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Discussione: Educazione civica 4.0

  1. #1
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    Predefinito Educazione civica 4.0

    vivere bene con gli altri anche in rete

    Safer Internet Day 2017
    In occasione della 14ª Giornata mondiale della sicurezza in rete, Fondazione Mondo Digitale e Microsoft Italia, con il patrocinio dell’Assessorato Roma Semplice e in collaborazione con De Agostini Scuola, promuovono l’evento “Educazione civica 4.0: vivere bene con gli altri anche in Rete”, una giornata di confronto per riflettere su rischi e opportunità offerti dalla rete. L’appuntamento è per il 7 febbraio alle 10 in Campidoglio. Intervengono l’assessora a Roma Semplice, Flavia Marzano, e l’assessora alla Persona, Scuola e Comunità solidale, Laura Baldassarre.
    Come insegnare a ragazze e ragazzi a distinguere informazioni vere e fonti affidabili da bufale e fake? Quali sono gli strumenti più efficaci per prevenire o contrastare fenomeni come cyberbullismo e sexting? Come si educa a convivere con gli altri anche in Rete?
    Sono chiamati a rispondere a queste domande esperti, operatori, decisori, genitori che si confronteranno con docenti e studenti in Campidoglio martedì prossimo, 7 febbraio alle 10, nel corso dell’evento “Educazione civica 4.0: vivere bene con gli altri anche in Rete”, promosso da Fondazione Mondo Digitale e Microsoft Italia, con il patrocinio dell’Assessorato Roma Semplice e in collaborazione con De Agostini Scuola, in occasione del Safer Internet Day. L’obiettivo è ragionare soprattutto sulle opportunità offerte dalla rete per costruire un nuovo ecosistema per l’educazione e la formazione basato sulla cittadinanza 4.0, attiva, responsabile e inclusiva.
    Intervengono: Flavia Marzano, assessora Roma Semplice, Mirta Michilli, direttore generale della Fondazione Mondo Digitale, Carlo Rinaldi, Digital & Social Marketing Leader di Microsoft Italia, Massimo Bruno, vice questore aggiunto della Polizia di Stato del Dipartimento Polizia Postale Lazio, Alberto Pellai, autore per De Agostini del libro “Tutto troppo presto”.
    In platea oltre 250 studenti, tra cui i protagonisti del progetto Sonet-Bull, promosso dalla Fondazione Mondo Digitale, che testimonieranno la loro esperienza nella realizzazione di una policy per contrastare il fenomeno del bullismo e cyberbullismo a scuola. Conclude la mattinata di confronto Laura Baldassarre, assessora alla Persona, Scuola e Comunità solidale di Roma Capitale.

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  2. #2
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    Sviluppo sostenibile grazie ai percorsi di cittadinanza a scuola


    I percorsi di cittadinanza attiva risultano fondamentali per la scuola di oggi. Bullismo, atti valdalici, razzismo sono le maggiori piaghe della società contemporanea.
    I percorsi di cittadinanza sono temi che la scuola, in quanto istituzione, ha il dovere di promuovere fra i banchi. Si può certamente parlare di una emergenza alla cittadinanza attiva.
    Tuttavia, educare alla cittadinanza, vuol dire anche volgere lo sguardo verso il rispetto dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile, temi molto importanti in chiave futura, che proprio per questo motivo bisogna necessariamente far conoscere agli studenti, che rappresentano il futuro.
    Non mancano i percorsi multidisciplinari da proporre in classe, anzi, da tempo sono diffusi nelle scuole. E senza dubbio, un ottimo ausilio per gli insegnanti è quello del digitale, veicolo estremamente familiare agli alunni, sin dalla scuola primaria.
    Le idee, a tal proposito non mancano. Infatti per radicare nei più piccoli i concetti di ambiente e sostenibilità si può far ricorso alle fiabe classiche, racconti di un mondo tipicamente naturale, bucolico e contadino e metterlo a confronti con le vicende contemporanee, come l’imprenditoria senza scrupoli, l’inquinamento, l’emergenza rifiuti.
    Un modo percorso tematico cronologico, finalizzato a far riflettere i ragazzi sulle profonde trasformazioni che l’uomo ha prodotto nel tempo sull’ambiente e contestualmente, promuovere negli alunni l’adozione consapevole di comportamenti sostenibili.



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  3. #3
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    Educazione civica, da settembre si cambia: nessun docente in più verrà assunto per insegnarla




    Via libera da parte del Parlamento all’introduzione dell’educazione civica. In realtà, però, si tratta di un ritorno.
    Ecco cosa si prevede: ci sarà un’ora di insegnamento a settimana, 33 ore in tutto dal primo all’ultimo giorno di scuola. Si tratta, però, di una riforma a costo zero senza assunzioni e ore aggiuntive.
    L’educazione civica ritorna, dunque, sui banchi di scuola, ma fu introdotta, per la prima volta da Aldo Moro, allora ministro dell’Istruzione, nel 1958. Tornerà ad essere studiata, ma non ci saranno posti di lavoro in più.
    Nuova materia, stessi docenti. In questo momento l’insegnamento dell’educazione civica sarà impartito da quegli insegnanti dedicati inseriti all’interno dell’organico dell’autonomia. Sarà il preside dell’istituzione scolastico a definire chi farà cosa.
    Si deciderà anche come articolare il percorso dell’insegnamento della materia che potrà essere svolto anche in maniera laboratoriale. Alle superiori, comunque, verrà data priorità ai docenti di diritto, sempre all’interno dell’organico già presente.
    Introduzione dell’insegnamento dell’educazione civica
    Leggi il testo approvato dal Senato
    Si prevede, a decorrere dal 1° settembre dell’anno scolastico successivo alla data di entrata in vigore della legge, l’introduzione dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, per un numero di ore annue non inferiore a 33 (corrispondente a 1 ora a settimana), da svolgersi nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti, e l’avvio di iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile nella scuola dell’infanzia.
    L’insegnamento sostituisce quello di Cittadinanza e Costituzione, introdotto dal D.L. 137/2008 (art. 1-L. 169/2008).
    Nelle scuole del primo ciclo, l’insegnamento è affidato in contitolarità a docenti. Nelle scuole del secondo ciclo le scuole utilizzano l’organico dell’autonomia e, più nello specifico, ove disponibili, i docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche.
    Per ciascuna classe è individuato un docente coordinatore che ha, tra l’altro, il compito di formulare la proposta di voto, acquisendo elementi conoscitivi dagli altri docenti a cui è affidato il medesimo insegnamento.
    Il dirigente scolastico verifica la piena attuazione e la coerenza con il Piano triennale dell’offerta formativa (PTOF).
    Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sono definite Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica, che individuano obiettivi specifici di apprendimento, con riferimento a: Costituzione italiana; istituzioni nazionali, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale; Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; educazione alla cittadinanza digitale, anche per valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti e per essere consapevoli di come le tecnologie digitali possono influire sul benessere psicofisico e sull’inclusione sociale, con particolare riferimento ai comportamenti riconducibili a bullismo e cyberbullismo; elementi fondamentali di diritto, con particolare riferimento al diritto del lavoro; educazione ambientale, sviluppo ecosostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; formazione di base in materia di protezione civile. Sono altresì promosse l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva.
    In particolare, la conoscenza della Costituzione rientra tra le competenze di cittadinanza che gli studenti di ogni percorso di istruzione e formazione devono conseguire, avvicinandosi ai contenuti della Carta costituzionale già a partire dalla scuola dell’infanzia. Al fine di promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale, sono altresì attivate iniziative per lo studio degli statuti delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale. Inoltre, al fine di promuovere la cittadinanza attiva, possono essere attivate iniziative per lo studio dei diritti e degli istituti di partecipazione a livello statale e territoriale.
    L’insegnamento dell’educazione civica è integrato con esperienze extra-scolastiche con altri soggetti istituzionali, del volontariato o del terzo settore, con particolare riguardo a quelli impegnati nella promozione della cittadinanza attiva.



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  4. #4
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    Ed. Civica, docenti saranno formati. Aggiornamento Piano nazionale formazione




    L’introduzione dell’educazione civica come materia con voto autonomo, come riferito, è ormai legge. Rimane da capire come poterla introdurre già dall’a.s. 2019/2020
    Vediamo in questa scheda cosa prevede la legge in merito alla formazione dei docenti, ricordando dapprima le ore da destinare all’insegnamento e i docenti che se ne occuperanno.
    Ed. civica: monte ore e docenti interessati
    L’insegnamento trasversale dell’educazione civica è attivato nella scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado.
    All’insegnamento vanno destinate 33 ore annuali, da svolgersi nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti, senza dunque nessun incremento orario. La legge prevede che, per il raggiungimento delle 33 ore annue, è possibile utilizzare la quota di autonomia utile per modificare il curricolo.
    Nelle scuole del primo ciclo (primaria e secondaria di primo grado) l’insegnamento dell’educazione civica è affidato, anche in contitolarità, a docenti sulla base del curricolo di istituto, utilizzando l’organico dell’autonomia.
    Nelle scuole secondarie di secondo grado l’insegnamento è affidato ai docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, ove disponibili nell’ambito dell’organico dell’autonomia.
    Per ciascuna classe, tra i docenti cui è affidato il “nuovo”insegnamento, è individuato un coordinatore che, tra i suoi compiti, ha quello di formulare la proposta di voto in decimi, acquisendo elementi conoscitivi dagli altri docenti interessati dall’insegnamento.
    Formazione docenti
    Sono previste apposite attività di formazione per i docenti e, conseguentemente, un aggiornamento del Piano Nazionale di Formazione, al fine di farvi rientrare le attività sulle tematiche relative all’insegnamento dell’educazione civica.
    Alle attività formative è destinata quota parte delle risorse stanziate dall’articolo 1, comma 125, della legge 107/2015 per l’attuazione del Piano medesimo.
    Al fine di ottimizzare l’impiego delle risorse e armonizzare gli adempimenti relativi alla formazione dei docenti, le scuole effettuano una ricognizione dei propri bisogni formativi e possono promuovere accordi di rete nonché, in conformità al principio di sussidiarietà orizzontale, specifici accordi in ambito territoriale.



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    Educazione civica, Bussetti: «Martedì firmo il decreto per evitare il rinvio»


    Soluzione in vista per l’educazione civica. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti assicura che il lieto fine è dietro l’angolo: il Miur sta lavorando a un decreto ad hoc per evitare che il nuovo insegnamento (33 ore l’anno – con tanto di voto in pagella – su ambiente e Costituzione, cittadinanza digitale e mafia, diritto alla salute, bullismo e cyberbullismo) slitti di un anno a causa del ritardo nella pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale. «Martedì – ha detto Bussetti parlando al meeting di Rimini – penso che firmerò un decreto proprio perché si riesca ad aggiustare da un punto di vista amministrativo, oltre che procedurale, affinché entri in vigore dall’anno scolastico prossimo». Come riportato dal Corriere nei giorni scorsi, il testo del provvedimento sull’educazione civica approvato in via definitiva dal Senato lo scorso primo agosto prevedeva che il nuovo insegnamento fosse istituito «a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge» e di conseguenza – poiché le leggi entrano in vigore 15 giorni dopo la loro pubblicazione – che legge fosse pubblicata al massimo venerdì 16 agosto. Mentre la legge è uscita in Gazzetta solo mercoledì 21 agosto. Il provvedimento di cui parla Bussetti dovrebbe servire a vincolare la sua entrata in vigore invece che all’inizio dell’anno scolastico all’effettiva riapertura delle scuole: in quasi tutte le regioni infatti la prima campanella suonerà nella settimana che si apre con lunedì 9 settembre (solo la provincia di Bolzano comincia prima, il 5, e cioè proprio 15 giorni dopo l’entrata in vigore della legge).
    «Salva-precari» in bilico
    Permane invece grande incertezza sul fronte del cosiddetto decreto salva-precari approvato lo scorso 6 agosto «salvo intese». Il provvedimento – volto a istituire un concorso ad hoc per i supplenti con più di 36 mesi di servizio nelle scuole statali e parallelamente un percorso abilitante speciale aperto anche a chi ha prestato servizio nelle scuole paritarie, era stato promosso dalla Lega assecondando i sindacati ma aveva incontrato forti obiezioni da parte dei grillini che lo avevano bollato come l’ennesima sanatoria a scapito del merito. Il ministro leghista invece, ancora oggi, lo ha difeso. «Mi auguro – ha detto – che sia possibile sciogliere le riserve in questi giorni, siamo ancora in tempo per pubblicarlo sulla Gazzetta Ufficiale». «Soprattutto – ha proseguito Bussetti – non era solo rivolto ai precari ma era anche una proroga di graduatorie del concorso 2016 che permetterà a tanti altri docenti di entrare in ruolo, conteneva anche la revisione per quanto riguardava la tariffa per il trasporto pubblico dei nostri studenti. Era un decreto importante, necessario, che era richiesto, condiviso con tutte le forze di organizzazione sindacali. Noi abbiamo lavorato in questi mesi e spero tanto che si riesca a sbloccare».


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    Pasticcio educazione civica: si parte a settembre ma «in via sperimentale»




    E’ pronto il provvedimento che dovrebbe risolvere il pasticcio sull’educazione civica, la nuova disciplina con tanto di voto introdotta in tutti gli ordini di scuola con una legge appena pubblicata e che rischiava di dover essere rimandata all’anno scolastico 2020/2021. Poiché il testo non entrerà in vigore prima del 1 settembre, ma soltanto il 6, a causa di un ritardo nella pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, è la legge stessa a prevedere che si applichi a partire dal successivo anno scolastico per non mettere in difficoltà le scuole nell’organizzazione delle lezioni.
    La sperimentazione obbligatoria
    Per accelerare l’applicazione il ministro Bussetti, come aveva annunciato, trasformerà questo primo anno di applicazione in una sperimentazione obbligatoria nazionale. Per farlo è necessario un decreto che è stato già inviato al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (il Cspi, che è organo consultivo del MIUR). Una volta ottenuto il parere del Cspi, si potrà partire con la programmazione della nuova disciplina



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  7. #7
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    L’educazione civica avrà un voto


    Le 33 ore di educazione civica, che l’esecutivo uscente punta a far debuttare quest’anno come «sperimentazione nazionale» nelle scuole del primo e secondo ciclo, vanno declinate nel piano triennale dell’offerta formativa; e si dovrà valorizzare la conoscenza della Costituzione, «da approfondire in base all’età degli alunni».
    La nuova materia è un insegnamento «che compete a tutto il gruppo docente» (e quindi va sviluppata in modo coerente nel curriculo) e coinvolge più ambiti disciplinari: ad esempio, educazione ambientale, sviluppo sostenibile e la stessa Agenda 2030 «trovano naturale interconnesione con le scienze naturali e la geografia», mentre educazione alla legalità e al contrasto della mafie «si innerva» con gli elementi fondamentali del diritto, ma anche con gli ambiti storico, filosofico e letterario.
    Al Cspi, il consiglio superiore della pubblica istruzione, oltre al decreto firmato da Marco Bussetti per avviare la sperimentazione, sono arrivate anche le linee guida alle scuole per attuare la nuova legge, pubblicata in Gazzetta ufficiale lo scorso 21 agosto, che ha reintrodotto in classe l’educazione civica.E una pronuncia è attesa l’11 settembre.
    Nelle quattro pagine di indicazioni, il Miur conferma che le 33 ore annue sono all’«interno dei quadri orari ordinamentali vigenti»; e suggerire poi di prevedere, nell’ambito del piano annuale delle attività, «momenti di programmazione interdisciplinare», anche per individuare le modalità di coordinamento attribuite al docente designato dal dirigente scolastico. Le scuole del secondo ciclo dovranno affidare l’educazione civica ai docenti abilitati nelle discipline giuridiche ed economiche, se presenti nell’organico dell’autonomia (l’insegnamento dovrà comunque essere trasversale).
    L’educazione civica avrà un voto espresso in decimi dal docente coordinatore.
    Tutto ciò ammesso che il Cspi dia parere favorevole e che il nuovo governo non decida di disfare quanto fatto da quello precedente.


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    Slitta l’avvio dell’educazione civica


    L’educazione civica non partirà ora, neppure nella veste di sperimentazione nazionale. Forse, ma risorse permettendo, da gennaio 2020 si avvierà una seria programmazione. In ogni caso, l’introduzione ufficiale dell’educazione civica scatterà da settembre 2020, come previsto dalla legge.
    Il parere del Cspi
    Ieri il Cspi, l’organo tecnico consultivo del Miur, ha espresso parere negativo sul decreto firmato in fretta e furia dal precedente ministro dell’Istruzione per avviare, già a settembre, in via sperimentale a livello nazionale, il nuovo “insegnamento”. Il disco rosso acceso dal Cspi all’unanimità è spiegato dalla difficoltà a partire già quest’anno, visto che «la programmazione della didattica è già in corso e introdurre ad anno scolastico iniziato una nuova materia, per ben 33 ore, metterebbe in difficoltà le scuole».
    Il commento di Fioramonti
    «Sentirò a breve associazioni di dirigenti, docenti e studenti per discutere con loro della possibilità di avviare una seria programmazione a partire da gennaio 2020 (con tanto di fondi aggiuntivi in Legge di Bilancio), per fare quello che il precedente ministro non aveva fatto, cioè preparare in modo efficace le scuole nell’ottica dell’introduzione dell’Educazione civica nel settembre 2020, come previsto dalla legge», sono le parole del neo titolare del Miur, Lorenzo Fioramonti.
    La vicenda
    La legge sull’introduzione dell’educazione civica era stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 21 agosto scorso ed è entrata in vigore il 5 settembre. Il nuovo insegnamento doveva essere attivato a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore del provvedimento, ovvero non prima del 2020/2021. Ma Marco Bussetti aveva disposto con un decreto una partenza in fase sperimentale già da quest’anno. Partenza che però il Cspi ieri ha oggi bocciato. «È evidente – si legge ancora nell’articolato parere del Cspi – che si tratta di un provvedimento che risponde ad una esigenza molto sentita nella opinione pubblica, anche se la legge, nell’intento di seguire queste attese, presenta non poche difficoltà tecniche di applicazione. Questa sperimentazione, sia pure ad adesione volontaria – si legge in un altro passaggio – non è praticabile (in questo anno scolastico) in quanto comporta una serie di adempimenti sul piano organizzativo e didattico di difficile attuazione e tale da compromettere la qualità ed il significato della sperimentazione stessa. Risulterebbe sicuramente sconvolto il curricolo e il piano di attività, già predisposto per l’anno scolastico 2019/20. È necessaria poi una riflessione aggiuntiva sulla compatibilità temporale fra la permanenza della legge che ha introdotto “Cittadinanza e Costituzione” e l’introduzione della sperimentazione».
    Le reazioni
    Concordano con la decisione del Cspi i sindacati. Per Maddalena Gissi (Cisl Scuola), non ci sono «i tempi, né le risorse umane ed economiche per introdurre già da quest’anno l’educazione civica». La vicepresidente del Cspi, Annamaria Santoro, esponente della Fp Cgil, giudica “un pò surreale il fatto che le sperimentazioni sono volontarie, partono dal basso; questa sarebbe diventata una introduzione forzata per legge, una forzatura per anticipare i tempi di una legge che ne ha previsti altri». Ma il deputato della Lega, Massimiliano Capitanio, primo firmatario della legge, dice: «Il parere del Cspi era prevedibile ma sono certo che il nuovo ministro dell’Istruzione non tradirà la volontà del Parlamento».


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    Quest’anno resta «Cittadinanza e Costituzione», da settembre 2020 arriva Educazione civica


    La legge che ha reintrodotto nelle scuole di ogni ordine e grado del sistema nazionale di istruzione l’insegnamento trasversale dell’Educazione civica, è entrata in vigore il 5 settembre 2019. Pertanto, «sulla base di quanto disposto dall’articolo 2 della citata legge, l’insegnamento dell’educazione civica è istituito a partire dall’anno scolastico 2020/2021».
    La nota del Miur
    A chiarirlo è una nota del Miur, che ha ricordato come il Cspi, chiamato a pronunciarsi sulla proposta di avviare una sperimentazione nazionale già dal corrente anno scolastico, abbia espresso parere negativo in data 11 settembre 2019. Il neo ministro Fioramonti, come noto, ha accolto il parere del Cspi e, pertanto, ha ritenuto di non dare seguito alla sperimentazione per l’anno scolastico in corso.
    Conseguentemente, e per il solo anno scolastico 2019/2020, nelle scuole di ogni ordine e grado continuerà ad essere impartito l’insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione», di cui alla legge 30 ottobre 2008, n. 169, e continueranno ad essere applicati l’articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, relativo
    alla valutazione di tale insegnamento, e il successivo articolo 17, comma 10, concernente il colloquio nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione.
    Il confronto con presidi, docenti, studenti
    Al fine di preparare in modo adeguato ed efficace l’introduzione dell’educazione civica nei percorsi scolastici di ogni ordine e grado a partire da settembre 2020, ha aggiunto il Miur, si costituirà a breve un comitato tecnico scientifico per la redazione delle Linee guida previste dall’articolo 3 della legge 92/2019, svolgendo un’attività di consultazione degli stakeholders, e avvierà le opportune attività di accompagnamento per le scuole.


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    Educazione civica, a settembre parte la sperimentazione


    Costituzione, sviluppo sostenibile e cittadinanza digitale. Sono questi i tre nuclei tematici fondamentali intorno ai quali i docenti dovranno tessere l’ordito disciplinare dell’educazione civica. L’introduzione della nuova materia, che sarà insegnata per un’ora la settimana (33 annuali) nelle forme previste dalla legge 20 agosto 2019, n. 92, partirà dal prossimo anno. E il ministero dell’istruzione ha predisposto le linee guida e il decreto di attuazione.
    I provvedimenti hanno acquisito un sostanziale via libera dal Consiglio superiore della pubblica istruzione il 18 giugno scorso. L’amministrazione, quindi, dovrebbe provvedere a breve alla pubblicazione. Il ministero dell’istruzione aveva previsto, inizialmente, che la nuova materia avrebbe dovuto fare il suo ingresso già da quest’anno nelle aule scolastiche. Ma il Cspi aveva espresso un parere negativo e l’amministrazione, con la nota 1830 del 12 settembre 2019, aveva ritenuto di raccogliere le perplessità avanzate dal parlamentino dell’istruzione e di rimandare il tutto al prossimo anno. Le linee guida e il nuovo decreto prevedono che per il 2020/2021 e il 2021/2022 saranno direttamente le scuole a definire il curriculo indicando traguardi di competenza, i risultati di apprendimento e obiettivi specifici di apprendimento. Dal 2020, invece, ci penserà il ministero.
    In buona sostanza, dunque, il prossimo biennio sarà utilizzato per la sperimentazione e poi l’amministrazione farà la sintesi e tutto andrà a regime. In ogni caso la nuova veste dell’educazione civica sarà quella di una disciplina trasversale, che assumerà «la valenza di matrice valoriale trasversale che va coniugata con le discipline di studio». I contenuti dell’educazione civica individuati dal legislatore, a cui dovranno fare riferimento i docenti, sono indicati nell’articolo 3 della legge 92/19 : a) Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale; b) Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; c) educazione alla cittadinanza digitale; d) elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro; e) educazione ambientale; f) educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; g) educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; h) formazione di base in materia di protezione civile. Il dispositivo, dunque, rende cogente e imperativo l’insegnamento di una lunga serie di contenuti e il perseguimento di obiettivi e competenze a cui gli insegnanti dovranno fare riferimento ai fini del relativo processo didattico-apprenditivo. Ma non individua una figura specifica a cui affidare tale nuovo insegnamento, salvo un riferimento espresso al docente di discipline giuridiche, se presente nell’organico dell’istituzione scolastica di riferimento. L’educazione civica, dunque, viene qualificata come insegnamento fungibile, da affidare di volta in volta a docenti diversi. A nulla rilevando la specificità del posto o della cattedra di titolarità dei docenti assegnatari. E viene prevista l’individuazione di un insegnante all’interno della classe cui affidare ruoli di coordinamento, al quale spetterà anche il compito di formulare «la proposta di voto espresso in decimi, acquisendo elementi conoscitivi dai docenti a cui è affidato l’insegnamento dell’educazione civica».
    La nuova disciplina, infatti, viene qualificata alla stregua di trasversale. Ma in ogni caso, a tale nuovo insegnamento è destinata un’ora di lezione settimanale e un monte annuale di 33 ore da sottrarre al monte ore delle altre discipline senza prevedere un ampliamento del monte ore complessivo. Nulla è dovuto a titolo di retribuzione ai docenti che insegneranno la nuova disciplina. Mentre, per il solo ruolo di coordinatore, il testo di legge prevede la possibilità di individuare una qualche forma di retribuzione a livello di contrattazione integrativa di istituto, sempre però all’interno della capienza ordinaria del fondo dell’istituzione scolastica. Ed è proprio la mancanza di una qualche forma di retribuzione per i docenti, che dovranno occuparsi della nuova disciplina, uno dei punti deboli della nuova legge.
    Se da un lato il legislatore non prevede l’aumento delle ore di insegnamento in senso stretto, dall’altro lato non tiene conto della modifica unilaterale della quantità e della qualità della prestazione derivante dalla necessità, in capo ai docenti a tal fine individuati, di provvedere alla preparazione delle relative lezioni. Conseguentemente, i docenti assegnatari dell’insegnamento dell’educazione civica dovranno necessariamente sottoporsi a un percorso di studio e formazione individuale su una disciplina estranea alla loro materia di insegnamento.


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