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Discussione: Edilizia scolastica

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    Nasce il fondo Miur-Fondazione Inarcassa per i Comuni

    Nasce #fondAzioneScuola, il fondo di rotazione e garanzia per la concessione agli enti locali di prestiti per progetti mirati alla sicurezza degli edifici scolastici. L’iniziativa è stata presentata ieri a Roma ed è il frutto di un’intesa firmata dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ed Egidio Comodo, presidente della Fondazione Inarcassa. L’obiettivo è quello di anticipare, senza interessi, i costi delle progettazioni che gli enti locali si impegnano ad affidare a professionisti iscritti a Inarcassa e in regola con gli adempimenti previdenziali.
    Il fondo
    L’accesso al fondo – che ha una disponibilità di due milioni – sarà possibile dalle ore 12:00 del 4 dicembre prossimo e fino alla mezzanotte del 14 gennaio 2018. Ciascun comune potrà ricevere fino a 50mila euro di finanziamento. Il finanziamento potrà coprire le spese di progettazione (preliminare, definitiva ed esecutiva) di: nuovi fabbricati destinati all’edilizia scolastica, ampliamento e/o la ristrutturazione (di edifici o impianti), efficientamento energetico, adeguamento e miglioramento sismico degli immobili.
    Una nota spiega che «la congruità dei costi di progettazione e la correttezza della procedura di affidamento» saranno valutati da una commissione di Fondazione Inarcassa. Il finanziamento delle iniziative seguirà il criterio cronologico di presentazione delle domande, ma anche quello territoriale, assicurando finanziamenti ad almeno due progetti per regione.
    Fedeli: su edilizia scolastica investimento senza precedenti
    «Sull’edilizia scolastica negli ultimi anni è stato fatto un investimento – che è prima di tutto un investimento culturale, non solo di risorse – senza precedenti» ha sottolineato la ministra Fedeli. E il presidente di Fondazione Inarcassa, Comodo, ha spiegato che il fondo «ha l’obiettivo di sbloccare l’iter procedurale propedeutico all’ottenimento del finanziamento dell’opera da realizzare. In tal senso, questo fondo svolge un’azione sussidiaria in favore degli enti locali».


    Edscuola
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  2. #2
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    Sicurezza scuole. Giuliano, rivedere responsabilità dei Dirigenti Scolastici





    “Occorre rivedere le responsabilità ed il ruolo dei dirigenti scolastici in tema di rischi strutturali ed impiantistici degli edifici scolastici” questo il pensiero del Sottosegretario all’Istruzione Salvatore Giuliano.
    La prima dichiarazione del Sottosegretario è dedicata al ruolo e alle incombenze dei Dirigenti Scolastici.
    Troppe responsabilità per i Dirigenti Scolastici, appello al Ministro
    La problematica è ritornata d’attualità dopo la recente sentenza della Corte di Appello di Potenza che ha confermato la condanna ad un mese di reclusione a seguito del ferimento di uno studente causato dal cedimento di un lastrico, con pena sospesa e il beneficio della non menzione nel certificato penale, nei confronti della Dirigente dell’Istituto di Istruzione Superiore “Carlo Pisacane” di Sapri, Franca Principe.
    E in questi giorni numerosi sono stati gli appelli al Ministro affinchè si riveda la normativa.
    La normativa
    Nella precedente legislatura le Commissioni VII e XI della Camera avevano prodotto un testo condiviso da tutte le forze politiche, unificando le proposte di legge Carocci e Pellegrino circa la modifica all’articolo 18 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 sulla responsabilità dei dirigenti in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro.
    La proposta UDIR
    Un tema molto caro, quello della sicurezza scolastica, al sindacato Udir, che ha già articolato una proposta. In essa si prevede, infatti, che il capo d’istituto “venga esonerato dalle valutazioni di cui all’art. 28 del presente Decreto, attinenti ai rischi di natura strutturale ed impiantistica relativamente alle Istituzioni Scolastiche ed Educative di propria pertinenza, fermo restando gli obblighi di cui all’art. 18, comma 3-ter del presente decreto, limitatamente alle comunicazioni per la vigilanza e sorveglianza durante la gestione delle attività didattiche, esonerando in toto lo stesso Dirigente Scolastico da ogni responsabilità sia di natura civile che penale ”.



    Orizzontescuola
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  3. #3
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    Calabria, Campania e Sicilia: regioni maglia nera per la verifica della vulnerabilità sismica delle scuole


    Più di una scuola su due è stata costruita prima del 1974 (anno di entrata in vigore della normativa antisismica), più di due scuole su cinque sono in zona ad elevata sismicità ma in poche hanno effettuato la verifica di vulnerabilità sismica, 50 gli episodi di crolli e distacchi di intonaco nell’anno scolastico 2017-2018, un episodio in media ogni quattro giorni. Questa la fotografia degli edifici scolastici in cui trascorrono la mattinata 7.682.635 studenti. Un’emergenza nazionale, ma i finanziamenti per le ristrutturazioni e la manutenzione arrancano e le certificazioni restano appannaggio di poche scuole.
    A ricordarci ogni anno questa realtà è Cittadinanzattiva, arrivata al XVI Rapporto sulla sicurezza delle scuole, edizione 2018. Un report basato sui dati istituzionali forniti dal Miur, dal Governo, dall’Inail, ma anche dall’invio di istanze di accesso civico a 7.252 Comuni, Province e Città metropolitane, relative a 6.556 edifici scolastici di 20 Regioni. Il quadro è in miglioramento, ma lento, troppo lento e presenta forti disparità, con un Nord più virtuoso, un Centro che sta cercando di mettersi al passo, un Sud che presenta un ritardo cronico.
    Tornando all’elemento più urgente in un Paese dove i terremoti sono frequenti, solo per il 29% delle scuole è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica, con la pessima performance della Calabria (solo 2% con verifica), della Campania (4%) e della Sicilia (7%), regioni in cui insiste il maggior numero di scuole in zone ad elevata sismicità. Entro dicembre questa verifica dovrà essere effettuata in tutte le scuole ma ad oggi – da quanto risulta a Cittadinanzattiva – solo il 37% delle richieste è stato finanziato.
    La microzonazione sismica è stata realizzata in poco meno di una scuola su tre (31%), con punte positive in Friuli-Venezia Giulia (72% del campione di scuole) e in Umbria (65%), mentre preoccupano i dati della Puglia (solo l’1%) e del Piemonte (5%).
    Solo il 9% delle scuole è stato migliorato dal punto di vista sismico e ancor meno (5%) è stato
    adeguato sismicamente.
    Certificazione di agibilità\abitabilità: solo un quarto delle scuole ne è in possesso, con punte positive in Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige (50 per cento) e punte negative nel Lazio (9 per cento). Va un po’ meglio per il collaudo statico degli edifici. Lo ha effettuato il 53 per cento delle scuole, con il Lazio ancora una volta a segnare un primato negativo, con uno scarso 14 per cento, e la Campania, poco meglio con un 17 per cento. Decisamente lontani comunque dal 90 per cento del Piemonte e dall’84 per cento del Trentino-Alto Adige.
    Rischio alluvione: nonostante circa 6mila edifici si trovino in aree a rischio alluvione, solo il 9 per cento delle scuole monitorate ha adottato il Piano di gestione del rischio alluvione, con la Sardegna a detenere il primato, pur con uno scarso 36 per cento. Sempre meglio di Abruzzo, Puglia e Sicilia che si fermano all’1 per cento.
    Ancora ultimo il Lazio (3 per cento) per quanto riguarda l’indagine diagnostica su solai e controsoffitti, nonostante i frequenti casi di cronaca. Primato negativo conteso dalla Campania, che si ferma al 5 per cento. Molto meglio fanno Sardegna e Piemonte, rispettivamente con un 45 per cento e 43 per cento.
    Cosa fare dunque in un Paese che investe di più, ma con grandi differenze regionali? Cittadinanzattiva ipotizza una cifra di 15\20 miliardi di euro per poter ricostruire e ristrutturare il patrimonio edilizio scolastico, un tema su cui non mancano le iniziative del governo giallo-verde. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha sbloccato un miliardo di euro per l’antisismica e oltre 1,7 miliardi per la messa in sicurezza, ha chiesto la collaborazione dell’Asi, l’Agenzia spaziale italiana, e del Cnr per far partire una mappatura satellitare delle nostre scuole, e valuta – come Miur – la costituzione di parte civile nell’inchiesta sui lavori della nuova ala del plesso scolastico “Alfredo Aspri” di Sperlonga, in provincia di Latina, un’ala costruita senza fondamenta per risparmiare sui costi, in un appalto a massimo ribasso.
    Anche Cittadinanzattiva riconosce l’aumentata sensibilità degli ultimi due governi nei confronti del tema edilizia scolastica, ma – avverte – bisogna fare in fretta.
    «Occorre fare indagini diagnostiche a tappeto sui solai e controsoffitti: è un provvedimento che costa poco e garantisce che si possano anticipare alcuni dei crolli» – spiega Adriana Bizzarri, che ha curato il rapporto di Cittadinanzattiva. «Chiediamo uno snellimento delle procedure, maggior rapidità degli interventi nelle zone colpite dal sisma ma non solo, chiediamo controlli serrati perché il caso di Sperlonga ha scioccato chiunque. E chiediamo che si investa nella sicurezza sismica ricordando che 18mila dei nostri edifici sono in zona 1 e zona 2».


    Edscuola
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  4. #4
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    Scuola, i presidi: “Troppi istituti non a norma, rischiamo di essere denunciati e multati”


    Il governo Lega/5Stelle non proroga la norma sull’adeguamento alle norme antincendio per gli edifici scolastici. E nei prossimi mesi migliaia di presidi rischiano di essere multati e di essere denunciati penalmente.
    L’allarme viene lanciato dall’Andis, la seconda associazione autonoma di dirigenti scolastici italiana, che attraverso il suo presidente ha inviato una lettera al ministero dell’Istruzione Marco Bussetti in cui esprime tutta la sua preoccupazione. “L’Associazione nazionale dirigenti scolastici – scrive Paolino Marotta – intende rappresentare la criticità che si è venuta a determinare a seguito della mancata approvazione nella legge di Bilancio 2019 della proroga del termine per l’adeguamento degli edifici scolastici alla normativa antincendio”.
    Un differimento di un anno che tutti si aspettavano. Perché in base agli stessi dati diffusi dal Miur qualche mese fa sono oltre 22mila, il 55% del totale, i plessi scolastici sprovvisti del Certificato prevenzione incendi richiesto dalla normativa vigente. Il rischio è, continuano dall’Andis, che questi plessi fuorilegge a seguito di una visita dai Vigili del fuoco potrebbero essere trovati “in esercizio senza il completo adeguamento alle disposizioni normative”. In questi casi è prevista la contravvenzione a carico del capo d’istituto che andrebbe denunciato anche penalmente ai sensi della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Il fatto è che la competenza sugli edifici scolastici, e sul loro adeguamento, è in capo agli enti locali: i comuni per le scuole dell’infanzia, primarie e medie; le province per le scuole superiori.
    E i presidi non hanno le risorse per provvedere a mettere in sicurezza le loro scuole. “È del tutto evidente – conclude Marotta – il rischio per un dirigente scolastico di diventare il capro espiatorio di inadempienze riconducibili invece agli enti proprietari degli edifici”. L’auspicio dell’Andis è quello di un intervento del ministro Bussetti “presso il ministero dell’Interno e il Dipartimento dei Vigili del Fuoco perché venga emanato un decreto ad hoc, che consenta agli enti proprietari di procedere al progressivo adeguamento alla norma degli edifici scolastici, magari con step triennali in analogia a quanto già avviene per le strutture sanitarie”.


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    Le scuole non sicure per problemi sismici non vanno chiuse, sentenza




    Una importante sentenza emanata ieri dalla Cassazione relativamente alla chiusura delle scuole in caso di basso indice di sicurezza sismica.
    Per i giudici, se il fabbricato adibito a scuola non ha i criteri antisismici adeguati, essa non deve essere chiusa, ma è dovere di programmazione degli interventi edilizi con lo scopo di adeguare l’edificio.
    Nel caso specifico, un edificio adibito a scuola materna di un comune emiliano risultava avere un rischio sismico dell’0,26, di gran lunga superiore rispetto allo standard di 0,6.
    La scuola, a seguito di una indagine della procura, veniva chiusa per inagibilità e finivano indagati per omissione d’atti d’ufficio due sindaci.
    La Cassazione, che in realtà non si è espressa per mancanza di autonoma valutazione del GIP sul sequestro, ha affermato che la norma non impone “l’obbligatorietà della messa fuori servizio dell’opera non appena se ne riscontri l’inadeguatezza rispetto alle azioni ambientali non controllabili dall’uomo e soggette ad ampia variabilità nel tempo ed incertezza nella loro determinazione”
    Per i giudici, “i proprietari o i gestori delle singole opere sono chiamati a definire e programmare i provvedimenti più idonei, commisurati alla vita naturale nominale restante dell’opera, alla sua classe d’uso e alla disponibilità di risorse ordinarie o straordinaria allo scopo destinate”
    Inoltre, per i giudici l’indice di sicurezza sismica è da considerare in senso “diacronico”, quindi non nell’immediato, nel rischio attuale, ma in una proiezione sul piano della programmazione degli interventi edilizi necessari all’adeguamento.
    Il dovere dei proprietari è quindi, prioritariamente, quello di programmare gli interventi edilizi necessari per mettere a norma gli edifici.

    Scarica la sentenza



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    Edilizia scolastica, per la sicurezza servono 200 miliardi di euro


    Una sfida nella sfida. È quella che attende la complessa, costosa e per certi versi farraginosa macchina dell’edilizia scolastica per cercare di raggiungere due obiettivi non più rinviabili: rendere più sicure e al tempo stesso più sostenibili le 40mila scuole italiane. Ma per riuscirci serve un iniezione di liquidità senza precedenti. Circa 200 miliardi di investimenti pubblici, tre volte le risorse dedicate all’intero comparto dell’istruzione, secondo le stime contenute nel Rapporto sull’edilizia scolastica, che la Fondazione Giovanni Agnelli presenta oggi a Torino. Oltre 250 pagine di analisi, tabelle, contributi che individuano nell’incrocio tra architettura, pedagogia e didattica la bussola da seguire. In un piano, quanto meno di medio periodo, che ripeta su scala nazionale quanto avvenuto, in piccolo, nel capoluogo torinese.
    Lo stato delle nostre scuole
    Il rapporto parte dalla fotografia dello stato dei luoghi. Gli edifici scolastici in Italia, ci racconta l’Anagrafe dell’edilizia scolastica del Miur, sono circa 40mila; hanno un’età media avanzata (52 anni) e in due casi su tre sono stati costruiti più di 40 anni fa. Molte scuole sono fragili e insicure, edificate senza attenzione ai criteri antisismici e con l’impiego di materiali scadenti. Con diverse carenze sia nelle strutture portanti, sia negli impianti; così come sono numerosi i casi in cui non sono state adottate misure per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Non solo. Sia gli edifici degli anni Settanta sia quelli antecedenti mancano dal punto di vista della sostenibilità ambientale e dell’efficienza energetica: materiali non isolanti, vetrate e infissi che disperdono il calore, fonti di riscaldamento o raffreddamento inquinanti e inefficienti.
    A tutto questo si aggiungono gli spazi scolastici che sono stati (e sono tutt’ora, in larga parte) pensati per una didattica tradizionale, trasmissiva: cattedre rialzate, lavagne al muro, banchi disposti in fila di fronte al docente, attaccapanni nei corridoi. Con una disposizione che, peraltro, penalizza innovazioni e metodi didattici diversi dalla lezione frontale. A pesare sull’intero quadro c’è anche una scarsa manutenzione ordinaria e straordinaria, che dipende pure dalla frammentazione di responsabilità e competenze distribuite tra Stato, regioni, enti locali e singole scuole in merito alla proprietà e alla conduzione degli edifici.
    La questione demografica
    All’aspetto edilizio si lega, a doppio filo, anche l’aspetto demografico. Da cui discende un’altra considerazione: più che di nuove costruzioni, nei prossimi anni, l’Italia avrà bisogno di intervenire soprattutto sul patrimonio scolastico esistente. Rendendolo bello, sicuro, sostenibile e innovativo. Ciò accadrà – evidenzia ancora la Fondazione Agnelli – perché da qui al 2030 la popolazione nelle classi perderà 1,1 milioni di studenti: «Sarebbe pertanto velleitario – è scritto nello studio – immaginare nel nostro Paese un’importante stagione di nuove costruzioni».
    I costi di un possibile intervento
    E se, come annuncia l’attuale governo, a breve, partirà un maxi piano di investimenti pubblici in infrastrutture per spingere la crescita, allora, occorre inserire subito un capitolo ad hoc dedicato all’edilizia scolastica. Sul tema Fondazione Agnelli e Compagnia di San Paolo si sono già cimentate, intervenendo per rinnovare, a Torino, le scuole medie Enrico Fermi e Giovanni Pascoli. Qui, accanto a interventi pensati per rendere gli spazi di apprendimento funzionali a un modo diverso di fare didattica, sono stati necessari significativi interventi strutturali sia di consolidamento e sicurezza delle strutture sia di efficientamento energetico. A consuntivo, il costo complessivo dell’intervento sul Fermi, incluse le opere edili, gli arredi e i compensi professionali, è stato di circa 1.350 euro al metro quadro, Iva esclusa.
    Applicando lo stesso costo, la Fondazione Agnelli stima che per ristrutturare e rinnovare i 40mila edifici scolastici oggi attivi, corrispondenti a circa 150 milioni di metri quadrati, servirebbero 200 miliardi di euro. È una cifra pari a qualcosa di più dell’11% del Pil, equivalente a tre anni dell’attuale spesa complessiva per l’istruzione.
    «Si tratta di un investimento imponente, che non può che essere realizzato in molti anni – sottolinea il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto -. Ma proprio per questo è importante che l’ambizioso programma di riqualificazione delle scuole italiane venga programmato sin da adesso e perseguito senza incertezze e cambiamenti di rotta nei prossimi decenni». A beneficiarne sarebbe anche la collettività se è vero che, nell’arco di un decennio, il consumo di acqua si ridurrebbe di un quinto, quello di energia termica di un terzo e quello di elettricità addirittura del 50 per cento.


    Edscuola
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  7. #7
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    Edilizia scolastica, registrazioni preliminari dei Comuni per accedere ai contributi fino al 19 giugno


    Ancora qualche giorno per gli enti locali che vogliono «prenotare» le risorse a disposizione per adeguare alle normative anti-Covid le scuole di cui sono proprietari.
    In vista della ripresa delle attività didattiche a settembre, il ministero dell’Istruzione ha previsto lo stanziamento di 330 milioni di euro a valere sul Pon per la scuola 2014-2020 – Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) a favore di tutti gli enti locali proprietari di edifici adibiti a sede di istituzione scolastica statale o di cui abbiano la competenza in base alla legge 23/1996.
    In attesa della pubblicazione dell’avviso pubblico e per velocizzare le procedure di finanziamento, tutti gli enti locali interessati possono procedere alla fase preliminare di registrazione e di accreditamento che terminerà il 19 giugno 2020, secondo le modalità previste nel documento predisposto dal ministero.
    La registrazione e l’accreditamento ai sistemi informativi sono attività propedeutiche all’invio della candidatura per poter accedere ai finanziamenti, che sarà possibile solo a seguito della pubblicazione dell’avviso pubblico, di cui daremo tempestiva comunicazione.


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