività, come fare i compiti per il giorno dopo o dedicarsi a sport e hobby. Per non parlare del fatto che, quasi sempre, per loro una vera pausa pranzo non esiste: è così per 3 su 4. Inoltre, tutta questa organizzazione, pare non sia riuscita a risolvere la questione originaria, gli assembramenti, ancora presenti in 7 casi su 10.
    E poi c’è il grande tema dei docenti. Il ministero dell’Istruzione, alla vigilia del ritorno sui banchi, aveva assicurato che già nei primi giorni di scuola tutte le cattedre sarebbero state occupate. Ma la situazione, stando a quanto raccontano i ragazzi, è tutt’altro che definita: solo il 53% dice di aver effettivamente iniziato l’anno con la squadra dei professori al completo, il 30% li ha visti arrivare un po’ per volta, quasi 1 su 5 racconta di avere ancora una o più materie senza il prof definitivo. C’è lo “zampino” della questione Green Pass, obbligatorio per i docenti? Forse: potrebbe non essere un caso che quasi 1 ragazzo su 7 afferma di avere insegnanti che hanno saltato qualche lezione, o sono stati assenti per giorni, proprio a causa della richiesta della certificazione verde.
    “Dodici mesi fa, di questi tempi, 2 studenti delle superiori su 3 avevano già assaggiato la didattica digitale, in forma parziale o totale – ricorda Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – mentre oggi questa sorte è toccata solo a 1 su 18. Insomma, il cambio di scenario al momento è netto. Ma non mancano le criticità: dalla carenza di spazi, che lo scorso anno era la principale causa di ricorso alla Dad, al nodo trasporti che costringe la metà dei ragazzi a uscire spesso tardi da scuola, impedendo lo svolgimento di attività pomeridiane, per di più senza poter contare su una vera e propria pausa pranzo perché le scuole superiori non sono attrezzate per il tempo pieno. Infine, seppur in miglioramento, resta il problema atavico delle nomine dei docenti: al 20% dei ragazzi manca ancora almeno un prof in cattedra”.


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