AD USUM DELPHINI
Preparare qualcosa (un testo, una relazione) modificando la sua forma originale, spurgandola o addirittura falsificandola, per raggiungere un determinato scopo.
Il duca di Montausier, nominato da Luigi XIV, nel 1668, governatore del Delfinato, diede l'incarico a due religiosi dell'epoca, Bossuet e Huet, di sfrondare (sarebbe più esatto dire spurgare) tutta una serie di classici latini destinati all'educazione del Delfino (erede al trono di Francia). Sul frontespizio di ognuna di queste opere c'era scritto In usum Delphini, con la variante, in pochi casi, Ad usum..., che però oggi è la versione universalmente adottata. Questi testi, stampati a Parigi, vennero anche usati in parecchie scuole, soprattutto in quelle gestite da religiosi.
AL TEMPO CHE BERTA FILAVA
In tempi antichi, molto lontani, quando le cose andavano in un certo modo.
Fra le varie versioni, numerosissime in verità, sull'identità di questo misterioso personaggio, quelle che sembrano riscuotere maggior credito indicano Berta come madre o sorella di Carlo Magno. La donna, in un certo periodo della sua vita, a causa di una serie di disavventure, per potersi guadagnare da vivere, si mise a filare. L'espressione, quindi, può indicare che è finito un periodo nero, ma anche, in senso più generico, che si è chiusa un'epoca e ne è iniziata un'altra completamente diversa.
ANDARE A CANOSSA
Chiedere umilmente perdono, sottomettersi nel modo più incondizionato.
Il castello di Canossa, nei pressi di Reggio Emilia, all'epoca delle lotte per le investiture, fu teatro dell'umiliazione di Enrico IV, re di Germania, poi imperatore, davanti a papa Gregorio VII, che lo aveva scomunicato. Prima di essere ammesso alla presenza del pontefice, il re dovette attendere tre gioirni, poi ottenne il perdono per intercessione della padrona di casa, la contessa Matilde. Cinque anni dopo, nel 1081, il re si vendicò togliendo alla contessa tutti i suoi diritti e gran parte dei beni. La frase Andare a Canossa venne usata per la prima volta da Emilio Castelar, presidente della Repubblica di Spagna, verso la fine dell'Ottocento, stando a quanto asseriva lo stesso presidente. Castelar doveva provvedere ad alcuni vescovadi vacanti, per cui si mise d'accordo con il papa circa le nomine. Bismarck, che non condivideva l'atteggiamento di Castelar, gli indirizzò una lettera di rimprovero, cui il presidente spagnolo rispose che il suo comportamento era determinato dal fatto che lui doveva tener conto, nelle sue scelte, della religione dominante nella sua nazione, e concludeva: Anche voi andrete a Canossa. Va fatto rilevare,però, che Castelar ricoprì la sua carica dal 9 settembre 1873 al 2 gennaio1874, mentre molto tempo prima, Bismarck, all'epoca del conflitto tra il Secondo Reich e la Chiesa cattolica, ebbe a dire, per esprimere il suo pensiero: Nach Canossa gehen wir nicht! (Noi non andremo a Canossa!).
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