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Discussione: Edilizia scolastica

  1. #21
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    Pubblicato in G.U. il decreto per l’assegnazione di risorse finanziarie aggiuntive per l’edilizia scolastica

    E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del presidente del Consiglio dei Ministri concernente l’assegnazione alle Regioni Abruzzo, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto, di risorse finanziarie integrative per interventi sugli edifici a rischio sismico e per la costruzione di nuove scuole.
    Nell’articolo 1 si legge: “In considerazione di quanto esposto nelle premesse che costituiscono parte integrante del presente decreto, e’ disposta la
    revoca della somma di 765.903,80 Euro, relativa alle annualita’ 2012-2013, gia’ assegnata alle regioni Molise e Sardegna. La somma e’ riassegnata a favore delle Regioni Abruzzo, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto, secondo lo schema riportato in Allegato 1, al fine di essere destinata, per interventi da realizzarsi con le medesime finalita’ di cui all’art. 2, comma 276, della legge 24 dicembre 2007,
    n. 244, mediante appositi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri.”


    Orizzontescuola
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  2. #22
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    ATA III fascia, revoca utenze Istanze Online non usate dopo il 1° novembre 2015. Nuove registrazioni dal 13 dicembre




    Nelle settimane scorse, il Miur ha inviato un comunicato ai sindacati, riguardante la revoca delle utenze-Istanze Online per coloro i quali hanno effettuato l’ultimo accesso nel 2015.
    ATA III fascia, un milione di utenze revocate Istanze Online. Bisognerà registrarsi nuovamente. La nostra guida
    Nel Comunicato l’Amministrazione ha informato sulla revoca ed ha evidenziato che molti degli utenti in questione presenteranno il modello D3 per la scelta delle sedi (graduatoria III fascia ATA), per cui dovranno procedere ad una nuova registrazione.
    Su Istanze OnLine, in data odierna, è apparso un messaggio, che si lega al comunicato suddetto e in cui vengono fornite informazioni più dettagliate.
    Nel messaggio, infatti, si fa riferimento agli aspiranti che devono presentare il modello D3 per l’inserimento nelle graduatorie di istituto del personale ATA di III fascia e si comunica che verranno revocate le utenze non utilizzate dopo il 1° novembre 2015.
    Si invitano poi gli utenti interessati (quelli cioè che non hanno effettuato più l’accesso dopo la summenzionata data) ad effettuare un “Accesso al Servizio” utilizzando il bottone “ACCEDI”, presente nella pagina iniziale di Istanze Online. Tale accesso deve essere effettuato entro le ore 24:00 del prossimo 11 dicembre.
    Gli utenti cui verrà revocata l’utenza, leggiamo infine nel messaggio, possono registrarsi a partire dal 13 dicembre.
    I suddetti utenti, inoltre, non perderanno la documentazione presente nell’archivio personale (ad esempio i modelli di scelta delle sedi presentati negli anni scorsi ), in quanto la stessa sarà conservata.
    Qui la nostra guida per immagini su registrazione e gestione utenza.
    Evidenziamo che la revoca dell’utenza potrebbe riguardare anche altre categorie di personale (docente e ATA di ruolo) non ha effettuato l’accesso dopo la summenzionata data del 1° novembre 2015.



    orizzontescuola
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  3. #23
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    Nuove scuole, pronta la lista di interventi finanziati con un miliardo di euro




    Altri 134 milioni di economie da assegnare a 150 progetti di nuove scuole da finanziare con i mutui Bei. Fondi per 148 milioni per ricostruire circa 86 scuole in Abruzzo danneggiate dal sisma del 2009. Altri 50 milioni (oltre i 300 gia stanziati dall’Inail) per il piano “scuole innovative”. Spazi finanziari per 400 milioni di euro nel 2018 per investimenti di edilizia scolastica (da chiedere tra il 9 e il 20 gennaio prossimo). Ma la novità più importante – tra quelle annunciate ieri dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli – è il decreto che approva la lista degli interventi finanziati con 1,058 miliardi di euro ripartiti tra le regioni meno di un mese fa.
    «Lo scorso 22 novembre – ha ricordato Valeria Fedeli – abbiamo firmato il riparto regionale delle risorse. Oggi firmiamo invece l’elenco dei Comuni beneficiari associati a quel riparto, sulla base delle programmazioni regionali che nel frattempo, nonostante i tempi stretti, siamo riusciti a definire».
    Risorse che allungheranno la lista degli 11.525 cantieri finanziati (di cui 6.366 già chiusi) con i 5,2 miliardi effettivamente assegnati agli enti locali. I numeri sono quelli pubblicati nel volume “Fare scuola – L’impegno del Governo per il miglioramento del patrimonio scolastico in Italia” presentato ieri dalla ministra Fedeli insieme alla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, e alla responsabile dell’unità di missione sull’edilizia scolastica, Laura Galimberti. «Negli ultimi quattro anni – ha sintetizzato Boschi – sono stati investiti quasi 10 miliardi di euro nelle scuole».
    Le novità della legge di bilancio: spazi finanziari e fondi Inail
    Tra le novità introdotte al testo nel corso della discussione in Parlamento, c’è anche quella che aggiunge 50 milioni dell’Inail (nell’ambito degli investimenti immobiliari dell’ente) per il «completamento» del programma di costruzione di scuole innovative, di cui poche settimane fa è stato aggiudicato il concorso lanciato dal Miur per selezionare i progetti. I fondi Inail possono essere utilizzati anche per le scuole da realizzare nelle «aree interne del Paese». Le scuole vanno individuate da un apposito comitato tecnico per le aree interne.
    Il disegno di legge sulla manovra assegna inoltre agli enti locali, per l’annualità 2018, spazi finanziari per 900 milioni di euro per l’annualità 2018, di cui 400 milioni di euro riservati agli interventi di edilizia scolastica. Gli spazi finanziari, informa la struttura di missione, vanno richiesti entro il termine perentorio del 20 gennaio 2018, con le stesse modalità dello scorso anno, tramite procedura on line. L’accreditamento per gli Enti sarà disponibile subito dopo l’approvazione della legge di bilancio. Le richieste di spazi finanziari potranno essere inviate a partire dal 9 gennaio prossimo.
    Scuole con 100 milioni di fondi Inail, pubblicato il Dpcm
    Sulla Gazzetta ufficiale di lunedì 18 dicembre è stato pubblicato il Dpcm (approvato il 27 ottobre) che dà il via alla possibilità di realizzare strutture con 100 milioni messi a disposizione dall’Inail in conto investimenti. All’iniziativa partecipano le dieci regioni che hanno manifestato il loro interesse al Miur entro il termine del 20 gennaio scorso. Si tratta di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche Piemonte, Sardegna Umbria. L’Inail dovrà comunicare a queste regioni «modalità e tempistiche per la valutazione sulla compatibilità tecnica, economica e finanziaria degli investimenti proposti». Il coordinamento politico di questa iniziativa è in capo alla struttura di missione di Palazzo Chigi per l’edilizia scolastica guidata da Laura Galimberti.



    Edscuola
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  4. #24
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    “Sequestro per le scuole a rischio terremoto, anche di lieve entità”. La sentenza della Cassazione


    Farà sicuramente discutere la sentenza della Corte di Cassazione che accoglie il ricorso della Procura di Grosseto contro un sindaco che ha ottenuto la riapertura di una scuola a ‘leggero’ rischio sismico, pari allo 0,985 su una scala che soddisfa a ‘1’ il parametro di sicurezza statica.
    Come rivela l’Ansa, i giudici, nella sentenza, hanno stabilito che i terremoti non sono soggetti a “prevedibilità” e dunque i sindaci non devono opporsi al sequestro delle scuole che, anche nelle zone a “basso rischio sismico”, sono a ipotetico rischio crollo seppure per un “minimo scostamento dai parametri” di edificazione emanati nel 2008.

    Il caso
    Così la Suprema Corte ha accolto il ricorso della Procura di Grosseto contro Francesco Limatola, sindaco di Roccastrada, indagato per omissione di atti di ufficio per non aver chiuso il plesso scolastico della frazione di Ribolla “nonostante dal certificato di idoneità statica dell’immobile, redatto il 28 giugno 2013, ne emergesse la non idoneità sismica”.
    Contro il sequestro della scuola primaria e secondaria, frequentata da quasi trecento bambini, e disposta dalla magistratura grossetana, Limatola aveva fatto ricorso e il tribunale del riesame lo scorso 26 aprile lo aveva accolto togliendo i sigilli.
    Ad avviso del riesame, era insussistente “un pericolo concreto ed attuale di crollo ragionevolmente derivante dal protratto utilizzo del bene secondo destinazione d’uso, avuto riguardo all’attività scolastica svolta ininterrottamente dalla fine degli anni sessanta”.
    Contro il sindaco di Roccastrada, la Procura di Grosseto ha protestato in Cassazione sostenendo che la scuola deve essere chiusa perché il pericolo per la incolumità pubblica “nella non prevedibilità dei terremoti, doveva intendersi insito nella violazione della normativa di settore, indipendentemente dall’esistenza di un pericolo in concreto”.
    Scuola di nuovo posta sotto sequestro?
    Dando ragione alla Procura, la Suprema Corte sottolinea che “nel carattere non prevedibile dei terremoti, la regola tecnica di edificazione è ispirata alla finalità di contenimento del rischio di verificazione dell’evento”.
    Pertanto, “la inosservanza della regola tecnica di edificazione proporzionata al rischio sismico di zona, anche ove quest’ultimo si attesti su percentuali basse di verificabilità, integra pur sempre la violazione di una norma di aggravamento del pericolo e come tale va indagata e rileva ai fini dell’applicabilità del sequestro preventivo”.
    Ora il tribunale del riesame deve rimeditare il via libera al dissequestro.


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  5. #25
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    Migliaia di scuole a rischio chiusura, non sono a norma contro gli incendi


    L’allarme dell’associazione dirigenti scolastici: “La metà degli edifici, che ospita 8 milioni di alunni, non ha il certificato di prevenzione”. Dal primo gennaio l’obbligo di adeguarsi alla legge
    Migliaia di edifici scolastici sono a rischio chiusura per carenze nei requisiti antincendio. A lanciare l’allarme è l’Andis (l’Associazione nazionale dirigenti scolastici), che qualche giorno fa ha inviato una preoccupata lettera alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Secondo il presidente dell’Andis, Paolino Marotta, oltre metà dei plessi in cui svolgono le lezioni quasi 8 milioni di alunni italiani è sprovvisto di Certificazione prevenzione incendi e, per questa ragione, potrebbe essere chiusa “al pur minimo sopralluogo degli enti di vigilanza”.
    La questione riguarda i 42mila edifici che ospitano le scuole in tutto il territorio nazionale. E diventa urgente perché nella legge di Bilancio, approvata a dicembre, non è stata prevista “la proroga dei termini per la messa a norma antincendio degli edifici scolastici”, esponendo i dirigenti scolastici e gli enti locali proprietari degli immobili (i Comuni, per le scuole dell’infanzia, primarie e medie, e le province per gli istituti superiori) alle sanzioni previste dalla legge.
    Secondo Marotta, che cita l’ultimo dato fornito da Legambiente, i plessi sforniti di tale visto ammonterebbero al 52,6 per cento del totale. Un dato coerente con quello fornito dalla Struttura di missione sull’edilizia scolastica presso la presidenza del Consiglio dei ministri, che nell’aprile del 2016 parlava di un 54 per cento di edifici senza Cpi, cioè il Certificato prevenzione incendi.
    L’auspicio di Marotta e dei suoi colleghi è che la ministra Fedeli intervenga “presso il Dipartimento dei Vigili del fuoco perché venga emanato un decreto ad hoc, che consenta agli enti proprietari di procedere al progressivo adeguamento alla norma degli edifici scolastici, magari con programmazioni triennali in analogia a quanto già avviene per le strutture sanitarie”.
    Dopo l’enorme somma che gli ultimi due governi Renzi e Gentiloni hanno destinato al miglioramento delle condizioni di sicurezza delle scuole italiane (oltre 10 miliardi di euro stanziati di cui 5,2 già assegnati agli enti locali) è incomprensibile che ci siano ancora così tanti plessi senza i requisiti antincendio, una situazione che potrebbe determinarne la chiusura.
    La legge di riferimento, “Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica”, risale al 1992. Il decreto del ministero degli Interni in questione dava cinque anni di tempo ai proprietari degli immobili scolastici per adeguarsi alle prescrizioni necessarie o per rendere sicure le eventuali procedure di evacuazione in caso di incendio. In seguito la scadenza, per le difficoltà degli enti locali, dovute anche alla carenza di fondi, è stata spostata in avanti di oltre vent’anni.
    La preoccupazione di Marotta e dei dirigenti scolastici è che presto la Cassazione possa pronunciarsi come ha fatto lo scorso primo Gennaio, quando ha sancito il principio che le scuole non in regola con le norme antisismiche (anche con una minima inadeguatezza al Rischio sismico) vanno chiuse immediatamente. E il sindaco non può opporsi.


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  6. #26
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    Scuola, arriva un miliardo ai Comuni per la sicurezza contro i terremoti


    L’annuncio del ministero dell’Istruzione: subito i fondi per 1.739 interventi, 234 solo in Emilia Romagna. Record di risorse alla Campania: 149 milioni. Fedeli: “In quattro anni investiti quasi 10 miliardi per l’edilizia scolastica”
    Oltre un miliardo di euro in arrivo per adeguare centinaia di plessi scolastici alle norme antisismiche. Una buona notizia considerato che il grosso del territorio italiano ricade in zone ad elevato e medio rischio sismico. Lo ha annunciato ieri il ministero dell’Istruzione, rendendo noto l’elenco dei Comuni che beneficeranno dei fondi stanziati con la legge di bilancio del 2017. In tutto saranno 1.739 gli interventi di adeguamento che potranno parte in tempi brevissimi. Per un totale di 1.058 milioni di euro. “L’accordo sui Comuni beneficiari – spiegano dal Miur – è stato raggiunto lo scorso 22 novembre, in Conferenza unificata, sulla base delle programmazioni regionali”. Lo scorso mese di dicembre, la ministra Valeria Fedeli ha firmato il relativo decreto, che dà la possibilità agli enti locali di avviare le procedure per iniziare i lavori.
    Il maggior numero di interventi, 234 in tutto, verrà realizzato in Emilia Romagna. La cifra più consistente arriva invece in Campania, che si aggiudica quasi 149 milioni di euro. Le risorse assegnate direttamente ai Comuni “serviranno – spiegano da viale Trastevere – prioritariamente per interventi di adeguamento sismico, o di nuova costruzione per sostituzione degli edifici esistenti, nel caso in cui l’adeguamento sismico non sia conveniente”. Ma anche per lavori finalizzati all’ottenimento del certificato di agibilità delle strutture, a interventi di messa in sicurezza necessari dopo le indagini diagnostiche sui solai e sui controsoffitti, interventi per l’adeguamento dell’edificio scolastico alla normativa antincendio, previa verifica statica e dinamica dell’edificio. Secondo l’ultimo dossier di Legambiente, più di 4 scuole italiane su 10 si trovano in aree dove possono verificarsi terremoti “forti” o “fortissimi”.
    “Sull’edilizia scolastica – spiega Fedeli – in questi ultimi quattro anni c’è stata una svolta: sono stati investiti quasi 10 miliardi, ma abbiamo operato anche sul fronte della governance, istituendo un Osservatorio dedicato, atteso da quasi vent’anni. Abbiamo ora una programmazione unica nazionale, ovvero un elenco di priorità effettive sulle quali intervenire, abbiamo un’Anagrafe con tutti i dati sullo stato delle nostre scuole”. Scelte importanti “non solo per mettere in sicurezza gli edifici, ma anche per innovare gli ambienti educativi”.
    “Sull’edilizia abbiamo fatto e continuiamo a fare un lavoro significativo che mette al centro le studentesse e gli studenti con un rinnovato impegno anche sulle scuole secondarie di secondo grado”, conclude il sottosegretario Vito De Filippo, con delega all’edilizia scolastica.


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  7. #27
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    Antincendio, dopo 16 anni gli istituti non sono ancora a norma


    Il decreto di interno e istruzione: le vie di fuga devono essere illuminate adeguatamente
    A quasi 16 anni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n. 218 del 16 settembre 1992 del decreto ministeriale 26 agosto 1992 contenente le norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica, molte delle disposizioni ivi contenute non hanno ancora trovato completa applicazione nonostante la concessione di diverse proroghe l’ultima delle quali è scaduta il 31 dicembre 2017.Considerata la necessità di definire indicazioni programmatiche prioritarie ai fini dell’adeguamento degli edifici e dei locali adibiti a scuole di qualsiasi tipo, ordine e grado alla normativa di sicurezza antincendio, il ministro dell’interno Minniti ha ritenuto necessario porre in essere un ennesimo tentativo per conseguire il suddetto adeguamento. Di concerto con il ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca Fedeli ha disposto, con il decreto 21 marzo 2018 (G.U. 29 marzo 2018, n. 74), fatti salvi gli obblighi stabiliti in particolare dagli articoli 3 e 4 del Dpr n. 151/2011 e ferma restando l’integrale osservanza del decreto 26 agosto 1992, che le attività di adeguamento degli edifici e dei locali adibiti a scuole di qualsiasi tipo, ordine e grado, potranno essere realizzate secondo le indicazioni attuative contenute nel decreto ministeriale 26 agosto 1992 e in base a un livello di priorità programmatica.Tra le priorità vengono indicate le disposizioni di cui ai punti 7, 8, 9 e 10 del decreto 26 agosto 1992 relative all’impianto elettrico di sicurezza che deve alimentare l’illuminazione di sicurezza, compresa quella indicante i passaggi, le uscite e i percorsi delle vie di esodo che garantisca un livello di illuminazione non inferiore a 5 lux e all’impianto di diffusione sonora e/o impianto di allarme.
    Rientrano inoltre: il sistema di allarme che deve avere caratteristiche atte a segnalare il pericolo a tutti gli occupanti il complesso scolastico ed il suo comando deve essere posto in locale costantemente presidiato durante il funzionamento della scuola; gli estintori portatili in ragione di uno ogni 200 metri quadrati di pavimento o frazione, con un minimo di due estintori per piano; la segnaletica di sicurezza di cui al decreto legislativo n. 493/1996 e un registro dei controlli, che deve essere costantemente aggiornato e disponibile per i controlli da parte dell’autorità competente, ove sono annotati tutti gli interventi e i controlli relativi all’efficienza degli impianti elettrici, dell’illuminazione di sicurezza, dei presidi antincendio, dei dispositivi di sicurezza e di controllo, delle aree a rischio specifico e dell’osservanza della limitazione dei carichi d’incendio.
    Il decreto del 21 marzo 2018 richiama inoltre espressamente anche le disposizioni elencate nel punto 12 delle norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica contenute in allegato al più volte citato decreto 26 agosto 1992. Tra queste meritano di essere ricordate e sottolineate le seguenti:
    – deve essere predisposto un piano di emergenza e devono essere fatte prove di evacuazione, almeno due volte nel corso dell’anno scolastico;
    – le vie di uscita devono essere costantemente sgombre da qualsiasi materiale;
    – le attrezzature e gli impianti di sicurezza devono essere controllati periodicamente;
    – nei locali ove vengono depositate o utilizzate sostanze infiammabili o facilmente combustibili oltre al fumare è fatto divieto di usare fiamme libere;
    – al termine dell’attività didattica o di ricerca, l’alimentazione centralizzata di apparecchiature o utensili con combustibili liquidi o gassosi deve essere interrotta azionando le saracinesche di intercettazione del combustibile, la cui ubicazione deve essere indicata mediante cartelli segnaletici facilmente visibili;
    – negli archivi e depositi, i materiali devono essere depositati in modo da consentire una facile ispezionabilità, azionando corridoi e passaggi di lunghezza non inferiore a 0,90 m.
    Possibili attività alternative: le opere di adeguamento di cui al presente decreto, si legge nel comma 2 dell’articolo due del documento ministeriale, potranno essere effettuate, in alternativa, con l’osservanza delle norme tecniche di cui ai decreti del ministro dell’interno agosto 2015 e agosto 2017.
    Il testo del decreto illustrato sembra non lasciare spazio a ennesimi rinvii. Le norme di prevenzione antincendio e di sicurezza degli edifici scolastici e del personale che in essi circola( alunni, docenti, personale Ata, dirigenti e genitori) dovrebbero essere prioritarie anche senza l’input ministeriale.



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  8. #28
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    L’amianto killer giace sui tetti di troppe scuole, petizione per sostituirlo coi pannelli solari



    In Italia l’amianto è ancora presente sui tetti di tantissime strutture edilizie. Anche delle scuole, visto che tra il 5% e 10% degli istituti sono stati certificati casi di presenza. Occorre, quindi, ripristinare gli incentivi per chi installa pannelli fotovoltaici sui tetti rimuovendo le coperture cancerogene. Per dare impulso all’iniziativa, da un mese è partita la petizione on line #BastaAmianto, che ha già raccolto 38 mila firme.
    “Consentire la bonifica di tetti e coperture in amianto”
    Lanciata su ‘change.org’ da Annalisa Corrado, esponente di Green Italia e Possibile, la raccolta di firme è stata presentata il 26 aprile alla Camera dall’on. Rossella Muroni (Liberi e Uguali), che pensa di portare al presidente della Camera Roberto Fico le firme raccolte perchè possa ricordare ai futuri ministri dello Sviluppo e dell’Ambiente di mettere al centro questo tema, pensando all’ambiente e alla salute.
    L’obiettivo è “consentire la bonifica di tetti e coperture in amianto” attraverso “un extra-incentivo per la bonifica della copertura”, da realizzare con “incentivi dedicati a chi produce energia pulita attraverso l’installazione di impianti fotovoltaici”.
    Uno strumento, prosegue la petizione, con cui “sono stati bonificati oltre 20 milioni di metri quadri di coperture in meno di due anni, realizzando centrali fotovoltaiche diffuse per più di 2.000 MW (Megawatt) di potenza” mentre “la soppressione di questo incentivo ha causato un sostanziale blocco delle bonifiche”. Il modo migliore, è stato detto, per reinserire “l’incentivo sarebbe il decreto di incentivazione delle fonti rinnovabili elettriche per il 2018-2020 in fase di concertazione”.
    L’on. Rossella Muroni ha anche ricordato che con la rimozione dell’amianto si “attivano filiere economiche e produttive. La questione ambientale è un tema economico che può dare prospettive e lavoro”.
    Nel frattempo, ricordiamo che per la bonifica di edifici pubblici contaminati da amianto, è possibile presentare la domanda entro il prossimo 30 aprile.
    La legge anti-amianto ha 25 anni
    E pensare che la legge che mette al bando l’amianto c’è da tempo: sono passati 25 anni dell’approvazione della legge 257 del 1992, che mise al bando questo materiale dopo che è stato appurato essere cancerogeno: cemento, mattonelle e pannelli impastati con l’amianto, logorandosi liberano polvere piena di fibre cancerogene, che vengono poi respirate.
    Rimane il fatto che “la questione è tutt’altro che risolta: nel nostro Paese si stima siano presenti ancora dalle 32 alle 40 milioni di tonnellate d’amianto, tra 1 e 2,5 miliardi di metri quadri di coperture in fibrocemento amianto su capannoni, strutture, edifici pubblici e privati, mentre sono 75.000 gli ettari di territorio in cui c’e’ una accertata contaminazione”.
    Inoltre, “ci sono migliaia di edifici pubblici, tra scuole ed altre strutture, che ancora ospitano manufatti contenenti amianto”. A questo bisogna aggiungere il “grave” delle “morti legate all’esposizione a questo killer silenzioso”, che sono “tra le 3 mila e le 6 mila l’anno.
    E aumenta la percentuale di persone che si ammalano senza aver avuto una esposizione di tipo professionale”. Il vicepresidente del Kyoto club, Francesco Ferrant,e ha fatto presente come lasciando fermo il decreto, che potrebbe contenere il ripristino dell’incentivo, “si allunga l’agonia” delle aziende italiane delle rinnovabili e “si allontanano i target da raggiungere a livello internazionale”.
    La Regione Friuli ammessa come parte civile in Tribunale di Gorizia nel processo “Amianto quater”
    Nelle stesse ore in cui si lanciava l’appello, la Regione Friuli Venezia Giulia veniva ammessa come parte civile davanti al Tribunale di Gorizia nel processo “Amianto quater” per morti e malati nei cantieri di Monfalcone. Assieme alla Regione, rappresentata dall’assessore all’Ambiente Sara Vito, sono stati ammessi come parti civili i sindacati e le Associazioni esposti amianto.
    “La battaglia contro l’amianto è un dovere morale – ha commentato Vito – e la Regione anche in questo procedimento ha voluto costituirsi come parte civile, perché e importante essere al fianco delle vittime e chiedere giustizia. Quella degli esposti all’amianto è una tragedia che ha colpito a lungo e in silenzio i nostri lavoratori, le loro famiglie e ancora oggi miete vittime. Sul tema dell’amianto nella presente legislatura abbiamo realizzato importanti azioni concrete: dopo più di vent’anni abbiamo il nuovo Piano regionale, sono stati erogati contributi per la rimozione, stiamo lavorando per il censimento di tutto l’amianto esistente, abbiamo realizzato attività di formazione e di informazione”.
    La situazione nelle scuole e i danni alla salute
    Per Legambiente, quindi, una scuola ogni dieci-quindici nasconde ancora l’amianto. I plessi coinvolti sarebbero tra i 2 e i 3 mila, esponendo al rischio circa 350mila studenti e 50mila docenti, Ata e dirigenti scolastici. Sono più al Nord (13,3%) gli edifici con casi certificati rispetto al Sud, dove la percentuale è del 6% e al Centro che si attesta al 4,6%. Ma in questi ultimi casi, le rilevazioni sono fortemente incomplete.
    Ogni anno in Italia secondo il ministero della Salute, si ammalano 3mila persone per l’amianto, di mesotelioma pleurico e tumore al polmone, che lasciano poco scampo.
    “Secondo il registro nazionale mesoteliomi – ha detto il presidente dell’Ona Ezio Bonanni a Il Fatto quotidiano poco più di un anno fa – istituito presso l’Inail, che censisce le neoplasie dovute all’amianto (pleura, peritoneo, pericardio e tunica vaginale del testicolo) nel 2012 (ultimo anno analizzato) erano stati registrati 63 casi nel comparto istruzione: 41 uomini e 22 donne. Venticinque insegnanti, sei bidelli, cinque tecnici di laboratorio. Non è dato sapere la loro sorte, ma considerando quanto sia fulminante la malattia dopo la diagnosi, è legittimo supporre che siano tutti deceduti”.
    In tutto, sarebbero quattrocentomila le persone in Italia che rischiano di ammalarsi di tumore al polmone soltanto andando a scuola. Si tratta di 350mila alunni e i 50mila fra docenti e personale Ata, che studiano e lavorano nelle 2.400 scuole italiane costruite con parti di amianto, praticamente poco più del 5 per cento degli istituti presenti in Italia.
    Ma sono dati nemmeno troppo certi. Manca – sostiene l’Ansa – una mappatura completa degli edifici con amianto, mancano le discariche: buona parte del materiale finisce in Germania o, peggio, in discariche delle ecomafie.
    Cosa (non) si sta facendo
    Di sicuro, mancano i soldi per fare le bonifiche. I fondi vengono stanziati dai governi, poi vengono stornati verso spese considerate più urgenti. Ci sono scuole, una a Firenze (l’istituto Da Vinci) e una a Oristano (la scuola Deledda), dove il cemento dei muri è impastato con l’amianto. Per evitare che dalle pareti si liberino fibre cancerogene, i presidi vietano di piantare chiodi nei muri, di sbattere le porte, perfino di correre.
    Le aree più a rischio, con l’amianto che si sbriciola nell’aria, secondo l’Ispra sono 380: bonificarle costerebbe 40-50 milioni di euro all’anno per almeno tre anni.
    Nel 2016, il M5S ha proposto un disegno di legge. “Le mappature si potrebbero fare già oggi dalle foto da satellite – ha detto il deputato Massimo De Rosa -. Occorre rendere conveniente per i privati smaltire l’amianto. Ma prima dobbiamo fare le discariche, e per questo bisogna parlare con la popolazione, far tornare la fiducia nelle istituzioni. Poi occorre svincolare certi interventi dal patto di stabilità”.


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    L’Italia delle scuole che crollano. Serve l’anagrafe degli edifici




    Trenta episodi nell’anno che sta per chiudersi. Quattro giorni fa, prima di Fermo, c’era stato il cedimento del solaio piombato nella scuola elementare di Eboli con quattro bambini feriti. L’anagrafe degli edifici è ancora incompleta. Al Sud 3.397 euro all’anno per gli interventi
    L’unico ad aver fatto il suo dovere è stato S. Giuseppe da Copertino. Come santo patrono doveva proteggere gli studenti e l’ha fatto. Lasciando che il soffitto di una aula di Fermo venisse giù in un boato di calcinacci in una giornata in cui i ragazzi erano impegnati altrove. Tutti gli altri però, dalle autorità locali a quelle nazionali, il loro dovere non l’hanno fatto per niente.
    La scheda
    Dice tutto la scheda «edilizia scolastica» dell’Istituto Tecnico Tecnologico «G. e M. Montani» di Fermo, sulla costa marchigiana, pubblicata all’indirizzo cercalatuascuola.istruzione.it/cercalatuascuola/istituti/APTF010002/itt-g-e-m-montani-fermo/edilizia/. Scheda obbligatoria per l’anagrafe nazionale di tutti gli istituti decisa proprio per affrontare finalmente i problemi del degrado spesso inaccettabile nel nostro patrimonio. Per alcune voci, certo, la risposta c’è: «Fascia di età di costruzione: tra il 1800 e il 1899». «Impianto idrico: necessità di manutenzione parziale». «Impianto di riscaldamento: necessità di manutenzione completa». «Impianto igienico-sanitario: necessità di manutenzione completa». E così via. Sono le cose più importanti, però, quelle che possono spingere un papà, una mamma o uno studente a raccogliere l’invito di «cercalatuascuola.istruzione.it» per sapere se «quella» scuola sia o meno a rischio. E qui, vuoto totale. Solai? Casella bianca. Coperture? Bianca. Intonaci interni? Bianca. Controsoffitto? Bianca. E non si tratta di dati vecchi, rimasti lì nella muffa di qualche data center. Come spiega l’introduzione al sito, «i dati contenuti nella presente sezione contengono tutte le informazioni di carattere tecnico relative agli edifici scolastici attivi censiti così come comunicati dagli enti locali proprietari degli stessi» e «son riferiti all’anno scolastico 2017/18».
    A chi tocca?
    A chi toccava occuparsi delle perizie e riempire quel modulo? Alla scuola, al comune, alla provincia, alla regione? A chi? Tocchi a chi tocchi, i cittadini devono essere informati. Perché sull’anagrafe degli edifici scolastici si gioca non solo il futuro edilizio della pubblica istruzione ma il diritto stesso dei nostri figli a studiare senza correre il rischio che cadano loro in testa il tetto dell’istituto nel quale passano gran parte delle loro giornate.
    Nel solo anno scolastico corrente, accusa Cittadinanza Attiva, sono finiti sui giornali (il penultimo, prima di Fermo, era stato tre giorni prima il cedimento del solaio piombato nella scuola elementare di Eboli con quattro bambini feriti) almeno trenta crolli. Nella scia di 44 nel 2016/2017. E di altri 112 nel triennio precedente. Per un totale negli ultimi cinque anni, stando a questo calcolo, di almeno 186 episodi.
    «È inammissibile che ad oggi non si abbia un’anagrafe dell’edilizia scolastica completa e affidabile che permetta di sapere quali sono gli edifici più a rischio e di definire le priorità di intervento», sferzano Vanessa Pallucchi e Francesca Pulcini, vice presidente nazionale e presidente regionale di Legambiente, «Non si può pensare di affidare la sicurezza degli edifici scolastici al fato». E insistono: l’anagrafe va finita entro il 2020.
    L’anagrafe
    E già questa, come ricorda Adriana Bizzarri che di CittadinanzAttiva è coordinatrice per la scuola, è una scadenza che grida vendetta. La legge istitutiva, infatti, è del lontano 11 gennaio 1996. Per capirci: venti giorni prima che a Venezia prendesse fuoco la Fenice. Tanto, tanto tempo fa. Da allora son passati dodici ministri e dodici premier. Ma dopo ventidue anni l’anagrafe non c’è ancora. Meglio, c’è a macchia di leopardo: «In Toscana e qualche altra regione ci siamo», dice Laura Galimberti oggi assessore a Milano e ieri coordinatrice della Struttura di missione di Palazzo Chigi per la riqualificazione dell’edilizia scolastica, «Altrove è andata a rilento. Non so quante volte abbiamo spronato i comuni…».
    Colpa anche, forse, del passaggio da un modulo con 150 domande a uno con 500. Un incubo, a riempirlo tutto. Tanto più per chi è in ritardo, spiega ancora la Bizzarri. Come a Napoli. O a Roma dove la macchina è lentissima. E perfino a Milano, dove l’ex assessore Gabriele Rabaiotti è arrivato a sfogarsi: «I dati ci sono ma, pare impossibile, sono su carta». Eppure Dio sa quanto l’Italia avrebbe bisogno di conoscere metro per metro o almeno scuola per scuola la situazione del patrimonio edilizio che ospita, dalle materne alle superiori, circa 8 milioni di alunni. Per capire qual è esattamente il problema, dove sono le emergenze, quali sono le priorità.
    Il dossier
    L’ultimo dossier Ecosistema Scuola di Legambiente ricorda che «oltre il 41% delle scuole (15.055) si trova in zona sismica 1 e 2, cioè a rischio di terremoti fortissimi o forti» che il 43% di questi edifici «risale a prima del 1976, e cioè a prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica», che «solo il 12,3% delle scuole presenti in queste aree risulta progettato o adeguato successivamente alle tecniche antisismiche». Per finire: «Negli ultimi quattro anni solo il 3,5% degli interventi ha riguardato l’adeguamento sismico delle aree a rischio: 532 interventi per 15.055 edifici». Al punto che, avanti così, «il raggiungimento dell’obiettivo sicurezza in quelle aree arriverà tra 113 anni».
    Di più: «La media di investimenti in manutenzione straordinaria annua per singolo edificio degli ultimi cinque anni vede una media nazionale di 20.535 euro, con una forbice che va dai 28.536 euro degli edifici del Nord Italia ai 3.397 del Sud». Rileggiamo: 3.397 euro. Insufficienti non solo per una manutenzione minima ma perfino per passare uno straccio e scopare per terra.
    Cittadinanza Attiva
    Accuse confermate dai rapporti sulla sicurezza di Cittadinanza Attiva. L’ultimo denuncia: «Per le scuole situate in zona sismica (oltre la metà), la situazione non è incoraggiante: solo un quarto ha l’agibilità statica, poco meno della metà il collaudo. In poco più di un quarto (27%) è stata realizzata la verifica di vulnerabilità sismica, obbligatoria dal 2013. Ben pochi gli edifici su cui sono stati effettuati interventi di miglioramento e adeguamento sismico: la media nazionale è rispettivamente del 12% e del 7%. Assai indietro il Lazio (3%) e la Campania (6% di scuole migliorate sismicamente e 4% adeguate)». Quanto alla cura quotidiana, solo «una scuola su quattro ha una manutenzione adeguata e solo il 3% è in ottimo stato. Un quarto circa di aule, bagni, palestre e corridoi presenta distacchi di intonaco». Tanto, pensa qualcuno, c’è sempre S. Giuseppe da Copertino…



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    Sicurezza scuole. Giuliano, rivedere responsabilità dei Dirigenti Scolastici





    “Occorre rivedere le responsabilità ed il ruolo dei dirigenti scolastici in tema di rischi strutturali ed impiantistici degli edifici scolastici” questo il pensiero del Sottosegretario all’Istruzione Salvatore Giuliano.
    La prima dichiarazione del Sottosegretario è dedicata al ruolo e alle incombenze dei Dirigenti Scolastici.
    Troppe responsabilità per i Dirigenti Scolastici, appello al Ministro
    La problematica è ritornata d’attualità dopo la recente sentenza della Corte di Appello di Potenza che ha confermato la condanna ad un mese di reclusione a seguito del ferimento di uno studente causato dal cedimento di un lastrico, con pena sospesa e il beneficio della non menzione nel certificato penale, nei confronti della Dirigente dell’Istituto di Istruzione Superiore “Carlo Pisacane” di Sapri, Franca Principe.
    E in questi giorni numerosi sono stati gli appelli al Ministro affinchè si riveda la normativa.
    La normativa
    Nella precedente legislatura le Commissioni VII e XI della Camera avevano prodotto un testo condiviso da tutte le forze politiche, unificando le proposte di legge Carocci e Pellegrino circa la modifica all’articolo 18 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 sulla responsabilità dei dirigenti in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro.
    La proposta UDIR
    Un tema molto caro, quello della sicurezza scolastica, al sindacato Udir, che ha già articolato una proposta. In essa si prevede, infatti, che il capo d’istituto “venga esonerato dalle valutazioni di cui all’art. 28 del presente Decreto, attinenti ai rischi di natura strutturale ed impiantistica relativamente alle Istituzioni Scolastiche ed Educative di propria pertinenza, fermo restando gli obblighi di cui all’art. 18, comma 3-ter del presente decreto, limitatamente alle comunicazioni per la vigilanza e sorveglianza durante la gestione delle attività didattiche, esonerando in toto lo stesso Dirigente Scolastico da ogni responsabilità sia di natura civile che penale ”.



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