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Discussione: Edilizia scolastica

  1. #31
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    Sicurezza scolastica, l’Anp incalza il governo: sia una priorità



    Le soluzioni delle problematiche relative alla messa in sicurezza degli edifici scolastici e alla qualità delle strutture edilizie, non sono più rinviabili: una media di 44 crolli all’anno, una scuola su quattro con manutenzione inadeguata e solo il 3% in ottimo stato.
    La posizione dell’Anp
    L’Anp, si legge in una nota, ribadisce che il problema della sicurezza nelle scuole è di estrema gravità. Riguarda circa otto milioni di studenti, per lo più minori, circa un milione di lavoratori e non può essere risolto riferendosi a controlli su presunte inadempienze organizzative dei dirigenti scolastici.
    La vicenda dell’adeguamento degli edifici scolastici alla normativa antincendio è emblematica: decorso il termine per la messa a norma (31 dicembre 2017) quasi nulla è cambiato. Peraltro, il 18 aprile 2018, il ministero dell’interno ha diramato una nota che sembra indirizzare l’attività di controllo a carico dei dirigenti scolastici con la pretesa che siano solo questi ultimi a dover risolvere le diffuse e vistose carenze edilizie con misure di carattere meramente organizzativo, non considerando che la proprietà degli immobili è degli enti locali.
    Altre dovrebbero essere le strade: sarebbe molto agevole avviare un percorso legislativo che permetta un adeguamento con scadenze progressive alle norme di sicurezza antincendio nelle attività scolastiche. La progressività consentirebbe di avviare un percorso con garanzie di fattibilità, con scadenze controllabili e verificabili dai cittadini. L’Anp, inoltre, non comprende le ragioni dell’inaspettata chiusura della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza e la riqualificazione degli edifici scolastici che da quattro anni svolgeva un ruolo di supporto e di accompagnamento per l’utilizzo dei fondi dedicati alla sicurezza delle scuole.



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  2. #32
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    Messa in sicurezza delle scuole di San Giovanni Rotondo


    Nell’ambito del piano triennale della Regione Puglia, il Comune di San Giovanni Rotondo (provincia di Foggia) realizza l’anagrafe degli edifici scolastici, e candida gli istituti comunali ai finanziamenti previsti.
    La mappa degli edifici scolastici è stata tracciata dall’amministrazione comunale, partendo dagli interventi di sostituzione edilizia, mediante demolizione e ricostruzione, dell’edificio scolastico, dagli interventi di adeguamento sismico nonché da quelli di miglioramento sismico.
    Questo il quadro tecnico, all’interno del quale, la giunta comunale ha inteso candidare le scuole sangiovannesi nella programmazione finanziaria della Regione Puglia, relativa al piano triennale 2018-2020.


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  3. #33
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    Addio all’ufficio che studiava scuole sicure



    A rischio gli interventi sull’edilizia scolastica. Il nuovo governo sembra tiepido sul tema della prevenzione, nonostante questa parola sia presente nel contratto tra Lega e M5S.
    A rischio gli interventi sull’edilizia scolastica. Il nuovo governo sembra tiepido sul tema della prevenzione, nonostante questa parola sia presente nel contratto tra Lega e M5S. Chiude «Italia Sicura» delegata a concentrare gli sforzi sui rischi idrogeologici e lo stato disastroso dell’edilizia scolastica. Una struttura nata insieme a «Dipartimento Casa Italia», affidata al rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone e al senatore a vita e archistar Renzo Piano.
    Ammesso che Matteo Renzi fosse l’«acqua sporca», vale la pena di buttar via anche il «bambino», cioè quel pezzo di Palazzo Chigi che cercava di affrontare finalmente i disastri «prima» e non solo «dopo»? Eppure questa pare la scelta del governo giallo-verde. Deciso a cestinare ciò che gli ultimi due esecutivi avevano messo in piedi per puntare, come capita nei Paesi seri, sulla prevenzione.
    Certo, la parola c’è anche nel contratto di governo Di Maio-Salvini: «Per contrastare il rischio idrogeologico sono necessarie azioni di prevenzione che comportino interventi diffusi di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo su aree ad alto rischio, oltre a una necessaria attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico». Tutto un po’ generico. Ma segno di buona volontà. Anche l’«edilizia scolastica», en passant tra le «classi pollaio» e le graduatorie, è fuggevolmente citata. Auguri. Il rischio di ricominciare tutto da capo, però, esiste.
    Quanto sia esposto il nostro Paese lo dicono i numeri. Sul fronte sismico abbiamo avuto negli ultimi sette secoli (dal 1315) ben 149 scosse superiori ai 5,5 gradi della scala Richter: una ogni cinque anni. Coi risultati denunciati dopo il sisma dell’Aquila (quelli in Emilia, nel Lazio, nelle Marche e in Abruzzo si sarebbero aggiunti poi) da un rapporto della Protezione Civile. La quale calcolava i danni causati da eventi sismici in Italia «pari a circa 147 miliardi e, di conseguenza, un valore medio annuo pari a 3.672 milioni di euro/anno». Quanto al rischio idrogeologico, spiega un dossier Ispra, «l’inventario ha censito ad oggi 614.799 fenomeni franosi», i due terzi di tutta l’Ue, «che interessano un’area di circa 23.000 km², pari al 7,5% del territorio nazionale». La stessa Ispra calcola «12.218 km quadrati (4% della penisola) a pericolosità idraulica elevata, 24.411 (8,1%) a pericolosità media e 32.150 (10,6%) a pericolosità appena più bassa». Ci vivono circa 8 milioni di italiani.
    Questo è il quadro. Allarmante, sia per l’accumulo di vittime (migliaia e migliaia solo negli ultimi decenni) sia per quell’ammassarsi di spese per decine e decine di miliardi. Tanto da spingere i precedenti governi ad accelerare finalmente sulla strada della prevenzione già annunciata (a chiacchiere) da vari governi di sinistra e di destra. Fu così che nacquero a partire dal 2014 due «cose» nuove. Vale a dire il «Dipartimento Casa Italia», affidato al rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone e al senatore a vita e archistar Renzo Piano, incoraggiati a mettere a punto prototipi e strategie e accorgimenti tecnici «facili e leggeri» per intervenire il più possibile, metodicamente, giorno dopo giorno, sul nostro patrimonio edilizio, per un quarto in condizioni «mediocri o pessime».
    Più ancora «operativa», ecco la Struttura tecnica di missione «Italia sicura», delegata a concentrare gli sforzi su due punti: i rischi idrogeologici e lo stato qua e là disastroso dell’edilizia scolastica. Un problema messo a nudo da troppi incidenti, anche mortali, e da sciagure come quella di San Giuliano di Puglia quando una scossa annientò 27 bambini e la loro maestra.
    Intervento obbligato. Come spiega Erasmo D’Angelis, che di «Italia Sicura» è stato il responsabile, «negli ultimi 70 anni ben 2.458 comuni in tutte le regioni sono stati colpiti da alluvioni e frane che hanno causato 5.556 morti, 3.912 feriti e 772 mila sfollati» eppure i fondi stanziati dallo Stato per tutto il territorio esposto a situazioni a rischio (si pensi a 52.000 chilometri di fiumi tombati sotto le nostre città: 27 solo a Messina) era tenuto d’occhio, si fa per dire, da 14 monitoraggi diversi: quattordici! Accorpati solo dopo una svolta radicale.
    Per non dire dei ritardi abissali dell’anagrafe degli edifici scolastici. Decisa ai tempi del primo governo Prodi, nel ‘96, proprio per aver finalmente un quadro completo, istituto per istituto, crepa per crepa, soffitto per soffitto, del patrimonio e delle priorità da dare alle scuole più a rischio. Anagrafe che, 22 anni dopo, è ancora da completare. Nonostante gli intoppi, dicono i dirigenti di Italia Sicura, «sono stati 1.445 i cantieri aperti su un fabbisogno di 9.397 opere del Piano nazionale per una cifra complessiva di circa 29 miliardi di euro e quasi 13 già ritagliati dal Mef al 2023». Di più: è stato «recuperato un tesoretto di fondi mai spesi». Ma soprattutto, sottolineano, quella struttura era riuscita a «tenere insieme su progetti concreti l’Ambiente e le Infrastrutture, l’Economia e la Ragioneria, i Beni culturali e l’Agricoltura e la Protezione civile, l’Ispra, l’Istat, il Cnr, le Regioni, l’Anci…».
    Il nuovo governo, come dicevamo, non è convinto. E ha deciso di cambiare tutto. Svuotando «Casa Italia» e smantellando Italia Sicura con la «restituzione» delle competenze idrogeologiche al ministro dell’Ambiente e dell’edilizia scolastica a quello dell’Istruzione. Per carità, magari l’uno e l’altro faranno meraviglie, ma vale la pena di andare a smontare due strutture che, come dice Sergio Chiamparino, «avevano senso proprio perché unendo competenze diverse stavano lì, dove meglio si esercita la collegialità, cioè a Palazzo Chigi?».
    Lo ha chiesto per iscritto anche ai colleghi forzisti, democratici o leghisti delle regioni del Nord: «Credo che condividiate con me la preoccupazione per questa decisione che rischia di disperdere il proficuo lavoro svolto da Italia Sicura…». Qual è il timore del presidente piemontese? Che i soldi già «assegnati alle Regioni per gli interventi più urgenti» non vengano più erogati o «si complichino le procedure per la loro attribuzione». Insomma, ci vorrebbe un «ripensamento rispetto a questa decisione»… Tocchiamo ferro. Ma sarebbe davvero un guaio se il tema centrale della prevenzione finisse in un cassetto. Magari fino al prossimo spavento…



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  4. #34
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    Per riparare le scuole? Nessun problema, c’è il “Bingo”



    Come si risolve l’antico e penoso problema di recuperare soldi per la manutenzione e le riparazioni delle scuole? Ma col Bingo, avrà risposto qualcuno; ed ecco allora, in Cile, il ministro dell’istruzione, invece di sbracciarsi a cercare fondi tra le pieghe del bilancio dello Stato, mette in opera un bel Bingo, tutto d’azzardo, per finanziare lo stato penoso delle scuole della sua Nazione.
    Troppe richieste di soldi
    Stanco infatti delle continue richieste di intervento per la realizzazione di riparazioni nelle scuole pubbliche del Cile, il ministro dell’Istruzione, Gerardo Varela, ha lanciato l’idea: cari prof e cari dirigenti, organizzatevi con dei Bingo; così potete raccogliere denaro e procedere con i vostri fondi alla copertura di ogni vostra esigenza.
    Troppe scuole disastrate
    Ad una cerimonia per il decimo anniversario dell’ ente privato ‘Enseña Chile’, Varela ha colto di sorpresa l’uditorio osservando fra l’altro che “tutti i giorni ricevo reclami di persone che sollecitano il ministero ad intervenire per riparare il tetto di un liceo o un’aula di una scuola che deve aggiustare il pavimento”.
    In mezzo alla notizia
    Spunta il Bingo
    “Io mi chiedo – ha aggiunto – ‘ma perché non si organizzano un Bingo?’. Perché da Santiago io devo andare a riparare il tetto di un liceo? Questi sono i problemi dell’assistenzialismo, e così la gente non si fa carico dei suoi problemi ed esige che glieli risolvano altri”
    Sembra tuttavia che le dichiarazioni del ministro, diffuse attraverso i social network, avrebbero suscitato immediate critiche.
    Come la tombola o come la fiera del dolce
    L’idea tuttavia, a mali estremi, sembra di quelle da non gettare: invece di organizzare la “fiera delle torte” o la “giornata di beneficenza” per la raccolta fondi da impiegare nelle scuole, un bel bingo, che è in fondo come la tombola, taglia la testa a ogni altra iniziativa.


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  5. #35
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    Bussetti annuncia: tempi più corti e meno burocrazia per la messa in sicurezza delle scuole



    Procedimenti sprint per la gestione dei fondi per l’edilizia scolastica. Con l’obiettivo di mettere in sicurezza gli istituti. Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, nel question time di ieri al Senato, ricordando che «il nostro patrimonio edilizio scolastico è particolarmente vetusto. Si pensi – ha spiegato – che il 62% delle scuole è stato costruito prima del 1976 e che circa il 58% degli edifici scolastici non è a norma sotto il profilo della normativa antincendio e circa il 53% sotto il profilo dell’agibilità».
    I tempi troppo lunghi
    Bussetti ha ricordato che il «tempo medio dei procedimenti attraverso i quali le risorse stanziate nel bilancio dello Stato per finanziare interventi di ristrutturazione ed adeguamento sismico delle scuole pervengono agli enti locali, proprietari degli edifici scolastici, è di circa un anno e mezzo». A cui va aggiungo «quello necessario all’ente per fare le gare di appalto ed eseguire gli interventi. Sono dati molto preoccupanti, soprattutto in considerazione della notevole entità delle risorse, anche di fonte europea, sinora stanziate e non spese. Si tratta di una situazione che non è accettabile, visto che siamo tutti convinti che la sicurezza dei nostri studenti e di tutto il personale scolastico costituisce una priorità assoluta».
    Le contromisure
    Il ministro annuncia la promozione, d’intesa con il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, della «costituzione di un Tavolo tecnico tra Stato, regioni ed enti locali che sta lavorando perché si arrivi, entro il prossimo agosto, al perfezionamento in Conferenza unificata di un Accordo quadro finalizzato a ridurre gli adempimenti burocratici e tagliare i tempi necessari per l’assegnazione delle risorse agli enti locali proprietari degli edifici scolastici».


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    Edilizia scolastica: semplificazione procedure



    Edilizia scolastica, Bussetti: “Al via semplificazione delle procedure. Governo sta dimostrando con i fatti che è una priorità”
    (Martedì, 31 luglio 2018) “Con le semplificazioni approvate nell’ambito del decreto legge Ministeri, il Governo dà un segnale importante e concreto sull’edilizia scolastica. Stiamo dimostrando con i fatti che per noi la sicurezza dei nostri ragazzi è una priorità: le norme approvate consentiranno di spendere più velocemente e in modo più efficiente le risorse che abbiamo già a disposizione”. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti.
    Il decreto Ministeri, con un emendamento approvato ieri dall’Aula del Senato, mette infatti in campo lo snellimento di diverse procedure. A partire da quelle che regolano l’assegnazione delle risorse che rientrano nel Fondo unico per l’edilizia scolastica, la principale fonte di investimento in materia. Vengono rese omogenee tutte le procedure di finanziamento, con criteri di riparto delle risorse trasparenti e definiti a monte in un unico Accordo quadro, senza necessità di dover moltiplicare poi i decreti sulle singole linee di finanziamento. Semplificata anche la procedura per la definizione della Programmazione triennale nazionale, con meno decreti interministeriali che finora hanno di fatto appesantito le procedure e ritardato le autorizzazioni anche di parecchi mesi.
    “Stiamo lavorando nella direzione della massima semplificazione – ribadisce il Ministro -. Occorre ripensare integralmente la governance del sistema. Per questo ho promosso, d’intesa con il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, la costituzione di un Tavolo tecnico tra Stato, Regioni ed Enti locali. Il Tavolo sta lavorando al perfezionamento di un Accordo quadro in Conferenza Unificata che presenteremo nelle prossime settimane per ridurre ulteriormente gli adempimenti burocratici e tagliare i tempi necessari per l’assegnazione delle risorse agli enti locali, proprietari degli edifici scolastici”.



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  7. #37
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    Mappe satellitari e 3 miliardi «cash» per ristrutturare le scuole italiane



    Ancora 48 ore e la prima campanella dell’anno scolastico 2018/2019 inizierà a suonare. Mercoledì torneranno in classe gli studenti di Bolzano e provincia. Poi, via via fino al 20 settembre, tutti i 7,6 milioni di alunni prenderanno posto tra i banchi. E si troveranno davanti agli occhi lo stesso scenario di sempre: cattedre vuote, segreterie sguarnite, edifici (s)cadenti. Ma proprio su quest’ultimo punto Marco Bussetti ha promesso un cambio di passo. Quantificando in 7 miliardi le risorse a disposizione. Di queste – grazie al decreto ministeri appena andato in Gazzetta e all’accordo quadro con Regioni ed enti locali atteso in Conferenza unificata il 6 settembre – il ministro dell’Istruzione conta di poterne sbloccare già 3 nel giro di due settimane. Senza dimenticare l’intesa con Cnr e Asi che porterà alla mappatura via satellite dei quasi 40mila plessi scolastici italiani.
    La fotografia delle scuole
    Il patrimonio scolastico italiano è composto da 39.847 edifici di proprietà di comuni e province. A cui se ne sommano 2.656 inattivi, per un totale di 42.503. Oltre 22mila di questi sono stati costruiti prima del 1970. Ad oggi, quasi il 38% degli stabili non possiede il certificato di collaudo statico chiesto dalla legge 1086/1971, mentre più del 50% è privo di quello di agibilità/abitabilità e di prevenzione incendi. Dati in lieve miglioramento rispetto alla precedente rilevazione del 2015. Ma che comunque restituiscono l’immagine di un’edilizia scolastica datata e inadeguata. Un aiuto a mappare lo stato delle scuole italiane arriverà dallo spazio. Nei giorni scorsi il ministro Bussetti ha siglato un patto con i presidenti dell’Agenzia spaziale italia (Asi), Roberto Battiston, e del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Massimo Inguscio, per utilizzare i quattro satelliti Cosmo SkyMed dell’Asi per fotografare tutti gli edifici scolastici. Scaricando i dati degli ultimi otto anni, plesso per plesso, si potrà verificare se ci sono stati movimenti significativi legati a dissesto idrogeologico o terremoti. I dati saranno esaminati dai ricercatori del Cnr che faranno partire le eventuali segnalazioni o verifiche.
    Le risorse a disposizione
    L’attenzione al tema non è nuova. Anche i governi Renzi e Gentiloni l’avevano messa in cima ai loro propositi di intervento. Mobilitando circa 9,5 miliardi di euro. Di quelli ne sono stati spesi circa 5. Ne restano dunque 4,5, a cui si aggiungono i 2,9 previsti dalla scorsa legge di bilancio. Si arriva così ai 7 miliardi citati più volte da Bussetti. Che potrebbero anche crescere stando a quanto dichiarato dal sottosegretario (leghista) alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, venerdì scorso alla Versiliana. E cioè che per investire nella sicurezza delle scuole (e di altri ambiti) si potrà anche sforare il 3% del rapporto deficit/Pil.
    In attesa che le trattative sulla manovra entrino nel vivo Bussetti agirà in proprio. Nel giro di un paio di settimane potrebbero essere sbloccate due “voci” pesanti: un miliardo del Fondo infrastrutture strategiche della legge di bilancio 2017 e 1,7 miliardi della programmazione triennale 2018/2020 del Miur. Poco meno di 3 miliardi cash. Che potranno beneficiare della semplificazione di competenze e procedure a cui si sta lavorando. La prima è arrivata con il “decreto ministeri”, che ha eliminato i concerti con Mef e Mit che servivano a programmare gli interventi e fatto confluire tutte le risorse per l’edilizia scolastica nel fondo unico del Miur. La seconda novità è contenuta nell’accordo quadro atteso in Conferenza unificata giovedì 6, che fissa a monte i criteri di distribuzione validi per l’intero triennio: 43% sul numero studenti; 42% sugli edifici; 10% per le zone sismiche; 5% sull’affollamento delle strutture. Non solo. Verranno anche tagliati i tempi per le varie fasi e autorizzate le anticipazioni dirette agli enti locali. Che riceveranno i fondi al massimo in cinque mesi anziché in un anno e mezzo come oggi. O almeno è questo l’obiettivo sulla carta.


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  8. #38
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    Sicurezza: come mettersi in regola all’inizio dell’anno scolastico




    L’inizio di ogni anno scolastico, caratterizzato inevitabilmente da una serie di adempimenti necessari al regolare avviamento dell’attività didattica, è anche un periodo critico dal punti di vista della sicurezza sul lavoro.
    Come ci si può districare tra i vari adempimenti e come riconoscere quelli prioritari?
    Specialmente per i Dirigenti Scolastici che sono in servizio per il primo anno in un nuovo Istituto e a maggior ragione nel caso di reggenze, incanalare le osservanze nel campo della sicurezza non è spesso cosa semplice: scuole con numerose sedi o frutto di accorpamenti tra vari istituti, documentazione inesistente o lacunosa, nuovi DSGA e conseguente perdita di “memoria storica”, rendono spesso le prime settimane di settembre una corsa contro il tempo.
    Per trovare il bandolo della matassa, come sempre occorre prendere in mano il D.Lgs. 81/08, al cui art. 18 si trovano elencati alcuni degli obblighi del Dirigente Scolastico in quanto datore di lavoro, mentre altre prescrizioni cogenti allo stesso sono contenute nel titolo I del decreto (Principi comuni).
    Quelle più urgenti possono essere riassunte così:


    • valutazione dei rischi
    • informazione e formazione di tutti i lavoratori rispetto alle problematiche della salute e della sicurezza all’interno dell’istituto scolastico
    • nomina del Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione(RSPP), che può essere il Dirigente Scolastico stesso (ove adeguatamente formato) oppure un professionista interno o esterno alla Scuola
    • nomina del Medico Competente (ove necessario)
    • designazione gli addetti alla gestione delle emergenze (antincendio e primo soccorso)
    • Il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione dovrà celermente effettuare una verifica delle non conformità inerenti la sicurezza presenti nell’Istituto, e ciò può essere tradotto a livello operativo nelle seguenti fasi:
    • Verifica della formazione del personale ed in particolare della squadra di emergenza
    • Sopralluogo in ogni plesso per valutare lo stato degli edifici
    • Analisi della documentazione inerente i certificati di conformità di impianti ed edifici
    • Dettagliata relazione al Dirigente Scolastico, contenente le indicazioni sulle non conformità rilevate e gli interventi prioritari da mettere in atto.
    • Stesura della comunicazione da inviare all’Ente Proprietario dell’edificio (Comune o Provincia che sia) in relazione agli interventi strutturali e di manutenzione necessari in ogni plesso.


    Tutto ciò permetterà al Dirigente Scolastico di individuare le azioni prioritarie da porre in essere con celerità per mettere in piedi un sistema di gestione della sicurezza pratico e funzionale in vista dell’avvio dell’attività didattica.



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  9. #39
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    Edilizia scolastica, piano sicurezza al rallentatore: in 15 anni attuato al 61%



    Sovrapposizione di troppe norme, risorse inadeguate, mancato passaggio dalla logica dell’intervento emergenziale alla logica della prevenzione, mancato dialogo tra amministrazioni competenti, carente progettazione delle opere programmate.
    È lunga la lista delle “criticità” che emergono dalla relazione della Corte dei Conti sul “Piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle zone a rischio sismico ”, avviato con la legge 289/2002 e attuato in vari programmi stralcio.
    Intanto i numeri: «A distanza di oltre 15 anni dalla legge 289/2002 – si legge nella relazione – a fronte di 2.645 interventi complessivamente programmati, ne risultano avviati 1.945, mentre 637 non sono mai iniziati (24 per cento). Gli interventi ultimati sono complessivamente pari a 1.617 su 2.651 previsti, pari al 61 per cento». Sulla base di questi dati, la valutazione non può che essere negativa: «Complessivamente, non può ritenersi adeguato lo stato di attuazione, essendo tutti i piani, a distanza di 15 anni, ancora in corso di attuazione, peraltro parziale».
    Sulle cause della lentezza, la relazione fornisce varie indicazioni. «La messa in sicurezza degli edifici scolastici – osserva la Corte dei Conti – è prevista da una pluralità di norme tra loro sovrapposte» e anche una pluralità di finanziamenti. «Questa Sezione – si ricorda – aveva osservato che le risorse avrebbero potuto essere meglio utilizzate ove avessero fatte parte di un unico piano coordinato nelle modalità e nei criteri, in modo da garantire uno stanziamento adeguato di risorse, la regolarità nella loro erogazione ed evitare che su uno stesso immobile fossero effettuati interventi, contemporaneamente o in tempi diversi, finanziati in base a leggi diverse e che i lavori non potessero essere estesi all’intero immobile perché legati a finalità proprie delle specifiche normative».
    Una confusione che genera inefficienza. Emblematico è un grave caso di mancato dialogo tra amministrazioni centrali. «Lascia perplessi – dice la Corte – che, in sede istruttoria, solo il Mit, nonostante le disposizioni esaminate attribuiscano specifiche competenze anche al Miur, fosse informato dello stato di attuazione dei piani straordinari predisposti in attuazione della legge 289/2002. Va anche sottolineato che, in sede istruttoria, né il Mit, né la Conferenza unificata e il Cipe sono stati in grado di trasmettere l’elenco degli interventi originariamente previsti per il Terzo piano stralcio».
    Anche sulle risorse si esprime una valutazione negativa, nel senso che non sono lontanamente adeguate al problema. A dirlo sono i numeri. Rispetto al fabbisogno prioritario indicato in 4 miliardi di euro (rispetto a un fabbisogno totale di 13 miliardi), «sono stati stanziati 193,88 milioni (pari al 4,84 per cento del fabbisogno) per il Primo programma stralcio, 295,2 milioni per il Secondo (corrispondenti al 7,38 per cento) e 111,8 milioni per il Terzo (pari al 2,8 per cento), per un totale complessivo, tenendo conto del piano di rimodulazione, di 600,88 milioni, corrispondenti al 15 per cento del fabbisogno originariamente stimato».
    A fronte di queste inefficienza, la Corte esprime invece apprezzamento per l’istituzione dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica. «Va valutato positivamente – si legge nella relazione – l’avvio dell’Anagrafe degli edifici scolastici, dopo oltre venti anni dalla sua previsione normativa. Dall’analisi dei dati disponibili, riferiti all’anno scolastico 2017-2018, un numero pari a 17.160 edifici (pari al 43 per cento) risultava essere in zona sismica 1 e 2 (cioè dove possono verificarsi terremoti, rispettivamente fortissimi e forti), oltre il 50 per cento di questi edifici risale a prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica (1976) e solo il 21 per cento delle scuole presenti in queste aree risulta progettato o adeguato alla normativa tecnica di costruzione antisismica. Dall’anagrafe è peraltro possibile verificare che, complessivamente, il patrimonio edilizio scolastico risulta di bassa qualità, con carenze significative di vario tipo, dalla messa in sicurezza antisismica, all’acquisizione del certificato di idoneità statica, di agibilità e di prevenzione incendi come previsto dalla normativa». I magistrati contabili concludono con un monito: «Tale circostanza deve essere vista, per ovvie ragioni, con forte preoccupazione e, tenendo conto della più recente giurisprudenza in materia penale, che ha affermato la categorica impossibilità di utilizzare gli istituti non a norma, può determinare rilevanti rischi per l’organizzazione dell’attività didattica».


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    Calabria, Campania e Sicilia: regioni maglia nera per la verifica della vulnerabilità sismica delle scuole


    Più di una scuola su due è stata costruita prima del 1974 (anno di entrata in vigore della normativa antisismica), più di due scuole su cinque sono in zona ad elevata sismicità ma in poche hanno effettuato la verifica di vulnerabilità sismica, 50 gli episodi di crolli e distacchi di intonaco nell’anno scolastico 2017-2018, un episodio in media ogni quattro giorni. Questa la fotografia degli edifici scolastici in cui trascorrono la mattinata 7.682.635 studenti. Un’emergenza nazionale, ma i finanziamenti per le ristrutturazioni e la manutenzione arrancano e le certificazioni restano appannaggio di poche scuole.
    A ricordarci ogni anno questa realtà è Cittadinanzattiva, arrivata al XVI Rapporto sulla sicurezza delle scuole, edizione 2018. Un report basato sui dati istituzionali forniti dal Miur, dal Governo, dall’Inail, ma anche dall’invio di istanze di accesso civico a 7.252 Comuni, Province e Città metropolitane, relative a 6.556 edifici scolastici di 20 Regioni. Il quadro è in miglioramento, ma lento, troppo lento e presenta forti disparità, con un Nord più virtuoso, un Centro che sta cercando di mettersi al passo, un Sud che presenta un ritardo cronico.
    Tornando all’elemento più urgente in un Paese dove i terremoti sono frequenti, solo per il 29% delle scuole è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica, con la pessima performance della Calabria (solo 2% con verifica), della Campania (4%) e della Sicilia (7%), regioni in cui insiste il maggior numero di scuole in zone ad elevata sismicità. Entro dicembre questa verifica dovrà essere effettuata in tutte le scuole ma ad oggi – da quanto risulta a Cittadinanzattiva – solo il 37% delle richieste è stato finanziato.
    La microzonazione sismica è stata realizzata in poco meno di una scuola su tre (31%), con punte positive in Friuli-Venezia Giulia (72% del campione di scuole) e in Umbria (65%), mentre preoccupano i dati della Puglia (solo l’1%) e del Piemonte (5%).
    Solo il 9% delle scuole è stato migliorato dal punto di vista sismico e ancor meno (5%) è stato
    adeguato sismicamente.
    Certificazione di agibilità\abitabilità: solo un quarto delle scuole ne è in possesso, con punte positive in Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige (50 per cento) e punte negative nel Lazio (9 per cento). Va un po’ meglio per il collaudo statico degli edifici. Lo ha effettuato il 53 per cento delle scuole, con il Lazio ancora una volta a segnare un primato negativo, con uno scarso 14 per cento, e la Campania, poco meglio con un 17 per cento. Decisamente lontani comunque dal 90 per cento del Piemonte e dall’84 per cento del Trentino-Alto Adige.
    Rischio alluvione: nonostante circa 6mila edifici si trovino in aree a rischio alluvione, solo il 9 per cento delle scuole monitorate ha adottato il Piano di gestione del rischio alluvione, con la Sardegna a detenere il primato, pur con uno scarso 36 per cento. Sempre meglio di Abruzzo, Puglia e Sicilia che si fermano all’1 per cento.
    Ancora ultimo il Lazio (3 per cento) per quanto riguarda l’indagine diagnostica su solai e controsoffitti, nonostante i frequenti casi di cronaca. Primato negativo conteso dalla Campania, che si ferma al 5 per cento. Molto meglio fanno Sardegna e Piemonte, rispettivamente con un 45 per cento e 43 per cento.
    Cosa fare dunque in un Paese che investe di più, ma con grandi differenze regionali? Cittadinanzattiva ipotizza una cifra di 15\20 miliardi di euro per poter ricostruire e ristrutturare il patrimonio edilizio scolastico, un tema su cui non mancano le iniziative del governo giallo-verde. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha sbloccato un miliardo di euro per l’antisismica e oltre 1,7 miliardi per la messa in sicurezza, ha chiesto la collaborazione dell’Asi, l’Agenzia spaziale italiana, e del Cnr per far partire una mappatura satellitare delle nostre scuole, e valuta – come Miur – la costituzione di parte civile nell’inchiesta sui lavori della nuova ala del plesso scolastico “Alfredo Aspri” di Sperlonga, in provincia di Latina, un’ala costruita senza fondamenta per risparmiare sui costi, in un appalto a massimo ribasso.
    Anche Cittadinanzattiva riconosce l’aumentata sensibilità degli ultimi due governi nei confronti del tema edilizia scolastica, ma – avverte – bisogna fare in fretta.
    «Occorre fare indagini diagnostiche a tappeto sui solai e controsoffitti: è un provvedimento che costa poco e garantisce che si possano anticipare alcuni dei crolli» – spiega Adriana Bizzarri, che ha curato il rapporto di Cittadinanzattiva. «Chiediamo uno snellimento delle procedure, maggior rapidità degli interventi nelle zone colpite dal sisma ma non solo, chiediamo controlli serrati perché il caso di Sperlonga ha scioccato chiunque. E chiediamo che si investa nella sicurezza sismica ricordando che 18mila dei nostri edifici sono in zona 1 e zona 2».


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