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Discussione: Anche il Lazio per l’obbligo della vaccinazione. Lorenzin: lo facciano tutte le Regioni

  1. #11
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    Obbligo vaccini, il testo del decreto: cosa fa la scuola, cosa il dirigente. Disposizioni transitorie

    Il decreto legge n. 73 del 7 giugno 2017 ha introdotto l’obbligo di vaccinazione per i minori da 0 a 16 anni, affidando dei compiti di vigilanza, controllo e segnalazione alle istituzioni scolastiche.
    Le vaccinazioni rese obbligatorie, da effettuare secondo il “Calendario vaccinale”, sono 12: anti-poliomielitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti-Haemophilus influenzae tipo b; anti-meningococcica B; anti-meningococcica C; anti-morbillo; anti-rosolia; anti-parotite; anti-varicella.
    Sono esonerati dall’obbligo summenzionato i minori che si siano immunizzati contraendo naturalmente la malattia o quelli per i quali la vaccinazione costituisce un serio pericolo in relazione a precise condizioni cliniche. L’avvenuta immunizzazione deve essere comprovata dalla notifica del medico curante, mentre le specifiche condizioni cliniche vanno attestate da un medico di medicina generale o da un pediatra di libera scelta.
    COSA FA LA SCUOLA
    Vediamo quali sono i compiti affidati alle Scuole (statali e paritarie) in relazione all’obbligo succitato, ricordando che i medesimi compiti sono stati affidati anche ai servizi educativi per l’infanzia, ai centri di formazione professionale regionale e alle scuole private non paritarie.
    Le vaccinazioni obbligatorie costituiscono requisito d’accesso agli asilo nido e alle scuole dell’infanzia, per cui i bambini non vaccinati non possono essere iscritti.
    Per gli alunni, invece, della scuola primaria e secondaria l’obbligo vaccinale non costituisce requisito d’accesso (quindi vanno iscritti), ma ai genitori sono applicate sanzioni pecuniarie seguite eventualmente dalla segnalazione al tribunale dei minori.
    Al momento dell’iscrizione, il Dirigente scolastico deve chiedere ai genitori o ai tutori la documentazione attestante una delle seguenti condizioni:

    • l’avvenuta vaccinazione;
    • l’esonero (per chi si è immunizzato naturalmente);
    • l’omissione o il differimento (per chi si trova in particolari condizioni cliniche);
    • la presentazione della richiesta di vaccinazione all’azienda sanitaria locale territorialmente competente (che deve provvedere alla vaccinazione entro la fine dell’anno scolastico).

    La documentazione, comprovante una delle sopra riportate condizioni, deve essere presentata dai genitori entro il termine di scadenza per le iscrizioni (stabilito annualmente tramite apposita circolare).
    La documentazione può essere sostituita da una dichiarazione resa ai sensi del DPR n. 445/2000 e va, in tal caso, presentata (la documentazione) entro il 10 luglio di ciascun anno.
    Il dirigente scolastico, nel caso in cui i genitori non presentino la documentazione o l’autodichiarazione entro i termini previsti annualmente per le iscrizioni, segnala il caso all’azienda sanitaria locale. La segnalazione va fatta entro i 10 giorni successivi al predetto termine.
    Il dirigente scolastico, inoltre, deve inserire gli alunni, che non possono vaccinarsi per un particolare stato clinico (per cui non possono essere vaccinati o differiscono), in classi di soli minori vaccinati o immunizzati. Nel decreto leggiamo che il predetto inserimento avviene non tassativamente ma “di norma”.
    Il dirigente scolastico, entro il 31 ottobre di ogni anno, comunica all’ASL le classi in cui sono presenti più di due alunni non vaccinati.
    In sintesi, la scuola:
    1) chiede ai genitori la documentazione comprovante l’avvenuta vaccinazione ( o una delle condizioni sopra riportate);
    2) segnala all’ASL, in caso di inadempienza, i genitori che non hanno assolto all’obbligo previsto;
    3) inserisci i bambini, che non possono vaccinarsi, in classi di alunni tutti vaccinati o immunizzati;
    3) comunica all’ASL le classi con più di due alunni non vaccinati.
    DISPOSIZIONI TRANSITORIE
    Per l’anno scolastico 2017/18, il decreto delinea una fase transitoria, per cui la documentazione comprovante l’avvenuta vaccinazione o la dichiarazione o l’esonero, l’omissione o il differimento va presentata entro il 10 settembre 2017.
    Chi presenta la dichiarazione sostitutiva della documentazione, deve presentare quest’ultima entro il 10 marzo 2018.
    SANZIONI
    L’ASL, ricevuta la segnalazione da parte della scuola, qualora non si sia già attivata, indica ai genitori inadempienti il termine entro cui devono provvedere alle vaccinazioni. Se i genitori non rispettano quanto prescritto dall’ASL vanno incontro ad una sanzione pecuniaria che va da un minimo di 500 a un massimo di 7500 euro; trascorsi i termini indicati, inoltre, l’ASL segnala l’inadempimento dell’obbligo vaccinale al Tribunale per i Minorenni per gli eventuali adempimenti di competenza.


    orizzontescuola
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  2. #12
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    Saranno le Asl a definire il piano di recupero per i non vaccinati



    Saranno le Asl a definire e gestire i calendari per garantire a tutti i bambini la nuova e più ampia protezione contro dodici malattie, come previsto dal recente decreto legge varato dal governo. Ciò significa che dovranno individuare i minori (fino a 17 anni non compiuti) che non sono stati vaccinati del tutto o lo sono stati solo parzialmente.
    Fino al 18 giugno, data di entrata in vigore del Dl 73/2017, erano obbligatorie solo quattro vaccinazioni: contro l’epatite B, il tetano, la poliomelite e la difterite. Ora sono state aggiunte quelle contro pertosse, hemophilus b, meningococco B e C, morbillo, rosolia, parotite e varicella.
    Mentre i nati da quest’anno in poi dovranno farle tutte, per quelli nati dal 2001 le vaccinazioni aggiuntive rispetto alle quattro obbligatorie variano in base all’età: i nati dal 2001 al 2011 dovranno farne altre cinque, quelli dal 2012 al 2016 altre sei (sempre che alcune non obbligatorie ma raccomandate in passato siano già state fatte). Il “piano di recupero”, come precisato nella circolare del ministero della Salute pubblicata ieri, sarà definito tenendo conto dell’età, dei vaccini già somministrati, delle dosi necessarie, delle incompatibilità e della possibilità di effettuare più vaccinazioni nella stessa data.
    I genitori o i tutori dei minorenni saranno contattati dalle Asl per iniziare il ciclo di vaccinazioni. In caso di mancata risposta, verrà spedita una raccomandata con ricevuta di ritorno, con l’invito a un colloquio e se non si presenteranno o, al termine dell’incontro, i genitori non daranno il consenso alle vaccinazioni potranno essere sanzionati per un importo variabile da 500 a 7.500 euro, e successivamente potranno essere segnalati alla procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni.
    Saranno esentati dalla vaccinazione solo i bambini con adeguata documentazione medica attestante un correlato rischio per la salute oppure quelli che sono già immunizzati a seguito di malattia. Quest’ultima situazione può essere attestata o tramite un test che dimostra la presenza di anticorpi della malattia pregressa oppure con una copia della notifica di malattia infettiva effettuata alla Asl dal medico che l’ha diagnosticata.
    Per quanto riguarda la scuola, la documentazione sulle vaccinazioni, eseguite o no, dovrà essere presentata, al momento dell’iscrizione. Le vaccinazioni, però, sono requisito di accesso solo per le scuole dell’infanzia, anche se gli altri gradi di istruzione dovranno comunque richiederle. Per l’anno scolastico 2017-2018 la scadenza è il 10 settembre, dato che le iscrizioni sono già state effettuate. In mancanza della documentazione necessaria, potrà essere fornita una autocertificazione, ma entro il 10 marzo 2018 dovranno comunque essere consegnati i documenti previsti.
    Per favorire la campagna di vaccinazione, dal 14 giugno il ministero della Salute attiverà il numero di telefono 1500, raggiungibile dalle 10 alle 16 dal lunedì al venerdì, a cui si potranno chiedere informazioni sui nuovi obblighi.


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  3. #13
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    Vaccini, prime stime: 7 milioni di certificati, 800mila minori da vaccinare e 150mln di euro per le dosi in più



    Oltre 7 milioni di certificati di vaccinazione che saranno richiesti da bambini e giovani «regolarmente vaccinati». Sette-ottocentomila soggetti non vaccinati e quindi da sottoporrea profilassi, pena richiami e sanzioni. Centinaia di operatori sanitari dedicati al recupero degli inadempienti. Circa 150 milioni di euro per acquistare i vaccini necessari. Queste le prime cifre messe in fila dai tecnici delle Regioni e presentate alla riunione con ministero dell’Istruzione e Salute, richiesta dagli assessori per limare le criticità rilevate del decreto legge del governo sull’obbligo vaccinale.
    La proposta delle Regioni
    L’obiettivo è più che concreto: si tenta in ogni modo di arginare il rischio di pasticci organizzativi e l’ombra dello scaricabarile che incombe sulle famiglie, chiamate ad autocertificare o a dimostrare di essere in regola. L’idea delle Regioni è di definire al più presto – in una circolare organizzativa – una procedura snella che sgravi i genitori: spetterebbe alle scuole – propongono i tecnici regionali alle ministre Valeria Fedeli e Beatrice Lorenzin – inviare alle Asl gli elenchi dei propri iscritti. Su questa base, ogni singola azienda sanitaria procederebbe alla verifica: a spuntare i nomi dei bambini e dei ragazzi “in regola” e a contattare gli “inadempienti”. Si eviterebbe così uno stress inutile a nuclei familiari e servizi vaccinali, focalizzando l’attenzione su quel 10% circa che sia calcola sia in ritardoCifre che partono dalla stima del 10% dei “disobbedienti” sul morbillo: considerando che il decreto riguarda 15 generazioni e che ogni anno nascono in Italia circa 500mila bambini, si arriverebbe
    Le stime
    Le stime presentate dagli assessori a Miur e Salute partono dal 10% dei “non vaccinati” per il morbillo. Considerando i 500mila bambini che ogni anno nascono in Italia, che in 15 generazioni arrivano a 7,5 milioni di minori chiamati dal decreto Lorenzin a dimostrare di essere in regola, il recupero sul 10% dato per assunto porterebbe alla cifra di circa 7-800mila “under 16 da vaccinare”. Un numero certamente più gestibile dei milioni attesi, che implicherebbe – garantiscono i tecnici – uno sforzo immane e ingiustificato per la collettività. Certo è che la proposta delle Regioni parte da un presupposto: che le Asl siano in grado di ricostruire gli elenchi delle vaccinazioni fatte – o mancanti – ai propri iscritti. Situazione non scontta, se si pensa che anche per le politiche vaccinali l’Italia si presenta “a macchia di leopardo”. Asl e Regioni che già dispongono di anagrafi vaccinali, altre che ricorrono ancora ai faldoni. Ma non se ne esce: con numeri moltiplicati all’intera popolazione “papabile”, l’impegno sarebbe forse insostenibile. Il tutto, nell’anno di avvio del nuovo Piano nazionale vaccini, che sta mettendo alla prova servizi gravati da carenze di personale e difficoltà organizzative. Ciliegina sulla torta, scrivo i tecnici regionali in allerta, «i procedimenti amministrativi che saranno avviati in seguito alla segnalazione di mancato assolvimento degli obblighi e il contenzioso legale che ne deriverà».
    I problemi sul tappeto
    Attivazione delle procedure per il mancato adempimento. Certificazioni e attestazioni della prenotazione, applicazione delle sanzioni, comunicazione da concordare con le Regioni. Questi i nodi da «minimizzare», avvisano le Regioni, mettendo in fila la loro proposta, nella bozza presentata a Miur e Salute:
    1. Contenimento delle certificazioni . Sarebbe auspicabile ridurre al minimo la necessità di acquisire ed emettere dichiarazioni e certificazioni sullo stato vaccinale dei soggetti
    2. Avvio graduale delle procedure di invito . Per ovviare all’impatto organizzativo e alle carenze informative si potrebbe pianificare (in modo univoco su tutto il territorio nazionale) la partenza graduale degli inviti alla vaccinazione dei soggetti inadempienti iniziando dalle classi di età e dai vaccini che comportano i rischi sanitari più elevati
    3. Armonizzazione della comunicazione . Per minimizzare i disagi alle famiglie e alle organizzazioni coinvolte sarebbe indispensabile il raccordo tra le iniziative di comunicazione organizzate dai Ministeri e i responsabili della sanità regionale
    4. Standardizzazione degli interventi . Per facilitare l’organizzazione delle azioni di recupero e per ridurre il possibile contenzioso legale si ritiene opportuno che l’interpretazione dei vari aspetti applicativi del Decreto avvenga in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. A tal fine si suggerisce l’organizzazione di un gruppo di coordinamento permanente in cui siano adeguatamente rappresentate le varie organizzazioni e istituzioni coinvolte.
    Le «incongruenze»
    I riflettori dei tecnici regionali guardano anche ai contenuti del decreto, in termini di profilassi obbligatorie. Controllo di malattie infettive previste da programmi internazionali di eradicazione; vaccinazioni finalizzate a eliminare malattie infettive circolanti sul territorio nazionale; vaccinazioni mirate a proteggere gli individui da infezioni che costituiscono un rischio epidemiologico attuale; profilassi volte a proteggere gli individui da infezioni che costituiscono un rischio epidemiologico solo potenziale. Troppe, in un solo decreto legge, affermano le Regioni. Che scrivono: «L’introduzione indiscriminata della obbligatorietà per questi diversi scopi non appare immediatamente e coerentemente giustificabile. Soprattutto non appare possibile attribuire a tutte queste diverse patologie uno stato di “emergenza sanitaria” tale da richiedere l’adozione di misure preventive di tipo coercitivo». Ma sotto la lente è anche «l’incompletezza e l’incoerenza delle vaccinazioni indicate». Come l’antipneumococco – che non è stato inserito e Lorenzin ha già auspicato sia recuperato dall’ter di conversione del Dl in legge – o come l’antiHIb, reso obbligatorio pure per soggetti di età superiore a 5 anni e privi di fattori di rischio, «che – si legge ancora nel draft delle Regioni – non trova alcuna indicazione in letteratura»



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  4. #14
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    Vaccini obbligatori, Lorenzin fa un passo indietro: obbligatori solo 10




    Saranno 10, ormai sembra essere una mediazione definitiva, le vaccinazioni obbligatorie per l’iscrizione dei figli a scuola.
    Ecco l’elenco: anti-poliomielitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti-Haemophilus influenzae tipo b; anti-morbillo; anti-rosolia; anti-parotite; anti-varicella.
    Restano fuori le quattro profilassi relative al meningococco B, al meningococco C, allo pneumococco e al rotavirus.
    La Lorenzin, Ministro della Salute, ha specificato che il testo del Decreto non era intoccabile e che era “ronta a qualsiasi tipo di cambiamento e miglioramento del provvedimento per quanto riguardava gli aspetti politici. Sugli aspetti tecnici non posso fare una mediazione politica, sugli aspetti tecnici sono le autorità sanitarie che mi devono dire se si può fare o non si può fare”.



    orizzontescuola
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  5. #15
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    Vaccini obbligatori: confermati 10, multe fino a 3.500 euro. Scompare segnalazione tribunale dei minori





    Modifiche definitive quelle sulle vaccinazioni obbligatorie raggiunte ieri grazie ai voti del PD e di Forza Italia in Commissione Sanità.
    I vaccini obbligatori per bambini e ragazzi da 0 a 16 anni scendono da 12 a 10: anti poliomielitica; anti difterica; anti tetanica; anti epatite B; anti pertosse; anti Haemophilus influenzae tipo b; anti morbillo; anti rosolia; anti-parotite; anti varicella.
    Il nuovo articolo 1 prevede che altre quattro vaccinazioni – anti meningococco B e C, anti pneumococco e anti rotavirus – siano ad offerta attiva e gratuita, ma non obbligatori.
    Inoltre, per i genitori che si rifiuteranno di vaccinare i propri figli, la multa massima scende da 7.500 euro a 3.500. Il minimo è di 500 euro. L’entità sarà decisa in base ai vaccini non somministrati.
    Infine, scompare la segnalazione dei genitori al tribunale dei minori in caso di diniego sui vaccini.



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  6. #16
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    Vaccini obbligatori anche per gli insegnanti?


    Potrebbe essere clamorosa, se confermata, la notizia secondo cui, l’obbligo di vaccino a scuola sarebbe anche per i docenti.
    Sul sito Ultimora.news, viene riportato infatti, il post della senatrice Maria Mussini, in cui si fa riferimento ad un emendamento fino ad oggi nascosto, secondo cui tutti gli operatori socio-sanitari, sanitari e scolastici dovranno presentare la documentazione dell’avvenuta vaccinazione o l’immunizzazione naturale dalla malattia.
    Ciò comporterebbe che anche il personale scolastico che non è in regola con il piano nazionale di vaccinazioni potrebbero essere obbligati a sottoporsi alle infusioni.

    Ecco il testo dell’emendamento come riportato in foto:
    A partire dal 1 Gennaio 2018, gli operatori sanitari, socio-sanitari e gli operatori scolastici presentano, con riguardo alle vaccinazioni obbligatorie di cui l’articolo 1, la documentazione attestante l’avvenuta vaccinazione ovvero l’immunizzazione a seguito di malattia naturale, ovvero l’esonero per accertato pericolo di salute, o la formale richiesta di vaccinazione presentata all’Azienda Sanitaria territorialmente competente.
    Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, promuovono, con riferimento ai soggetti di cui il comma 1, l’adesione alle vaccinazioni; sono comunque fatte salve le disposizioni di cui all’articolo 279 del decreto legislativo del 9 aprile 2008, numero 81 e successive modifiche.
    Risulta un po’ a tutti strana questa notizia, ma sicuramente nelle prossime ore si potrebbe sapere di più.
    Se così fosse confermato, le domande dei docenti sarebbero: Chi dovrà vaccinarsi? Come si può presentare documentazioni di vaccini effettuati da decenni?
    Staremo a vedere come andrà l’iter parlamentare


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  7. #17
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    Controlli sui certificati vaccinali: li faranno i docenti, pagati con i soldi della didattica?

    Prosegue, con non poche incertezze e colpi di scena, l’esame del decreto sulle vaccinazioni obbligatorie.
    Nel pomeriggio di mercoledì 12 luglio nell’aula del Senato continuerà il dibattito mentre su diversi emendamenti stanno emergendo problemi di non poco conto.
    Abbiamo già riferito in merito all’obbligo dei vaccini per i docenti segnalando che la Commissione Bilancio ha espresso parere negativo perchè mancherebbe la copertura finanziaria (evidentemente chi aveva proposto la norma non aveva calcolato che anche un piccolo costo unitario va sempre moltiplicato per un milione, tanti quanti sono i docenti che prestano servizio nelle scuole italiane).
    Ma sta emergendo pure una “grana” sull’emendamento della senatrice Puglisi che prevede che il dirigente scolastico possa assegnare ad un suo collaboratore l’incarico di occuparsi del controllo delle certificazioni presentate dalle famiglie o di quelle mancanti.
    Nelle scuole affidate in reggenza il docente incaricato potrà ottenere l’esonero dall’insegnamento. I costi (11 milioni e mezzo per il 2017 e 23 per il 2018) verrebbero coperti riducendo gli stanziamenti della legge 440/97 che serve normalmente a finanziare la le attività di ampliamento dell’offerto formativa.

    In merito ha preso posizione la senatrice del Gruppo Misto Maria Mussini: “È già pronta una mia modifica al testo proprio per correggere tale stortura ed evitare che le risorse del Fondo, già destinate alla scuola, vengano dirottate su impegni di cui il Governo avrebbe dovuto coerentemente farsi carico con stanziamenti ad hoc”.
    “La verità – prosegue Mussini – è che con questo escamotage si cerca di colmare la voragine innescata dai meccanismi di risparmio attuati ormai da anni nella scuola, a cominciare proprio dall’insufficienza di dirigenti e dalla sottrazione del denaro che sarebbe necessario per ripagare tutto il tempo che ai docenti italiani, già i peggio pagati nell’Ue, viene chiesto per svolgere le mille diverse incombenze caricate sulla loro schiena”.
    Peraltro va anche detto che la cifra prevista dall’emendamento Puglisi non sembra affatto congrua in quanto consentirebbe l’esonero di non più di 1.300 docenti mentre per il 2017/2018 si calcolano già poco meno di 2mila istituzioni scolastiche prive di dirigenti.
    «1-bis. Al fine di assicurare gli adempimenti previsti al comma 1, nelle more dell’espletamento del primo corso concorso bandito ai sensi dell’articolo 29 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in ciascuna istituzione scolastica di dimensioni superiori ai limiti di cui all’articolo 19, comma 5, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, che sia affidata in reggenza, è esonerato dall’insegnamento un docente individuato dal dirigente reggente tra i soggetti di cui all’articolo 1, comma 83, della legge 13 luglio 2015, n. 107. Ai docenti esonerati si applica l’articolo 14, comma 22, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.
    1-ter. All’onere derivante dal comma 1-bis, pari a 11,47 milioni di euro per l’anno 2017 ed a 22,93 milioni di euro per l’anno 2018, si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1 della legge 18 dicembre 1997, n. 440».


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  8. #18
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    Vaccini, sforbiciata alle multe: dai 7.500 euro di cifra massima prevista inizialmente si passa a 500 euro

    Multe ridotte ai minimi per le famiglie “no vax”. Eliminazione della segnalazione dei genitori recalcitranti alla Procura presso il Tribunale per i minori. Più spazio al dialogo, con le aziende sanitarie che – in caso di mancato rispetto dell’obbligo – convocheranno i genitori per «fornire ulteriori informazioni sulle vaccinazioni e sollecitarne l’effettuazione». Il disegno di legge 2856 di conversione del decreto legge 73 – relatrice Patrizia Manassero (Pd) – che istituisce l’obbligo vaccinale a scuola per bambini e ragazzi da zero a sedici anni, ha concluso ieri la sua prima settimana di esame in Aula al Senato. Un avvio lento, cominciato con la bagarre che mercoledì in aula aveva accompagnato l’intervento della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin. Poi, accantonata anche l’ipotesi fiducia, l’esame è partito.
    Drastica la sforbiciata all’impianto sanzionatorio: le multe, che nel testo originario andavano da 500 a 7.500 euro, in base alla gravità dell’inosservanza (una o più mancate vaccinazioni), ora – con una modifica sostenuta da tutti i gruppi parlamentari – oscilleranno in un range tra 100 e 500 euro. Una sanzione che, malgrado le richieste di più senatori di ridurre l’obolo a una cifra meramente simbolica – si è parlato anche di centesimi di euro – è stata mantenuta proprio per giustificare l’obbligatorietà della norma. Che – lo ricordiamo – la legge introduce per gli iscritti ad asili nido, materne e superiori.
    Ma contrariamente a quanto richiesto da più parti, Regioni incluse, l’obbligo non riguarderà gli operatori sanitari e scolastici: la commissione Bilancio del Senato ha respinto, per mancanza di copertura, l’emendamento (inizialmente approvato dalla Igiene e Sanità), presentato in questo senso dai senatori di Forza Italia. I quali, malgrado la riproposizione di più versioni, avallata infine dalla stessa relatrice, si sono visti respingere anche la proposta di poter effettuare le vaccinazioni, affidate a medici coadiuvati da infermieri, nelle farmacie territoriali. Anche qui, l’assenza di copertura – ma pure la Federazione dei medici si era opposta – ha fatto naufragare la modifica al testo.
    Resta accantonato fino a martedì 18 luglio – quando Palazzo Madama riprenderà l’esame degli emendamenti con la prospettiva di votare entro mercoledì 19 luglio gli otto articoli del testo, da inviare alla Camera per la conversione in legge entro la deadline del 6 agosto – il parere della commissione Bilancio sull’emendamento a firma M5S (ma presentato in formulazioni analoghe anche da altri gruppi parlamentari, maggioranza inclusa). Prescrive la produzione di formulazioni “monocomponenti” per i vaccini obbligatori: una modifica appesa innanzitutto all’esito della Relazione tecnica chiesta dalla V commissione alla Ragioneria generale dello Stato e che, se dovesse “passare”, consentirebbe agli individui già immunizzati naturalmente di superare l’obbligo di sottoporsi ai “pacchetti” di somministrazioni oggi disponibili, tetravalenti ed esavalenti.
    Il Senato ha approvato infine – con parere favorevole del Governo e della relatrice – l’emendamento (forzista) che estende il vincolo ai minori stranieri non accompagnati. Saranno sottoposti, come i loro coetanei residenti in Italia, al nuovo pacchetto di dieci profilassi obbligatorie (nel testo d’ingresso erano dodici) – anti poliomielitica, anti difterica, anti tetanica, anti epatite B, anti pertosse, anti Haemophilus influenzae tipo b, anti morbillo, anti rosolia, anti-parotite, anti varicella – e alle quattro vaccinazioni «ad offerta attiva e gratuita», su cui era stata già raggiunta, con accordo by-partisan Pd-Forza Italia, l’intesa in commissione Igiene e Sanità: cioè anti-meningococco B e C, anti pneumococco e anti rotavirus. Sarà il ministero della Salute, entro dieci giorni dalla conversione in legge del decreto e sulla base della verifica dei dati epidemiologici e delle coperture vaccinali ottenute, a dare indicazioni pratiche alle Asl per la chiamata attiva su queste quattro profilassi.
    Infine, vanno ricordate le altre modifiche al decreto, introdotte già in XII commissione: l’istituzione dell’Anagrafe vaccinale nazionale – necessaria ad avere finalmente il polso della situazione su coperture, epidemiologia ed eventuali emergenze – e la negoziazione obbligatoria dei prezzi dei vaccini in capo all’Aifa, l’Agenzia nazionale del farmaco.




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    Decreto vaccini, Istituto superiore sanità: vera presenza di sostanze tossiche, ma non sono pericolose


    L’Istituto Superiore della Sanità ha pubblicato un vademecum con il quale si affrontano quelle che nel documento vengono dette “FakeNews” sui vaccini.

    Si tratta di un documento in 10 punti, un decalogo, che, come si legge nel testo, “fa chiarezza sui falsi miti riportati alla ribalta dalla discussione Parlamentare” relativamente al decreto vaccini.
    Ad esempio, secondo l’Iss è falso sostenere che i vaccini indeboliscono sistema immunitario, infatti, si legge nel documento, “La nostra capacità di rispondere agli antigeni si sviluppa prima ancora della nascita e il sistema immunitario di un neonato è perfettamente capace di rispondere ogni giorno a migliaia di antigeni, molti di più di quelli contenuti nei vaccini”.
    Relativamente alle sostanze tossiche e pericolose contenute nelle fiale dei vaccini (parliamo di: mercurio, formaldeide, alluminio), “quando sono presenti – scrive l’Iss – sono in quantità minime e non pericolos”.
    Falso, secondo l’Istituto un legame tra vaccini ed autismo, così come esistono esami che sono in grado di prevenire i cosiddetti effetti collaterali.
    Falsa, inoltre, sempre secondo l’Iss, l’affermazione secondo cui i bambini sono usati come cavia, nonché che il decreto aumenta il numero di vaccinazioni.
    “Il decreto – scrive l’Iss – non modifica il calendario vaccinale, le immunizzazioni e la scansione temporale restano le stesse. I genitori che negli anni passati hanno fatto fare ai figli sia quelle obbligatorie che le raccomandate al momento del loro ingresso a scuola li avevano protetti dalle 10 malattie previste dalla legge in discussione, e in alcune Regioni anche da altre, ad esempio lo pneumococco”.
    La seconda parte del documento ribadisce invece alcune verità sui vaccini messe in discussione dai detrattori. “E’ vero – si legge ad esempio – che l’attuale riduzione delle coperture vaccinali ha provocato la recrudescenza di alcune malattie come il morbillo, e potrebbe portare al ritorno di patologie ormai assenti dal nostro paese, come la polio o la difterite, ma non ancora debellate dal resto del mondo”.
    Il morbillo, sottolinea il documento, può essere causa di gravi complicanze e danneggiare temporaneamente le difese immunitarie.
    Inoltre, secondo quanto leggiamo nel documento, “La sicurezza dei vaccini è documentata da milioni di dosi somministrate, dalla costante attività di sorveglianza dei possibili eventi avversi e dagli studi di sicurezza che vengono effettuati sia prima dell’autorizzazione che dopo l’immissione in commercio di ogni vaccino – ricorda il testo – La malattia impegna il sistema immunitario molto di più della corrispondente vaccinazione. Inoltre nella composizione dei vaccini attuali gli antigeni presenti sono molti meno rispetto a quelli che venivano somministrati trenta anni fa”.




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    Presidi, un vicario per i vaccini

    Nel decreto legge, oggi all’esame dell’aula del senato, torna il docente-vicedirigente. La figura ripristinata per un anno, in attesa del concorso
    l decreto legge 7 giugno 2017, n. 73 contenente disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, che oggi in prima lettura sarà, salvo imprevisti, convertito in legge dall’aula di palazzo Madama con le integrazioni e le modifiche apportate al testo del decreto nel corso dell’esame da parte delle competenti commissioni e dalla stessa aula, ripristina nella scuola, anche se limitatamente all’anno scolastico 2017/2018, la figura del docente esonerato dall’insegnamento per svolgere attività di collaborazione nello svolgimento delle funzioni organizzative ed amministrative proprie del dirigente scolastico.
    La possibilità di disporre l’esonero dall’insegnamento era prevista dall’art. 459 del decreto legislativo n. 297/1994 e successive modificazioni (art. 3 della legge 350/2003 e art. 19, comma 6, del decreto legge n. 98/2011), articolo che era stato abrogato dall’art. 1, comma 329, della legge n. 190/2014 (legge di Stabilità 2015).
    Con l’abrogazione dell’art. 459 a decorrere dal 1° settembre 2015 la figura del docente vicario esonerato dall’insegnamento non aveva più ragione di essere soprattutto in considerazione dell’attuazione dell’organico dell’autonomia, funzionale all’attività didattica ed educativa nelle istituzioni scolastiche e educative.
    In sua sostituzione l’art. 1 della legge 107/2015, tutt’ora in vigore, dispone che il dirigente scolastico può individuare nell’ambito dell’organico dell’autonomia fino al 10% di docenti che lo coadiuvano in attività di supporto organizzativo e didattico dell’istituzione scolastica senza che da ciò derivino nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. E senza esonero totale dall’insegnamento.
    Il ripristino della figura del docente con esonero voluto dal legislatore viene giustificato dalla necessità di assicurare gli adempimenti previsti per le istituzioni scolastiche in applicazione appunto delle disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale contenute nel decreto legge. Per la giustificazione addotta, il ripristino di tale figura sarebbe, nelle more dell’espletamento del primo concorso a dirigente scolastico da bandire ai sensi dell’art. 29 del decreto legislativo n. 165/2001, non solo limitato all’anno scolastico 2017/2018 ma consentito esclusivamente nelle istituzioni scolastiche di dimensioni superiori ai limiti di cui all’art. 19, comma 5, del decreto legge n. 98/2011 (oltre 600 alunni) attualmente prive di dirigente titolare e pertanto affidate in reggenza e senza che da ciò possano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
    La norma che consente il ripristino della figura del vicario con esonero totale dal servizio di insegnamento precisa, infatti, che all’onere derivante pari a 11,47 milioni di euro per l’anno 2017 e a 22.93 milioni di euro per l’anno 2018 si dovrà provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’art. 1 della legge n. 440/1997, legge che ha istituito il Fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa e per gli interventi perequativi.
    Dubbi sul limite temporale del ripristino del vicario con esonero.
    La limitazione all’anno scolastico 2017/2018 della reintroduzione nell’ordinamento scolastico della figura del docente vicario con esonero non appare del tutto credibile tenuto conto che a tutt’oggi non è ancora stato bandito il concorso a dirigente scolastico necessario per coprire tutte le istituzioni scolastiche che oltre ad essere prive di un dirigente titolare sono di dimensioni superiori ai limiti (attualmente oltre un migliaio). È pertanto ipotizzabile che per il successivo anno scolastico si renderà necessario un nuovo provvedimento legislativo che non solo disponga una proroga ma individui le necessarie coperture degli oneri connessi.



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