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Discussione: Coronavirus: ANP pubblica documento della Società Italiana di Pediatria

  1. #21
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    Coronavirus, la scuola non può effettuare indagini sui sintomi influenzali dei lavoratori



    In questo periodo di coronavirus ne stanno succedendo di cotte e di crude. Tra le tante vi sono quelle segnalazioni pervenute al Garante per la Privacy, si parla di numerosi quesiti, richiesti da datori di lavori sia pubblici che privati in merito alla possibilità di acquisire una “autodichiarazione” da parte dei dipendenti in ordine all’assenza di sintomi influenzali, e vicende relative alla sfera privata. Questo discorso, per i principi espressi, riguarda anche la scuola.
    Il garante interviene con il documento 9282117 del 2 marzo.
    La normativa d’urgenza
    “Al riguardo, si segnala che la normativa d’urgenza( ndr Dpcm 23 febbraio e 1 marzo 2020) adottata nelle ultime settimane prevede che chiunque negli ultimi 14 gg abbia soggiornato nelle zone a rischio epidemiologico, nonché nei comuni individuati dalle più recenti disposizioni normative, debba comunicarlo alla azienda sanitaria territoriale, anche per il tramite del medico di base, che provvederà agli accertamenti previsti come, ad esempio, l’isolamento fiduciario.”
    I datori di lavoro devono astenersi dall’effettuare indagini
    Precisa, il Garante, che “i datori di lavoro devono invece astenersi dal raccogliere, a priori e in modo sistematico e generalizzato, anche attraverso specifiche richieste al singolo lavoratore o indagini non consentite, informazioni sulla presenza di eventuali sintomi influenzali del lavoratore e dei suoi contatti più stretti o comunque rientranti nella sfera extra lavorativa. La finalità di prevenzione dalla diffusione del Coronavirus deve infatti essere svolta da soggetti che istituzionalmente esercitano queste funzioni in modo qualificato. L’accertamento e la raccolta di informazioni relative ai sintomi tipici del Coronavirus e alle informazioni sui recenti spostamenti di ogni individuo spettano agli operatori sanitari e al sistema attivato dalla protezione civile, che sono gli organi deputati a garantire il rispetto delle regole di sanità pubblica recentemente adottate”.
    Sussiste l’obbligo del lavoratore di segnalare qualsiasi situazione di pericolo
    “Resta fermo l’obbligo del lavoratore di segnalare al datore di lavoro qualsiasi situazione di pericolo per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Al riguardo, il Ministro per la pubblica amministrazione ha recentemente fornito indicazioni operative circa l’obbligo per il dipendente pubblico e per chi opera a vario titolo presso la P.A. di segnalare all’amministrazione di provenire da un’area a rischio. In tale quadro il datore di lavoro può invitare i propri dipendenti a fare, ove necessario, tali comunicazioni agevolando le modalità di inoltro delle stesse, anche predisponendo canali dedicati; permangono altresì i compiti del datore di lavoro relativi alla necessità di comunicare agli organi preposti l’eventuale variazione del rischio “biologico” derivante dal Coronavirus per la salute sul posto di lavoro e gli altri adempimenti connessi alla sorveglianza sanitaria sui lavoratori per il tramite del medico competente, come, ad esempio, la possibilità di sottoporre a una visita straordinaria i lavoratori più esposti. Nel caso in cui, nel corso dell’attività lavorativa, il dipendente che svolge mansioni a contatto con il pubblico (es. URP, prestazioni allo sportello) venga in relazione con un caso sospetto di Coronavirus, lo stesso, anche tramite il datore di lavoro, provvederà a comunicare la circostanza ai servizi sanitari competenti e ad attenersi alle indicazioni di prevenzione fornite dagli operatori sanitari interpellati”.
    No ad iniziative autonome sulla raccolta dei dati dei lavoratori
    Conclude il Garante, la sua importante nota, in questo modo: “ accogliendo l’invito delle istituzioni competenti a un necessario coordinamento sul territorio nazionale delle misure in materia di Coronavirus, invita tutti i titolari del trattamento ad attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal Ministero della salute e dalle istituzioni competenti per la prevenzione della diffusione del Coronavirus, senza effettuare iniziative autonome che prevedano la raccolta di dati anche sulla salute di utenti e lavoratori che non siano normativamente previste o disposte dagli organi competenti”.
    L’obbligo di presentare certificazione medica per assenze dovute a malattia infettiva
    Da ricordare, come previsto dal decreto governativo del 1 marzo che sussiste l ‘obbligo, fino al 15 marzo, della presentazione del certificato medico per la riammissione nelle scuole di ogni ordine e grado per assenze dovute a malattia infettiva se l’assenza è superiore a cinque giorni e dovuta esclusivamente a malattia infettiva. Nello specifico l’articolo 4 comma 1 lettera c recita:
    “la riammissione nei servizi educativi per l’infanzia di cui all’art. 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65 e nelle scuole di ogni ordine e grado per assenze dovute a malattia infettiva soggetta a notifica obbligatoria ai sensi del decreto ministeriale 15 novembre 1990, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 8 gennaio 1991, n. 6, di durata superiore a cinque giorni, avviene, fino alla data del 15 marzo 2020, dietro presentazione di certificato medico, anche in deroga alle disposizioni vigenti”.


    orizzontescuola
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  2. #22
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    Stop scuola fino al 3 di aprile e limitazione libertà di movimento, ecco il Decreto. Autocertificazione per spostarsi




    “Tutta Italia sarà zona protetta”. Lo ha annunciato il Primo Ministro Conte durante una conferenza stampa, estendendo a tutto il territorio nazionale le misure riservate per Lombardia altre 14 provice.
    Per spostarsi sarà possibile soltanto se ci saranno ragioni comprovate e che dovranno essere autocertificate.
    Le attività didattiche resteranno sospese fino al 3 di aprile e il Ministero dell’Istruzione emanerà ad ore delle indicazioni precise.
    Ecco il testo del Decreto firmato ieri e in vigore da questa mattina
    Queste le parole del Primo Ministro
    “Evitare su tutto il territorio gli spostamenti se non motivati da: ragioni di lavoro, casi di necessità o di salute. Aggiungiamo un divieto degli assembramenti all’aperto e in locali aperti al pubblico.”
    “Il futuro del nostro paese è nelle nostre mani. Su tutto il territorio della penisola sarà estesa tutte le misure della Lombardia.”
    Come faccio a spostarmi? Ecco le istruzioni per l’autodichiarazione


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  3. #23
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    Dalla Regione Sicilia un portale per le lezioni online


    È stata realizzata una piattaforma telematica per la didattica online attraverso i un accordo tra il governo Musumeci e un’azienda siciliana che l’ha promossa e resa disponibile a titolo gratuito.
    Il software sul portale del Miur
    Il software sarà disponibile sul sito www.continualascuola.it, in fase di registrazione sul portale del Miur, nella sezione dedicata all’insegnamento a distanza. L’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla ha già firmato una circolare all’Ufficio scolastico regionale (Usr) perché possa essere diramata a tutti gli istituti dell’Isola. La nota della Regione siciliana precisa, altresì, che all’attuale offerta potranno aggiungersene delle altre, sempre a titolo gratuito. Le scuole, se tecnologicamente dotate, restano libere di potere agire in autonomia, ovvero ricorrere, in alternativa, alle analoghe misure in corso di adozione presso il ministero che ha già richiesto l’inserimento del progetto siciliano nel catalogo nazionale.
    Il presidente Musumeci
    «Si tratta di un’iniziativa di sistema inedita per la Regione – evidenzia il presidente Nello Musumeci – e del tutto tempestiva, che viene messa a disposizione dei nostri istituti in un momento di particolare criticità per il sistema scolastico. Essa nasce dall’esigenza di mantenere, in questa fase emergenziale, il senso di comunità e il contatto tra docenti e studenti, per continuare ad alimentare il processo formativo ed educativo già intrapreso. È molto importante, infatti, ricreare la “classe online” e quindi mantenere la possibilità di interagire con gli allievi, stimolandone l’apprendimento».
    Il numero verde per informazioni
    Dopo l’autorizzazione dell’Usr, i dirigenti scolastici interessati potranno iscrivere al portale i propri istituti e abilitare al sistema i docenti che, a loro volta, avranno il compito di accreditare gli studenti. A supporto delle procedure di iscrizione e per ogni ulteriore informazione, è stato reso disponibile un numero verde (800.694.931), in grado di fornire assistenza nella fase di accesso alla piattaforma. Inoltre, una task force di esperti garantirà il costante supporto tecnico e operativo su tutto il territorio regionale, allo scopo di facilitare l’attivazione dei processi di teledidattica.



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  4. #24
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    Italia zona rossa, ma scuole aperte con attività didattiche sospese fino al 3 aprile


    Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha annunciato un nuovo inasprimento delle misure volte a contrastare la pandemia causata dal coronavirus: “Disponiamo la chiusura di tutte le attività commerciali, di vendita al dettaglio, ad eccezione di supermercati e farmacie. Sono sospese dunque anche le attività di bar, pub, ristoranti (per tutto il giorno e non solo dopo le 18). Mentre saranno aperte edicole e tabacchi”.
    Cosa succede, invece, per la scuola e l’università? Pare che, al momento, non sia disposta la chiusura totale delle istituzioni scolastiche ed universitarie oltre agli uffici scolastici centrali e decentrati. Pertanto l’attività didattica continua, ma sarà stimolata quella a distanza (come già sta facendo il Ministero dell’Istruzione) oltre al lavoro agile, i congedi straordinari e le ferie.
    A quanto risulta alla Tecnica della Scuola, dunque, il premier Giuseppe Conte non ha fatto menzione esplicitamente della chiusura totale di scuole e università, pertanto rimane in vigore il Dpcm del 9 marzo 2020 per quanto riguarda l’attività educativa del Paese, dunque attività didattica in classe sospesa fino al 3 aprile.


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  5. #25
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    sindacati chiedono di chiudere le scuole, presenza solo per poche limitate attività




    Coronavirus: i sindacati intervengono anche oggi per sollecitare il Ministero ad adottare misure di tutela per il personale che continua a lavorare nelle scuole.
    comunicato unitario – Le misure varate a più riprese negli ultimi giorni indicano sempre più esplicitamente che l’adozione di forme di smart working debba intendersi come modalità ordinaria, al fine di limitare la presenza del personale negli uffici ai soli casi in cui la presenza fisica sia indispensabile e inderogabile per lo svolgimento delle attività, nel caso delle Istituzioni scolastiche quelle che le stesse sono tenute a garantire in forma minima essenziale. Poiché dunque, nella presente situazione, è il lavoro in presenza ad assumere carattere di straordinarietà, chiediamo che siano impartite urgentemente chiare indicazioni in tal senso alle istituzioni scolastiche, in particolare prevedendo:
    – Interruzione del lavoro in tutte le situazioni nelle quali non risulti possibile l’osservanza delle disposizioni riguardanti il distanziamento fra le persone, né la messa a disposizione di materiali e strumenti idonei alla prevenzione del contagio; è infatti evidente, in tal caso, il venir meno delle condizioni di sicurezza che vanno invece assolutamente garantite
    – Chiusura di tutti i plessi non sedi di segreteria
    – Svolgimento generalizzato del lavoro agile esteso a tutte le figure professionali
    – Lavoro in presenza unicamente per far fronte alle limitate inderogabili esigenze che possono riscontrarsi in particolari tipologie di istituti scolastici, in relazione ai minimi di servizio (convitti, aziende agrarie, stipendi e altre inderogabili attività che possono essere di volta in volta individuate dall’amministrazione).
    – Moratoria di tutte le scadenze imminenti
    Alla luce delle disposizioni contenute nel DPCM 11 marzo 2020, si chiede alla S.V. di attivarsi affinché siano assunte, a livello ministeriale e/o di Governo, disposizioni che escludano in questa fase di emergenza nelle scuole prestazioni lavorative in presenza, ove le stesse non abbiano carattere di assoluta inderogabilità, prevedendo, al fine di ridurre al minimo il pericolo di contagi, la chiusura degli edifici scolastici in analogia a quanto potrebbe essere a breve previsto per analoghe situazioni che dovessero riguardare anche altre tipologie di attività produttive.

    Flc CGIL Francesco Sinopoli
    CISL Scuola Maddalena Gissi
    UIL Scuola Rua Giuseppe Turi
    SNALS Confsal Elvira Serafini
    GILDA Unams Rino Di Meglio


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  6. #26
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    Governare un Paese non è mai cosa facile. Ci sono giornate in cui devi prendere decisioni difficili. Devi avere bene a mente gli obiettivi e l’impatto delle scelte che farai. Il coronavirus ha richiesto sforzi importanti al governo. E a tutto il Paese. Ma ha anche messo in chiaro alcune cose. La prima: abbiamo un sistema sanitario fatto di tanti esperti, medici, infermieri, altri addetti che ogni giorno, con dedizione, stanno lavorando per curare pazienti e arginare l’avanzata del virus. La seconda: la scuola, la comunità che mi onoro di dirigere, è una spina dorsale dell’Italia. È fra le cose più importanti che abbiamo. E quando la scuola si ferma ne sentiamo tutti, tremendamente, la mancanza. Siamo tutti più soli.
    Per alcuni può sembrare un concetto scontato. Eppure, troppe volte c’è chi mette sotto accusa gli insegnanti, dando loro dei fannulloni, c’è chi non si accorge del valore sociale di questa istituzione, chi la denigra addirittura. Se c’è una lezione da trarre da questi giorni, dunque, è che sanità e scuola sono fondamentali. Investimenti, non capitoli di spesa. Ora penso sia davvero chiaro a ciascuno.
    Con un movimento dal basso, la scuola ha reagito immediatamente all’emergenza. Mettendo in campo le forze migliori, organizzando diverse forme di apprendimento a distanza, avviando scambi di competenze fra realtà più avanzate e altre che volevano partire con le lezioni online. Come Ministero ci siamo messi al fianco di questa comunità, come dovrebbe sempre essere. E come dovremo fare sempre di più. Anche cominciando a scrivere documenti chiari, comprensibili, agili. In queste settimane abbiamo supportato le scuole, mettendo a disposizione una pagina web per aiutare chi vuole fare didattica a distanza, tenendo un contatto stretto con dirigenti e docenti.
    Il fermo forzato per l’emergenza ha aperto una fase molto impegnativa. Ma la scuola ha reagito. Abbiamo tutti lavorato per un’accelerazione del programma di didattica a distanza. Una sperimentazione del presente che potrà lasciarci un patrimonio di esperienze importante per il futuro. Nulla può sostituire il valore del confronto quotidiano, del confronto dal vivo. Ma scuola e tecnologia ora sono un binomio meno distante. In una situazione che non ha precedenti la scuola sta affrontando questa sfida con responsabilità e impegno. Guardando al futuro. Dicendo con chiarezza: la scuola non si ferma.


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  7. #27
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    Coronavirus, ora le scuole sono chiuse anche per presidi e docenti


    Scuole chiuse anche per dirigenti scolastici, docenti e personale amministrativo. In coda al Decreto economia arriva la notizia attesa e suggerita dal comitato tecnico scientifico che affianca la Protezione civile: i dirigenti scolastici, attraverso nuove norme, potranno organizzare tutte le lezioni a distanza da remoto, senza bisogno di collegi docenti convocati nei singoli istituti. In questo modo fino alla ripresa delle lezioni – prevista per il prossimo 6 aprile, ma la data verrà probabilmente prorogata – sarà possibile limitare al massimo le aperture degli edifici.
    La presenza del personale Ata (ausiliario, tecnico, amministrativo) sarà prevista solo nei casi di stretta necessità, “attività indifferibili” che saranno individuate volta per volta dai dirigenti scolastici stessi. Un esempio? I genitori che devono recuperare libri e quaderni lasciati in classe dai figli, un laboratorio da controllare, alcuni computer che devono essere prelevati per essere consegnanti a studenti privi di dispositivi elettronici.
    Nel Decreto economia ci sono, ancora, 85 milioni di euro per il sostegno alla didattica a distanza. Sono stati stanziati, quindi, 43,5 milioni per la pulizia straordinaria degli ambienti scolastici al momento del rientro, risorse che le scuole potranno utilizzare per acquistare materiali per le pulizie, saponi e gel igienizzanti.
    E’ garantita la salvaguardia delle supplenze brevi: “Nessuno perderà il posto”, assicurano al ministero dell’Istruzione.
    Gli 85 milioni deliberati serviranno . spiega in una nota il Mi – ad aiutare il lavoro delle istituzioni scolastiche che si stanno dotando di piattaforme e strumenti digitali per l’apprendimento a distanza o che stanno potenziando gli strumenti che già possedevano. Queste risorse serviranno “anche per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti dispositivi digitali per l’utilizzo delle piattaforme per la didattica a distanza e per la connessione alla rete”. Una parte degli stanziamenti sarà destinata, infine, alla formazione del personale scolastico sul fronte della didattica a distanza.


    Edscuola
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  8. #28
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    Coronavirus, scrutini telematici? Potrebbero diventare realtà




    Ci troviamo in una fase di straordinaria emergenza, che in parte ha trovato impreparato il settore della scuola, ma che con grande spirito di sacrificio e di collaborazione sta reagendo per garantire il diritto all’istruzione cercando di armonizzare i diritti esistenti con una situazione fuori da ogni contesto normativo ordinario. Le riunioni di carattere collegiale di presenza ad oggi non sono sostanzialmente possibili e se l’emergenza coronavirus non dovesse finire entro il 3 aprile, cosa possibile, non è da escludere che si dovrà ricorrere allo scrutinio telematico.
    La valutazione spetta al consiglio di classe
    Il DPR. N.122/2009, all’articolo 4 sottolinea che la valutazione, periodica e finale, degli apprendimenti e’ effettuata dal consiglio di classe, formato ai sensi dell’articolo 5 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, e presieduto dal dirigente scolastico o da suo delegato, con deliberazione assunta, ove necessario, a maggioranza. Il decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, afferma che i consigli di intersezione, di interclasse e di classe sono presieduti rispettivamente dal direttore didattico e dal preside oppure da un docente, membro del consiglio, loro delegato; si riuniscono in ore non coincidenti con l’orario delle lezioni, col compito di formulare al collegio dei docenti proposte in ordine all’azione educativa e didattica e ad iniziative di sperimentazione e con quello di agevolare ed estendere i rapporti reciproci tra docenti, genitori ed alunni. In particolare esercitano le competenze in materia di programmazione valutazione e sperimentazione previste dagli articoli 126, 145, 167, 177 e 277. Si pronunciano su ogni altro argomento attribuito dal presente testo unico, dalle leggi e dai regolamenti alla loro competenza.
    La valutazione deve seguire un congruo numero di verifiche
    Il Regio decreto del 4 maggio 1925, n. 653, (Regolamento sugli alunni, gli esami e le tasse negli istituti medi di istruzione) all’articolo 79 afferma: “I voti si assegnano, su proposta dei singoli professori, in base ad un giudizio brevemente motivato desunto da un congruo numero di interrogazioni e di esercizi scritti, grafici o pratici fatti in casa o a scuola, corretti e classificati durante il trimestre o durante l’ultimo periodo delle lezioni”.
    A tal proposito va ricordato che il MIUR nella sua nota dell’8 marzo sulla questione della didattica a distanza scrive:
    “Alcuni docenti e dirigenti scolastici hanno posto il problema della valutazione degli apprendimenti e di verifica delle presenze. A seconda delle piattaforme utilizzate, vi è una varietà di strumenti a disposizione. Si ricorda, peraltro che la normativa vigente (Dpr 122/2009, D.lgs 62/2017), al di là dei momenti formalizzati relativi agli scrutini e agli esami di Stato, lascia la dimensione docimologica ai docenti, senza istruire particolari protocolli che sono più fonte di tradizione che normativa”.
    Lo stesso MIUR nella sua circolare dell’8 marzo riconosce la possibilità di dare dei voti in queste circostanze di didattica a distanza. Rientra giustamente nella libertà d’insegnamento, ma i criteri da osservare dovranno essere quelli definiti all’interno della scuola. E chiaramente si dovranno fare i conti con situazioni fuori da ogni contesto ordinario.
    Per riconoscere l’equivalenza della didattica a distanza con quella ordinaria servirebbe un provvedimento normativo
    L’attività didattica ordinaria è stata sospesa e quella a distanza può essere chiamata a sostituire quella ordinaria? Se così fosse si innescherebbero una serie di meccanismi ad effetto domino, dall’orario di lezione, alla presenza e così via discorrendo. La questione a livello normativo è incerta ed il rischio che si possano venire a determinare dei contenziosi in ordine alla valutazione che ne deriverà, sono concreti. Ad oggi non ci sono gli elementi normativi per poter sostenere in modo certo, chiaro e tassativo che la didattica a distanza possa sostituire quella ordinaria come sospesa per decreto governativo. Discorso diverso è intendere l’attività didattica a distanza come un modo di garantire agli studenti l’esercizio del diritto d’istruzione senza che questa possa avere alcun tipo di mera equiparazione con l’attività didattica ordinaria. Almeno fino a quando non ci sarà un provvedimento normativo che ne riconosca l’equivalenza.
    La valutazione ha per oggetto il percorso formativo degli studenti
    Ritornando sulla valutazione degli studenti bisogna ricordare altresì quanto dispone il DLGS 13 aprile 2017, n. 62. Lo stesso decreto evidenzia all’articolo 1 che “la valutazione ha per oggetto il processo formativo e i risultati di apprendimento delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli studenti delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione e formazione, ha finalita’ formativa ed educativa e concorre al miglioramento degli apprendimenti e al successo formativo degli stessi, documenta lo sviluppo dell’identita’ personale e promuove la autovalutazione di ciascuno in relazione alle acquisizioni di conoscenze, abilita’ e competenze”. Al comma 2 dell’articolo 1 si scrive che la valutazione e’ coerente con l’offerta formativa delle istituzioni scolastiche, con la personalizzazione dei percorsi e con le Indicazioni Nazionali per il curricolo e le Linee guida di cui ai decreti del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 87, n. 88 e n. 89; e’ effettuata dai docenti nell’esercizio della propria autonomia professionale, in conformita’ con i criteri e le modalita’ definiti dal collegio dei docenti e inseriti nel piano triennale dell’offerta formativa”. Mentre l’articolo 2 comma 3 sottolinea che “ La valutazione e’ effettuata collegialmente dai docenti contitolari della classe ovvero dal consiglio di classe”.
    Il consiglio di classe deve essere perfetto
    La giurisprudenza oramai è consolidata nell’affermare che il consiglio di classe che procede ad effettuare la valutazione deve essere perfetto. Il TAR Catanzaro N. 01542/2019 condivide che “ai sensi degli artt. 5, co. 7, e 193, co. 1, del d.lgs. 16 aprile 1994, n. 297, e dell’art.4 del d.P.R. n.122 del 2009, il consiglio di classe, costituito da tutti i docenti della classe e presieduto dal dirigente scolastico, nell’espletamento di attività valutativa opererebbe come un collegio perfetto, quindi con la partecipazione di tutti i suoi componenti”. Il TAR Bologna N. 00841/2019 : Per quello che riguarda la violazione del principio del Collegio perfetto, si tratta di una censura infondata: l’unico insegnante curricolare assente allo scrutinio è stato sostituito da un collega della stessa materia e non è affatto necessario che vi sia una motivazione sulle cause dell’assenza, anche perché nessun sindacato sarebbe possibile su di esse. La norma vuole solo che vi siano tutti gli insegnanti previsti dal corso di studi”. Il TAR per il Piemonte 00786/2018 ribadisce: “il consiglio di classe è collegio perfetto unicamente in sede di scrutinio”.
    Lo scrutinio telematico ed il lavoro agile per i docenti
    Tutti questi principi andranno rispettati anche nel caso in cui si dovesse procedere allo scrutinio telematico. Premesso che sul punto sarebbe il caso di riconoscere l’esistenza del lavoro agile con le dovute garanzie anche al personale docente. Visto che il personale docente da casa sta lavorando e gli organi collegiali, intesi come attività funzionali, se svolti in via telematica, necessitano di un riconoscimento in materia di lavoro agile.
    Il lavoro agile, come ricorda la nota MIUR del 6 marzo, nella scuola è contemplato espressamente per il personale ATA, per i docenti inidonei, non per il personale docente ordinario. Il lavoro agile previsto ai sensi dell’articolo 4, comma 1 lettera a) del DPCM 1° marzo 2020 è disciplinato dall’articolo 18, al 23, della legge 22 maggio 2017, n. 81. Si pone lo stesso problema per il collegio telematico. E’ certamente legittimo se regolamentato a priori, nel caso in cui non lo sia stato, si possono porre dei problemi in ordine alla validità delle sedute e di ciò che si delibera. In analogia si può tenere conto di quanto affermato ad esempio dall’articolo 2370 del Codice civile che pur riguardando la fattispecie delle assemblee nelle società, il principio può essere estendibile anche a questa casistica quando si scrive che “lo statuto può consentire l’intervento all’assemblea mediante mezzi di telecomunicazione ovvero l’espressione del voto per corrispondenza o in via elettronica. Chi esprime il voto per corrispondenza o in via elettronica si considera intervenuto all’assemblea”.
    Il Tribunale di Bologna (sezione specializzata societaria) con sentenza 18 marzo 2014, ha affermato che lo statuto sociale di una cooperativa quotata può autorizzare l’utilizzo dei “centri di voto” collegati “a distanza” all’assemblea mediante un sistema telematico, in modo legittimo, dal combinato disposto tra l’articolo127 del decreto legislativo 58/1998 (il Tuf) e l’articolo 2370 del Codice civile. Se non regolamentato a priori una riunione collegiale telematica può essere illegittima, come illegittime saranno le determinazioni che ne deriveranno. Sul punto se si verrà coinvolti in siffatte convocazioni, andranno fatte mettere a verbale, telematicamente, le proprie osservazioni. Ricordiamo che è la circolare Ministeriale 16 aprile 1975, n. 105 che invita proprio a dotarsi di un proprio regolamento in materia di funzionamento dell’organo collegiale. Essendo però presenti innanzi ad una fattispecie straordinaria dove si rischia la paralisi della scuola, serviranno sicuramente delle indicazioni certe da parte del MIUR per evitare che ognuno vada per la propria strada e si esponga a dei contenziosi possibili. Va detto che le sedute assembleare ritenute “illegittime” possono essere sanate in generale solo se la seduta deliberante dell’organo collegiale sostitutiva sia immune da vizi e da irregolarità.
    L’articolo 2377 del Codice Civile afferma che “L’annullamento della deliberazione non può aver luogo, se la deliberazione impugnata è sostituita con altra presa in conformità della legge e dello statuto”. Sul punto si deve osservare che una parte della giurisprudenza sembra affermare che possa trovare applicazione la disposizione dell’art.2377, penultimo comma c.c come disposizione di carattere generale e che, di conseguenza, si verifica la cessazione della materia del contendere quando l’assemblea, regolarmente riconvocata, abbia deliberato sui medesimi argomenti della delibera oggetto dell’impugnazione, ponendo in essere, pur senza forme particolari, un atto sostanzialmente sostitutivo di quello invalido (Cass.1997 n.12439). In sostanza si potrebbe sanare un consiglio telematico convocato per lo svolgimento degli scrutini, non regolamentato e che possa essere oggetto di possibile impugnazione, che deve essere comunque sempre perfetto, con una successiva riunione collegiale di presenza, purché si verifichi entro l’anno scolastico di riferimento.


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    Coronavirus, sanificare una scuola va oltre le operazioni di pulizia


    Tra le misure messe in campo per debellare il coronavirus sono previsti interventi di sanificazione nei luoghi di lavoro, con particolare attenzione agli ospedali.
    Ma anche gli uffici, dove è ancora presente personale al lavoro / vedi le scuole dove sono state sospese solo le attività didattiche ).
    La “sanificazione” comprende, oltre alle operazioni di pulizia, e di disinfezione, anche tutte quelle operazioni necessarie a rendere un ambiente sano per la vita delle persone.
    Nelle operazioni di sanificazione rientrano anche gli interventi di disinfestazione e derattizzazione atti ad allontanare o eliminare animali infestanti e parassiti dagli ambienti, ma anche gli interventi necessari a ristabilire un microclima adeguato all’interno di tali ambienti (temperatura, ventilazione, umidità, presenza di polveri, etc…). Ricordiamo che la valutazione delle condizioni microclimatiche negli ambienti di lavoro scolastici deve tendere al benessere termico che l’uomo con i suoi meccanismi termoregolatori tiene ad una temperatura corporea intorno ai 37°C.
    Il microclima (temperatura, umidità relativa, velocità dell’aria) raggiunge il cosiddetto “benessere termico” con i seguenti valori di riferimento:

    • umidità dell’aria: 40-70%;
    • portata d’aria fresca: almeno 25 m3/ora per persona;
    • temperatura dell’aria: 20-22°C d’inverno; 23-26°C d’estate;
    • velocità dell’aria: non inferiore a 0,05 m/s; non superiore a 0,15 m/s in inverno; non superiore a 0,25 m/s d’estate


    Non esiste certificazione comprovante la sanificazione, infatti, è sufficiente la ricevuta di effettuazione della stessa.


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    Anno scolastico salvo Ma la maturità sarà semplificata


    La sempre più probabile proroga della sospensione delle attività didattiche, dal 3 aprile ad almeno fino a dopo Pasqua, legata all’emergenza coronavirus, non inciderà sulla validità dell’anno scolastico: i periodi di stop “forzato”, infatti, ha già chiarito il ministero dell’Istruzione, non influiranno sulla validità dell’anno (che quindi sarà considerato valido anche se non si raggiungeranno, come ormai sembra scontato, i 200 giorni di lezioni previsti dall’attuale normativa).
    Anche l’altro requisito, oggi stabilito dalle norme per considerare regolare, ai fini della valutazione finale, l’anno sui banchi, vale a dire la frequenza dei ¾ del monte ore annuale personalizzato non dovrebbe avere conseguenze negative sul percorso degli studenti, vista l’attuale fase di emergenza sanitaria (si chiarirà, probabilmente con indicazioni successive, che si tratta di monte ore effettivamente svolto dall’istituto). Insomma, l’anno scolastico «è valido a tutti gli effetti», chiosa il capo dell’Associazione nazionale presidi, l’Anp, Antonello Giannelli.
    Semmai, i problemi che comporta la sospensione delle attività didattiche e l’ampio ricorso al “lavoro da remoto”, riguarderanno la preparazione dei ragazzi (in attesa di capire se decolli o meno la didattica a distanza) e gli adempimenti amministrativi (tra cui i nuovi concorsi) in vista del prossimo 1° settembre.
    I temi sono diversi, ma due sono molto delicati. Il primo riguarda i circa 500mila studenti del quinto anno chiamati ad affrontare il nuovo esame di Stato, che scatterà il 17 giugno con la prova d’italiano. Ebbene, per accedere alla maturità, la normativa attuale, prevede oltre alla frequenza dei già citati ¾ del monte ore annuale personalizzato, la sufficienza in tutte le discipline, condotta compresa (è ammessa una insufficienza), la partecipazione obbligatoria alle prove Invalsi e lo svolgimento delle ore minime di alternanza scuola-lavoro (almeno 210 ore nell’ultimo triennio degli istituti professionali, 150 nei tecnici, 90 nei licei). Tra le ipotesi in circolazione, mai smentite dal ministero dell’Istruzione, ci sarebbe il sempre più probabile stop all’obbligatorietà della scuola-lavoro, visto il sostanziale fermo delle attività esterne, in azienda, a oggi bloccate fino al 3 aprile. Anche sull’Invalsi si dovrebbe procedere a slegarlo dall’esame di Stato: qui, tuttavia, una decisione finale non è ancora stata presa per via delle divergenze di opinioni all’interno della maggioranza (peraltro l’Invalsi, da quanto si apprende, è pronto, con diverse soluzioni tecnologiche, a far svolgere regolarmente le prove agli studenti di classe quinta, quando e se sarà possibile).
    A oggi una decisione ufficiale sulla maturità 2020 ancora non è stata presa. Molto dipenderà dall’andamento dell’emergenza sanitaria. La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha ribadito che l’esame di Stato deve essere serio e rigoroso, ma certamente dovrà tener conto dell’attuale, e inedita, situazione. Va anche ricordato che le prove di maturità, dopo le ultime riforme, rappresentano ora una minima parte dell’Esame, considerato il peso crescente del credito scolastico (il percorso fatto dallo studente negli ultimi tre anni).
    Anche in ragione di ciò, tra le proposte per “semplificare” l’esame c’è quella di puntare su commissioni costituite da soli membri interni, più presidente esterno (oggi, i commissari sono tre interni, tre esterni, oltre al presidente esterno). Le stesse commissioni composte in pratica dai professori dei ragazzi, è un’altra ipotesi, potrebbero correggere le prove che resterebbero perciò nazionali.
    La seconda urgenza sono i concorsi per oltre 60mila cattedre, più volte annunciati, e non ancora banditi. Se ne riparlerà, forse, per fine maggio, inizi di giugno. Per alcuni, troppo tardi; e con il rischio di trovarsi a settembre con il record di 200mila supplenti (si veda il Sole24Ore di lunedì). La ministra Azzolina è più fiduciosa, punta a fare presto, e a stabilizzare i primi precari con l’avvio del nuovo anno. Emergenza coronavirus, permettendo.



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