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Discussione: Coronavirus: ANP pubblica documento della Società Italiana di Pediatria

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    Coronavirus, fase 2: quest’anno le scuole non riapriranno, forse a settembre. Scienziati contrari, si muovono 12 milioni di persone



    Si delinea la fase 2 dell’emergenza Coronavirus, ieri riunione tra Primo Ministro, alcuni Ministri e il comitato tecnico scientifico. La riapertura delle attività sarà graduale, forse dal 4 maggio si potrà riprendere ad uscire.
    Riapertura graduale
    Il Governo vuole evitare che i ponti che caratterizzano questo periodo dell’anno inficino gli sforzi di questo mese di chiusura, quindi l’allentamento avverrà gradualmente, dopo Pasqua per alcune attività economiche, dopo il ponte del primo maggio per tutti.
    Ma il riavvio sarà graduale, con la necessità di turnazioni nei luoghi di lavoro, file e prenotazioni per entrare nei negozi. Distanze di sicurezza e dispositivi per la protezione che potrebbero diventare obbligatori (mascherine e guanti).
    Per quanto riguarda gli spostamenti, il comitato prevede che limitazioni vengano mantenuta per le categorie più deboli: anziani e malati. Per il resto la possibilità sarà attivata gradualmente.
    La scuola
    A meno di un cambiamento di orientamento al momento non previsto, gli scienziati hanno detto un chiaro “no” alla riapertura delle scuole. Questo perché il comparto muove circa 12 milioni di persone tra docenti, personale ATA, dirigenti, genitori, nonni (tra l’altro tra le categorie a rischio).
    Quindi, se l’anticipazione sarà confermata anche a livello politico, l’anno scolastico si concluderà con la didattica a distanza, gli esami saranno svolti in modalità “light”, con esame orale per la maturità e tesina per le medie.
    Si riprenderà a settembre?
    Diversi scenari sono già stati elaborati per la ripresa del nuovo anno scolastico, come già ha anticipato il Ministro dell’istruzione. Non è una possibilità remota il mancato rientro in classe anche a settembre.
    Ieri, anche se ancora a livello informale, si è già iniziato ad ipotizzare un riavvio dell’attività didattica in presenza con limiti. Ad esempio attraverso una turnazione degli studenti a scuola, una volta al mese, in modo da garantire distanze di sicurezza e aggirare il problema delle classi sovraffollate e dell’inadeguatezza delle strutture edilizie per garantire gli standard di sicurezza.
    Le decisioni, inutile a dirlo, dipenderanno dall’evoluzione della pandemia.



    Orizzontescuola
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  2. #2
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    Coronavirus, Il Miur: prosegue la proficua collaborazione con il ministero della Salute


    A seguito della circolare inviata alle scuole, lo scorso 1° febbraio, il ministero dell’Istruzione fa sapere che prosegue la proficua collaborazione con il ministero della Salute in merito al controllo della diffusione delle infezioni da Coronavirus.
    Grazie anche al quotidiano aggiornamento con la rete degli Uffici scolastici regionali dislocati sul territorio nazionale.
    Come ricordato ieri anche dall’Istituto Superiore di Sanità “al momento l’Italia è tra i Paesi che hanno adottato le misure più ampie ed articolate per il controllo della diffusione dell’infezione nell’intera popolazione”.
    I presidi: il nostro impegno è totale, le polemiche sono strumentali
    «I dirigenti scolastici delle scuole pubbliche italiane sono impegnati quotidianamente a dare il loro fondamentale contributo alla gestione delle problematiche attuali, attenendosi scrupolosamente alle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie nazionali, evitando allarmismi ingiustificati e continuando ad affermare nelle loro scuole modalità di relazioni corrette e solidali». Lo affermano i presidi aderenti a Cgil, Cisl, Uil e Snals.
    «Le polemiche in atto sull’efficacia delle misure sanitarie adottate – spiegano Roberta Fanfarillo per i dirigenti Flc Cgil, Paola Serafin per i presidi della Cisl, Rosa Cirillo per la Uil
    Scuola e Giovanni De Rosa per lo Snals – oltre a essere inutili, strumentali e inopportune, producono effetti negativi sulle relazioni fra le persone e sulla coesione sociale».
    «Le scuole – proseguono i dirigenti scolastici – sono il principale luogo di vita di milioni di giovani cittadini italiani. A scuola essi imparano a condividere valori e comportamenti sociali, a fondare i propri comportamenti sulla realtà e sulla razionalità, misurarsi anche con le emergenze, come quella attuale, che hanno un impatto forte sulle relazioni fra le persone».
    «In questa difficile situazione i dirigenti scolastici, che hanno il compito e la responsabilità di assicurare il corretto ed efficace funzionamento della comunità educante, sono impegnati
    in prima linea a garantire il rispetto del valore costituzionale inderogabile della solidarietà sociale, assicurando a tutte le bambine e i bambini, le studentesse e gli studenti la serenità
    necessaria alla loro esperienza scolastica», concludono le sigle sindacali unitariamente.


    Edscuola
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  3. #3
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    Miur, attivata la pagina web per supportare la didattica a distanza


    Oltre cento scuole già pronte a gemellarsi con gli istituti chiusi per il coronavirus, per supportarli nell’attivazione della didattica a distanza. Più di venti ore di webinar a disposizione, grazie alla collaborazione con l’Indire, l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa, fra i più antichi enti di ricerca del Miur.
    Sono i primi numeri relativi alla pagina web dedicata alla Didattica a distanza attivata ieri dal Miur, per volere della ministra Lucia Azzolina, a seguito dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19. Un lavoro in progress che sarà costantemente aggiornato nei prossimi giorni.
    «Nei territori in cui le lezioni sono state sospese per l’emergenza sanitaria molte scuole hanno cominciato ad attivarsi, su base volontaria, per la didattica a distanza. Altre ci hanno segnalato di volerlo fare, ma di avere bisogno di supporto. Per questo, come ministero – spiega la ministra – ci siamo messi al fianco delle istituzioni scolastiche con una pagina web dedicata, disponibile da oggi. Un lavoro in progress attraverso il quale le scuole interessate possono accedere a strumenti di cooperazione e scambio di buone pratiche, gemellaggi con istituti scolastici che hanno esperienze avanzate di didattica digitale, webinar di formazione, contenuti multimediali per lo studio, piattaforme certificate per la didattica a distanza. Le istituzioni scolastiche possono usufruire di questi strumenti in modo del tutto gratuito e su base volontaria», sottolinea Azzolina.
    La pagina web è strutturata in diverse sezioni. La prima, che richiama lo spirito dell’iniziativa, contiene materiali e link che favoriscono lo scambio di buone pratiche e i gemellaggi fra scuole. Oltre cento istituti delle “avanguardie educative”, il Movimento guidato da Indire che individua, supporta, diffonde l’innovazione didattica, hanno già dato disponibilità a fare da ‘tutor’ e a gemellarsi con gli istituti che intendono fare didattica online. Già questa mattina, ad esempio, si svolgerà un laboratorio di chimica a distanza fra due scuole gemellate. Disponibile anche un programma di webinar che partirà da oggi per un totale, a oggi, di 20 ore di formazione già in calendario.
    Nella seconda sezione alle scuole viene offerto l’accesso gratuito a piattaforme certificate di didattica online messe a disposizione da partner che hanno attive collaborazioni con il ministero. Altre realtà stanno aderendo attraverso le due call aperte dal Miur per raccogliere offerte di supporto. C’è poi un sezione dedicata ai materiali e contenuti utili per le lezioni forniti da partner come Rai Cultura, Treccani e Reggio Children. Uno spazio sarà alimentato con materiali di approfondimento e altre iniziative segnalate da scuole e altri attori che saranno caricate poco a poco.

    La pagina: https://www.istruzione.it/coronaviru...-distanza.html


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  4. #4
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    Italia zona rossa, ma scuole aperte con attività didattiche sospese fino al 3 aprile


    Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha annunciato un nuovo inasprimento delle misure volte a contrastare la pandemia causata dal coronavirus: “Disponiamo la chiusura di tutte le attività commerciali, di vendita al dettaglio, ad eccezione di supermercati e farmacie. Sono sospese dunque anche le attività di bar, pub, ristoranti (per tutto il giorno e non solo dopo le 18). Mentre saranno aperte edicole e tabacchi”.
    Cosa succede, invece, per la scuola e l’università? Pare che, al momento, non sia disposta la chiusura totale delle istituzioni scolastiche ed universitarie oltre agli uffici scolastici centrali e decentrati. Pertanto l’attività didattica continua, ma sarà stimolata quella a distanza (come già sta facendo il Ministero dell’Istruzione) oltre al lavoro agile, i congedi straordinari e le ferie.
    A quanto risulta alla Tecnica della Scuola, dunque, il premier Giuseppe Conte non ha fatto menzione esplicitamente della chiusura totale di scuole e università, pertanto rimane in vigore il Dpcm del 9 marzo 2020 per quanto riguarda l’attività educativa del Paese, dunque attività didattica in classe sospesa fino al 3 aprile.


    Tecnica della scuola
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  5. #5
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    Coronavirus. Proroga supplenti anche se il titolare è rientrato, date del contratto.



    Emergenza Coronavirus: il decreto Cura Italia ha stanziato risorse specifiche per la salvaguardia dei contratti dei docenti con contratto di supplenza temporanea nel giorno di sospensione delle attività didattiche.
    I riferimenti normativi
    Art. 121 Decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020
    Al fine di favorire la continuità occupazionale dei docenti già titolari di contratti di supplenza breve e saltuaria, nei periodi di chiusura o di sospensione delle attività didattiche disposti in relazione all’emergenza sanitaria da COVID-19, il Ministero dell’istruzione assegna comunque alle istituzioni scolastiche statali le risorse finanziarie per i contratti di supplenza breve e saltuaria, in base all’andamento storico della spesa e nel limite delle risorse iscritte a tal fine nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Le istituzioni scolastiche statali stipulano contratti a tempo determinato al personale amministrativo tecnico ausiliario e docente provvisto di propria dotazione strumentale per lo svolgimento dell’attività lavorativa, nel limite delle risorse assegnate ai sensi del primo periodo, al fine di potenziare le attività didattiche a distanza presso le istituzioni scolastiche statali, anche in deroga a disposizioni vigenti in materia.
    Nota MI n. 392 del 18 marzo 2020
    L’articolo 121 del d.l., oltre a prevedere la continuità dei contratti in essere di docenza in supplenza breve e saltuaria, a prescindere dunque dall’eventuale rientro del titolare e per tutta la durata dell’emergenza sanitaria, dispone che l’ulteriore stipula di contratti, in assenza dei titolari, per il personale docente e ATA, sia comunque subordinata alla disponibilità di “una propria dotazione strumentale per lo svolgimento dell’attività lavorativa … al fine di potenziare le attività didattiche a distanza”: disponibilità che potrà essere assicurata dal DSGA in quanto consegnatario e dal dirigente scolastico attraverso l’istituto del comodato d’uso. In deroga alle disposizioni vigenti, le risorse necessarie alla stipula di contratti di supplenza breve e saltuaria saranno assegnate in base alla spesa sostenuta dalla singola istituzione scolastica nel triennio precedente nel mese di marzo. Il dirigente scolastico pertanto avrà cura di verificare che gli incarichi di supplenza breve vengano attribuiti entro i limiti delle risorse assegnate.

    Le FAQ di OrizzonteScuola
    Il mio contratto di docenza è terminato il 6 marzo e quindi successivamente all’entrata in vigore del decreto e della nota di chiarimento. Il titolare ha poi prorogato l’assenza. Mi spetta la proroga della supplenza a decorrere dal 7 marzo?
    Sì.
    L’art. 121 del decreto legge dispone chiaramente che il fine del provvedimento è la continuità occupazionale dei docenti già titolari di contratti di supplenza breve e saltuaria, “nei periodi di chiusura o di sospensione delle attività didattiche disposti in relazione all’emergenza sanitaria da COVID-19”.
    Pertanto, non vi è dubbio che bisogna prendere come riferimento i limiti temporali di chiusura o di attività didattiche, che a seconda delle zone interessate dai DPCM che sono succeduti, decorrono o dal 3 febbraio o dal 5 marzo, fino (al momento) al 3 di aprile per tutta Italia.
    Tutti i docenti che in questi limiti temporali avevano (o hanno) un contratto di supplenza hanno diritto alla proroga della supplenza.
    Il mio contratto di docenza è terminato l’11 marzo. Il titolare non ha prorogato l’assenza. Mi spetta la proroga della supplenza a decorrere dal 12 marzo?
    Sì.
    A chiarimento dell’art. 121 del decreto legge la Nota MI n. 392 del 17 marzo 2020 prevede la continuità dei contratti in essere di docenza in supplenza breve e saltuaria, a prescindere dunque dall’eventuale rientro del titolare e per tutta la durata dell’emergenza sanitaria.
    Ciò vuol dire che la proroga della supplenza spetta al docente che ha un contratto in essere che scade o che è scaduto nei periodi di chiusura o di sospensione delle attività didattiche disposti in relazione all’emergenza sanitaria da COVID-19 (o dal 3 febbraio o dal 5 marzo, fino (al momento) al 3 di aprile per tutta Italia), indipendentemente se il titolare proroghi o meno il suo periodo di assenza.
    Rispetto alla normale proroga che si fa quando il titolare continua il suo periodo di assenza, questo caso richiede un codice specifico che il MI deve ancora fornire alle scuole.
    È infatti noto come i sistemi in utilizzo nelle scuole permettano l’inserimento di un contratto di supplenza solo se il periodo coincide con l’assenza del titolare. In questa situazione straordinaria, in cui invece il contratto è terminato e il titolare non proroga l’assenza bisogna permettere alle scuole di operare senza tenere conto dell’assenza del titolare.
    FUORI DAI CASI CITATI
    È possibile, qualora si assenti ora un titolare:
    Stipulare contratti di supplenza (ex novo) per il personale docente e ATA. La previsione, anche questa straordinaria visto che ci troviamo in un periodo in cui le attività didattiche sono sospese, è comunque subordinata alla disponibilità di “una propria dotazione strumentale per lo svolgimento dell’attività lavorativa … al fine di potenziare le attività didattiche a distanza”: disponibilità che potrà essere assicurata dal DSGA in quanto consegnatario e dal dirigente scolastico attraverso l’istituto del comodato d’uso.


    Orizzontescuola
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    Le Regioni al ministero: la competenza sul calendario della scuola è nostra


    Sul calendario scolastico regionale «la competenza è delle Regioni». A ricordarlo parlando con l’Ansa è Cristina Grieco, coordinatrice degli assessori regionali alla Scuola. «Lo Stato individua il periodo minimo di giorni di lezione – spiega – poi le Regioni stabiliscono i loro
    calendari». E dunque «se l’anno scolastico inizia il 1° settembre 2020-2021 il calendario delle lezioni poi lo decidono le singole Regioni. In Toscana per esempio abbiamo fatto una programmazione permanente per la quale non si torna mai a far lezione prima del 15 settembre». E questo anche per non compromettere la parte finale della stagione turistica che quest’anno, spiega l’assessore, sarà ancora più complicata per gli operatori.
    «Se il ministero – dice Grieco – dovesse unilateralmente prevedere un inizio delle lezioni il 1° settembre, provocherebbe evidenti problemi per le Regioni. Eventualmente è possibile prevedere di utilizzare la prima parte di settembre per il recupero delle lacune. Insomma serve un confronto con il ministero, dobbiamo iniziare a porci il tema dell’inizio del nuovo anno scolastico che non sarà certamente un anno ordinario. Io non sono preoccupata tanto della ripresa delle lezioni ora, quanto per l’avvio del prossimo anno, serviranno misure che assicurino sicurezza e distanziamento. È necessario convocare quanto prima un tavolo con il ministero dell’Istruzione per lavorare a tutto questo».
    Il decreto sulla chiusura dell’anno scolastico approvato due giorni fa dal Consiglio dei ministri prevede che «con una o più ordinanze del ministro dell’Istruzione sono adottate misure volte alla definizione della data di inizio delle lezioni per l’anno scolastico 2020-2021 d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, anche tenendo conto dell’eventuale necessità di recupero degli apprendimenti quale ordinaria attività didattica e della conclusione delle procedure di avvio dell’anno scolastico».


    Edscuola
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    La ministra Azzolina: «Andare a scuola è un diritto dei bambini Le paure sono infondate»


    «Creare allarmismi non serve. Abbiamo preso tutte le misure urgenti e rilevanti e stiamo lavorando bene con l’Istituto superiore di Sanità e con il ministero della Salute». La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina è soddisfatta di come funzionari, presidi e insegnanti stanno affrontando l’emergenza Coronavirus nelle scuole italiane. «C’è molto senso di responsabilità».
    E la lettera dei governatori leghisti che chiedono di tenere a casa tutti i bambini che sono tornati dalla Cina in questo periodo perché invece ritengono che tra i genitori ci sia ansia, incertezza e preoccupazione?
    «Mi sembra che la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una scuola romana dove c’è una vasta comunità cinese abbia dato l’immagine precisa della fiducia e della responsabilità che ci sono nelle scuole, dove tutti hanno a cuore la salute dei bambini. Insomma ai bambini dico: andare a scuola è un vostro diritto. Se ci sarà bisogno di prendere ulteriori precauzioni lo faremo, ma ora la situazione è completamente sotto controllo».
    Però avete pensato, l’altro ieri, di fare un monitoraggio, per sapere quanti studenti e professori di rientro dalla Cina ci sono.
    «Certo, monitoriamo, senza creare allarmismi».
    E lo studente 17enne rimasto bloccato a Wuhan, lo riporterete in Italia?
    «So che la Farnesina se ne sta occupando».
    La situazione è sotto controllo nelle classi, per quanto riguarda il virus, ma non nel rapporto tra lei e i sindacati: al secondo incontro è già guerra aperta, con uno sciopero generale proclamato per il 17 marzo.
    «Io non ho litigato con nessuno e sono molto delusa. Sono ministro da tre settimane e ho scritto i bandi di concorso per assumere 70 mila insegnanti. E che cosa mi succede? Mi ritrovo che, durante un incontro ancora in corso, le agenzie “battono” la rottura tra me e i sindacati. Sto applicando il decreto scuola, non ho disatteso alcuna promessa, sto facendo un lavoro enorme, ma non posso dare le domande del test in anticipo come mi chiedono i sindacati: la prova del concorso sarà solo una ma seria».
    Il concorso straordinario, cioè la sanatoria per 24 mila precari, è attesa da due anni.
    «Quando sono arrivata qui al Ministero non c’era neppure il testo di un bando. Nei cassetti non c’era nulla. Eppure Bussetti aveva voluto la norma sui concorsi nella legge di Bilancio del 2018, poi nella campagna elettorale per le Europee aveva cambiato idea e bloccato tutto. E anche dopo non era stato fatto niente».
    La rottura con i sindacati rallenterà i concorsi?
    «Le porte del Ministero sono sempre aperte per chi vuole dialogare, ma i concorsi partiranno a breve».
    Con il concorso sanatoria a settembre ci saranno «soltanto» 24 mila nuovi insegnanti, quest’anno i precari erano oltre 150 mila. A settembre ci ritroveremo con i presidi che cercano insegnanti su Internet?
    Non ho litigato io con i sindacati
    I concorsi? Quando sono arrivata al ministero non ho trovato nulla
    «Già da quest’anno ci sarà la “call veloce”: significa che gli insegnanti che vogliono spostarsi in un’altra regione…»
    Cioè andare dal Sud al Nord.
    «Certo dove le graduatorie sono vuote: chi vuole un lavoro, può farlo. Purché si fermi lì per cinque anni».
    Ci aveva già provato la riforma Renzi e fu un fallimento.
    «Ricevo messaggi di insegnanti pronti a partire».
    Dovrebbero essere migliaia, però. Quello che parte tra qualche settimana sarà l’ultimo concorso sanatoria, lo può promettere?
    «La mia idea è di fare un concorso ogni due anni».
    Na nessuno ci è mai riuscito finora.
    «Io voglio fare una cosa che non è mai stata fatta: programmare».
    Gli insegnanti aspettano il nuovo contratto, lo avranno entro l’anno?
    «Spero proprio di sì».
    Conferma i 100 euro di aumento promessi dal suo predecessore Fioramonti?
    «Non prometto se non sono sicura di ciò che dico. C’è già uno stanziamento importante in legge di bilancio, a cui si aggiungerà il taglio del cuneo fiscale. Sarà un buon rinnovo»


    Edscuola
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  8. #8
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    L’anno è valido anche se slim


    Assenze per malattia e quarantena da coronavirus senza trattenuta Brunetta. È una delle misure previste dal decreto legge approvato dal governo il 28 febbraio scorso. Il provvedimento prevede, inoltre, una deroga al vincolo dei 200 giorni per la validità dell’anno scolastico e ai 180 giorni per l’anno di prova, e la presa di servizio per gli Lsu statizzati direttamente presso gli uffici scolastici, se le scuole di destinazione risulteranno chiuse per l’epidemia di coronavirus.
    I lavoratori della scuola statale, costretti ad assentarsi dal lavoro a causa della sospensione delle lezioni o della chiusura delle scuole per effetto di misure sanitarie collegate al rischio di contagio da coronavirus oppure per quarantena non saranno assoggettati alla trattenuta Brunetta. In particolare, il dispositivo prevede che per i periodi di assenza per malattia dovuta al Covid-2019 (Coronavirus), non sarà applicata la decurtazione del trattamento economico accessorio prevista dall’articolo 71, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
    La trattenuta Brunetta non sarà applicata nemmeno per i periodi trascorsi in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva. La deroga alla disciplina generale sulle assenze per malattia è stata motivata dall’esecutivo con il fatto che la patologia da coronavirus non esisteva all’epoca in cui è stato emanato il decreto 150/2010. E ciò giustificherebbe l’attuale intervento legislativo, che si applica solo alle assenze collegate a questa nuova patologia. Resta fermo l’obbligo della trattenuta Brunetta per tutte le altre patologie non collegate al coronavirus.
    Il decreto legge del 28 febbraio introduce anche una deroga al vincolo dei 200 giorni di lezione obbligatori ai fini della validità dell’anno scolastico. La deroga si applica solo ed esclusivamente al caso in cui le istituzioni scolastiche del sistema nazionale d’istruzione non possano effettuare almeno 200 giorni di lezione, a seguito delle misure di contenimento del Covid-19. A questo proposito il decreto dispone che l’anno scolastico conservi comunque la propria validità in deroga a quanto stabilito dall’articolo 74 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297.
    La misura si è resa necessaria perché il testo unico dell’istruzione (il decreto legisaltivo297/94) prevede che, ai fini della validità dell’anno scolastico, sia necessario che allo svolgimento delle lezioni siano destinati almeno 200 giorni per ogni anno scolastico. Con le nuove disposizioni, dunque, il vincolo viene a cadere. E quindi non sarà necessario disporre alcun recupero se i giorni di lezione effettivi dovessero risultare inferiori a 200. Ciò vale sia per gli alunni che per il personale docente e Ata. E anche per i dirigenti scolastici.
    La sospensione delle lezioni o la chiusura delle scuole non avrà alcun effetto anche sulla validità dei 180 giorni necessari ai fini dell’anno di prova dei neoassunti. Il provvedimento prevede, infatti, che: «Sono del pari decurtati, proporzionalmente, i termini previsti per la validità dei periodi di formazione e di prova del personale delle predette istituzioni scolastiche».
    Ciò vuol dire che i periodi di chiusura o sospensione delle lezioni saranno computati nei 180 giorni come se fossero stati effettivamente prestati. La misura, peraltro, serve solo a prevenire abusi e inadempimenti. Perché non fa altro che applicare le disposizioni generali contenute nel codice civile sia per quanto riguarda le disposizioni che regolano l’impossibilità sopravvenuta della prestazione (articolo 1256 e seguenti) sia per quanto riguarda l’inesigibilità della prestazione e della controprestazione (articolo 1463).
    Il decreto legge prevede, inoltre, una misura che consente ai dipendenti delle imprese di pulizia impiegati da almeno 10 anni presso le istituzioni scolastiche in attività ausiliarie, che sono stati immessi in ruolo in questi giorni, di prendere servizio anche nel caso in cui le scuole di prima assegnano risultino o siano risultate chiuse, sempre per le vicende collegate al coronavirus.
    A questi soggetti, infatti, sarà consentito di prendere servizio e sottoscrivere i contratti individuali di lavoro direttamente presso gli ambiti territoriali degli uffici scolastici regionali. Si tratta, in particolare dei vincitori della procedura selettiva prevista dall’articolo 58, comma 5-ter, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2013, n. 98. E la deroga si applica solo a coloro che non potranno prendere servizio il 1° marzo 2020 a causa della chiusura per ragioni di sanità pubblica dell’istituzione scolastica o educativa di titolarità.
    La ratio delle nuove disposizioni è quella di evitare che i lavoratori interessati rimangano senza lavoro nel periodo che va dalla data di licenziamento presso le imprese dove prestano attualmente servizio alla presa di servizio presso le scuole di destinazione.


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    sindacati chiedono di chiudere le scuole, presenza solo per poche limitate attività




    Coronavirus: i sindacati intervengono anche oggi per sollecitare il Ministero ad adottare misure di tutela per il personale che continua a lavorare nelle scuole.
    comunicato unitario – Le misure varate a più riprese negli ultimi giorni indicano sempre più esplicitamente che l’adozione di forme di smart working debba intendersi come modalità ordinaria, al fine di limitare la presenza del personale negli uffici ai soli casi in cui la presenza fisica sia indispensabile e inderogabile per lo svolgimento delle attività, nel caso delle Istituzioni scolastiche quelle che le stesse sono tenute a garantire in forma minima essenziale. Poiché dunque, nella presente situazione, è il lavoro in presenza ad assumere carattere di straordinarietà, chiediamo che siano impartite urgentemente chiare indicazioni in tal senso alle istituzioni scolastiche, in particolare prevedendo:
    – Interruzione del lavoro in tutte le situazioni nelle quali non risulti possibile l’osservanza delle disposizioni riguardanti il distanziamento fra le persone, né la messa a disposizione di materiali e strumenti idonei alla prevenzione del contagio; è infatti evidente, in tal caso, il venir meno delle condizioni di sicurezza che vanno invece assolutamente garantite
    – Chiusura di tutti i plessi non sedi di segreteria
    – Svolgimento generalizzato del lavoro agile esteso a tutte le figure professionali
    – Lavoro in presenza unicamente per far fronte alle limitate inderogabili esigenze che possono riscontrarsi in particolari tipologie di istituti scolastici, in relazione ai minimi di servizio (convitti, aziende agrarie, stipendi e altre inderogabili attività che possono essere di volta in volta individuate dall’amministrazione).
    – Moratoria di tutte le scadenze imminenti
    Alla luce delle disposizioni contenute nel DPCM 11 marzo 2020, si chiede alla S.V. di attivarsi affinché siano assunte, a livello ministeriale e/o di Governo, disposizioni che escludano in questa fase di emergenza nelle scuole prestazioni lavorative in presenza, ove le stesse non abbiano carattere di assoluta inderogabilità, prevedendo, al fine di ridurre al minimo il pericolo di contagi, la chiusura degli edifici scolastici in analogia a quanto potrebbe essere a breve previsto per analoghe situazioni che dovessero riguardare anche altre tipologie di attività produttive.

    Flc CGIL Francesco Sinopoli
    CISL Scuola Maddalena Gissi
    UIL Scuola Rua Giuseppe Turi
    SNALS Confsal Elvira Serafini
    GILDA Unams Rino Di Meglio


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    Coronavirus, quando si tornerà a scuola? Prima di maggio sarà difficile. Azzolina: serve sicurezza per tutti




    Quando riapriranno le scuole? Al momento, non c’è una risposta. Ci sono, però, delle ipotesi al vaglio: inizio aprile, metà aprile, inizio maggio. I più pessimisti (ma forse realisti) parlano già di maggio inoltrato e alcuni addirittura suppongono che per quest’anno scolastico le lezioni in aula possono reputarsi già concluse.
    Alcune di queste ipotesi stanno prendendo quota, altre sono meno plausibili. Come quella che si possa tornare in classe lunedì 6 aprile: lo stato epidemiologico fa supporre che è molto ma molto improbabile.
    Il virologo: state a casa!
    È esemplare quanto scritto qualche giorno fa dal virologo Roberto Burioni, quando ha replicato su Twitter ad una persona che gli aveva scritto: “capisco il disastro in Lombardia ma non possiamo stare in riva al mare aspettando lo tsunami altrove”. “Guardi bene – ha risposto Burioni -, lo tsunami sta per arrivare quindi stia ben tappato in casa, perché non sono certo che le rianimazioni nel resto dell’Italia siano quelle della Lombardia”.
    Contagi in calo ma quasi 700 morti al giorno
    In sostanza, anche se sembra tautologico, tutto dipende dall’esito della propagazione del virus. Il quale è ancora molto presente: i dati dell’ultima giornata, emessi dalla Protezione civile e pubblicati dal ministero della Salute, sono in calo. Ma non devono illudere. Stiamo parlando, comunque, di 74.386 persone hanno contratto il Coronavirus, con un incremento di 5.210 persone rispetto al giorno prima. I morti, in prevalenza anziani, sono arrivati a 7.503, di cui 683 nelle ultime ventiquattrore (il giorno prima l’incremento di deceduti era stato di 743).
    Poi ci sono 9.362 persone guarite, di cui 1.036 nelle ultime ore, con un aumento superiore a quello registrato il giorno prima, quando erano stato di +894). Attualmente i soggetti positivi sono 57.521, mentre il giorno prima erano 54.030. Si arriva quindi a 74.386, se si considerano morti e i guariti.
    Il 3 aprile no proprio
    In questa situazione, dunque, è lecito pensare che quasi 10 milioni di persone tornino a scuola tra dieci giorni? No, possiamo escluderlo. Qualche giorno fa, lo ha fatto capire la ministra dell’Istruzione. E lo stesso premier Giuseppe Conte non è stato da meno.
    Al ministero pronti a tutto
    Parlando martedì 25 marzo durante il question time alla Camera, Lucia Azzolina non ha fatto alcun riferimento ai numeri, ma tra le righe ha fatto intendere che i tempi non saranno brevi: “La data di riapertura delle scuole, lo ribadisco, si avrà quando il quadro epidemiologico lo consentirà, garantendo quindi la massima sicurezza a tutti gli studenti”. Una sicurezza che, al momento, non c’è proprio.
    La stessa ministra ha poi aggiunto che per svolgere la maturità 2020, a Viale Trastevere non escludono nulla: “Ho chiesto agli uffici del ministero di predisporre più piani d’azione in base a diversi scenari possibili legati alla data di riapertura delle scuole”.
    In Cina sono serviti tre mesi
    Del resto, per vedere quasi sconfitto, da quando è diventato evidente, il contagio del Covid-19, la Cina ha aspettato circa tre mesi. E in Italia, dove, se si guarda al numero di abitanti, l’incidenza del pericoloso virus è più alta, visto che le morti che sta provocando sono maggiori, perché si dovrebbe fare più in fretta?
    Considerando che al Nord, dove la situazione nazionale è decisamente peggiore, le scuole hanno chiuso nella terza decade di febbraio, ad oggi come si può pensare di tornare a scuola prima di maggio?
    E lo stesso vale per le regioni al di fiori della zona “rossa”, dove lo stop della didattica è iniziato qualche settimana dopo.
    Stando così le cose, diventa difficile pensare che si possa riprendere anche il 15 aprile.
    Si insiste sulla didattica a distanza
    Anche per questo motivo, la ministra dell’Istruzione insiste con la didattica a distanza: Lucia Azzolina ha detto alla Camera che la didattica on line va attivata (è quasi pronto il decreto per assicurare pc e tablet agli alunni indigenti), “non solo perchè è strumento che permette percorso di apprendimento ma anche per portare la voce rassicurante dell’insegnante ai ragazzi che vivono un momento di disorientamento”, alla luce della situazione che il Paese sta vivendo.
    Conte: un nemico ci fa dubitare di mani amiche
    Anche il presidente del Consiglio fa intendere che non è il momento di abbassare la guardia: “Ci sarà un tempo per tutto. Ma, oggi, è il tempo dell’azione, il tempo della responsabilità”, ha detto poco dopo Giuseppe Conte nel corso dell’informativa alla Camera sull’andamento del Coronavirus nel Paese.
    “Stiamo combattendo un nemico invisibile e insidioso che entra nelle nostre case, ci ha imposto di ridefinire le relazioni interpersonali, ci fa dubitare di mani amiche”, ha ricordato amaramente il premier.
    Gli italiani lo sanno
    Il messaggio è chiaro. E gli italiani sembrano già essersi messi l’anima in pace.
    Da un ampio sondaggio dell’Istituto Piepoli, appena pubblicato, risulta che l’84% dei cittadini si dice favorevole “al prolungamento della chiusura delle scuole fino ai primi di maggio”. Appunto.


    Tecnica della scuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



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