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Discussione: Alunni disabili

  1. #1
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    Predefinito Alunni disabili

    Mancano gli accudienti materiali. «Tuttiascuola» denuncia: casi abominevoli a Napoli e provincia
    Carlo 7 anni (nome di fantasia) è affetto da un importante deficit cognitivo e in più è autistico. Alle elementari, durante le lezioni, non riesce a trattenere feci e urina. Carlo se la fa sotto. E resta con il pannolino sporco fino a che la mamma non si precipita a scuola per riaccompagnarlo a casa, sporco e in lacrime.
    ORRORE QUOTIDIANO - Pasquale (altro nome di fantasia), 5 anni, non parla. Non può comunicare alla maestra che ha bisogno di andare a fare la pipì. Se la fa addosso anche lui e il copione si ripete identico: Pasquale resta bagnato chissà per quanto tempo. Scene dell'orrore quotidiane nelle scuole dell'obbligo della Campania (ma anche di altre regioni italiane). Vittime: i bambini disabili o (con definizione ipocrita) diversamente abili con gravi patologie che da quest'anno sono abbandonati a loro stessi e al buon cuore di maestre o bidelli che per legge e contratto di lavoro devono fare altro.
    ACCUDIENTI MATERIALI - Mancano i soldi per pagare gli «accudienti materiali» cioé quelle figure a metà strada tra il maestro e il tutore che, fino allo scorso anno, si occupavano delle «piccole» necessità degli alunni. Un servizio ritenuto dalla legge «accessorio» e quindi tra i primi ad essere fortemente ridimensionato in tutt'Italia, se non abolito del tutto, per effetto della spending-review. Così, quando Carlo o Pasquale la fanno nel pannolino, se nel frattempo una mano pietosa non li avrà soccorsi, dovranno restare a scuola in mezzo alle proprie feci.
    ABOMINIO SCOLASTICO - Il lettore ci perdonerà per la crudezza degli esempi, ma ciò che accade nelle scuole di Napoli e provincia in questi primi giorni «è un abominio» per usare le parole di Toni Nocchetti, battagliero medico napoletano presidente dell'associazione «Tuttiascuola», il quale denuncia l'esistenza di decine, centinaia di casi come quelli cui abbiamo accennato. Per chi avesse dubbi o pensasse che stiamo esagerando, il 13 settembre scorso Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura e Istruzione della Camera ha detto: «Il nostro Paese è al di sotto della soglia di civiltà sui temi della disabilità. Occorre invertire questa tendenza, è una questione improcrastinabile se l'Italia vuole ancora dirsi Stato di diritto». Chiaro, no? «Per i disabili l'anno scolastico non è mai iniziato» incalza Toni Nocchetti. «In tutt'Italia ci sono 215 mila bimbi con problemi e 65.000 insegnanti di sostegno in meno. Il che significa 120mila bambini senza assistenti di sostegno. Per l'accudienza materiale poi il quadro è ancor più drammatico. Di fatto è prossima ad essere abolita».
    DISCRIMINAZIONI - In questo panorama desolante non mancano decisioni che creano discriminazioni tra gli alunni disabili. Molti Comuni infatti riservano i pochi accudienti materiali agli iscritti residenti, mentre lasciano «scoperti» i disabili che arrivano dai Comuni vicini. «Una guerra tra poveri inaccettabile — tuona ancora Nocchetti — che di fatto viene utilizzata come estrama ratio dalle amministrazioni comunali sulle quali gli effetti della spending review sono stati devastanti». Problema nazionale grave, che al Sud diventa gravissimo, quello della mancata assistenza. Del resto, in conferenza Stato-Regioni, tutti i governatori italiani hanno rifiutato la dotazione complessiva di 187 milioni di euro per il Fondo nazionale per le politiche sociali, ritenendola assolutamente insufficiente.
    TECNICISMO SENZA UMANITA’ - Il presidente di «Tuttiascuola» accusa Monti e i suoi ministri di «tecnicismo senza umanità» e invita provocatoriamente il Governo «a ripristinare le classi separate per i disabili, perché almeno cesserebbe l'ipocrisia e non si parlerebbe più a sproposito di un'integrazione che esiste solo sulla carta». Cosa devono fare i genitori di un bimbo con handicap per non ritrovarlo sporco e piangente alla fine delle lezioni? A chi devono votarsi? Dall'apertura dell'anno scolastico sono aumentate considerevolmente le famiglie che hanno deciso di non mandare più il figlio disabile all'asilo e alle elementari di farlo frequentare a giorni alterni. Una situazione angosciosa perché tutto il peso dell'assistenza resta sulle spalle di mamma e papà. Scrive una madre disperata sul sito di Tuttiascuola: «Ah, se potessi mi suiciderei. Non mi suicido perché non me lo posso permettere. Non mi posso ammalare perché ho un figlio handicappato». Perciò, prima di sprecare un solo euro, finanziando sagre della salsiccia o grandi eventi, ogni pubblico amministratore pensi a quei bimbi che nelle classi delle scuole dell'obbligo se la fanno addosso. E restano soli.


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  2. #2
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    Predefinito Disabilità, cari onorevoli perché non passate un giorno tra i banchi?

    Sarà mai capitato ad un parlamentare italiano, uno di quelli che si vedono sgattaiolare con passo risoluto verso i solenni ingressi dei palazzi del potere di trascorrere una intera giornata in una scuola italiana? Ancora meglio sarebbe interessante sapere se i nostri legislatori abbiano mai indugiato in una classe in cui è accolto un bambino disabile e che impressione ne abbiano riportato.
    Se questo accadesse potrebbero scoprire che :le classi che accolgono, contrariamente alle disposizioni ministeriali , due alunni disabili sono spesso formate da più di venti alunni ( nella scuola superiore oltre il 60%)
    gli alunni disabili sono ogni anno superiori di migliai di unità alle previsioni che il Miur registra diligentemente al momento delle iscrizioni ( a.s. 2013- 14 : 231.500 contro i previsti 223.000)
    gli alunni disabili sono in percentuale maggiore presenti in Trentino Alto Adige ( 6,4%), le regioni del tanto vituperato Meridione patria dei falsi invalidi hanno il minor numero di certificazioni di disabilità (2%) mentre la media più alta spetta al centro nord (2,3%)
    gli insegnanti di sostegno, più presenti nelle regioni meridionali, sono sempre meno della metà degli alunni disabili con differenze sfumate tra le regioni
    un alunno disabile spesso trascorre in classe un tempo molto inferiore all’orario scolastico dei suoi compagni (mediamente 14 ore su 30)
    un alunno disabile su due vede ogni anno cambiare, alla faccia del valore pedagogico della continuità didattica ed affettiva, l’insegnante di sostegno
    un alunno disabile in molte scuole, soprattutto nelle grandi città, se deve fare la pipì o mangiare una merendina rischia di non poterlo fare perché privo di assistentato materiale (!)
    l’abbandono dall’obbligo scolastico vede, affianco ai motivi noti , la disabilità come elemento essenziale
    nelle scuole pubbliche sono accolti oltre il 91% degli alunni disabili
    gli alunni disabili sono per circa l’80% di tipo intellettivo
    negli ultimi tre anni oltre 15000 famiglie italiane hanno, pagando migliaia di euro per ogni ricorso, ottenuto solo grazie alle sentenze del Tar che per i loro figli disabili il diritto costituzionale allo studio fosse garantito
    gli insegnanti di sostegno nella metà dei casi sono diventati tali perché, in soprannumero nelle discipline di elezione, hanno frequentato mini corsi di formazione di poche ore o addirittura nulla (affidare i bambini più fragili ad insegnanti così formati è un po’ come decidere di farsi operare al cuore da un medico della mutua).
    Le scoperte potrebbero essere ancora più sorprendenti per i nostri parlamentari ospitati in questo breve soggiorno nella scuole del nostro Paese .
    Mi permetto di offrire questi spunti di riflessione all’accorto cittadino del M5Stelle Luigi Gallo ed al responsabile del welfare del Pd Davide Faraone che hanno mostrato preoccupazione sul ritardo della immissione in ruolo dei 4447 insegnanti di sostegno presentati dal ministro Carrozza come un significativo passo avanti per la scuola dell’inclusione.
    Si badi bene, immissioni in ruolo non nuovi insegnanti.


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  3. #3
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    Le ore di insegnamento ai diversamente abili dipendono dalla valutazione della patologia

    L’assegnazione ad un alunno diversamente abile delle ore settimanali di sostegno va effettuata in riferimento alla sua accertata patologia e non invece sulla base di una mera valutazione dell’organico di diritto assegnato dall’ufficio scolastico provinciale. Lo ha affermato il Tar Napoli con la sentenza 5605 del 3 novembre scorso.
    La vicenda
    Il caso trae origine da una nota del dirigente di una scuola secondaria di primo grado napoletana che aveva certificato per l’anno scolastico 2014/2015 l’assegnazione ad un alunno diversamente abile di 11 ore di sostegno settimanali, a fronte di un orario scolastico settimanale di 30 ore. La quantificazione delle ore era stata effettuata sulla base della valutazione dell’organico di diritto che assegnata all’istituto dall’ufficio scolastico provinciale.
    I genitori del ragazzo contestavano però l’assegnazione di un monte ore così ridotto, in quanto dalle visite specialistiche cui era stato sottoposto l’alunno emergeva una diagnosi di “autismo infantile” che necessitava di un sostegno scolastico specializzato e della piena copertura delle ore di sostegno.
    Il numero di ore dipende dalla patologia
    Il Tar, cui la coppia del ragazzo diversamente abile si era rivolta, ritiene inadeguato il numero delle ore di sostegno assegnate, sulla scorta della documentazione clinica allegata. La patologia accertata è così grave che impone una rideterminazione del numero di ore necessarie tramite un aggiornamento del piano educativo individualizzato.
    I giudici amministrativi ricordano infatti che il numero di ore da assegnare ad un diversamente abile devono essere stabilite «all’esito delle verifiche periodiche sull’andamento del programma cui è sottoposto il disabile, tenuto conto delle peculiarità della patologia, dell’incidenza sulle capacità di apprendimento, della dinamicità e suscettibilità di evoluzione o involuzione della patologia medesima, della maggiore o minore efficacia degli interventi attuati, nonché del modificarsi delle esigenze nelle varie fasi di crescita dell’alunno».
    E il diritto al sostegno, in quanto strumentale al diritto all’istruzione dell’alunno disabile, può essere garantito anche attraverso l’assunzione di insegnanti di sostegno in deroga con contratto a tempo determinato, come consentito dall’attuale normativa a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale 80/2010 che aveva dichiarato illegittima la fissazione di un limite massimo al numero di posti degli insegnanti di sostegno.


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  4. #4
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    Mille euro alla famiglia del diversamente abile per ogni mese di mancato sostegno

    La mancata assegnazione di un insegnante di sostegno ad un ragazzo con grave e accertata disabilità che necessità di un sostegno secondo il rapporto 1/1 per l’intero orario scolastico comprime ingiustamente il diritto allo studio dell’alunno e comporta un risarcimento del danno non patrimoniale pari a mille euro per ogni mese di mancato sostegno. Lo ha ribadito il Tar Palermo con una sentenza del 4 novembre scorso.
    La vicenda
    Il caso riguardava la mancata assegnazione da parte di un istituto di istruzione secondaria superiore di un insegnante di sostegno ad un ragazzo affetto da una documentata e grave disabilità ex articolo 3 della legge 104/1992. Data la sua malattia, il ragazzo avrebbe avuto diritto al sostegno secondo il rapporto 1/1 per 18 ore, ma l’istituto scolastico non aveva provveduto in alcun modo. Di conseguenza il genitore dello studente si rivolgeva al Tar chiedendo che fosse assegnato a suo figlio un insegnante di sostegno affinché la sua partecipazione alle attività didattiche non fosse resa vana a causa della sua disabilità, oltre al risarcimento per danno non patrimoniale.
    Il diritto al sostegno
    Il Tar accoglie il ricorso riconoscendo il diritto del ragazzo ad essere assistito da un insegnante di sostegno secondo il rapporto 1/1 per tutte le ore di frequenza scolastica e bacchetta duramente il Ministero ricordando i numerosi precedenti di mancata assegnazione di un insegnante di sostegno a ragazzi disabili che subiscono in questo modo una inescusabile compressione del proprio diritto allo studio: è necessario adottare tutte le misure idonee ad «evitare che il soggetto disabile altrimenti fruisca solo nominalmente del percorso di istruzione».
    Il danno non patrimoniale
    Dall’accertamento di tale diritto per i giudici deriva anche il riconoscimento di un danno non patrimoniale risarcibile per il ragazzo privato in maniera del tutto ingiustificabile del sostegno scolastico. Dato per certo l’elemento oggettivo del danno, il Tar ritiene accertato anche l’elemento soggettivo richiesto per l’attribuzione di un danno risarcibile, che è riscontrabile nella condotta del Ministero e dell’Ufficio scolastico regionale che, nonostante i numerosi e sfavorevoli precedenti, continuano a reiterare provvedimenti in palese violazione della normativa in materia di tutela dei disabili.
    Ed il danno da risarcire viene quantificato in via equitativa in mille euro per ogni mese di mancanza dell’insegnante di sostegno nel rapporto 1/1 a partire dall’inizio dell’anno scolastico e sino all’effettiva assegnazione, con l’obbligo di corrispondere la cifra che deve essere posto «a carico del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, cui va imputata la responsabilità generale delle scelte gestionali poi effettuate dalle articolazioni periferiche dell’Amministrazione (gli Uffici scolastici regionali)».


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  5. #5
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    Il sostegno all’alunno disabile non è mai discrezionale

    Va sempre garantito il sostegno all’alunno disabile: in caso contrario, si è di fronte a una condotta discriminatoria da parte delle istituzioni scolastiche. Lo sottolineano le Sezioni unite civili della Cassazione, nella sentenza n. 25011, depositata il 25 novembre 2014.
    La sentenza
    Con la pronuncia i giudici hanno respinto i ricorsi presentati da un istituto scolastico friulano e dal ministero dell’Istruzione contro la sentenza con cui la Corte d’appello di Trieste aveva accertato la natura discriminatoria della decisione dell’amministrazione scolastica (assunta in base alla legge 67/2006, ndr) di non concedere l’insegnamento di sostegno per 25 ore settimanali – erano state prima sei e poi 12 – a una bambina affetta da handicap grave, iscritta alla scuola dell’infanzia. In Appello il ministero era stato condannato a risarcire con 5mila euro il danno non patrimoniale ai genitori della piccola, deciso in primo grado. «Il diritto all’istruzione – si legge nella sentenza delle Sezioni unite – è parte integrante del riconoscimento e della garanzia dei diritti dei disabili, per il conseguimento di quella pari dignità sociale che consente il pieno sviluppo e l’inclusione della persona umana con disabilità».
    Gli effetti
    Secondo i giudici supremi, «una volta che il Piano educativo individualizzato (Pei, ndr), elaborato con il concorso determinante di insegnanti (e dagli operatori sanitari individuati dalla Asl, ndr) e della scuola di accoglienza e di operatori della sanità pubblica, abbia prospettato il numero di ore necessarie per il sostegno scolastico dell’alunno che versa in situazione di handicap particolarmente grave, l’amministrazione scolastica è priva di un potere discrezionale, espressione di autonomia organizzativa e didattica, capace di rimodulare o di sacrificare in via autoritativa, in ragione della scarsità delle risorse disponibili per il servizio, la misura di quel supporto integrativo così come individuato dal piano».

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  6. #6
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    Alunni disabili, pochi quelli che vanno in gita con la classe

    I dati sono contenuti nel report dell’Istat, diffuso il 19 dicembre: se alle uscite didattiche brevi partecipa il 90% dei bambini con sostegno, quando si pernotta fuori alle primaria parte appena uno su quattro. Domanda: ma si fa sempre il massimo per portarli in gita?

    È davvero bassa l’adesione alle gite di istruzione degli alunni disabili: appena un alunno su quattro alla primaria e uno su due alle medie e superiori. I dati sono contenuti nel report dell’Istat, diffuso il 19 dicembre, relativo all’anno scolastico 2013/2014, dal quale si desume che sono quasi 85 mila gli alunni con disabilità nella scuola primaria (3% del totale degli alunni) mentre nella scuola secondaria di primo grado se ne contano più di 65 mila (3,8% del totale).

    Lo stesso report indica che se può essere considerata buona la partecipazione degli alunni disabili a uscite didattiche brevi senza pernottamento organizzate dalla scuola, con il 90% di giovani con sostegno coinvolti, il coinvolgimento di questi studenti nelle gite di istruzione con pernottamento è molto meno frequente: solo il 26% degli alunni della primaria e il 51% di quelli della secondaria.
    Non è facile commentare questo genere di numeri, soprattutto perché bisogna sempre considerare le difficoltà logistiche e di vario genere che spesso si riscontrano quando si fa un lungo viaggio con un alunno portatore di disabilità. Rimane, però, sicuramente tanta amarezza: a questi giovani, infatti, vengono negate esperienze culturali e di crescita importanti. La domanda allora è: ma si fa sempre il massimo, tra docenti, famiglia ed equipe psico-pedagogica, per permettere loro di partecipare alle gite di istruzione?


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  7. #7
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    Alunni disabili, i conti non tornano


    Secondo l’Anief, parte da un presupposto errato il tavolo di confronto sulla delega al Governo sulla disabilità: gli alunni ‘certificati’ sarebbero più di quelli che dichiara il Miur.
    Per il sindacato, “il Miur ha fornito ad associazioni rappresentative degli alunni disabili e dei tutte le parti in causa, docenti, genitori, Università, dirigenti scolastici e le associazioni dei genitori, dei dati numerici fortemente sottostimati sugli alunni con disabilità presenti nelle scuole statali: per l’amministrazione, in questo anno scolastico sono 217.563”.
    L’Anief sostiene che “mancano all’appello oltre 20mila alunni disabili certificati. Ma a smentire i numeri forniti dal dicastero di Viale Trastevere è stato lo stesso ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: solo qualche mese fa il titolare del Miur ha affermato pubblicamente, a Palazzo Chigi in occasione della ‘Giornata internazionale delle persone con disabilità’, che nelle nostre scuole “attualmente ci sono 230 mila bimbi disabili a fronte di 117 mila insegnanti di sostegno, è una proporzione che inizia ad essere virtuosa ma non basta”.
    “A contraddirsi – continua l’Anief – è lo stesso Ministero dell’Istruzione che qualche giorno fa, con l’avvio del nuovo anno scolastico, ha fornito i numeri aggiornati sul sostegno, confermando che ammontano a “90.034 i posti sul sostegno per l’anno scolastico 2015/2016” e che sono “poi già 25.000, ad oggi, i posti in deroga assegnati dal Miur per rispondere ulteriormente alle esigenze degli alunni diversamente abili e delle loro famiglie. Numero destinato ad aumentare per le nuove certificazioni di disabilità o aggravamento che abitualmente arrivano subito dopo l’inizio delle lezioni”. Tanto che “l’organico potenziato istituito dalla legge Buona Scuola prevede ulteriori 6.446 posti per il potenziamento delle attività di sostegno”.
    Ora, visto che i numeri sono questi, che motivo c’era di concedere 25mila posti in deroga, oltre gli oltre 90mila dell’organico di diritto, se gli alunni disabili sono “appena” 217mila? Per mantenere il rapporto 1 docente ogni 2 studenti, come ribadito dalla sentenza della Consulta n. 80/2010, che annullando i commi 413 e 414 dell’art. 2 della Legge 244/2007, sarebbero infatti bastati 108mila docenti. E non 115mila, peraltro già consci che non basteranno.
    “Ancora una volta – sostiene ancora il sindacato autonomo – tutto ciò conferma che la riforma della Buona Scuola non ha sanato il problema della mancanza di insegnanti di sostegno nelle scuole italiane. Anche quest’anno quasi 30mila posti saranno coperti da supplenti, pur in presenza di oltre 12mila docenti specializzati con i corsi Tfa e di scienze della formazione primaria, lasciati a stagnare nelle graduatorie d’Istituto. Prestando ancora una volta il fianco alle denunce delle famiglie e delle scuole per mancanza di docenti, che tardano ad essere nominati pur in presenza di precise richieste di sostegno avanzate dalle commissioni mediche delle Asl”.


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    Progetti per l’integrazione degli alunni disabili: scadenza 30/10/2015

    Con Decreto n. 1061 del 15 ottobre 2015 il Miur ha emanato l’avviso per sostenere i progetti presentati da istituzioni scolastiche ed educative statali o loro reti, finalizzati all’integrazione degli alunni con disabilità, secondo quanto disposto dall’art. 1, comma 2, lett. b) del DM 16 giugno 2015 n. 435.

    Sono destinate risorse finanziarie pari ad euro 1.035.000,00. I progetti possono essere presentati secondo due tipologie: la prima, a valenza locale/provinciale, per un importo massimo di € 10.000,00; la seconda, a valenza regionale/nazionale, per un importo massimo di € 25.000,00.

    Per essere ammessi al finanziamento, le istituzioni scolastiche ed educative statali o loro reti dovranno realizzare, nella più ampia libertà metodologica, percorsi finalizzati al miglioramento dell’inclusione degli alunni con disabilità su almeno una delle seguenti tematiche o ambiti di intervento:

    1. progetti specifici sulla gestione della classe e/o sulla didattica inclusiva in ambito locale, nazionale o internazionale, anche con produzione di materiali multimediali;
    2. progetti di sensibilizzazione al tema dell’inclusione con il coinvolgimento degli studenti;
    3. sviluppo di nuove tecnologie per l’inclusione, di sistemi per la rilevazione dati e/o per la compilazione dei Piani Educativi Individualizzati (PEI) e dei Piani Didattici Personalizzati (PDP); individuazione di parametri e criteri di valutazione dell’inclusività e del successo formativo degli alunni con bisogni educativi speciali, anche in una prospettiva bio-psico-sociale (ICF);
    4. aggiornamento o formazione del personale della scuola, con particolare riferimento agli operatori dei Centri territoriali di supporto (CTS) e dei Centri Territoriali per l’Inclusione (CTI), finalizzati all’incremento dell’inclusività della scuola; attività formative e laboratoriali svolte dalla scuola nell’ambito di accordi interistituzionali finalizzati all’integrazione dei servizi sociosanitari in ambito scolastico;
    5. progetti finalizzati alla cooperazione interistituzionale, anche in ambito europeo, finalizzati all’incremento del livello di inclusività del sistema scolastico nonché allo scambio e confronto di esperienze di didattica e di riorganizzazione inclusiva degli ambienti di apprendimento;
    6. sperimentazione didattica rivolta all’accrescimento dell’autonomia personale e alla valorizzazione delle competenze per il successivo inserimento nel mondo del lavoro degli studenti con disabilità, elaborazione di curricoli personalizzati con attenzione alle competenze di cittadinanza (life skills).

    Le proposte progettuali dovranno in ogni caso presentare i caratteri dell’innovatività e della rilevanza territoriale.
    I progetti dovranno essere presentati attraverso il modello di domanda di cui all’Allegato A dell’Avviso, entro e non oltre le ore 23,59 del 30 ottobre 2015,


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  9. #9
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    La mancata copertura delle ore di sostegno diventa argomento di Camera e Senato, con i parlamentari che chiedono spiegazioni al Governo e al ministro Giannini.
    “E’ ora di finirla sulla mancata copertura delle ore di sostegno”, ha detto il 28 ottobre la senatrice Laura Bignami (Movimento X) che ha trasformato “in interpellanza a procedimento abbreviato un’interrogazione che aveva presentato al MIUR qualche giorno prima dell’inizio dell’anno scolastico e alla quale non è pervenuta nessuna risposta”.
    La Bignami ha anche chiesto che vengano resi pubblici “i dati relativi alle ore di sostegno richieste e a quelle concesse agli studenti e agli alunni disabili nelle scuole italiane di ogni ordine e grado, suddivisi per regione e per provincia”.
    “L’interpellanza – spiega la senatrice – è stata sottoscritta da 40 senatori e non vuole essere un attacco politico al governo, ma semplicemente una pretesa di chiarimento utile a verificare l’efficienza della tanto incensata “Buona scuola”. Chiedo a gran voce che sia data risposta alle mie semplici domande”. “Senza la conoscenza di questi dati – conclude Bignami – mi domando come il governo possa avviare una seria riforma del sostegno”.
    Una denuncia analoga è giunta, nella stessa giornata, dai i parlamentari M5S in commissione Cultura di Camera e Senato, che hanno presentato un’interrogazione al ministro dell’Istruzione, in cui sollecitano la responsabile del Miur a risolvere il caso, sollevato dall’agenzia Adnkronos, della piccola Gaia, la bambina leccese affetta da Sma1 e alla quale è stata negata la maestra di sostegno nei primi giorni di scuola, poi sostituita da un’altra insegnante ma priva di specializzazione.
    “Sono molti, troppi, i casi di alunni diversamente abili che, nonostante abbiano diritto allo studio al pari degli altri, di fatto non hanno la possibilità di svolgere con regolarità e costanza le lezioni a causa della mancanza di un numero adeguato di insegnanti di sostegno, hanno detto i ‘grillini’, commentando l’interrogazione depositata alla Camera e a prima firma dell’on. Maria Marzana.
    “Per eliminare quella che è una vera e propria discriminazione chiediamo al ministero dell’Istruzione quali iniziative intenda adottare per garantire il diritto allo studio a tutti gli alunni con disabilità e se intenda provvedere all’immissione in organico dei docenti specializzati sul sostegno, anche non presenti nelle graduatorie ad esaurimento o nelle graduatorie di merito, e quindi procedere all’assunzione di coloro i quali sono presenti nelle graduatorie d’istituto”.
    La denuncia è stata raccolta anche dall’Anief, secondo cui “i 6.446 posti assegnati con la fase C del piano assunzioni della Buona Scuola non sono bastati a risolvere il problema”.
    L’Anief ha ricordato che “dovendo mantenere il rapporto 1 docente ogni 2 studenti, come ribadito dalla sentenza della Consulta n. 80/2010, che annullando i commi 413 e 414 dell’art. 2 della Legge 244/2007, è evidente che il Governo e il Miur avrebbero dovuto superare il vincolo del 70% dell’organico di diritto previsto dalla Legge 128/2013, approvato mentre era Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Perché quella norma si basava su un numero massimo di assunzioni pari a 90mila docenti, nel frattempo tutti immessi in ruolo, rifacendosi ad un contingente di iscritti disabili risalente al 2006. Nel frattempo, però, gli alunni che necessitano del docente a supporto sono passati da 180mila a 240mila”.
    “Nemmeno la legge delega di riforma del sostegno, affidata dalla Legge 107 al Governo, può essere una soluzione al problema cronico della mancanza di tanti docenti specializzati nel supporto agli alunni disabili”, ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal. “Prima di tutto perché vedrà la luce solo tra un anno, quindi, lasciando scoperto almeno l’attuale anno scolastico, e in secondo luogo perché non è compito diretto della nuova legge farsi carico della mancanza di autorizzazioni ministeriali per la stabilizzazione dei docenti di sostegno. Il problema va risolto dove è nato: in Parlamento, dove oggi sono stati portati i numeri corretti. In attesa che il legislatore si decida a sanare il tutto – ha concluso Pacifico – sarà cura dei tribunali far rispettare i diritti dei ragazzi disabili e delle loro famiglie”.
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    Disabili rimasti senza scuola, la condanna di Faraone: basta inclusione a intermittenza



    “Le differenze tra Nord e Sud si annullano quando si tratta di inclusione a intermittenza”: così commenta il sottosegretario Davide Faraone, le vicende dei due alunni disabili allontanati da scuola.
    Il primo caso è quello di una bimba campana di 11 anni affetta da Aids, a cui il preside non avrebbe permesso di frequentare le lezioni nella classe dove inizialmente era stata collocata; il secondo, emerso nelle ultime ore, si è verificato in Piemonte e riguarda un 12enne autistico, prima emarginato, poi cacciato perché reputato “troppo grave”.
    Eppure, commenta il sottosegretario, “la scuola deve essere sempre inclusiva e attrezzata per far fronte in maniera professionale alle specificità di ogni bambino”.
    Dopo aver riassunto i due casi di rifiuto, Faraone ha ricordato che “le scuole devono tenere le porte aperte per tutti. Non ci devono essere bambini “ingestibili”, né spazio per timori e paure per chi è “diverso”. E la comunità scolastica – tutta- deve essere preparata in maniera specifica per accogliere i ragazzi e per accompagnare la naturalezza dell’inclusione. Questo vuol dire insegnanti di sostegno specializzati nelle singole disabilità, non per il gusto di trasformare la scuola in un ospedale ma per realizzare un’inclusione reale. La disabilità non è un monolite”.
    Il sottosegretario, che nei giorni scorsi ha presieduto al Miur il primo tavolo di confronto con le parti sociali sulla legge delega proprio per la riforma del sostegno, affidata dalla Buona Scuola al Governo, si è quindi chiesto: “che senso ha avere insegnanti di sostegno formati, ma non in modo specifico e, quindi, impotenti? Costretti a ricorrere ad aulette speciali e corridoi dove finiscono i bambini di turno come fossero carcerati? Questo non è il sostegno che vogliamo, questa è inclusione ipocrita. Basta con l’approssimazione. Basta con quei casi in cui il sostegno usato come una corsia preferenziale per l’immissione in ruolo”.
    Secondo il rappresentante del Governo Renzi, la riforma del sostegno agli alunni disabili, che dovrebbe prevedere una specializzazione sulle macro-patologie e il raddoppio degli anni di appartenenza sul supporto agli alunni disabili, da 5 a 10, è l’occasione per voltare pagina: è giunta l’ora di finirla, scrive ancora Faraone, col “sostegno delegato a pochi: l’inclusione la fa l’intera comunità scolastica – genitori compresi – e tutti devono essere formati e preparati per farlo. Grazie alla delega della legge 107 cercheremo di eliminare le storture di un sistema che in certi casi si mostra fallace e inadeguato”.
    “Dobbiamo far sì che quegli insegnanti di sostegno che sono “eroi per scelta” – e per fortuna, e sono pure tanti in Italia – siano la normalità. Non devono esistere più corridoi per ragazzi “ingestibili”. Né aulette ad hoc. Piuttosto in quelle aulette le scuole ci facciano laboratori”, ha concluso Faraone. Stavolta saranno davvero in pochi a dargli torto.

    Tecnica della scuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



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