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Discussione: Educazione civica 4.0

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  1. #1
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    Educazione civica, un coordinatore per ogni classe. Senza compenso


    La legge 92 del 20 agosto 2019 ha introdotto dall’anno scolastico 2020-2021 l’insegnamento trasversale dell’educazione civica nel primo e secondo ciclo d’istruzione, con iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile a partire dalla scuola dell’infanzia. Le Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica sono state pubblicate con il D.M. n. 35 del 22.06.2020.
    Dall’anno scolastico 2020/21 l’insegnamento dell’educazione civica si basa su tre nuclei tematici:

    • Costituzione, diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà
    • Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio
    • Cittadinanza digitale


    33 ore: chi la insegna
    Nelle scuole del primo ciclo l’insegnamento trasversale dell’Educazione Civica è affidato, in contitolarità, a docenti di classe individuati sulla base dei contenuti del curricolo, utilizzando le risorse dell’organico dell’autonomia. Tra essi è individuato un coordinatore.
    Le scuole del secondo ciclo potranno adottare soluzioni organizzative differenti.

    • Qualora il docente abilitato nelle discipline giuridico-economiche sia contitolare nel Consiglio di Classe, negli istituti superiori nel cui curricolo siano presenti gli insegnamenti dell’area giuridico-economica, gli sarà affidato l’insegnamento di educazione civica, di cui curerà il coordinamento, fermo restando il coinvolgimento degli altri docenti competenti per i diversi obiettivi/risultati di apprendimento condivisi in sede di programmazione dai rispettivi Consigli di classe.
    • Qualora il docente abilitato nelle discipline giuridico-economiche sia presente in organico dell’autonomia ma non sia già contitolare del Consiglio di Classe, egli potrà assumere il coordinamento della disciplina per una o più classi, fatta salva la necessità che in esse si crei uno spazio settimanale in cui, anche in compresenza con altri docenti, possa procedere alla didattica dell’educazione civica all’interno della quota oraria settimanale, o all’interno della quota di autonomia eventualmente attivata, nelle modalità approvate dal Collegio dei docenti.
    • se nell’istituzione scolastica non vi sono docenti abilitati nelle discipline giuridico-economiche l’insegnamento di Educazione Civica sarà attribuito in contitolarità a più docenti, competenti per i diversi obiettivi/risultati di apprendimento, condivisi in sede di programmazione dai rispettivi Consigli di classe. Il coordinamento sarà affidato ad uno dei docenti contitolari dell’insegnamento.


    Il coordinatore
    Per ciascuna classe è dunque individuata la figura del “coordinatore”.
    In alcuni a lui è affidato anche l’insegnamento, in altre solo quello di coordinare le attività e le valutazioni. E’ dunque una figura interna alla scuola.
    Il coordinatore, tra i suoi compiti, ha quello di formulare la proposta di voto in decimi, acquisendo elementi conoscitivi dagli altri docenti interessati dall’insegnamento. Ciò al fine delle valutazioni intermedie e finali.
    Non sono previsti compensi per svolgere il ruolo di coordinatore, eccetto i casi in cui non siano stabiliti dalla contrattazione d’istituto con oneri a carico del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa.

    orizzontescuola
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  2. #2
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    L’educazione civica avrà un voto


    Le 33 ore di educazione civica, che l’esecutivo uscente punta a far debuttare quest’anno come «sperimentazione nazionale» nelle scuole del primo e secondo ciclo, vanno declinate nel piano triennale dell’offerta formativa; e si dovrà valorizzare la conoscenza della Costituzione, «da approfondire in base all’età degli alunni».
    La nuova materia è un insegnamento «che compete a tutto il gruppo docente» (e quindi va sviluppata in modo coerente nel curriculo) e coinvolge più ambiti disciplinari: ad esempio, educazione ambientale, sviluppo sostenibile e la stessa Agenda 2030 «trovano naturale interconnesione con le scienze naturali e la geografia», mentre educazione alla legalità e al contrasto della mafie «si innerva» con gli elementi fondamentali del diritto, ma anche con gli ambiti storico, filosofico e letterario.
    Al Cspi, il consiglio superiore della pubblica istruzione, oltre al decreto firmato da Marco Bussetti per avviare la sperimentazione, sono arrivate anche le linee guida alle scuole per attuare la nuova legge, pubblicata in Gazzetta ufficiale lo scorso 21 agosto, che ha reintrodotto in classe l’educazione civica.E una pronuncia è attesa l’11 settembre.
    Nelle quattro pagine di indicazioni, il Miur conferma che le 33 ore annue sono all’«interno dei quadri orari ordinamentali vigenti»; e suggerire poi di prevedere, nell’ambito del piano annuale delle attività, «momenti di programmazione interdisciplinare», anche per individuare le modalità di coordinamento attribuite al docente designato dal dirigente scolastico. Le scuole del secondo ciclo dovranno affidare l’educazione civica ai docenti abilitati nelle discipline giuridiche ed economiche, se presenti nell’organico dell’autonomia (l’insegnamento dovrà comunque essere trasversale).
    L’educazione civica avrà un voto espresso in decimi dal docente coordinatore.
    Tutto ciò ammesso che il Cspi dia parere favorevole e che il nuovo governo non decida di disfare quanto fatto da quello precedente.


    Edscuola
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  3. #3
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    Educazione civica e sviluppo sostenibile all’esame di maturità


    L’Educazione civica (di certo connessa allo sviluppo sostenibile) sarà anche materia d’esame nella scuola del secondo ciclo (VAI AL CORSO SULL’ARGOMENTO). Si legge infatti nelle Faq ministeriali relative all’esame di maturità: “L’insegnamento dell’educazione civica è, di per sé, trasversale, e gli argomenti trattati, con riferimento alle singole discipline, risultano inclusi nel documento del 15 maggio, sul quale si basa il colloquio; pertanto, non ci sarà un commissario (interno o esterno) specifico.”
    Peraltro le Linee Guida per l’insegnamento dell’Educazione Civica emanate con il D.M. 35 del 22 giugno 2020 danno indicazioni circa la revisione dei curricoli di istituto per integrarli con i nuclei tematici dell’insegnamento dell’Educazione Civica individuati dalla legge 92 del 20 agosto 2019. Questo anno scolastico in corso, infatti, 2020/2021, è il primo dei tre previsti dal Ministero dell’Istruzione, in cui in via sperimentale viene introdotto nel curricolo d’Istituto l’insegnamento trasversale di Educazione Civica.
    Quali nuclei tematici?
    Recitano le Linee guida: “I nuclei tematici dell’insegnamento, e cioè quei contenuti ritenuti essenziali per realizzare le finalità indicate nella Legge, sono già impliciti negli epistemi delle discipline. Per fare solo alcuni esempi, l’educazione ambientale, sviluppo ecosostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari” e la stessa Agenda 2030, cui fa 2 riferimento l’articolo 3, trovano una naturale interconnessione con le Scienze naturali e con la Geografia.”
    Dunque, come progettare dei percorsi tematici legati all’educazione ambientale, allo sviluppo ecosostenibile, alla tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari che includano i traguardi formativi previsti per l’Educazione civica e le competenze di Scienze Naturali in riferimento al PECUP?


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  4. #4
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    Slitta l’avvio dell’educazione civica


    L’educazione civica non partirà ora, neppure nella veste di sperimentazione nazionale. Forse, ma risorse permettendo, da gennaio 2020 si avvierà una seria programmazione. In ogni caso, l’introduzione ufficiale dell’educazione civica scatterà da settembre 2020, come previsto dalla legge.
    Il parere del Cspi
    Ieri il Cspi, l’organo tecnico consultivo del Miur, ha espresso parere negativo sul decreto firmato in fretta e furia dal precedente ministro dell’Istruzione per avviare, già a settembre, in via sperimentale a livello nazionale, il nuovo “insegnamento”. Il disco rosso acceso dal Cspi all’unanimità è spiegato dalla difficoltà a partire già quest’anno, visto che «la programmazione della didattica è già in corso e introdurre ad anno scolastico iniziato una nuova materia, per ben 33 ore, metterebbe in difficoltà le scuole».
    Il commento di Fioramonti
    «Sentirò a breve associazioni di dirigenti, docenti e studenti per discutere con loro della possibilità di avviare una seria programmazione a partire da gennaio 2020 (con tanto di fondi aggiuntivi in Legge di Bilancio), per fare quello che il precedente ministro non aveva fatto, cioè preparare in modo efficace le scuole nell’ottica dell’introduzione dell’Educazione civica nel settembre 2020, come previsto dalla legge», sono le parole del neo titolare del Miur, Lorenzo Fioramonti.
    La vicenda
    La legge sull’introduzione dell’educazione civica era stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 21 agosto scorso ed è entrata in vigore il 5 settembre. Il nuovo insegnamento doveva essere attivato a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore del provvedimento, ovvero non prima del 2020/2021. Ma Marco Bussetti aveva disposto con un decreto una partenza in fase sperimentale già da quest’anno. Partenza che però il Cspi ieri ha oggi bocciato. «È evidente – si legge ancora nell’articolato parere del Cspi – che si tratta di un provvedimento che risponde ad una esigenza molto sentita nella opinione pubblica, anche se la legge, nell’intento di seguire queste attese, presenta non poche difficoltà tecniche di applicazione. Questa sperimentazione, sia pure ad adesione volontaria – si legge in un altro passaggio – non è praticabile (in questo anno scolastico) in quanto comporta una serie di adempimenti sul piano organizzativo e didattico di difficile attuazione e tale da compromettere la qualità ed il significato della sperimentazione stessa. Risulterebbe sicuramente sconvolto il curricolo e il piano di attività, già predisposto per l’anno scolastico 2019/20. È necessaria poi una riflessione aggiuntiva sulla compatibilità temporale fra la permanenza della legge che ha introdotto “Cittadinanza e Costituzione” e l’introduzione della sperimentazione».
    Le reazioni
    Concordano con la decisione del Cspi i sindacati. Per Maddalena Gissi (Cisl Scuola), non ci sono «i tempi, né le risorse umane ed economiche per introdurre già da quest’anno l’educazione civica». La vicepresidente del Cspi, Annamaria Santoro, esponente della Fp Cgil, giudica “un pò surreale il fatto che le sperimentazioni sono volontarie, partono dal basso; questa sarebbe diventata una introduzione forzata per legge, una forzatura per anticipare i tempi di una legge che ne ha previsti altri». Ma il deputato della Lega, Massimiliano Capitanio, primo firmatario della legge, dice: «Il parere del Cspi era prevedibile ma sono certo che il nuovo ministro dell’Istruzione non tradirà la volontà del Parlamento».


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    Educazione civica, parte il progetto “La Costituzione… aperta a tutti”


    Parte il 25 gennaio prossimo, con il primo appuntamento dalle ore 10, la III edizione del progetto La Costituzione… aperta a tutti. L’iniziativa, ideata nel 2018 dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre, nasce dall’esigenza di introdurre ragazze e ragazzi a un tema tanto importante con un metodo nuovo.
    Si tratta di un ciclo di incontri che ha lo scopo di accompagnare studentesse e studenti delle scuole secondarie di II grado nella scoperta e nell’approfondimento della nostra Costituzione e dei suoi valori fondamentali.
    Il percorso formativo inizia con l’ascolto di lezioni di Maestri del diritto, che illustrano il significato di parole chiave della nostra Carta fondamentale. Si prosegue con approfondimenti e dibattiti sull’attualità della Costituzione con docenti più giovani, con l’obiettibo di ridurre la distanza generazionale tra docente e discenti, con una formula che favorisce una partecipazione attiva delle ragazze e dei ragazzi, facilitando l’assimilazione di concetti giuridici a volte particolarmente complessi.
    Negli incontri svolti con tali modalità, le domande sono in genere più frequenti e gli interventi sono caratterizzati da maggiore spontaneità.
    La situazione di emergenza sanitaria impone per questo anno scolastico di utilizzare la modalità a distanza. È dunque possibile seguire il convegno di presentazione del progetto su YouTube a questo link bit.ly/costituzioneapertaatutti.


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    Quest’anno resta «Cittadinanza e Costituzione», da settembre 2020 arriva Educazione civica


    La legge che ha reintrodotto nelle scuole di ogni ordine e grado del sistema nazionale di istruzione l’insegnamento trasversale dell’Educazione civica, è entrata in vigore il 5 settembre 2019. Pertanto, «sulla base di quanto disposto dall’articolo 2 della citata legge, l’insegnamento dell’educazione civica è istituito a partire dall’anno scolastico 2020/2021».
    La nota del Miur
    A chiarirlo è una nota del Miur, che ha ricordato come il Cspi, chiamato a pronunciarsi sulla proposta di avviare una sperimentazione nazionale già dal corrente anno scolastico, abbia espresso parere negativo in data 11 settembre 2019. Il neo ministro Fioramonti, come noto, ha accolto il parere del Cspi e, pertanto, ha ritenuto di non dare seguito alla sperimentazione per l’anno scolastico in corso.
    Conseguentemente, e per il solo anno scolastico 2019/2020, nelle scuole di ogni ordine e grado continuerà ad essere impartito l’insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione», di cui alla legge 30 ottobre 2008, n. 169, e continueranno ad essere applicati l’articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, relativo
    alla valutazione di tale insegnamento, e il successivo articolo 17, comma 10, concernente il colloquio nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione.
    Il confronto con presidi, docenti, studenti
    Al fine di preparare in modo adeguato ed efficace l’introduzione dell’educazione civica nei percorsi scolastici di ogni ordine e grado a partire da settembre 2020, ha aggiunto il Miur, si costituirà a breve un comitato tecnico scientifico per la redazione delle Linee guida previste dall’articolo 3 della legge 92/2019, svolgendo un’attività di consultazione degli stakeholders, e avvierà le opportune attività di accompagnamento per le scuole.


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    Ennesimo tentativo di invalidare l’insegnamento scolastico dell’Educazione Civica


    L’UCIIM, Unione Cattolica Italiana Insegnanti, Dirigenti, Educatori, Formatori, evidenzia e segnala
    l’ennesimo tentativo di invalidare l’insegnamento scolastico dell’Educazione Civica, appena reintrodotto
    negli ordinamenti scolastici dalla legge n.92 del 20 agosto 2019.
    Nella recente nota ministeriale prot. n.37638 del 30.11.21 della Direzione Generale del personale
    scolastico, con oggetto: Formazione docenti in servizio a. s. 21-22- Assegnazione delle risorse finanziarie e
    progettazione delle iniziative formative- fra le priorità nazionali per la formazione dei docenti, elencate nel
    par. 4, non è più citata l’Educazione civica.
    Omissione grave, a parere di questa Associazione, che non può essere assolutamente colmata dal
    “Piano Nazionale Rigenerazione Scuola” che rappresenta solo uno dei tre nuclei tematici di cui
    l’insegnamento si compone, per volontà del Parlamento italiano esplicitata nel testo della legge citata.
    Riteniamo pertanto, di dover richiamare alla memoria dei vertici politici ed amministrativi del
    Ministero dell’Istruzione, il contesto normativo vigente.
    La legge n.92, oltre ad aver introdotto l’insegnamento scolastico dell’educazione civica nel primo e
    secondo ciclo di istruzione ha anche previsto, nell’art.6, che nell’ambito delle risorse dedicate alla
    formazione, una quota pari a 4 milioni di euro annui, a decorrere dall’anno 2020, fosse destinata alla
    formazione dei docenti sulle tematiche afferenti l’insegnamento trasversale dell’educazione civica.
    Lo stesso articolo continua col precisare che il Piano nazionale della formazione dei docenti di cui all’art.1
    c.124 della legge n.107/2015, deve essere aggiornato di conseguenza, facendo entrare così, a pieno titolo,
    l’Educazione civica nel novero delle priorità nazionali da affidare agli UU.SS.RR. per il successivo
    coordinamento delle Scuole polo per la formazione.
    Inoltre giova ricordare che il D.M. n.35 del 22.6.20, che ha approvato le Linee Guida previste dalla legge n.92
    nell’art.3, ha anche previsto, su precisa richiesta del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione, una
    sperimentazione triennale sugli “Obiettivi specifici di apprendimento” da raggiungere per ciascun periodo
    didattico in cui sono scanditi i cicli scolastici, obiettivi che mancano nelle Linee Guida e che sono essenziali
    come standard di riferimento per la valutazione del profitto delle studentesse e studenti.
    Tener fede alle suddette prescrizioni consentirebbe al Ministero di espletare agevolmente, all’esito
    della sperimentazione triennale, tanto la relazione alle Camere sullo stato di attuazione della legge, come
    prevede l’art.11 della legge stessa, quanto la implementazione dei profili finali di ciascun ciclo scolastico
    riportati negli All.ti B) e C) del D.M. n.35.
    Ma evidentemente, è sempre di grande attualità la citazione dantesca “Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”
    L’UCIIM non può accettare che ancora una volta nella storia della Scuola italiana, si metta in ombra
    un insegnamento che ritiene fondamentale per aiutare i giovani ad orientarsi nella complessità e globalità
    della società attuale resa ancora più indecifrabile dalla pluralità e contraddittorietà dei messaggi mediatici
    che tengono in ostaggio il mondo della comunicazione.
    L’UCIIM non può smentire l’eredità culturale ed etica lasciata dal suo fondatore Gesualdo Nosengo
    che è stato un convinto sostenitore, accanto al compianto statista On. le Aldo Moro, dell’insegnamento
    dell’Educazione civica nella Scuola, tradizione ripresa efficacemente nelle sue numerose pubblicazioni dal
    prof. Luciano Corradini, Presidente emerito di questa Associazione.
    Anche per l’attuale struttura organizzativa di questa Associazione, che mi onoro di rappresentare,
    l’educazione civica costituisce uno dei capisaldi della missione ucimina.

    Rosalba Candela
    Presidente Nazionale




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    Educazione civica, a settembre parte la sperimentazione


    Costituzione, sviluppo sostenibile e cittadinanza digitale. Sono questi i tre nuclei tematici fondamentali intorno ai quali i docenti dovranno tessere l’ordito disciplinare dell’educazione civica. L’introduzione della nuova materia, che sarà insegnata per un’ora la settimana (33 annuali) nelle forme previste dalla legge 20 agosto 2019, n. 92, partirà dal prossimo anno. E il ministero dell’istruzione ha predisposto le linee guida e il decreto di attuazione.
    I provvedimenti hanno acquisito un sostanziale via libera dal Consiglio superiore della pubblica istruzione il 18 giugno scorso. L’amministrazione, quindi, dovrebbe provvedere a breve alla pubblicazione. Il ministero dell’istruzione aveva previsto, inizialmente, che la nuova materia avrebbe dovuto fare il suo ingresso già da quest’anno nelle aule scolastiche. Ma il Cspi aveva espresso un parere negativo e l’amministrazione, con la nota 1830 del 12 settembre 2019, aveva ritenuto di raccogliere le perplessità avanzate dal parlamentino dell’istruzione e di rimandare il tutto al prossimo anno. Le linee guida e il nuovo decreto prevedono che per il 2020/2021 e il 2021/2022 saranno direttamente le scuole a definire il curriculo indicando traguardi di competenza, i risultati di apprendimento e obiettivi specifici di apprendimento. Dal 2020, invece, ci penserà il ministero.
    In buona sostanza, dunque, il prossimo biennio sarà utilizzato per la sperimentazione e poi l’amministrazione farà la sintesi e tutto andrà a regime. In ogni caso la nuova veste dell’educazione civica sarà quella di una disciplina trasversale, che assumerà «la valenza di matrice valoriale trasversale che va coniugata con le discipline di studio». I contenuti dell’educazione civica individuati dal legislatore, a cui dovranno fare riferimento i docenti, sono indicati nell’articolo 3 della legge 92/19 : a) Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale; b) Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; c) educazione alla cittadinanza digitale; d) elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro; e) educazione ambientale; f) educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; g) educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; h) formazione di base in materia di protezione civile. Il dispositivo, dunque, rende cogente e imperativo l’insegnamento di una lunga serie di contenuti e il perseguimento di obiettivi e competenze a cui gli insegnanti dovranno fare riferimento ai fini del relativo processo didattico-apprenditivo. Ma non individua una figura specifica a cui affidare tale nuovo insegnamento, salvo un riferimento espresso al docente di discipline giuridiche, se presente nell’organico dell’istituzione scolastica di riferimento. L’educazione civica, dunque, viene qualificata come insegnamento fungibile, da affidare di volta in volta a docenti diversi. A nulla rilevando la specificità del posto o della cattedra di titolarità dei docenti assegnatari. E viene prevista l’individuazione di un insegnante all’interno della classe cui affidare ruoli di coordinamento, al quale spetterà anche il compito di formulare «la proposta di voto espresso in decimi, acquisendo elementi conoscitivi dai docenti a cui è affidato l’insegnamento dell’educazione civica».
    La nuova disciplina, infatti, viene qualificata alla stregua di trasversale. Ma in ogni caso, a tale nuovo insegnamento è destinata un’ora di lezione settimanale e un monte annuale di 33 ore da sottrarre al monte ore delle altre discipline senza prevedere un ampliamento del monte ore complessivo. Nulla è dovuto a titolo di retribuzione ai docenti che insegneranno la nuova disciplina. Mentre, per il solo ruolo di coordinatore, il testo di legge prevede la possibilità di individuare una qualche forma di retribuzione a livello di contrattazione integrativa di istituto, sempre però all’interno della capienza ordinaria del fondo dell’istituzione scolastica. Ed è proprio la mancanza di una qualche forma di retribuzione per i docenti, che dovranno occuparsi della nuova disciplina, uno dei punti deboli della nuova legge.
    Se da un lato il legislatore non prevede l’aumento delle ore di insegnamento in senso stretto, dall’altro lato non tiene conto della modifica unilaterale della quantità e della qualità della prestazione derivante dalla necessità, in capo ai docenti a tal fine individuati, di provvedere alla preparazione delle relative lezioni. Conseguentemente, i docenti assegnatari dell’insegnamento dell’educazione civica dovranno necessariamente sottoporsi a un percorso di studio e formazione individuale su una disciplina estranea alla loro materia di insegnamento.


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    Interdisciplinarietà: cos’è, metodologia e pratica



    L’educazione civica ha riproposto, sul tavolo pedagogico e metodologico, il tema dell’interdisciplinarità considerata e analizzata nei suoi aspetti più propriamente didattici. Ciò nonostante crediamo sia il caso di porre all’attenzione dei docenti alcune considerazioni di carattere generale sulla tesi dell’unità del sapere sia sotto quello che consideriamo l’aspetto oggettivo che sotto quello, non di minore importanza, che è denominiamo aspetto soggettivo.
    L’interdisciplinarietà come realtà totale
    Sotto l’aspetto oggettivo non esistono dubbi sul fatto che l’interdisciplinarietà non è altro che una realtà totale alla quale si può fare riferimento come oggetto possibile di tutti i vari punti di vista parziali o settoriali dell’educazione disciplinare e delle educazioni. D’altronde esiste una unità soggettiva del sapere, essendo tutte le varie scienze niente altro che il prodotto di una unica attività dell’intelletto umano. La scienza è una creazione dell’intelletto umano, con le sue libere invenzioni di idee e di concetti. Le teorie fisiche tentano di costruire una rappresentazione della realtà e di determinare i legami con il vasto mondo delle impressioni sensibili. È evidente, però, che la realtà creata dalla scienza attuale è molto diversa dalla realtà disegnata dalla scienza del passato. Sono pertanto notevolmente aumentati i punti di vista disciplinari che hanno studiato i molteplici aspetti della realtà in maniera sempre più analitica. Nella ricerca scientifica, tuttavia, accanto alla sempre più accentuata diffusione dei settori specialistici, è emersa contemporaneamente l’esigenza di comunicare e di integrare i diversi campi del sapere al fine di avere una visione unitaria e comprensiva dei problemi analizzati dai molteplici punti di vista specialistici.
    Il gruppo interdisciplinare
    Un gruppo interdisciplinare è composto da persone che hanno competenze culturali diverse e che si uniscono per risolvere problemi complessi. Ma solo se si è pienamente consapevoli che nessuna scienza può considerarsi l’unico punto di vista della realtà, perché nessuna scienza riesce a ricomporre la realtà in termini di conoscenza totale, si può essere disponibili ad un discorso di natura interdisciplinare. L’interdisciplinarità, dunque, presuppone la disciplinarietà e si fonda proprio sul sicuro possesso delle discipline e della loro specifica struttura. Analogamente, nella scuola, il problema dell’interdisciplinarità nasce dalla esigenza di superare la tradizionale separazione tra le discipline, che non comunicando tra di loro ed ignorandosi a volte reciprocamente, contribuiscono a frantumare quel mondo e quella realtà che la mente in sviluppo intende conoscere, comprendere, interpretare nella sua interezza.
    L’interdisciplinarietà
    Sul piano dell’apprendimento, cioè, l’interdisciplinarità si pone come esigenza di ricomporre in senso comprensivo ed intersettoriale i contenuti di apprendimento e di esperienza dell’alunno. L’apprendimento, poi, che viene favorito dalle motivazioni, non avviene per semplice giustapposizione di elementi nuovi ad elementi vecchi, ma per ristrutturazione degli stessi.
    La definizione di interdisciplinarietà
    Cerchiamo ora di vedere più da vicino che cosa si intende per interdisciplinarità e soprattutto quali strategie sono possibili per praticare un insegnamento di tipo interdisciplinare in rapporto ai diversi momenti e contenuti culturali dell’attività scolastica. Etimologicamente, interdisciplinarità sta a significare, in senso lato, relazione tra più discipline.
    La disciplina
    Nel linguaggio scolastico corrente il termine disciplina viene spesso utilizzato come sinonimo di materia che si riferisce invece soprattutto ai contenuti disciplinari, al prodotto finale e alle conclusioni a cui arrivano i processi di indagine che sono alla base della ricerca scientifica.
    La multidisciplinarietà
    Con il termine multidisciplinarità si intende la presenza simultanea di più discipline, di cui però non vengono esplicitate le reciproche relazioni.
    La pluridisciplinarietà
    Per pluridisciplinarità si suole intendere la giustapposizione di discipline diverse, poste generalmente le une accanto alle altre in modo da evidenziare le relazioni esistenti tra di esse. A questo livello si perseguono obiettivi multipli e tra le discipline si ha cooperazione ma non coordinazione. Lo studio di un argomento dal punto di vista delle diverse discipline è un esempio di pluridisciplinarità,
    L’interazione tra discipline
    Per interdisciplinarità si suole intendere l’interazione esistente tra due o più discipline.
    Tale reciprocità può constare in una semplice comunicazione di idee, nel riconoscimento di relazioni tra strutture disciplinari, nella vicendevole integrazione dei concetti fondamentali, nella programmazione comune della ricerca e dei metodi didattici. Nelle attività di tipo interdisciplinare che si svolgono nella scuola si statuisce una vera e propria coordinazione e collaborazione tra gli insegnanti che lavorano in compresenza intorno ad un progetto comune. Così intesa, l’interdisciplinarità vera e propria, in campo scolastico, si identifica in un metodo di lavoro collegiale, sia da parte degli allievi che degli insegnanti, che può esplicarsi in ricerche di notevole impegno per il raggiungimento di un medesimo obiettivo.
    Metodologie didattiche
    Ci si serve, in questo viaggio, di metodologie didattiche che propongono nuclei tematici di sviluppo verso cui convergono le diverse discipline e che forniscono il punto di riferimento unificante della ricerca didattica. Metodologie didattiche che trovano riscontro nelle teorie strutturalistiche che tendono a ritrovare strutture analoghe in settori disciplinari diversi. In questi casi, l’interdisciplinarità viene intesa come ricerca delle strutture logiche delle varie perfezionamenti del sapere, che possono corrispondere o non con le discipline.
    Sul piano della prassi
    Sul piano pratico, si può iniziare con il ricercare argomenti comuni a più discipline, partendo da problemi di cognizione legati agli interessi, ai bisogni e alle esperienze degli alunni ovvero stimolati dagli stessi insegnanti. Scrive Anna Marra Barone in “interdisciplinarita’. Convergenza dei saperi sull’uomo e per l’uomo” che “sul piano operativo, ai fini della progettazione di una ipotesi di lavoro interdisciplinare, si possono prevedere, in linea generale, i seguenti momenti:

    • Esplicitazione, a livello di consiglio di classe, di obiettivi di apprendimento comuni a tutte le discipline (obiettivi trasversali), in relazione alla situazione socio-culturale della classe.
    • Formulazione, da parte di ciascun docente, degli obiettivi specifici disciplinari in funzione degli obiettivi comuni già individuati e scelta condivisa dei mezzi, dei criteri e degli strumenti di valutazione.
    • Individuazione dei collegamenti interdisciplinari e selezione delle possibili attività curricolari ed extracurricolari.
    • Formulazione di ipotesi operative e individuazione delle compresenze.
    • Previsione di incontri interdisciplinari di verifica e valutazione con calendarizzazione degli incontri operativi collegiali necessari alla progettazione-attuazione-valutazione del progetto interdisciplinare.


    Nel caso in cui siano previsti, in un progetto interdisciplinare, interventi di esperti esterni, il Consiglio di classe, nella sua collegialità, per quanto riguarda i percorsi programmati:

    • condivide il percorso del modulo progettato dall’esperto;
    • individua i criteri da adottare per valutare i singoli alunni;
    • valuta l’esperienza fatta da ogni singolo alunno e la ricaduta del percorso sul curricolo dello stesso;
    • indica le modalità con le quali i docenti intendono continuare l’esperienza complessiva vissuta dal ragazzo per trasformarla in abilità e competenze durature;
    • programma l’apprendimento/approfondimento di argomenti correlati al modulo e alle attività realizzate.







    Orizzontescuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



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