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Discussione: Coronavirus: ANP pubblica documento della Società Italiana di Pediatria

  1. #481
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    Esperti Usa per il vaccino Pfizer ai bimbi dai 3 ai 12 anni


    Dopo il parere favorevole di un gruppo di esperti del governo Usa per la somministrazione del vaccino anti-Covid della Pfizer ai bambini fra i 5 e gli 11 anni, si aspetta l’autorizzazione definitiva. Una autorizzazione mai negata quando viene proprio da questo gruppo. Gli States sarebbero così il primo Paese occidentale a vaccinare i bambini contro il Covid-19.
    I voti a favore del gruppo della Fda sono stati 17 voti e un solo astenuto, stabilendo così che i vantaggi dall’amministrare il vaccino Pfizer/BioNTech (2 dosi a 3 settimane di distanza, 10 microgrammi ciascuna, un terzo di quella degli adulti) sono superiori ai rischi anche per quella fascia d’età.
    In Usa i contagi nei bambini non vaccinati sono aumentati a causa della variante Delta del coronavirus e in particolare sono morti circa 100 bambini durante la pandemia, quasi due milioni si sono contagiati e 8.300 sono stati ricoverati in ospedale. Pfizer ha pubblicato quattro giorni fa i suoi dati sui bambini tra i 5 e gli 11 anni, dopo una sperimentazione condotta su 2.000 minorenni, facendo così stabilire all’azienda farmaceutica che il suo vaccino è efficace al 90,7% nei bambini di quelle età. Durante gli studi clinici, si è rilevata nei bambini una forte risposta immunitaria, paragonabile ai livelli di anticorpi osservati in studi precedenti su partecipanti di età compresa tra 16 e 25 anni.
    Gli effetti collaterali tendono ad essere lievi e simili a quelli osservati nei giovani; a dosi più elevate invece i ricercatori hanno osservato più effetti collaterali nei bambini più piccoli, tra cui febbre, mal di testa e affaticamento, sebbene nessun sintomo grave.
    L’autorizzazione dell’Fda è attesa per il 1 novembre e, in caso di conferma, saranno i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie a confermare eventualmente l’autorizzazione all’immunizzazione in questo gruppo di età, che conta 28 milioni di persone in Usa, la gran parte in età scolare.


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  2. #482
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    Il 27% degli studenti 12-19enni ancora senza prima dose di vaccino


    L’analisi della Fondazione Gimbe sulla copertura vaccinale negli istituti: ancora non c’è un effetto scuola sui contagi ma il 6% dei prof non è vaccinato
    di Redazione Scuola
    Luci e ombre della vaccinazioni nei ragazzi in età scolare. La Fondazione Gimbe ha pubblicato il report ’Sicurezza Covid-19 nelle scuole: dalle evidenze scientifiche al real world” da cui emergono diverse criticità. «Il 67,2% della popolazione 12-19 anni (3.064.055) ha completato il ciclo vaccinale e il 5,5% (249.401) ha effettuato la prima dose. I ragazzi che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino sono 1.243.466 (27,3%), con percentuali di non vaccinati che vanno dal 19,6% della Regione Sardegna al 43,8% della Provincia autonoma di Bolzano», questa l’analisi principale.
    Il trend in diminuzione
    La tendenza della copertura vaccinale con almeno una dose nella fascia 12-19 anni, dopo il netto aumento a inizio giugno, ha progressivamente rallentato a partire dal mese di settembre, quando il valore era ancora inferiore al 70%. «Le evidenze scientifiche – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – da un lato dimostrano che nelle scuole non esiste il rischio zero di contagio, dall’altro suggeriscono che è possibile minimizzarlo tramite un approccio multifattoriale integrando differenti interventi di prevenzione individuale e ambientale».
    Il 6% dei prof non è vaccinato
    Il reèport di Gimbe contiene un altro dato interessante, stavolta a proposito degli insegnanti: «Lo zoccolo duro di personale scolastico non vaccinato sfiora il 6%». Inoltre Nel sottolineare che «non è previsto screening periodico dei contagi nelle strutture scolastiche se non nelle scuole sentinella, di cui però mancano i dati pubblici» il monitoraggio mette in allerta: «Ancora non c’è un effetto scuola» ma «i focolai segnalati invitano a tenere alta la guardia».
    Il quadro di contagi
    Secondo i dati del report settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), nel periodo 4-17 ottobre 2021, sono stati diagnosticati nella fascia d’età 0-19 anni 8.857 casi, di cui 99 ospedalizzati, 3 ricoveri in terapia intensiva e nessun decesso, con una progressiva riduzione – nelle ultime 4 settimane considerate dal report Iss –dell’incidenza dei casi di Covid-19 e delle ospedalizzazioni. «Questi dati – afferma Renata Gili, responsabile Gimbe della Ricerca sui Servizi Sanitari – dimostrano che sinora non si è verificato il temuto ’effetto scuole’, sia grazie alla vaccinazione di studenti e personale scolastico, sia per la progressiva copertura vaccinale della popolazione generale: la conseguente riduzione della circolazione virale si riflette in ambito scolastico, anche negli alunni under 12 per i quali non ci sono ancora vaccini autorizzati. Un motivo in più – conclude – per raggiungere il maggior numero possibile di persone non vaccinate e accelerare la somministrazione delle terze dosi».



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  3. #483
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    Slovacchia, boom di contagi nell’ultima settimana. È emergenza nelle scuole


    Molte le regioni amministrative del paese che stanno facendo i conti con una sensibile e preoccupante impennata dei contagi all’interno degli ambienti scolastici ed universitari, nonché nei siti produttivi ed industriali, in cui si registrano numerosi focolai da COVID-19 che costringono le fabbriche a dichiarare chiusura temporanea, ottemperando alle soglie di sicurezza sanitaria emesse dal Ministero della Salute.
    Riparte la suddivisione delle regioni in giallo, arancione, rosso e nero, colori proporzionati al grado d’emergenza, al livello di saturazione delle terapie intensive ed al valore RT. A ciò si relaziona l’apertura di plessi scolastici ed universitari, l’operatività del trasporto pubblico locale ed i posti disponibili, la possibilità di circolare liberamente nelle regioni, l’apertura al pubblico di caffè, cinema, sale da ballo, teatri e musei.
    Si adottano 4 livelli di precauzione nelle scuole e negli atenei; si applicano misure assimilabili alla Certificazione Verde COVID-19 e si ipotizza, a breve, la somministrazione della terza dose o l’introduzione di un vero e proprio obbligo vaccinale nel paese.
    La recente risalita dei contagi da COVID-19: grave la situazione nei kraj del nord-est

    L’impennata dei casi registrati d’infezione da Sars – CoV – 2 preoccupa i Distretti sanitari locali ed infiamma il dibattito politico; le opposizioni all’esecutivo attualmente in carica sostengono l’incapacità di quest’ultimo nell’organizzare una vera e propria campagna vaccinale. Restano critici circa l’applicazione della Certificazione Verde COVID-19 per disciplinare l’ingresso e la consumazione di pasti all’interno dei locali adibiti alla ristorazione.
    Attualmente, secondo il bollettino giornaliero emesso dal Ministero della Salute slovacco, sono 2.850 i nuovi casi: si tenga in considerazione la media settimanale dei casi giornalieri, schizzati dai 117 ad agosto ai 2.950 della settimana corrente. Il 41 % della popolazione locale si è sottoposta all’inoculazione di entrambe le dosi di vaccino, mentre un ulteriore 4 % attende la somministrazione della seconda dose per completare il ciclo vaccinale.
    Preoccupano le regioni amministrative del nord-est, site al confine con la vicina Polonia e l’Ucraina: molte sono classificate ad “alto rischio”, corrispondente al colore nero. Tra queste figurano Bardejov, Michalovce, Roznava, Bardejov e Starà Lubovna, dove si registra uno spiacevole record di positivi al COVID-19, nonché un numero esorbitante di classi in quarantena.
    L’impatto della risalita dei contagi sul sistema scolastico: ritorna l’incubo della DAD
    Il mondo scolastico è alle prese con un’emergenza simile se non peggiore a quella dichiarata a marzo 2020. Nelle regioni classificate “ad alto rischio” sono numerosi gli istituti scolastici e i distaccamenti universitari che hanno interrotto l’erogazione della didattica in presenza, tornando alla DAD. Occorre far presente che ciò rappresenta un nodo cruciale e complesso ancora non sciolto: le aree alla presa con un tasso di contagi elevato sono anche le più povere e depresse economicamente.
    Le famiglie hanno visto i costi triplicarsi, a seguito all’isolamento di uno o più membri, che non possono recarsi a scuola o al lavoro. Molte abitazioni sono anche sprovviste di connessione internet, fondamentale per collegarsi e seguire le lezioni anche da casa, se ci si trova in isolamento per positività accertata o per contatto con un caso positivo all’infezione da Sars – CoV – 2. Questo alimenta lo scontento e porta i dati relativi alla dispersione scolastica a preoccupare le amministrazioni locali, alle prese con tale problematica fin dall’indipendenza del paese, ottenuta nel 1993.
    Le scuole che operano ancora in presenza continuano a seguire le disposizioni anti-COVID – mascherine e distanziamento interpersonale di almeno 1,5 metri – e a scaglionare gli ingressi degli studenti, provvedendo anche ad erogare lezioni nel pomeriggio.


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  4. #484
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    Alunni in DAD o in quarantena, tornano i congedi straordinari per i genitori


    In caso di sospensione dell’attività didattica in presenza del figlio minore di 14 anni, il genitore con lui convivente ha diritto, alternativamente all’altro genitore, alla fruizione di un congedo parentale straordinario, così come previsto già nello scorso anno scolastico.
    La possibilità è prevista anche per la durata dell’infezione da SARS-CoV-2 del figlio, nonché per il periodo di quarantena del figlio disposta dal Dipartimento di prevenzione della azienda sanitaria locale (ASL) territorialmente competente a seguito di contatto ovunque avvenuto.
    La reintroduzione di questo beneficio è prevista dell’art. 9 del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146 recante “Misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili”, entrato in vigore il 22 ottobre scorso.
    Figli con disabilità
    Per i genitori di figli con disabilità in situazione di gravità accertata il congedo può essere fruito a prescindere dall’età del figlio e può essere richiesto in forma giornaliera od oraria.
    Retribuzione
    Tali periodi sono pagati con un’indennità pari al 50% e sono coperti da contribuzione figurativa.
    Periodi di congedo parentale già fruiti
    Gli eventuali periodi di congedo parentale fruiti dai genitori a decorrere dall’inizio dell’anno scolastico 2021/2022 fino alla data di entrata in vigore del decreto, ovviamente al ricorrere delle suddette condizioni, possono essere convertiti a domanda nel congedo straordinario in questione, con diritto all’indennità di cui sopra e non essere pertanto computati né indennizzati a titolo di congedo parentale.
    Figli di età tra 14 e 16 anni
    In caso di figli di età compresa fra 14 e 16 anni, uno dei genitori, alternativamente all’altro, ha diritto, al ricorrere delle suddette condizioni, di astenersi dal lavoro senza corresponsione di retribuzione o indennità né riconoscimento di contribuzione figurativa, con divieto di licenziamento e diritto alla conservazione del posto di lavoro.


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  5. #485
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    Covid scuola, che fine ha fatto lo screening degli alunni?


    Lo screening degli alunni per il controllo e il monitoraggio dell’epidemia da Covid-19 è rimasto fermo alle scuole sentinella, rispetto alle quali, peraltro, i dati ufficiali non sono stati resi pubblici. Lo segnala il report della Fondazione Gimbe sui contagi nelle scuole.
    Insomma, sebbene non ci sia un effetto scuole aperte, nel mondo scolastico sono presenti ancora numerose criticità: ecco perché non bisogna abbassare la guardia, raccomandano gli esperti della Fondazione. Diventa quindi necessario proseguire – consigliano – con le coperture vaccinali, con l’uso della mascherina, con il potenziamento dei sistemi di areazione e ventilazione e naturalmente anche con le attività di screening della popolazione scolastica.
    Contagi in crescita
    In queste ore Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha commentato la crescita settimanale dei contagi in Italia: “L’aumento dei casi nell’ultima settimana – ha detto – è circa il 40%. E’ ovvio che possa esserci anche un impatto conseguente all’incremento dei tamponi, ma sta aumentando il tasso di positività dei tamponi molecolari. Questo significa che il virus sta riprendendo a circolare come era verosimile durante la stagione invernale”.
    E sul numero delle vaccinazioni: “Per quanto riguarda il numero delle vaccinazioni, questa settimana ci sono stati 210 mila nuovi vaccinati, con una riduzione di circa il 52%. Questo significa che l’effetto green pass sta un po’ scemando, almeno in quelle fasce di lavoratori che si pensava potessero rispondere in maniera più decisa a questo tipo di misura”.
    “Abbiamo sentito più volte il generale Figliuolo dire che si vuole raggiungere il 90% della platea vaccinabile, con questi numeri è molto difficile capire quando questa percentuale potrà essere raggiunta: se il declino delle nuove persone vaccinate sarà sempre maggiore alla fine dell’anno non arriveremo al 90%”.
    E aggiunge: “Sul piatto ci sono fondamentalmente tre ipotesi: allungare la durata del green pass o definire un obbligo vaccinale in tempi non lunghissimi per alcune categorie di lavoratori. La terza ipotesi è accontentarsi di una percentuale di copertura vaccinale più bassa e incrociare le dita sperando che l’inverno vada nel migliore dei modi”.
    Le criticità rilevate dal report
    Il report evidenzia una serie di criticità:

    • oltre il 27% della popolazione 12-19 anni non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino anti Covid;
    • lo zoccolo duro di personale scolastico contrario al vaccino resta alto, sfiorando il 6% della popolazione;
    • non è in corso alcuno screening periodico nelle scuole, se non in quelle sentinella, rispetto alle quali mancano i dati pubblici;
    • il distanziamento non è più obbligatorio nelle scuole;
    • poche risorse sono state investite sui sistemi di aerazione.


    A fronte di tutto questo, la Fondazione esorta a non abbandonare la mascherina.
    Il riepilogo dei dati sui contagi
    Ma quali sono esattamente i dati rilevati dalla Fondazione? Secondo il report settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), nel periodo 4-17 ottobre 2021, sono stati diagnosticati nella fascia d’età 0-19 anni 8.857 casi, di cui 99 ospedalizzati, 3 ricoveri in terapia intensiva e nessun decesso, con una progressiva riduzione – nelle ultime 4 settimane considerate dal report ISS –dell’incidenza dei casi di COVID-19 e delle ospedalizzazioni.
    A seguire la sintesi del report della Fondazione Gimbe

    • Vaccinazione studenti. Al 25 ottobre 2021 il 67,2% della popolazione 12-19 anni (3.064.055) ha completato il ciclo vaccinale e il 5,5% (249.401) ha effettuato la prima dose. I ragazzi che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino sono 1.243.466 (27,3%), con percentuali di non vaccinati che vanno dal 19,6% della Regione Sardegna al 43,8% della Provincia autonoma di Bolzano.
    • Vaccinazione personale. Il 91,2% del personale scolastico ha completato il ciclo vaccinale e il 3% (45.945) ha ricevuto la prima dose di vaccino; sono in 90.002 (5,8%) a non aver ancora ricevuto nemmeno una dose, con rilevanti differenze regionali: dal 3% del Veneto al 21,1% della Provincia autonoma di Bolzano. Da rilevare che il dato non viene aggiornato dal 1 ottobre 2021.
    • Utilizzo delle mascherine. “Fino a quando il tasso di copertura vaccinale fra studenti, personale scolastico e popolazione generale non avrà raggiunto percentuali più elevate – spiega Nino Cartabellotta – anche considerando che nelle ultime due settimane il 60% dei casi diagnosticati nella fascia d’età 0-19 anni si è verificato negli under 12, l’ipotesi di abbandonare le mascherine nelle classi con tutti gli studenti immunizzati è troppo rischiosa”.
    • Screening periodico. La campagna di testing a campione coinvolge solo 110mila studenti delle cosiddette “scuole sentinella” primarie e secondarie di primo grado, utilizzando test molecolare su campione salivare.
    • Distanziamento sociale. Il Protocollo di Intesa del Ministero dell’Istruzione prevede una “distanza interpersonale di almeno un metro, sia in posizione statica che dinamica, qualora logisticamente possibile”, ovvero definisce un obbligo flessibile, derogabile in presenza di limiti strutturali. Questo si verifica, in particolare, nelle classi molto numerose (cd. “classi pollaio”) dove mantenere il distanziamento sociale può risultare sostanzialmente impossibile.
    • Aerazione e ventilazione dei locali chiusi. Nonostante le evidenze dimostrino che la trasmissione del SARS-CoV-2 avviene prevalentemente per aerosol, si continuano a investire troppe risorse nelle procedure di disinfezione delle superfici e pochissime nei sistemi di aerazione e ventilazione. Il Decreto Ripartizione che ha assegnato 350 milioni di euro alle scuole prevedeva l’acquisto di “strumenti per l’aerazione”, ma tale destinazione d’uso non è specificata nel DL 73/2021 che fa riferimento solo a interventi di piccola manutenzione. Di conseguenza, areazione e ventilazione sono affidate al mantenimento delle finestre aperte, la cui efficacia dipende dalla sensibilizzazione del personale scolastico e dalla ventilazione continuativa degli ambienti durante le attività, che non può non essere condizionata dalle condizioni metereologiche.
    • Trasporti pubblici. La gestione dei mezzi pubblici non è stata inclusa nell’analisi sia perché non di competenza delle scuole, sia perché interessa quasi esclusivamente gli studenti della scuola secondaria di secondo grado.




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  6. #486
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    Green pass a scuola, sì del Consiglio di Stato: il docente deve tutelare gli alunni e può sempre fare il tampone


    Il Consiglio di Stato conferma la sentenza con la quale il Tar del Lazio ha emesso un’ordinanza con la quale si dava via libera all’obbligo di possesso della ‘Certificazione verde Covid 19’ a scuola, respingendo i ricorsi presentati da alcuni docenti. Attraverso due distinti decreti, la Terza Sezione presieduta da Franco Frattini ha confermato la decisione del Tar laziale e respinto quindi tutte le ipotesi di illegittimità: quella sulla mancata privacy, sull’ipotesi di discriminazione e sul diritto di gestione individuale della salute poiché sottostante a quella pubblica ed in particolare alla tutela degli studenti.
    Nessuna lesione della privacy
    le presunte violazioni della privacy “sono contraddette sia dall’avvenuto pieno recepimento delle indicazioni del Garante della Privacy” sia “dal dato puramente tecnico e non contestato con argomenti credibili, secondo cui la lettura con app dedicata esclude ogni conservazione o conoscibilità del dato identitario personale, salvo l’accertamento della autenticità del certificato verde, elemento essenziale allorché emergono sempre più frequenti casi di falsificazione e di commercio di certificati verdi falsi”.
    L’alternativa del tampone
    Secondo il Consiglio di stato, inoltre, il Green pass non è un elemento discriminante dato che “il lavoratore è abilitato, ove non intenda vaccinarsi, ad ottenere il certificato verde con test differenti quali l’antigenico rapido“.
    Il tampone, quindi, scongiura l’obbligo di somministrazione del vaccino da parte del lavoratore e per questo motivo, secondo i giudici, cade la tesi dell’obbligatorietà del vaccino.
    La ‘salute pubblica’ prima del diritto del docente
    A proposito del diritto individuale alla salute e quindi sul diritto a rifiutarsi di sottoporsi al vaccino anti-Covid, il massimo giudice speciale amministrativo ha ribadito che un “eguale diritto di una collettività di persone – nella specie gli studenti – il cui ‘diritto a scongiurare possibili contagi’ ha prevalenza perché espressione di una componente della ‘salute pubblica’ a fronte del diritto del docente”.
    Le misure alternative al vaccino
    Inoltre, per i giudici del Consiglio di Stato, il diritto individuale alla salute non può essere considerato “in ogni caso per nulla negato viste le ammissibili misure alternative al vaccino, e di carattere individuale, per di più da parte di chi ha una responsabilità specifica e rafforzata verso i propri studenti, che costituisce componente essenziale della funzione (se non addirittura missione) di ogni docente”.


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    Mascherine a scuola: chirurgiche per tutti, FFP2 o FFP3 in presenza di alunni esonerati dall’obbligo di indossarle




    Per gli studenti, rimane fortemente raccomandato l’utilizzo di mascherine di tipo chirurgico. Per il personale della scuola, il dispositivo di protezione delle vie respiratorie da adottarsi è la mascherina chirurgica.
    Così il Ministero dell’Istruzione ha precisato con una nuova faq aggiornata al 28 ottobre.
    Nella stessa risposta, il MI chiarisce che unica possibile eccezione è l’utilizzo di altro dispositivo previsto dal datore di lavoro sulla base della valutazione del rischio. A questo proposito, la legge n. 133/2021 ha previsto che al personale preposto alle attività scolastiche e didattiche nei servizi educativi per l’infanzia, nelle scuole dell’infanzia e nelle scuole di ogni ordine e grado, dove sono presenti bambini e alunni esonerati dall’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, è assicurata la fornitura di mascherine di tipo FFP2 o FFP3.
    Tali dispositivi possono essere acquistati dalle istituzioni scolastiche utilizzando le risorse ex art. 58, comma 4 e 4-bis, del decreto-legge n. 73/2021.
    Chi può non indossare la mascherina a scuola
    La legge n. 133/2021, di conversione del decreto-legge n. 111/2021, ha precisato che l’utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie è obbligatorio per tutti, fatta eccezione per i bambini che frequentano i servizi educativi per l’infanzia di cui all’articolo 2, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e la scuola dell’infanzia, per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso dei predetti dispositivi e per lo svolgimento delle attività sportive.
    Alunni con disabilità
    Il MI ha ribadito che è prioritario assicurare la presenza quotidiana a scuola degli alunni con bisogni educativi speciali, in particolare di quelli con disabilità. Non sono soggetti all’obbligo di utilizzo gli studenti con forme di disabilità certificata che l’autorità sanitaria attesti non essere compatibile con l’uso continuativo della mascherina.



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  8. #488
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    Covid in risalita, si va verso lo stato d’emergenza e l’obbligo del Green pass fino a marzo o giugno 2022


    Il numero dei casi di Covid-19 parla chiaro: in Italia i contagi sono in aumento di circa il 30 per cento, nel resto d’Europa i dati sono ancora più preoccupanti, tanto che sette Paesi avrebbero deciso di chiudere gli istituti scolastici. In questa situazione, a meno che non si assista ad una riduzione sostanziale dei dati, diventa sempre più probabile una proroga dello stato di emergenza adottato solo in misure eccezionali. E anche del possesso del Green pass per l’accesso in svariati luoghi, come pure per lavorare nelle scuole. In entrambi casi, scadrebbero infatti il prossimo 31 dicembre.
    Il ministro Speranza conferma
    Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, si è detto in linea con questa tesi: “il governo – ha dichiarato il responsabile del dicastero della Salute durante l’ultima puntata di ‘Mezz’ora in più’ su Rai Tre – è pronto ad un nuovo stato di emergenza se ce ne sarà la necessità”, per poi aggiungere che “con la curva dei contagi in risalita il Green pass risulta fondamentale”.
    I tempi per decidere non sono così lunghi, soprattutto per lo Stato di emergenza: perché ad intervenire dovrebbe essere il Parlamento, poiché la proroga a meno di interventi legislativi si potrebbe estendere non oltre il 31 gennaio 2022.
    Gli scenari possibili a scuola
    Per la scuola, cosa significherebbe prolungare lo stato di emergenza? Con alta probabilità si prolungherebbero le misure sanitarie, come l’obbligo di indossare la mascherina in tutti i locali della scuola.
    E anche la raccomandazione, ma non più l’obbligo, del distanziamento fisico di almeno un metro. Solo per le scuole superiori, si potrebbe pensare anche ad una proroga del doppio orario di avvio e fine lezioni, per evitare concentrazione di studenti – su bus, metro, pullman e treni – nello stesso orario: una disposizione, quest’ultima, che da alcuni giorni è però molto contestata dagli studenti ed anche in ambienti sindacali.


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    Classi in quarantena, si ma solo se ci sono tre positivi si va tutti in DaD


    Sono ormai pronte le nuove disposizioni per mandare i ragazzi di un’intera classe in quarantena a seguire le lezioni in DaD. Perché accada che tutti gli alunni di una classe vadano in quarantena ci dovranno essere almeno tre casi di positività tra i componenti della classe.
    Nuove regole per le quarantene
    Trovato un accordo definitivo tra ISS, ministero della Salute e ministero dell’Istruzione per le nuove regole riguardanti le quarantene delle classi e l’obbligo di andare tutti gli studenti di una classe in DaD.
    Dopo un lungo confronto durato tutto il mese di ottobre 2021, si è arrivati a stilare una definitiva direttiva delle regole anti covid per gli studenti e i professori che ogni giorno popolano le classi delle scuole di tutta Italia. Questa direttiva andrebbe a specificare che con un solo caso di covid in classe, solo il positivo andrà in quarantena e sarà avviato un monitoraggio e un controllo del tracciamento riferito allo studente positivo, ma il resto della classe continuerà a svolgere le lezioni in presenza.
    Se invece nella classe i positivi dovessero essere due positivi, allora chi non è vaccinato andrà in quarantena a seguire le lezioni da casa e i vaccinati potranno restare in classe. Sembrerebbe superata, ma non si comprende come, il diritto alla privacy degli studenti non vaccinati rispetto a quelli vaccinati.
    Infine se in classe ci dovessero essere tre positivi, allora la classe è obbligata alla quarantena e ad andare tutti in DaD.
    Nuove regole quando entrano in vigore?
    Le regole sono pronte, l’accordo interministeriale tra Salute e Istruzione è stato trovato, quindi già per novembre 2021 le nuove regole potranno essere attive e le procedure per le quarantene di docenti e alunni potranno essere modificate. Tutto questo anche per il positivo andamento della pandemia di settembre e ottobre.
    Il covid riprende la sua corsa
    L’ultimo monitoraggio settimanale diffuso dalla cabina di regia del Ministero della Salute-Iss è, a dir poco, allarmante. Il covid che sembrava quasi un lontano ricordo, torna ad alzare la testa e la sua diffusione sta creando non poca preoccupazione.
    I numeri statistici della pandemia tornano a risalire, dal 22 al 28 ottobre l’incidenza settimanale a livello nazionale ha raggiunto quota 46 per 100.000 abitanti contro i 34 per 100.000 nella settimana precedente, ovvero dal 15 al 21 ottobre. Preoccupa anche l’indice RT che torna a salire sopra l’unità, raggiungendo un massimo di 1,16 il che significa che un contagiato tramette il virus a più di una persona. Effetto moltiplicativo che nelle prossime due settimane potrebbe essere indicativo di rilevazioni molto preoccupanti.


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    Green pass sui luoghi di lavoro possibile fino a giugno, ma si fa strada ipotesi obbligo vaccinale per gli insegnanti


    Il governo starebbe pensando di prolungare fino a fine marzo 2022 lo stato d’emergenza e di mantenere obbligatoria sul lavoro la certificazione verde almeno fino a giugno.
    Il green pass obbligatorio sui luoghi di lavoro sarebbe necessario fino all’inizio dell’estate per poter gestire la seconda fase della campagna vaccinale e per garantire le riaperture anche in caso di un aumento dei casi positivi di Covid-19. La proroga del Green pass servirebbe anche per avere il tempo di convincere gli scettici del vaccino e raggiungere l’agognato 90% di popolazione over 12 vaccinata, obiettivo fissato dal commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo per poter cominciare a pensare ad un allenamento delle misure restrittive.
    Attualmente le misure per contrastare la pandemia scadono il 31 dicembre e servirebbe un nuovo decreto per prolungarle, insieme allo stato d’emergenza.
    Stato d’emergenza che permetterebbe di tenere in vita struttura commissariale, protocolli di sicurezza – come distanziamento e mascherine -, smart working e tutte quelle norme e agevolazioni collegate all’emergenza sanitaria. Secondo la legge, lo stato d’emergenza può durare 12 mesi e può essere prolungato fino a un massimo di altri 12 mesi. Nel gennaio 2022 non sarà perciò possibile procedere con ulteriori rinnovi senza passare dal Parlamento. Per prorogare le misure anti Covid, l’esecutivo ha tempo fino alla fine di novembre e, secondo il Corriere della Sera, sul tavolo ci sono due ipotesi: inserire la norma in un emendamento ad altri provvedimenti, per esempio al decreto milleproroghe; creare un provvedimento ad hoc.
    Allo stato di emergenza sono legati anche provvedimenti che riguardano il mondo della scuola come la didattica a distanza e alcune disposizioni lavorative nel caso di classi scolastiche in quarantena.
    Intanto per il personale scolastico è pronta la terza dose. Le Regioni, come nella prima tornata di vaccinazione, stanno procedendo in ordine sparso. Campania e Piemonte sono pronte: addirittura Napoli partirà da giovedì 4 novembre con l’obiettivo di vaccinare (come detto da De Luca) con l’ulteriore dose, docenti e Ata campani entro questo mese.
    Si fa strada pure l’ipotesi dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico, maggiormente esposto al contagio da Covid-19. L’idea di Guido Rasi, consigliere scientifico del generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario per l’emergenza, fa breccia nella comunità scientifica, ma sarà la politica a decidere su questo. Al momento, l’obbligo è valido solo per il personale medico e l’argomento non pare all’ordine del giorno dell’agenda del governo. L’andamento dell’epidemia, che ha ripreso a correre, farà pendere la bilancia in un senso o nell’altro.


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