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Discussione: Edilizia scolastica

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    Piano Edilizia scolastica in Lussemburgo



    Delegazione di Palazzo Chigi e MIUR presenta presso la BEI strumenti di monitoraggio e mappatura degli interventi di Edilizia Scolastica
    Il piano del Governo italiano per la riqualificazione dell’edilizia scolastica sbarca in Lussemburgo e viene presentato oggi presso la sede della Banca Europea per gli Investimenti. Un piano che si contraddistingue per due aspetti. Le risorse, prima di tutto: l’Esecutivo ha messo in campo sette miliardi e di questi ben 1,3 costituiscono il “Piano Bei”. In secondo luogo, per il monitoraggio che il Ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca e la Struttura di Missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la riqualificazione dell’edilizia scolastica hanno attuato – in un’ottica di trasparenza per gli Enti locali e i cittadini – ma anche approfondito con tutti i parametri europei.
    Un modello che può fare scuola nei Paesi membri e che per questo Bei ha deciso di presentare, avendo preso atto del grande lavoro che si sta sviluppando grazie alle competenze e all’impegno del MIUR – che per l’edilizia scolastica ha creato un’apposita Direzione – e della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
    Un modello che ha già permesso di finanziare in tutta Italia dal 2014 oltre 10.000 interventi, di cui circa 5.000 risultano già conclusi. A questi si aggiungono le oltre 3.000 indagini diagnostiche sui solai. Coinvolte nel “Piano BEI” le operazioni #scuolenuove, #scuolesicure e il cosiddetto “Decreto Mutui”: da sole hanno permesso di attivare oltre 4.000 cantieri.
    Il costante monitoraggio del MIUR, tramite i nuovi sistemi informativi online, permette l’erogazione delle risorse a stato di avanzamento dei lavori (SAL), garantendo l’effettiva efficacia e spesso una maggiore rapidità degli stessi interventi. Anche i ribassi d’asta sono recuperati e permettono lo scorrimento delle graduatorie.
    La mappatura dei cantieri confluisce nel Webgis – piattaforma online a cui si accede tramite l’indirizzo www.cantieriscuole.it – che punta a mettere nero su bianco il lavoro del Governo sull’edilizia scolastica. Un’ opera collettiva, condivisa con Regioni e Ministeri e che coinvolge in cooperazione applicativa anche l’Anagrafe per l’Edilizia Scolastica.Il Piano Bei è un vero modello di collaborazione e sinergia, esempio di quella Europa che trae forza dall’unione di competenze diverse che puntano ad un traguardo comune.
    “Dopo anni di mancate risposte strutturali sull’edilizia scolastica siamo particolarmente orgogliosi oggi di vedere raggiunto questo risultato: portiamo in Europa il nostro sistema di monitoraggio che in questi anni ci ha consentito di tenere costantemente sotto controllo lo stato di avviamento e conclusione dei cantieri. Per una maggiore efficienza e velocità degli interventi”, dichiara Vito De Filippo, sottosegretario all’Istruzione, con delega all’edilizia.
    “Siamo orgogliosi di poter presentare il grande lavoro comune con il MIUR presso una delle sedi più prestigiose in Europa. La nostra è un’azione costante, direi quotidiana, che dal 2014 conduciamo con l’obiettivo di riqualificare e mettere in sicurezza gli oltre quarantaduemila edifici scolastici presenti nel Paese. La collaborazione con Bei e l’attenzione che l’Istituto riserva al nostro lavoro ci induce a fare ancora di più, ancora meglio” – dichiara Laura Galimberti, coordinatrice della Struttura di Missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la Riqualificazione dell’Edilizia Scolastica.


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    Scuole che perdono pezzi, Anp: mancano fondi e prevenzione. Fedeli: il Governo ha fatto tanto



    Il cedimento di una parte del solaio del liceo Virgilio, nel centro di Roma, ha creato diverse reazioni. Per Anp mancano fondi e prevenzione. Replica la ministra Valeria Fedeli: l’impegno sul fronte dell’edilizia è costante.
    Ogni volta che c’è un cedimento, anche lieve, in una struttura scolastica si torna a parlare di mancanza di sicurezza dei nostri istituti.
    Stavolta, il cedimento ha riguardato una parte del solaio del liceo Virgilio, nel centro di Roma. Immediata è stata reazione dei presidi.
    ANP: UNA SCUOLA SU TRE NECESSITA DI INTERVENTI
    Secondo Mario Rusconi, presidente Anp del Lazio, “gli edifici scolastici italiani necessitano sia di interventi di manutenzione ordinaria, che di manutenzione straordinaria. Ad esempio nel Lazio una scuola su tre ha bisogno di interventi strutturali, e quindi di manutenzione straordinaria costosa e protratta nel tempo”.
    Rusconi non ha dubbi: siccome molti edifici, come il liceo Virgilio romano, sono datati, “la stragrande maggioranza delle scuole ha poi bisogno di manutenzione ordinaria, meno costosa della precedente, ma particolarmente impegnativa perché prevede controlli sistematici, a cadenza settimanali, ad esempio su infissi, porte, bagni, infiltrazioni d’acqua e intonaci”.
    “Purtroppo tutto questo è lasciato abbandonato all’episodicità e, soltanto dopo fatti importanti come quelli del Liceo Virgilio di quest’oggi si pensa ad intervenire. Manca la prevenzione”.
    RUSCONI (ANP): FONDI RIDOTTI RISPETTO ALLE ESIGENZE
    Il rappresentante Anp non le manda a dire: “ciò che maggiormente mi scandalizza è il fatto che la politica parli sempre di scuola e di sicurezza degli edifici ma al redde rationem nelle varie leggi di stabilità, che si susseguono negli anni, i fondi per gli interventi di manutenzione vengano sempre ridotti rispetto alle necessità. Faccio quindi un appello a tutti i partiti politici che in campagna elettorale oltre ai temi o alle leggi che colpiscono maggiormente l’opinione pubblica, abbiano il coraggio di affrontare argomenti altrettanto importanti come quello della sicurezza degli edifici scolastici”.
    Rusconi ricorda che “l’Anp insieme al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ed in particolare con il suo presidente Ing. Sessa, ha avviato per il momento a Roma, un progetto sperimentale particolarmente significativo, che coinvolge gli studenti degli istituti tecnici per geometri e dei licei scientifici, nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro”.
    MIUR: PRESTO UN FONDO PER I SOLAI DELLE SCUOLE
    Anche il Miur ritiene che vi sia necessità di fondi ad hoc. Tanto è vero che la ministra Valeria Fedeli, nella stessa giornata fa sapere che “il Ministero sta lavorando alla creazione di un Fondo per gli interventi di emergenza sui solai delle scuole”.
    “Il Fondo – spiega Fedeli – consentirà di intervenire nei casi di emergenze connesse alla manutenzione dei solai, come quello del Virgilio. Abbiamo già risorse interne che metteremo subito a disposizione e poi lavoreremo per rendere questo intervento strutturale. Portando avanti quell’impegno serio e importante che il governo sta dimostrando sul tema dell’edilizia scolastica, che riguarda il benessere e la sicurezza delle nostre studentesse e dei nostri studenti”.
    “Come Ministero – ricorda Fedeli – abbiamo finanziato, con 40 milioni, oltre 7.000 ispezioni sui solai, oltre 6.000 sono state già realizzate. Quest’estate abbiamo sbloccato altri 7 milioni di euro per le ispezioni, per un ulteriore scorrimento delle graduatorie degli interventi richiesti. L’impegno sul fronte dell’edilizia è costante. E va evidenziato come in questi anni ci sia stata una vera e propria svolta, con 9 miliardi stanziati e una governance per la gestione e la spesa dei fondi completamente rivista, con l’attivazione, dopo venti anni di attesa, dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica e dell’Anagrafe con i dati relativi a tutte le scuole”.
    LA MINISTRA FEDELI: GLI ENTI LOCALI NON SI SOTTRAGGANO
    Poi, però, tiene a dire Fedeli, anche i Comuni e le Province, che gestiscono direttamente le scuole, devono prendersi le loro responsabilità: “L’impegno del governo è importante e costante. Occorre che tutti facciano la propria parte. Anche gli enti locali, che, come proprietari degli immobili, sono centrali nell’individuazione delle priorità e nel finanziamento ulteriore degli interventi”.
    Con riferimento al caso del liceo Virgilio di Roma, secondo quanto risulta dai dati dell’Anagrafe ministeriale dell’edilizia scolastica, sempre il Miur fa sapere che “la Città metropolitana di Roma non ha fatto richieste al Miur per il finanziamento di interventi strutturali di manutenzione in questa scuola. Il Virgilio risulta invece destinatario di 42.000 euro per l’adeguamento alla normativa antincendio, finanziati attraverso lo sblocco del patto di stabilità”.
    “La Città Metropolitana ha fatto poi domanda per le indagini diagnostiche sui solai, ricevendo 277.000 euro per 32 interventi già finanziati, ma il Virgilio non è indicato come prioritario fra quelle richieste. La Città metropolitana di Roma ha infatti candidato 57 scuole e il Virgilio è la cinquantaduesima in graduatoria”, concludono dal ministero dell’Istruzione.



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    Nuove scuole, pronta la lista di interventi finanziati con un miliardo di euro




    Altri 134 milioni di economie da assegnare a 150 progetti di nuove scuole da finanziare con i mutui Bei. Fondi per 148 milioni per ricostruire circa 86 scuole in Abruzzo danneggiate dal sisma del 2009. Altri 50 milioni (oltre i 300 gia stanziati dall’Inail) per il piano “scuole innovative”. Spazi finanziari per 400 milioni di euro nel 2018 per investimenti di edilizia scolastica (da chiedere tra il 9 e il 20 gennaio prossimo). Ma la novità più importante – tra quelle annunciate ieri dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli – è il decreto che approva la lista degli interventi finanziati con 1,058 miliardi di euro ripartiti tra le regioni meno di un mese fa.
    «Lo scorso 22 novembre – ha ricordato Valeria Fedeli – abbiamo firmato il riparto regionale delle risorse. Oggi firmiamo invece l’elenco dei Comuni beneficiari associati a quel riparto, sulla base delle programmazioni regionali che nel frattempo, nonostante i tempi stretti, siamo riusciti a definire».
    Risorse che allungheranno la lista degli 11.525 cantieri finanziati (di cui 6.366 già chiusi) con i 5,2 miliardi effettivamente assegnati agli enti locali. I numeri sono quelli pubblicati nel volume “Fare scuola – L’impegno del Governo per il miglioramento del patrimonio scolastico in Italia” presentato ieri dalla ministra Fedeli insieme alla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, e alla responsabile dell’unità di missione sull’edilizia scolastica, Laura Galimberti. «Negli ultimi quattro anni – ha sintetizzato Boschi – sono stati investiti quasi 10 miliardi di euro nelle scuole».
    Le novità della legge di bilancio: spazi finanziari e fondi Inail
    Tra le novità introdotte al testo nel corso della discussione in Parlamento, c’è anche quella che aggiunge 50 milioni dell’Inail (nell’ambito degli investimenti immobiliari dell’ente) per il «completamento» del programma di costruzione di scuole innovative, di cui poche settimane fa è stato aggiudicato il concorso lanciato dal Miur per selezionare i progetti. I fondi Inail possono essere utilizzati anche per le scuole da realizzare nelle «aree interne del Paese». Le scuole vanno individuate da un apposito comitato tecnico per le aree interne.
    Il disegno di legge sulla manovra assegna inoltre agli enti locali, per l’annualità 2018, spazi finanziari per 900 milioni di euro per l’annualità 2018, di cui 400 milioni di euro riservati agli interventi di edilizia scolastica. Gli spazi finanziari, informa la struttura di missione, vanno richiesti entro il termine perentorio del 20 gennaio 2018, con le stesse modalità dello scorso anno, tramite procedura on line. L’accreditamento per gli Enti sarà disponibile subito dopo l’approvazione della legge di bilancio. Le richieste di spazi finanziari potranno essere inviate a partire dal 9 gennaio prossimo.
    Scuole con 100 milioni di fondi Inail, pubblicato il Dpcm
    Sulla Gazzetta ufficiale di lunedì 18 dicembre è stato pubblicato il Dpcm (approvato il 27 ottobre) che dà il via alla possibilità di realizzare strutture con 100 milioni messi a disposizione dall’Inail in conto investimenti. All’iniziativa partecipano le dieci regioni che hanno manifestato il loro interesse al Miur entro il termine del 20 gennaio scorso. Si tratta di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche Piemonte, Sardegna Umbria. L’Inail dovrà comunicare a queste regioni «modalità e tempistiche per la valutazione sulla compatibilità tecnica, economica e finanziaria degli investimenti proposti». Il coordinamento politico di questa iniziativa è in capo alla struttura di missione di Palazzo Chigi per l’edilizia scolastica guidata da Laura Galimberti.



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    Addio all’ufficio che studiava scuole sicure



    A rischio gli interventi sull’edilizia scolastica. Il nuovo governo sembra tiepido sul tema della prevenzione, nonostante questa parola sia presente nel contratto tra Lega e M5S.
    A rischio gli interventi sull’edilizia scolastica. Il nuovo governo sembra tiepido sul tema della prevenzione, nonostante questa parola sia presente nel contratto tra Lega e M5S. Chiude «Italia Sicura» delegata a concentrare gli sforzi sui rischi idrogeologici e lo stato disastroso dell’edilizia scolastica. Una struttura nata insieme a «Dipartimento Casa Italia», affidata al rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone e al senatore a vita e archistar Renzo Piano.
    Ammesso che Matteo Renzi fosse l’«acqua sporca», vale la pena di buttar via anche il «bambino», cioè quel pezzo di Palazzo Chigi che cercava di affrontare finalmente i disastri «prima» e non solo «dopo»? Eppure questa pare la scelta del governo giallo-verde. Deciso a cestinare ciò che gli ultimi due esecutivi avevano messo in piedi per puntare, come capita nei Paesi seri, sulla prevenzione.
    Certo, la parola c’è anche nel contratto di governo Di Maio-Salvini: «Per contrastare il rischio idrogeologico sono necessarie azioni di prevenzione che comportino interventi diffusi di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo su aree ad alto rischio, oltre a una necessaria attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico». Tutto un po’ generico. Ma segno di buona volontà. Anche l’«edilizia scolastica», en passant tra le «classi pollaio» e le graduatorie, è fuggevolmente citata. Auguri. Il rischio di ricominciare tutto da capo, però, esiste.
    Quanto sia esposto il nostro Paese lo dicono i numeri. Sul fronte sismico abbiamo avuto negli ultimi sette secoli (dal 1315) ben 149 scosse superiori ai 5,5 gradi della scala Richter: una ogni cinque anni. Coi risultati denunciati dopo il sisma dell’Aquila (quelli in Emilia, nel Lazio, nelle Marche e in Abruzzo si sarebbero aggiunti poi) da un rapporto della Protezione Civile. La quale calcolava i danni causati da eventi sismici in Italia «pari a circa 147 miliardi e, di conseguenza, un valore medio annuo pari a 3.672 milioni di euro/anno». Quanto al rischio idrogeologico, spiega un dossier Ispra, «l’inventario ha censito ad oggi 614.799 fenomeni franosi», i due terzi di tutta l’Ue, «che interessano un’area di circa 23.000 km², pari al 7,5% del territorio nazionale». La stessa Ispra calcola «12.218 km quadrati (4% della penisola) a pericolosità idraulica elevata, 24.411 (8,1%) a pericolosità media e 32.150 (10,6%) a pericolosità appena più bassa». Ci vivono circa 8 milioni di italiani.
    Questo è il quadro. Allarmante, sia per l’accumulo di vittime (migliaia e migliaia solo negli ultimi decenni) sia per quell’ammassarsi di spese per decine e decine di miliardi. Tanto da spingere i precedenti governi ad accelerare finalmente sulla strada della prevenzione già annunciata (a chiacchiere) da vari governi di sinistra e di destra. Fu così che nacquero a partire dal 2014 due «cose» nuove. Vale a dire il «Dipartimento Casa Italia», affidato al rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone e al senatore a vita e archistar Renzo Piano, incoraggiati a mettere a punto prototipi e strategie e accorgimenti tecnici «facili e leggeri» per intervenire il più possibile, metodicamente, giorno dopo giorno, sul nostro patrimonio edilizio, per un quarto in condizioni «mediocri o pessime».
    Più ancora «operativa», ecco la Struttura tecnica di missione «Italia sicura», delegata a concentrare gli sforzi su due punti: i rischi idrogeologici e lo stato qua e là disastroso dell’edilizia scolastica. Un problema messo a nudo da troppi incidenti, anche mortali, e da sciagure come quella di San Giuliano di Puglia quando una scossa annientò 27 bambini e la loro maestra.
    Intervento obbligato. Come spiega Erasmo D’Angelis, che di «Italia Sicura» è stato il responsabile, «negli ultimi 70 anni ben 2.458 comuni in tutte le regioni sono stati colpiti da alluvioni e frane che hanno causato 5.556 morti, 3.912 feriti e 772 mila sfollati» eppure i fondi stanziati dallo Stato per tutto il territorio esposto a situazioni a rischio (si pensi a 52.000 chilometri di fiumi tombati sotto le nostre città: 27 solo a Messina) era tenuto d’occhio, si fa per dire, da 14 monitoraggi diversi: quattordici! Accorpati solo dopo una svolta radicale.
    Per non dire dei ritardi abissali dell’anagrafe degli edifici scolastici. Decisa ai tempi del primo governo Prodi, nel ‘96, proprio per aver finalmente un quadro completo, istituto per istituto, crepa per crepa, soffitto per soffitto, del patrimonio e delle priorità da dare alle scuole più a rischio. Anagrafe che, 22 anni dopo, è ancora da completare. Nonostante gli intoppi, dicono i dirigenti di Italia Sicura, «sono stati 1.445 i cantieri aperti su un fabbisogno di 9.397 opere del Piano nazionale per una cifra complessiva di circa 29 miliardi di euro e quasi 13 già ritagliati dal Mef al 2023». Di più: è stato «recuperato un tesoretto di fondi mai spesi». Ma soprattutto, sottolineano, quella struttura era riuscita a «tenere insieme su progetti concreti l’Ambiente e le Infrastrutture, l’Economia e la Ragioneria, i Beni culturali e l’Agricoltura e la Protezione civile, l’Ispra, l’Istat, il Cnr, le Regioni, l’Anci…».
    Il nuovo governo, come dicevamo, non è convinto. E ha deciso di cambiare tutto. Svuotando «Casa Italia» e smantellando Italia Sicura con la «restituzione» delle competenze idrogeologiche al ministro dell’Ambiente e dell’edilizia scolastica a quello dell’Istruzione. Per carità, magari l’uno e l’altro faranno meraviglie, ma vale la pena di andare a smontare due strutture che, come dice Sergio Chiamparino, «avevano senso proprio perché unendo competenze diverse stavano lì, dove meglio si esercita la collegialità, cioè a Palazzo Chigi?».
    Lo ha chiesto per iscritto anche ai colleghi forzisti, democratici o leghisti delle regioni del Nord: «Credo che condividiate con me la preoccupazione per questa decisione che rischia di disperdere il proficuo lavoro svolto da Italia Sicura…». Qual è il timore del presidente piemontese? Che i soldi già «assegnati alle Regioni per gli interventi più urgenti» non vengano più erogati o «si complichino le procedure per la loro attribuzione». Insomma, ci vorrebbe un «ripensamento rispetto a questa decisione»… Tocchiamo ferro. Ma sarebbe davvero un guaio se il tema centrale della prevenzione finisse in un cassetto. Magari fino al prossimo spavento…



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    Sicurezza nelle scuole, il 22 novembre si celebra la Giornata promossa da Cittadinanzattiva


    Si celebrerà il prossimo 22 novembre la Giornata nazionale per la Sicurezza nelle scuole promossa da Cittadinanzattiva.
    Giunta alla sua XVI edizione, anche quest’anno prevede l’invio gratuito, alle scuole aderenti, di materiali didattici dedicati al tema della sicurezza realizzati in collaborazione con il Dipartimento della Protezione civile.
    Per questa edizione il kit di materiali sarà composto da:

    • un manifesto dedicato al rischio sismico
    • un manifesto dedicato al rischio alluvione
    • un video tutorial per una corretta prova di evacuazione a scuola in caso di rischio sismico.


    I materiali saranno scaricabili direttamente dal sito www.cittadinanzattiva.it, previa iscrizione tramite il form apposito che sarà on line a partire dalla prossima settimana.



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    Presidi: gli Enti locali verifichino la tenuta dei solai nelle scuole


    «L’incolumità degli alunni e di tutto il personale è la nostra priorità assoluta. I genitori ci affidano i loro figli e noi dobbiamo poter garantire la loro sicurezza e la loro serenità», lo afferma il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli dopo che, nei giorni scorsi, una
    parte del tetto di una scuola elementare del centro di Pisa è crollata, fortunatamente senza conseguenze per nessuno. L’Anp, Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola, ha già più volte denunciato ai ministri Bussetti e Salvini il grave problema della sicurezza nelle scuole.
    Secondo i monitoraggi pubblicati da Cittadinanzattiva si verifica almeno un «evento di crollo», sia pur di gravità variabile, ogni settimana. «Possiamo discutere di tutto ma non del diritto all’incolumità personale che, soprattutto nelle scuole, è imprescindibile», prosegue
    Giannelli. Anp chiede che gli Enti locali verifichino immediatamente la tenuta di solai e contro soffitti degli edifici scolastici e che lo Stato assicuri ad essi le risorse economiche necessarie per metterli in sicurezza.


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    Morire di scuola, 39 vittime per l’amianto: lo respirano 50 mila docenti, Ata, presidi e 350 mila alunni


    Si parla da anni dell’amianto – sostanza micidiale che genera malattie mortali – da estirpare nelle strutture pubbliche, ad iniziare delle scuole. Poi, però, siccome si tratta di “bonifiche” molto onerose, che lo Stato non finanzia, tutto torna nel silenzio. Ciclicamente, il problema torna in auge. E l’inizio del nuovo anno scolastico è proprio uno di questi momenti.
    Ancora 2.400 istituti lo contengono
    A riproporre i numeri sull’amianto a scuola, è stato il Codacons, che è andato a rispolverare i dati resi pubblici, lo scorso maggio, dall’Osservatorio nazionale amianto (Ona) e dal Comitato nazionale italiano Fair play, ‘Sport e scuola, ambiente e sicurezza: via l’amianto’, che hanno realizzato un censimento sui materiali che contengono amianto, ben 2.400 istituti scolastici contengono amianto.
    In quell’occasione, si rilevò che a frequentare le scuole con all’interno l’amianto sarebbero almeno 352.000 alunni, più 50.000 tra docenti, personale Ata e dirigenti scolastici.
    Ed il fenomeno sarebbe peggiore di quello che si pensava: in Italia ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto: e le scuole sono tra gli edifici con maggiore presenza della sostanza killer, causa di “6.000 decessi ogni anno di mesotelioma (1.900), asbestosi (600), e tumori polmonari (3.600)”.
    A scuola nulla è stato fatto?
    L’associazione guidata da Carlo Rienzi, come se non bastasse, ha fatto sapere che il 46,8% degli edifici scolastici presenti sul territorio non possiede il certificato di collaudo statico, e il 53,8% non ha quello di agibilità o abitabilità, numeri che preoccupano ancor di più se consideriamo che nel 2018-2019 ogni tre giorni si sono registrati episodi di distacchi di intonaco e crolli all’interno di edifici scolastici.
    Secondo l’associazione dei consumatori, “la mancanza di sicurezza delle scuole ha provocato, a partire dal 2001, 39 vittime: nonostante i piani annunciati a reti unificate dai vari governi, infatti, poco o nulla è stato fatto per garantire salute e sicurezza di studenti e personale scolastico”.
    Codacons invierà una diffida ai dirigenti “faciloni” che riaprono le scuole
    Il Codacons parla di “scandalo inaccettabile“, e fa sapere di essere è pronto ad inviare una diffida ai sindaci e ai dirigenti scolastici chiedendo di non aprire, in occasione del nuovo anno scolastico, gli istituti a rischio che possono rappresentare un pericolo per la sicurezza di studenti e docenti.
    L’associazione ha inoltre pubblicato sul proprio sito un modulo attraverso il quale i genitori possono valutare il livello di sicurezza delle scuole frequentate dai propri figli e chiedere interventi urgenti per la riqualificazione degli edifici scolastici, ed in particolare attraverso la verifica su agibilità, collaudo statico, impianti elettrici, idraulici, verifica di vulnerabilità sismica, certificazione igienico-sanitaria, certificazione di conformità antincendio, ascensori, ecc., con i relativi rinnovi, coinvolgendo anche l’amministrazione comunale che – ai sensi dell’art. 3 c.1 della Ln. 23/1996 – è tenuta a essere garante della manutenzione ordinaria, straordinaria e impiantistica degli edifici adibiti a scuola.
    Ben 40 milioni di tonnellate ancora presenti in Italia
    Tornando all’amianto, la sostanza, messa al bando per legge 26 anni fa, è presente in modo ancora massiccio sul territorio italiano: dei 40 milioni di tonnellate di amianto presenti in Italia, si legge nella ricerca, ben “33 sono in matrice compatta e 7 friabile, in un milione di siti, di cui 50.000 industriali e 40 di interesse nazionale (di questi, 10 solo per amianto, da Fibronit di Broni e di Bari a Eternit di Casale Monferrato)”.
    Tra l’altro, i dati sarebbero in sensibile difetto, perché nonostante le Regioni abbiano l’obbligo di trasmettere, entro il 30 giugno di ogni anno, al ministero della Salute i dati sulla presenza di amianto, questa comunicazione spesso non si realizza.
    In alcune regioni, la situazione, a livello scolastico, è da allarme. Nel Lazio sono presenti ancora qualcosa come “64 tonnellate di amianto compatto e 150 chilogrammi di amianto friabile”, per le Marche di “amianto friabile in 89 istituti scolastici e di ricerca e in 24 impianti sportivi”, per la Sardegna “in 395, di cui 72 bonificati e 323 ancora da bonificare”.
    Anche secondo Legambiente, come riportato di recente dalla Tecnica della Scuola, l’amianto si trova nel 10% degli edifici scolastici: una percentuale non molto distante da quella pubblicata a seguito dello studio.
    Dove è “nascosto” l’amianto
    La Tecnica della Scuola ha in passato spiegato quali che i principali prodotti contenenti amianto nelle scuole:

    • ricoprimenti a spruzzo e rivestimenti isolanti: fino all’85% di amianto (prevalentemente amosite spruzzata) e elevato potenziale di rilascio fibre;
    • rivestimenti isolanti di tubazioni o caldaie: in tele, filtri, imbottiture in genere il contenuto di amianto è al 100%. Per altri rivestimenti in miscela al 6-10% con silicati di calcio. Elevato potenziale di rilascio fibre se i rivestimenti non sono ricoperti con strato sigillante uniforme e intatto;
    • prodotti in amianto-cemento (coperture, tramezzi, cassoni dell’acqua, canne fumarie): 10-15% di amianto (crisotilo e anfiboli). Rilascio possibile solo se abrasi, segati o deteriorati;
    • pavimenti vinilici: 10-15% di amianto crisotilo. In questo caso il rilascio di fibre è improbabile.


    La presenza anche in altri “siti”
    La scuola non è l’unica struttura pubblica dove è ancora presente l’amianto: la sostanza killer è situata anche in “1.000 biblioteche ed edifici culturali; 250 ospedali, 300.000 chilometri di tubature, che diventano 500.000 compresi gli allacciamenti”.
    Pure negli “impianti sportivi, realizzati prima dell’entrata in vigore del divieto di utilizzo di amianto (1 aprile 1993), presentano materiali in amianto e contenenti amianto e necessitano quindi di bonifica”.
    I casi di tumore da amianto
    Di recente, è stato accertato che l’amianto è la causa principale del mesotelioma, un tumore maligno che colpisce il rivestimento di alcuni organi interni, in questo caso i polmoni (l’80% dei mesoteliomi è causato dall’amianto), guadagnandosi un posto nella lista 1 di IARC, quella che comprende i cancerogeni certi per l’uomo.


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