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Discussione: L’alternanza scuola-lavoro conquista un istituto superiore su due

  1. #11
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    Predefinito L’alternanza anche per i liceali. Debutta il registro delle imprese

    L’alternanza anche per i liceali. Debutta il registro delle imprese


    Per tecnici e professionali si raddoppia: 400 ore l’anno
    Cento milioni di euro all’anno per l’alternanza scuola-lavoro. Il Miur investe su questi percorsi che, con la riforma della scuola, escono dall’occasionalità e diventano strutturale. L’alternanza, infatti, sarà per tutti gli studenti delle superiori con almeno 400 ore negli istituti tecnici e nei professionali e almeno 200 ore nei licei. E riguarderà anche gli allievi dei percorsi triennali di istruzione e formazione professionale (IeFP) dei centri accreditati dalle regioni. Si partirà con le terze classi del prossimo anno scolastico, garantendo così un’introduzione graduale dei percorsi necessaria sia alle scuole sia alle imprese. Si farà in azienda, ma anche in istituti pubblici e privati, musei, terzo settore, enti attivi nei settori del patrimonio ambientale e di promozione sportiva riconosciuti dal Coni. Si potrà svolgere anche d’estate e all’estero. Sarà predisposta una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza attraverso un decreto del Miur, di concerto con i dicasteri del lavoro e della pubblica amministrazione, sentito il Forum nazionale delle associazioni studentesche che ha già elaborato una propria proposta.
    È previsto che i ragazzi possano esprimere una valutazione sull’efficacia dei percorsi effettuati. Corsi sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro formeranno gli studenti in alternanza. Sarà istituito, dal prossimo anno scolastico, un Registro nazionale dell’alternanza, attivo presso le camere di commercio e in cui saranno visibili enti e imprese disponibili a svolgere questi percorsi, il numero massimo di alunni ammissibili e i periodi dell’anno dedicati all’alternanza. Con il ddl sulla Buona Scuola, appena approvato dal Senato, per la prima volta potranno accedere agli Its, gli istituti tecnici superiori post-diploma, anche i ragazzi dell’IeFP che hanno conseguito il diploma quadriennale o frequentato un anno nell’IeFTS.
    Per rendere coerente la formazione con l’orientamento al futuro, il 30% dei fondi che lo Stato stanzia per gli Its sarà legata agli esiti occupazionali dei loro diplomati. Nonostante l’alto tasso di inserimento nel mondo del lavoro dei loro diplomati, le fondazioni sono bloccate dalla burocrazia. Il ddl semplifica alcune misure così da promuovere questi percorsi: con un decreto del Miur, entro 90 giorni dall’approvazione della riforma della scuola, saranno emanate linee guida a sostegno delle politiche di istruzione e formazione sul territorio e dello sviluppo dell’occupazione giovanile. Queste, tra l’altro, snelliranno lo svolgimento delle prove conclusive dei percorsi. Per il riconoscimento della personalità giuridica da parte del prefetto, doteranno le fondazioni di partecipazione cui fanno capo gli Its di un patrimonio, uniforme in tutta Italia, non inferiore a 50.000 euro, che garantisca la piena realizzazione di un ciclo completo di percorsi. Le fondazioni già esistenti potranno attivare nel territorio provinciale altri percorsi anche in filiere diverse, seguendo l’iter di autorizzazione e purché siano dotate di un patrimonio almeno di 100.000 euro.


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  2. #12
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    Alternanza Scuola-Lavoro: da settembre obbligatoria nei POF



    Con la pubblicazione della legge 107/2015 della Buona Scuola e con il decreto che ha portato al riordino dei contratti l’alternanza scuola-lavoro ne esce decisamente rafforzata.
    L’integrazione della scuola-lavoro viene rafforzata essenzialmente tramite 3 direttrici:

    l’alternanza scuola-lavoro
    sistema duale con apprendistato
    percorso di istruzione verticale con formazione professionale

    Alternanza scuola-lavoro
    L’alternanza, già disciplinata dal Dlgs 77/2015, diventa obbligatoria a partire dal prossimo anno. O meglio le offerte di alternanza scuola-lavoro dovranno essere inserite obbligatoriamente nei Piani dell’offerta formativa dell’istituto.
    L’alternanza potrà

    Essere svolta anche all’estero
    Durante il periodo di sospensione delle attività didattiche
    Con la modalità di impresa formativa simulata

    Per ogni singolo studente dovrà essere previsto un periodo di alternanza a partire dal terzo anno di scuola e per tutti l’ultimo triennio della scuola secondaria di II grado.
    Negli istituti tecnici e professionali dovrà essere di almeno 400 ore, mentre nei licei di almeno 200 ore.
    E’ prevista, inoltre, l’istituzione di una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro e gli studenti potranno esprimere anche la propria valutazione sull’esperienza in azienda e sulla sua reale efficacia. Anche al dirigente scolastico, al termine di ogni anno scolastico, spetterà valutare le strutture in cui l’alternanza si è svolta evidenziando il potenziale formativo e le difficoltà riscontrate nella collaborazione.
    Apprendistato
    Con il riordino dei contratti cambia anche la disciplina dell’apprendistato e tutti i percorsi di studio che si concluderanno con l’acquisizione di un titolo potranno svolgersi presso le istituzioni scolastiche o presso quelle formative in apprendistato e necessitano di un contratto di lavoro e del elativo conseguimento di qualifiche.
    Tutti gli studenti, grazie alla nuova disciplina dell’apprendistato, in possesso del diploma quadriennale IeFP potranno accedere ai percorsi Its, purchè il titolo di studio sia integrato da un percorso di istruzione e formazione tecnica superiore.

    Orizzontescuola
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  3. #13
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    Apprendistato formativo, Lombardia all’avanguardia



    “Regione Lombardia sta adottando da tempo una strategia complessiva di avvicinamento tra scuola e impresa, come, con diverse azioni, dall’impegno nelle reti territoriali, con i poli tecnico professionali, con il rafforzamento degli Istituti Tecnici Superiori, al rapporto sempre più stretto tra politiche della formazione e quelle del lavoro, puntando anche decisamente sull’apprendistato formativo“. Lo ha detto l’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia Valentina Aprea nel corso del suo intervento al convegno intitolato ‘La via italiana al sistema duale’, questa mattina, a Milano.
    Al convegno, organizzato dall’AEF Lombardia (Associazione degli Enti di Formazione Professionale), erano presenti il ministro del Lavoro e Politiche Sociali Giuliano Poletti, e il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, che ha illustrato la sperimentazione, nei recenti provvedimenti legislativi, del nuovo apprendistato e formazione duale, rappresentanti delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil e degli Enti di Formazione.
    “La mia proposta di legge regionale, in discussione in questi giorni in Consiglio regionale – ha sottolineato l’assessore – aggiorna le leggi dell’istruzione e del lavoro portando a regime azioni innovative, a partire dalla previsione di inserire in apprendistato almeno il 5% degli studenti del terzo e quarto anno della IeFP“.


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  4. #14
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    Alternanza scuola-lavoro, Miur e Federmeccanica «a caccia» di 50 istituti tecnici da sostenere



    Arriva al traguardo il progetto “Traineeship” per l’alternanza scuola-lavoro. È stata pubblicata ieri la circolare che dà seguito al protocollo d’intesa sottoscritto un anno fa dal Miur e da Federmeccanica. E che va a caccia di 50 scuole superiori per sperimentare la formazione on the job rafforzata dalla legge 107. Entro il 20 settembre gli istituti tecnici degli indirizzi “Meccanica”, “Meccatronica ed Energia”, “trasporti e logistica (limitatamente a “Costruzione del mezzo”), “Elettronica ed Elettrotecnica”, “Informatica e Telecomunicazioni” e agli istituti professionali dell’indirizzo “Manutenzione e assistenza tecnica” potranno autocandidarsi. Dieci giorni dopo gli Uffici scolastici regionali sceglieranno le candidature migliori.
    Il progetto Traineeship
    Mette a frutto un modello sperimentato con l’Indire. Che punta alla co-progettazione dei percorsi di alternanza, alla formazione congiunta dei docenti tutor, alla sperimentazione di nuove forme organizzative, alla sperimentazione di strumenti di gradimento e di certificazione delle competenze, alla definizione delle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro. Approfittando delle novità introdotta dalla “Buona scuola” il progetto prevede un periodo di alternanza di 400 ore. Così suddivise: 120 al terzo anno, 200 al quarto e 80 al terzo.
    I termini
    Ogni istituto potrà partecipare con quattro classi da individuare tra le terze, le quarte e le quinte. Le candidature andranno presentate tramite posta elettronica certificata (Pec), entro il 20 settembre, agli uffici scolastici regionali. Che dovranno individuare i beneficiari entro il 30 settembre. Ogni regione avrà un numero massimo di istituti da selezionare secondo i parametri
    I criteri
    Ogni Usr dovrà nominare una commissione integrata da un rappresentante di Federmeccanica. Nella scelta delle candidature le commissioni potranno attribuire al massimo 100 punti. Di cui 35 per la presenza radicata sul territorio, 15 per la partecipazione ad altri progetti di alternanza, 35 per la qualità nella progettazione integrata già realizzata e 15 per l’associazione con Its o altre realtà del territorio.


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  5. #15
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    Proroga monitoraggio alternanza scuola-lavoro



    C’è tempo fino al 12 settembre per l’inserimento dei dati riferiti ai percorsi attivati nell’a.s. 2014/2015.
    Lo ha comunicato il Miur con la nota del 4 agosto 2015, con la quale il Miur ha disposto la proroga finalizzata alle seguenti attività:
    inserimento delle informazioni relative agli stage dei suddetti percorsi effettuati anche nei mesi estivi;
    comunicazione del rilascio dell’attestato di frequenza e/o della certificazione (intermedia/finale) delle competenze acquisite dall’alunno, tramite apposita funzione disponibile a partire dal 24 agosto.
    La comunicazione dei dati deve avvenire sul portale SIDI Area Alunni – Gestione Alunni.
    Per quanto riguarda, in particolare, il punto 2, la funzione si attiva mediante il nuovo pulsante “Gestione delle certificazioni” presente nell’area “Gestione Alunni – Alternanza Scuola Lavoro – Percorsi di alternanza scuola lavoro”. Dopo aver selezionato un percorso tra quelli già indicati dalla scuola, viene prospettato l’elenco degli studenti associati a quel percorso, per i quali va indicata la presenza o meno dell’attestato di frequenza e/o della certificazione delle competenze.


    Tecnica della scuola
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  6. #16
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    Si rafforza l’alternanza con il lavoro. In arrivo un «vademecum» per i presidi


    Dai banchi di scuola alle imprese. L’anno scolastico è appena iniziato, e tra le prime novità subito in vigore c’è il rafforzamento dell’alternanza con il lavoro, previsto dalla riforma Renzi-Giannini. La novità riguarda non solo gli studenti degli istituti tecnici e professionali, che in alcuni casi hanno già sperimentato il sistema dell’alternanza, ma anche quelli dei licei per i quali stage, tirocini e didattica in laboratorio sono una vera novità: la legge ha fissato un numero minimo di ore da passare in azienda, almeno 400 per gli iscritti agli istituti tecnici e 200 per quelli che frequentano i licei.
    Il vademecum del Miur
    Per facilitare il lavoro dei presidi il Miur sta per emanare una circolare-vademecum per illustrate passo passo tutte le operazioni e gli adempimenti da fare per far muovere i primi passi agli studenti dentro le imprese.
    Il lavoro nel curriculum scolastico
    L’esperienza di lavoro dovrà essere strettamente legata al percorso formativo dei ragazzi ed entrerà a tutti gli effetti a far parte del loro curriculum scolastico che sarà poi valutato dalla commissione esaminatrice durante l’esame di stato conclusivo del percorso di istruzione secondaria. Per questo motivo le ore di alternanza non dovranno essere svolte solo presso le imprese. Gli studenti potranno scegliere di fare un’esperienza di “lavoro” anche negli ordini professionali, nei musei, negli enti che si occupano di cultura, arte e musica, o addirittura negli enti di promozione sportiva, a patto che siano riconosciuti dal Coni. Per chi, poi, vuole approfondire una lingua straniera, c’è la possibilità di fare un’esperienza di alternanza scuola-lavoro direttamente all’estero.
    Si tratta, quindi, di una vera e propria novità che rivoluziona i rapporti tra mondo della scuola e mondo del lavoro e crea, almeno nelle intenzioni, un ponte tra due realtà rimaste per troppo tempo lontane.
    Fino ad oggi la formazione on the job in Italia non superava le 100 ore l’anno, coinvolgendo meno del 9% del totale dei ragazzi delle scuole superiori, ed era lasciata all’iniziativa di singoli dirigenti scolastici o di aziende. Nel nostro paese appena il 4% dei ragazzi under 29 studia e fa pratica in azienda, mentre la media europea si attesta intorno al 13%, fino ad arrivare al 22,1% in Germania.
    Dirigenti scolastici, studenti e aziende ora hanno pochi mesi di tempo per organizzarsi. La maggior parte di stage e tirocini partirà nel luglio 2016. La riforma della scuola, infatti, prevede che le ore di alternanza scuola-lavoro siano concentrate soprattutto nei periodi in cui l’attività didattica è sospesa.
    Registro per le disponibilità
    Per far fronte alle moltissime richieste che arriveranno da tutte le scuole italiane, le Camere di commercio devono istituire subito un registro nazionale per l’alternanza scuola-lavoro, aperto e consultabile gratuitamente, dove sono elencate le imprese e gli enti disponibili a svolgere i percorsi. Non solo. Ogni azienda dovrà indicare i periodi dell’anno in cui sarà possibile fare l’esperienza e il numero massimo degli studenti ammissibili. In una sezione speciale del registro nazionale verranno riportati anche dati più sensibili, dal tipo di attività svolta ai dati del fatturato, al personale. Tutto naturalmente nel rispetto della legge sulla privacy.
    Sarà poi compito del dirigente scolastico fare una selezione delle realtà più interessanti e contattare le singole aziende e gli enti pubblici disponibili, stipulare con loro convenzioni sia per attivare i percorsi di alternanza che per favorire l’orientamento scolastico e universitario dello studente. Le scuole potranno firmare convenzioni anche con gli uffici centrali e periferici del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.
    Faranno parte integrante dei percorsi di alternanza scuola-lavoro anche le attività di formazione in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro organizzati, in questo caso, direttamente dalle scuole secondarie di secondo grado. I corsi serviranno a preparare i ragazzi che frequentano l’ultimo triennio delle superiori a fronteggiare gli eventuali rischi che potranno incontrare durante le attività di stage.
    L’intera operazione, però, non dovrà pesare troppo sui bilanci delle scuole. Per far partire i percorsi di alternanza scuola-lavoro, il Governo ha previsto un extra budget di 100 milioni di euro, disponibili dal 2016, che dovranno essere ripartiti tra tutti gli istituti scolastici.

    Edscuola
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  7. #17
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    Stage in azienda, il ministro Poletti se la prende coi docenti “chiusi” che li osteggiano


    Il saper fare è il motto del momento: lo sposa pure il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, che osanna gli stage e bacchetta i prof che si oppongono agli stage.
    “Oggi che abbiamo introdotto l’alternanza scuola-lavoro – dichiara Poletti parlando a Bologna ad un convegno su giovani e lavoro – io debbo discutere ancora con persone che mi dicono ‘ministro tu ci porti via i nostri ragazzi e li mandi in un’impresa dove non imparano niente perché l’unico posto dove si impara è a scuola’. Se un Paese pensa che l’unico posto dove si impara è a scuola probabilmente non ha ancora capito bene cosa sta capitando”.
    Secondo il responsabile del dicastero del Lavoro, “in questo ‘mi porti via i miei allievi’ c’è dentro anche un tentativo di difendere se stessi, il proprio lavoro nella condizione data, mentre sappiamo che sul piano della formazione, della scuola, della didattica non c’è nulla che cambi così velocemente. E quindi – ha concluso – abbiamo un problema di una responsabilità che riguarda anche i docenti, per una parte bravissimi ma per altre parti chiusi”.
    Ricordiamo che con la riforma Buona Scuola, la L. 107/15, le sovvenzioni nazionali per le esperienze di alternanza scuola-lavoro si incrementano fino a 100 milioni di euro, che potrebbero far arrivare nelle scuole cifre vicine ai 50mila euro annui: inoltre, con il coinvolgimento dei licei e anche degli alunni iscritti al terzo anno di corso delle superiori, il numero di allievi coinvolti in questo genere di esperienze formative è destinato a raddoppiare.


    tecnica della scuola
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  8. #18
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    Dal piano di studi, alla sicurezza sul lavoro, ecco i diritti e doveri degli studenti in alternanza



    Gli studenti che entrano in azienda per svolgere le ore di alternanza hanno diritto a «un percorso formativo personalizzato»; «un ambiente di apprendimento favorevole alla crescita della persona»; e a essere seguiti da un tutor scolastico e da uno designato dall’impresa. Ma i ragazzi hanno anche doveri da rispettare, a partire «dall’effettiva frequenza» delle attività didattiche erogate dall’azienda e dall’«obbligo di riservatezza» su dati e informazioni eventualmente acquisiti durante l’esperienza di studio e lavoro.
    La «Carta»
    La riforma Renzi-Giannini rende, da quest’anno, obbligatoria (dalle terze classi) l’alternanza (almeno 400 ore nei tecnici e professionali; almeno 200 ore nei licei) e il ministero dell’Istruzione ha deciso di mettere a punto una «Carta» che indica, per la prima volta (l’alternanza è nata nel 2005), diritti e obblighi in capo agli alunni che entrano a contatto con il mondo produttivo.
    Il doppio status di studente e lavoratore
    Il ragazzo in alternanza acquisisce un doppio status, di studente e di lavoratore: per questo, la bozza di regolamento, esplicita la necessità dell’assicurazione Inail, e si specifica che la copertura contro infortuni e malattie professionali deve riguardare anche le attività «eventualmente svolte fuori dalla struttura ospitante», purché ricomprese nel progetto formativo.
    La formazione
    Tra scuola e azienda dovrà essere sottoscritta una convenzione che è tenuta a fissare, tra l’altro, la durata delle attività giornaliere eseguite in regime di alternanza (e l’orario indicato non potrà essere superato). E comunque, i presidi dovranno fornire una dettagliata informazione preventiva a genitori e ragazzi. La formazione in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro si conferma a carico della scuola, ma dovrà essere integrata dall’impresa con la formazione specifica attinente alla valutazione dei rischi aziendali (qui si può far ricorso anche a pacchetti in modalità e-learning). Dentro il luogo di lavoro, il tutor aziendale dovrà seguire non più cinque studenti, e al termine del percorso “on the job” i ragazzi potranno esprimere una valutazione sull’efficacia e coerenza delle attività svolte con il proprio indirizzo di studio.
    La bozza di regolamento richiama poi i doveri che sono in capo allo “studente-lavoratore”. Gli alunni, in particolare, sono soggetti alle norme stabilite nei regolamenti di scuola, ma anche, ed è una novità, alle regole di comportamento, funzionali e organizzative dell’impresa ospitante. Si parla, anche, di provvedimenti disciplinari in caso di infrazioni. In questi casi, l’eventuale sanzione dovrà essere irrogata dall’istituto scolastico di appartenenza.
    Ok dagli studenti
    Il provvedimento, una volta licenziato dal Miur, dovrà ricevere i concerti di ministero del Lavoro e Funzione pubblica, e poi iniziare l’iter di approvazione. Le associazioni studentesche chiedono di avere un maggior peso nella progettazione dei percorsi di alternanza e di fare “vere” esperienze formative. Ma, sostanzialmente, danno un giudizio positivo all’arrivo della Carta dei diritti e dei doveri: «Rappresenta un risultato storico a difesa e tutela dei ragazzi», dice Filippo Pompei, portavoce nazionale «StudiCentro».


    Edscuola
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  9. #19
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    Lo Bello: «Progetti condivisi e più formazione pratica, le imprese sono pronte»



    Ve la ricordate l’Italia degli anni 50? C’era bisogno di manodopera specializzata. E allora imprenditori e istituti tecnici si diedero da fare per formare, insieme, le competenze necessarie per ripartire. Oggi scuola e imprese tornano a parlarsi, e il collegamento con il mondo produttivo è «finalmente una realtà», sottolinea il vice presidente di Confindustria per l’Education, Ivan Lo Bello.
    Vicepresidente, finora l’alternanza ha riguardato appena il 10% degli studenti delle superiori. Con la riforma diventa obbligatoria a partire dalle terze classi….
    Si riconosce finalmente che il lavoro aiuta i giovani ad acquisire le competenze necessarie per entrare nel mercato del lavoro con maggiore fiducia. Un riconoscimento significativo, perché avviene per legge e per tutti, e che dunque impegna tutto il sistema educativo. Siamo davanti ad un cambio di paradigma che non permette dietro-front. L’alternanza scuola-lavoro significa creare occupazione e formare un capitale umano all’altezza dei tempi: persone in grado di non di subire il cambiamento, ma di gestirlo e orientarlo verso la crescita.
    Il cambio di passo c’è. Ora bisognerà spingere per una progettazione davvero condivisa scuola-impresa del percorso formativo…
    Se la norma è chiara non significa che la strada per garantire a tutti l’effettivo diritto di imparare sia semplice. Però le basi ci sono: da una parte la legge che obbliga le scuole superiori a puntare su questa metodologia didattica senza eccezioni di sorta, dall’altra le pratiche eccellenti che si sono sviluppate negli anni, molte delle quali nel sistema Confindustria. I migliori modelli ci dicono che l’alternanza scuola-lavoro è efficace solo quando scuola e impresa co-progettano effettivamente i percorsi e non si limitano ad un “travaso” di studenti dall’aula all’azienda. Co-progettare significa prendersi una responsabilità condivisa nella formazione del giovane. E le imprese possono farlo. Se le aziende dovessero limitarsi ad “ospitare” studenti non farebbero il loro dovere e lo studente non imparerebbe quasi nulla. Peraltro la sola co-progettazione non basta: è importante anche la co-valutazione, che consente alle aziende, o agli enti ospitanti, di contribuire a comprovare l’effettiva acquisizione di competenze.
    Per gli studenti il tirocinio nelle aziende è un’occasione. Quali competenze, secondo lei, si possono rafforzare con l’esperienza pratica?
    Intanto l’esperienza pratica aiuta a capire non solo cosa si vuol fare da grandi, ma anche cosa non si vuol fare. L’alternanza ha una insostituibile valenza orientativa: solo uscendo dall’aula e incontrando la realtà, produttiva e non solo, lo studente può capire come progettare il proprio futuro. Ma non c’è solo l’orientamento. L’alternanza forma competenze trasversali che difficilmente la sola scuola può offrire: la capacità di relazionarsi con il pubblico e i propri superiori, l’attitudine a lavorare in squadra, a risolvere i problemi, ma anche a impostare un metodo di lavoro, la capacità di decidere velocemente. Tutte qualità molto apprezzate dalle aziende e che noi imprenditori volentieri vogliamo contribuire a formare, perché siamo convinti che accompagnare il giovane nel suo percorso di studio lo aiuti a crescere meglio. In questo modo, a fine percorso, i giovani entreranno in azienda già pronti per esserne i protagonisti.
    Certo, la didattica e il curriculo del ragazzo non dovranno più essere di proprietà esclusiva della scuola. È giunto il tempo di modificare anche l’esame di Stato dando il giusto peso all’alternanza?
    Inserire una valutazione sui percorsi di alternanza nell’esame di Stato significa dare definitiva dignità al lavoro e al suo valore educativo. Già agli esami di quest’anno l’alternanza scuola-lavoro ha fatto il suo debutto e con risultati apprezzabili. Con l’approvazione della riforma, se l’alternanza deve essere per tutti, non può che essere presente, con la giusta ponderazione, nelle prove di esame di tutti gli indirizzi superiori.
    Per le imprese si aprono spazi nuovi e compiti importanti. Sono pronte, specie le Pmi?
    Abbiamo tanti esempi di come le Pmi riescano a gestire molto bene i percorsi di alternanza scuola-lavoro. Tantissime piccole aziende hanno aperto le loro porte agli studenti e i risultati formativi e occupazionali sono stati positivi. Questo succede principalmente dove le reti scuola-impresa funzionano, motivo per cui il fattore territorialità è determinante: siamo il Paese dei distretti industriali, possiamo diventare quello delle “filiere intelligenti”. Luoghi in cui scuole e imprese collaborano, con l’aiuto delle istituzioni, e dove si crea un ambiente fertile in cui non è una sola azienda a prendersi la responsabilità formativa dello studente, ma tutto un sistema. Il ruolo dei corpi intermedi, ed in particolare delle associazioni industriali, diventa in questo caso fondamentale. Anche per questo motivo Confindustria ha scelto di raccontare in un vademecum che una via italiana all’alternanza, in un Paese fatto di Pmi e territori, è non solo auspicabile ma concretamente possibile.
    Gli adempimenti e gli oneri aumenteranno. Non c’è dubbio. Il governo dovrebbe aiutare le aziende che aprono le porte ai ragazzi?
    Questo è un punto fondamentale da cui non si può prescindere. Già da quest’anno saranno molti, secondo le previsioni del Miur, gli studenti da coinvolgere in percorsi di alternanza. Se vogliamo davvero un cambio di paradigma è necessario individuare le giuste risorse. Ci sono tanti modi per poter incentivare le imprese a contribuire al successo dei percorsi di alternanza. Il modello è quello del Piano Hartz proposto in Germania nel 2003: prima di allora più del 70% delle imprese tedesche non partecipava a percorsi formativi per gli studenti, ora siamo a cifre residuali. Difficilmente senza incentivi e senza la giusta semplificazione burocratica tanti colleghi imprenditori, specialmente chi non ha mai aperto la sua azienda alle scuole, potrà cimentarsi in percorsi di alternanza. Noi siamo pronti a questa sfida.

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    Predefinito Alternanza scuola-lavoro, il Miur invia la Guida operativa alle scuole

    Alternanza scuola-lavoro, il Miur invia la Guida operativa alle scuole

    Il ministero dell’Istruzione ha inviato alle scuole superiori una guida operativa sulla progettazione dei percorsi di alternanza scuola lavoro.
    A comunicarlo è lo stesso Miur, annunciando il primo “manuale” operativo per la progettazione dei percorsi di alternanza scuola lavoro alle scuole secondarie di secondo grado: in tutto, spiega il Miur, il testo si compone di “novantaquattro pagine, allegati esemplificativi compresi, pensate per guidare passo dopo passo dirigenti scolastici e docenti, dall’ideazione del progetto al momento del monitoraggio finale”.
    La guida è accompagnata da una lettera del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.
    La Buona Scuola ha fatto fare un “balzo in avanti al rapporto fra scuola e lavoro”, ricorda il ministro. L’alternanza diventa da quest’anno “un elemento strutturale dell’offerta formativa”. Con almeno 400 ore da effettuare negli ultimi tre anni degli istituti tecnici e professionali e 200 nei licei.
    “Si tratta di una vera e propria rivoluzione, che questo Governo ha inteso sostenere anche finanziariamente con una dote di 100 milioni di euro all’anno”, ricorda Giannini nella lettera di accompagnamento. “Siamo pronti a partire: quest’anno avremo almeno 500.000 ragazzi impegnati obbligatoriamente nell’alternanza. A regime, sul triennio, saranno circa 1 milione e mezzo gli studenti coinvolti”.
    A fronte del nuovo obbligo, il Miur ha voluto fornire una Guida molto pratica che parte dal contesto normativo di riferimento, ripercorrendo tutte le novità previste dalla riforma, per poi addentrarsi nei passaggi necessari per attivare i percorsi di alternanza. Che da quest’anno, per effetto della Buona Scuola, potranno essere svolti anche in periodi extra scolastici, ad esempio in estate, e anche all’estero. Sarà possibile per i ragazzi andare non solo nelle imprese, ma anche in enti pubblici e nelle istituzioni culturali. È la prima volta che alle scuole viene fornito uno strumento di questo tipo.
    “Quella dell’alternanza è un’innovazione storica per l’impianto formativo della scuola italiana, perché punta ad aprire le porte delle scuole alle esperienze e alle competenze che si formano fuori dall’aula, unendo sapere e saper fare”, conclude il ministro.
    Alla Guida faranno seguito “la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza e il Registro nazionale dell’alternanzain cui saranno visibili enti e imprese disponibili a svolgere questi percorsi”: nei prossimi mesi ci saranno iniziative di assistenza tecnica, di accompagnamento e di monitoraggio, annunciano dal dicastero di Viale Trastevere.


    Tecnica della scuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



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