Il piccolo marchingegno chimico non è dissimile da noi.
Vuole vivere punto e basta. A questo scopo muta, si adatta, cambia ospiti.
E' flessibile, una perfetta macchina da guerra che segue la legge del profitto (il proprio profitto, naturalmente).
A me questo piccolo bastardo superefficiente ha fatto capire in primo luogo che "libertà" è solo una parola senza oggetto.
Il virus si propaga perché è libero di farlo.
Nello stesso modo io fino a qualche settimana fa potevo uscire da casa mia quando ca..o mi pareva, per lavorare, per andare da mia madre, per vedere un amico, per camminare o guidare verso qualche meta o senza meta.
Io e il virus abbiamo libertà nei limiti che ci sono dati, cioé quelli della possibilità. Oggi come ieri sono libero a seconda di quanto mi è concesso, ma quel che è concesso appartiene non alla sfera della libertà ma a quella della contingenza.
Quel che avviene oggi non è stato ieri, e non sarà domani. Ieri non mi sentivo libero a uscire di casa, facevo semplicemente quanto rientrava nella norma date certe condizioni.
Se oggi penso a ieri, mi rivedo "libero", ma non è altro che il gioco delle tre carte della memoria. Non ero libero ieri, non lo sono oggi.
Abbiamo solo bisogno di periodi più o meno lunghi di assuefazione, per passare da schiavitù a schiavitù.
La vera libertà sconfina dal mondo della possibilità, e dunque ci è preclusa necessariamente. Il nostro dirci "liberi" o "schiavi" appartiene solo alla nostra assuefazione alle situazioni di fatto che non decidiamo.
Si tratta appena di sensazioni, che cambiano come la pelle di un camaleonte, a seconda della superficie che si tocca.
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