Pagina 3 di 23 PrimaPrima 1234513 ... UltimaUltima
Risultati da 21 a 30 di 225

Discussione: Recuperabili 100 miliardi di euro con la spending review

  1. #21
    Data Registrazione
    Feb 2010
    Messaggi
    37,533
    Post Thanks / Like
    Downloads
    48
    Uploads
    0

    Predefinito

    Rivoluzione "Ata", si riducono gli spazi

    CHI SARÀ catapultato nelle segreterie scolastiche senza avere un briciolo di competenza. E chi, pur avendo un'esperienza (da precario) anche di quindici anni, quest'anno resterà senza lavoro. Rischia di diventare esplosiva nella sua drammaticità la questione degli Ata, sigla che sta per 'assistente tecnico amministrativo' negli istituti scolastici. Ancora una volta di mezzo c'è la spending review. Che ha stabilito delle "norme devastanti", accusa Paola Pisano dell'Flc-Cgil. La prima prevede che i docenti inidonei ovvero gli insegnanti che per motivi di salute hanno dovuto lasciare la cattedra per approdare ad esempio nelle biblioteche scolastiche, devono per forza entrare a far parte del personale Ata. A Firenze, sono un centinaio le persone che subiranno questa «dequalificazione della loro professionalità, visto che si tratta comunque di lavoratori che hanno mantenuto il ruolo di docenti»: spiega Pisano. Invece, da settembre si troveranno davanti a una scrivania. A svolgere mansioni per le quali non sono stati nemmeno formati. Un'assurdità. E le biblioteche? Verranno assegnate a docenti volontari. Ma è chiaro che l'offerta verrà impoverita. Al danno degli inidonei si somma la beffa dei precari. Persone abituate ad ottenere la supplenza annuale come Ata. E che stavolta rimarranno a bocca asciutta, perché il loro posto è stato occupato proprio da questi ormai ex insegnanti. Ma quanti saranno gli Ata che dovranno rinunciare al loro incarico? «Difficile dare un numero preciso. Di sicuro alcune decine»: calcola Antonella Velani della Cisl. Ma a piombare nelle segreterie saranno pure alcuni insegnanti di materie tecniche. Una decina, quindi non un gran numero. Ma anche per loro la decisione del governo ha il sapore della presa di giro. Già, perché questi prof hanno sempre lavorato nei laboratori. Adesso dovranno reinventarsi come segretari. e. g.


    Eduscuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



  2. #22
    Data Registrazione
    Feb 2010
    Messaggi
    37,533
    Post Thanks / Like
    Downloads
    48
    Uploads
    0

    Predefinito

    I tagli sulla scuola valgono almeno 721 milioni di risparmio all’anno


    Sul sito del Governo (www.governo.it) è stato pubblicato il ddl di stabilità nel quale le norme sull’istruzione sono comprese tra i commi 30 e 48.
    La norma sull'aumento dell'orario degli insegnanti c'è ed è definita dal comma 42, il cui testo, rispetto alla bozza dei giorni scorsi, è sostanzialmente confermata con l’eccezione del cambio di una parola: non più “orario di servizio”, bensì “orario di impegno per l’insegnamento”. Si tratta di una precisazione che evita di comprendere nell’orario di servizio anche le attività funzionali all’insegnamento; l’aumento riguarda, senza dubbio alcuno l’orario di cattedra.
    Secondo le tabelle circolate ieri, che dovrebbero essere confermate dalla relazione tecnica finale, la riduzione del fabbisogno di docenti dovrebbe comportare un risparmio di 128,6 milioni di euro nel 2013 e di 385,7 nel 2014 sui posti non di sostegno.
    Il risparmio sulle supplenze di sostegno sarà invece di 109,5 milioni nel 2013 e 328,6 nel 2014. Per un totale di 952,4 milioni fra 2013 e 2014.
    Altri 2,3 milioni saranno risparmiati nel 2013 riducendo i distacchi di presidi e docenti.
    Risparmio che salirà a 7 milioni nel 2014. Dal 2014 il risparmio andrà a regime: 721,3 milioni all'anno come frutto di questi provvedimenti. Ben più dei 182 milioni previsti dalla spending.

    Tuttoscuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



  3. #23
    Data Registrazione
    Feb 2010
    Messaggi
    37,533
    Post Thanks / Like
    Downloads
    48
    Uploads
    0

    Predefinito

    Consip lancia consultazione tra operatori didattica digitale

    Consip lancia una consultazione di mercato fra gli operatori della didattica digitale. L'iniziativa è finalizzata all'avvio operativo del Mepi, il mercato elettronico della Pubblica Istruzione a disposizione delle scuole italiane per acquistare online beni e servizi destinati alla didattica.
    Ogni soluzione tecnologica integrata proposta nel Mepi sarà - spiega una nota Consip - ''aperta, interoperabile e collegabile con altri dispositivi. Per esempio sarà possibile acquistare le soluzioni software che permettono l'interattività tra lavagne elettroniche (LIM) attraverso le reti Lan/Wi-Fi degli istituti scolastici, favorendo così la condivisione di testi o contenuti multimediali per le attività di studio''.
    L'avvio operativo del Mepi è previsto entro la fine dell'anno. La collaborazione ministero dell'Istruzione-Consip è rafforzata - conclude la nota - dalla modalità semplificata con cui persone, aziende o enti potranno effettuare donazioni on line per l'acquisto di beni e servizi agli istituti scolastici attraverso la piattaforma Consip, come stabilito dai recenti provvedimenti di spending review.

    Tuttoscuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



  4. #24
    Data Registrazione
    Feb 2010
    Messaggi
    37,533
    Post Thanks / Like
    Downloads
    48
    Uploads
    0

    Predefinito

    Sullo sfondo dei risparmi di spesa fatti sulla scuola ci sono sempre i tagli lineari



    La scuola, come ormai capita da tempo, è commissariata dal Ministero dell'economia. Questa è una cattiva usanza, che si rafforza nei periodi di manovre economiche, Il Ministero, guidato da Grilli, ha voluto delle garanzie rispetto le proposte di risparmio di spesa avanzate da Profumo
    Si tratta, in buona sostanza, di una clausola di salvaguardia, che il Ministero dell’economia si è cautelato a chiedere al Miur, in caso di incapienza di uno dei fondi indicati da Profumo per rispettare le cifre previste dalla spending review. Questa clausola prevede che in caso dei mancati risparmi di spesa si dovrà procedere, come al solito, con i dolorosi tagli lineari in tutti i capitoli di spesa dell’istruzione. Inoltre il Miur ha previsto l’estensione dell’odiosa norma che prevede il divieto di monetizzare le ferie ai docenti precari, estendendola anche ai precari ausiliari, tecnici e amministrativi.
    Le pretese del Mef non consentono margini di manovra, anche perché le proposte iniziali fatte da Profumo, con l’aumento dell’orario settimanale di servizio dei docenti, a parità di stipendio, avrebbero portato nelle casse dello Stato dai 700 milioni di euro al miliardo di euro. Quindi il Mef non è disposto a fare sconti al Miur, che dovrà risparmiare fino all’ultimo euro previsto nel decreto n. 95 del 6 luglio 2012. Per cui per l’anno 2013, il Miur dovrà risparmiare 182,5 milioni di euro. Da dove arriveranno questi risparmi di spesa?
    A sentire i relatori della legge di stabilità, Baretta e Brunetta, i capitoli di spesa toccati saranno i più vari, compresa la ricerca scientifica e lo stipendio accessorio dei docenti. Quest’ultima voce se toccata potrebbe ridurre gli stipendi di tutti i docenti. Un altro capitolo di spesa che verrà intaccato è quello del fondo per la valorizzazione, fortemente voluto dall’ex ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini.
    Questo fondo avrebbe sarebbe dovuto servire a premiare gli studenti migliori con borse di studio. Altri risparmi arriveranno dalle dismissioni di alcune sedi, come per esempio la sede romana di Piazzale Kennedy, che ha costi faraonici. Infatti tra affitti e mantenimento di questa sede si spendono fino a 6 milioni l'anno, che è ovviamente una spesa eccessiva in tempi di crisi.
    Dalla ricerca scientifica e tecnologica si risparmieranno almeno 20 milioni di euro, altri 47,5 milioni di euro arriveranno dal fondo delle istituzioni scolastiche. Questi risparmi di 47, 5 milioni verranno fatti anche sui capitoli riguardanti il piano dell’offerta formativa.
    Nonostante tutti gli sforzi fatti da Profumo, per eliminare la proposta di aumentare l’orario di servizio dei docenti delle scuole secondarie, a parità di stipendio, rimane sullo sfondo l’ombra di un commissariamento del Mef, che minaccia di recuperare altri fondi, semmai quelli proposti non bastassero, con la solita politica dei tagli lineari.

    tecnica della scuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



  5. #25
    Data Registrazione
    Feb 2010
    Messaggi
    37,533
    Post Thanks / Like
    Downloads
    48
    Uploads
    0

    Predefinito

    Statali, 230mila precari in scadenza.


    La Camusso: "Una bomba sociale"
    - È una "bomba sociale", secondo la Cgil. Perché ci sono circa 230 mila contratti di lavoro nel pubblico impiego che scadranno alla fine dell'anno e non potranno essere prorogati per mancanza di risorse e per via della spending review che taglia i posti nelle piante organiche. Sono circa 160 mila lavoratori nella pubblica amministrazione e altri 70 mila nella scuola. Se non saranno confermati si assisterà - secondo la Cgil - a veri e propri "licenziamenti di massa". E intanto sul tema della produttività il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha detto di sperare che "non manchi il contributo della Cgil".
    Il sindacato guidato da Susanna Camusso chiede un decreto legge urgente per prorogare i contratti precari, come fece il governo Prodi con la legge Finanziaria del 2007. Ma mentre ci sarebbe una disponibilità a trattare con i sindacati da parte del ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, non si intravedono aperture dal ministero dell'Economia di Vittorio Grilli. D'altra parte è stato il predecessore di Grilli, Giulio Tremonti, a stabilire con la Finanziaria del 2010 che sia possibile rinnovare solo la metà dei contratti precari in scadenza.
    La situazione,dunque, è complicatissima e non c'è neppure chiarezza sui numeri. Ci sono provvedimenti che si sommano l'uno con l'altro. Ci sono tagli diretti agli organici della pubblica amministrazione e tagli indiretti attraverso il mancato rinnovo dei contratti a tempo. Per effetto della spending review salterebbero complessivamente 4.028 posti nei ministeri, negli enti previdenziali, nelle agenzie fiscali, negli enti di ricerca. Numeri parziali, secondo le stime di Corso d'Italia, che considera approssimata per difetto anche la cifra indicata dalla Ragioneria dello Stato che ha parlato di una riduzione dell'organico di 24 mila persone. All'appello mancherebbero in realtà i lavoratori a rischio dell'Inps, di Interni, Esteri ed Economia, delle agenzie fiscali e della stessa presidenza del Consiglio dei ministri. Né sono stati considerati gli esuberi che deriveranno dall'accorpamento delle province. Solo per fare un esempio, non si sa che fine faranno i cinquemila addetti ai Centri per l'impiego.
    La Cgil non considera credibile nemmeno il dato fornito dal ministero della Funzione pubblica secondo cui sarebbero in scadenza entro fine anno 5.900 rapporti di lavoro (tra contratti a tempo determinato, co. co. co e rapporti di lavoro interinali). Sarebbe "una goccia nel mare", visto che il mondo del precariato a rischio ha ben diversa consistenza: 90 mila contratti a tempo determinato, 12 mila interinali, 18 mila lavoratori socialmente utili, 42 mila contratti di collaborazione. In tutto 162 mila rapporti che potrebbero non essere più rinnovati. Discorso a parte per la scuola. "In questo comparto - spiega la Cgil - contiamo 200 mila lavoratori presenti nelle graduatorie, di questi 70 mila lavorano con un contratto annuale che scadrà entro la fine dell'anno mentre occupano posti vacanti". Senza un provvedimento di proroga lo scenario potrebbe essere davvero quello di un "collasso" dell'interno sistema pubblico.


    eduscuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



  6. #26
    Data Registrazione
    Feb 2010
    Messaggi
    37,533
    Post Thanks / Like
    Downloads
    48
    Uploads
    0

    Predefinito

    Riorganizzazione Miur in arrivo il nuovo regolamento

    La spending review prevista dalla legge n.135/2012 opera su ambiti precisi e con finalità determinate: politiche del personale, riorganizzazione delle amministrazioni, riduzione della spesa per beni e servizi. In questa visione rientrano l’uso appropriato delle risorse pubbliche, la valorizzazione della qualità dei servizi , la semplificazione burocratica e dei livelli di governo. La concretizzazione di questi obiettivi postula un processo attuativo graduale ma irreversibile verso il cambiamento affinché la previsione normativa possa produrre i risultati voluti.
    Lo schema di DPCM di riorganizzazione del Miur in corso di perfezionamento non sembra però orientato al recupero dell’efficacia ed efficienza dell’azione di gestione amministrativa, che imporrebbe un’organizzazione più semplice e chiara.
    La riorganizzazione del Miur avrebbe dovuto porsi l’obiettivo di costruire un centro di governo in grado di assicurare l’unitarietà e la coerenza del sistema d’istruzione, riservandosi le funzioni di indirizzo e di programmazione, di valutazione del sistema scolastico, di determinazione degli organici del personale.
    In questa prospettiva l’Accordo Quadro di attuazione del Titolo V, per il settore istruzione, avrebbe posto le premesse per la definizione qualitativa della spesa inerente al complesso delle attività erogate per garantire il diritto all’istruzione. Ma l’intesa tecnica sui contenuti dell’Accordo tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti definita nel lontano 20110, non è stata mai portata nella sede politica della Conferenza Unificata: da anni la burocrazia l’ha bloccata.
    Perché? Semplice: riorganizzare il quadro delle competenze significa perdere il potere che deriva dall’amministrare risorse pubbliche. Questo è il costo che si chiede quando si vuole cambiare. Ma i vertici del Miur non hanno voluto sostenere il “costo”, valutato eccessivamente oneroso.

    Tuttoscuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



  7. #27
    Data Registrazione
    Feb 2010
    Messaggi
    37,533
    Post Thanks / Like
    Downloads
    48
    Uploads
    0

    Predefinito

    Basta riforme, troppo stress

    Sulla scuola il Paese deve raffreddare gli animi e prendersi il tempo giusto. Tra spending review e diminuzione di risorse, il sistema è arrivato alla fine dell’anno con il fiato troppo corto. É quanto emerge dall’ultimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese. La scuola è forse uno dei settori che ha risentito maggiormente, dopo quello produttivo, della parabola ansiogena della crisi iniziata nel 2007.
    Il rischio è quello di intaccare il già precario capitale emotivo degli insegnanti. Stridente il quadro presentato dal Censis quasi in contemporanea, infatti, con le recenti agitazioni di insegnanti e studenti. Sono più di dieci anni, ormai, che la scuola è chiamata ad un cambiamento che non sembra riuscire mai veramente a restituire un senso condiviso dell’impresa educativa dei giovani. La scuola oggi mostra la sua parte più viva soprattutto quando riesce a fare rete con il proprio territorio e le altre scuole, nell’intento di favorire l’orientamento degli studenti verso il mondo del lavoro. Una tendenza che interessa tanto gli istituti professionali (81,5%), i tecnici (79,3%) ma anche i licei (65,8%). Nel 56% dei casi, avverte il Censis, si tratta di veri e propri poli formativi che vanno nella direzione auspicata dal legislatore e che costituiscono una base di lavoro da non sottovalutare. Ma per il resto, dopo tanti anni di riforme, tra quelle tentate e quelle riuscite, dopo i tagli, adesso serve un periodo di decantazione del cambiamento. Sulla scuola rischia di consumarsi la deriva più rischiosa. Quella appunto dell’avvilimento dei docenti. Nonostante l’avvio di processi come il riordino delle secondarie superiori, l’approvazione del testo unico sull’apprendistato, nonché gli interventi attuati per innalzare le performance educative (dall’istituzione dell’Invalsi, al piano scuola digitale, al riordino del sistema di reclutamento degli universitari e degli insegnanti delle scuole) precisa il Censis, adesso c’è bisogno che «gli operatori maturino piena consapevolezza delle variazioni sottese ai loro compiti e mansioni, a partire dalle quali riorganizzare in modo certo e duraturo il loro lavoro». Ma il Censis avverte anche circa l’evidenza che l’istruzione sia un servizio pubblico sotto sforzo. Soprattutto lo sono i docenti che, nonostante l’alto livello motivazionale collegato al loro mestiere e al rapporto con i giovani, rischiano di restare schiacciati sotto il peso del disorientamento. Per cui anche i risultati più virtuosi che l’opera di razionalizzazione fino ad oggi ha potuto determinare «rischiano di essere annullati dalla riduzione dei trasferimenti pubblici, dal ridimensionamento della rete scolastica, dalla ridotta e ondivaga capacità di spesa del sistema della affermazione professionale». Un rischio che, chiarisce il Censis, non si risolve con un aumento generalizzato della partecipazione all’obbligo scolastico e della collaborazione delle famiglie. Il rischio infatti è che venga intaccato il «capitale emotivo» dei docenti. Occorre, conclude l’istituto diretto da Giuseppe Roma, definire i contorni di campo dell’istruzione e della formazione in modo indubbio e permanente.


    Italiaoggi
    "L'esperienza è maestra di vita"



  8. #28
    Data Registrazione
    Feb 2010
    Messaggi
    37,533
    Post Thanks / Like
    Downloads
    48
    Uploads
    0

    Predefinito

    La spending review fa rimanere a secco i supplenti “saltuari”: quei figli di un Dio minore dell’organizzazione scolastica che tappano i buchi dei colleghi di ruolo. Migliaia di precari della scuola sono senza stipendio dal mese di novembre. La denuncia arriva dalla Flc Cgil che segue la partita da vicino. “I ministri dell’Istruzione e del Tesoro, pur ministri tecnici, meritano senz’altro il titolo di ministri dell’inefficienza e dell’arroganza”, dichiara senza troppi giri di parole Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil. “Ministri dell’inefficienza perché, invece di predisporre i servizi informatici di trasmissione dati per il pagamento delle supplenze ad oggi non hanno saputo fare di meglio che varare un sistema che non funziona mandando in tilt il lavoro delle scuole”. Con la spending review approvata a luglio, dal mese di gennaio anche i supplenti saltuari - che accettano incarichi di pochi giorni, ma che possono arrivare anche al mese intero, per assenze brevi dei titolari - vengono pagati direttamente dal ministero dell’Economia, come avviene per i docenti di ruolo. Ma il sistema informativo che avrebbe dovuto consentire alle scuole di caricare i contratti dei supplenti è stato aperto solo pochi giorni fa. Per gli stipendi di novembre e dicembre le scuole erano a corto di fondi e in alcuni casi li hanno anticipati con la promessa che li avrebbero riavuti quanto prima. Ma le scuole a corto di liquidi non hanno pagato ai supplenti neppure i giorni lavorati a novembre.

    Il numero ‘virtuale’ di supplenti in queste condizioni è di 25.000, se si ipotizza che tutti lavorino per l’orario giornaliero intero e per sei giorni settimanali. Ma in realtà si tratta di un numero molto maggiore di soggetti, perché difficilmente un supplente ha quegli orari. La maledizione del sistema informativo, andato in tilt - come ha ammesso lo scorso 4 febbraio la stessa Direzione generale del Bilancio, per subentrati dei problemi tecnici – potrebbe colpire dai 50 ai 100mila supplenti in carne e ossa. Secondo la Flc Cgil “il sistema non sarebbe stato potenziato e non è in grado di gestire tutti i contratti dei supplenti”.

    “Non è sufficiente – ammonisce la Cgil – introdurre le riforme senza prima aver fatto tutte le operazioni d’implementazione e verifica, atte a garantire la piena ed efficace funzionalità del sistema informativo. In poche parole, prima si costruisce l’architettura del sistema, si roda e poi si fanno gli interventi innovativi!”. Ma i problemi non finiscono qui. “Ministri dell’inefficienza – continua Pantaleo – perché non hanno trovato di meglio che predisporre un sistema che programma il pagamento a ben due mesi di distanza dal lavoro svolto”. Anche quando funzionerà alla perfezione, il nuovo corso del pagamento dei supplenti avverrà comunque con due mesi di ritardo.
    E per tutte queste novità, che avrebbero dovuto alleggerire il lavoro delle segreterie scolastiche, le stesse non hanno avuto neppure un’ora di aggiornamento o istruzioni di sorta. “Il risultato inaccettabile e inqualificabile – conclude Pantaleo – è che un gran numero di supplenti attende di essere pagato da novembre, il lavoro svolto sarà costantemente pagato dopo due mesi, e le segreterie nel frattempo sono precipitate nel caos organizzativo”. Ma forse la luce in fondo al tunnel è rappresentata da due emissioni (pagamenti) che il ministero del tesoro dovrebbe erogare a febbraio per recuperare il tempo perduto.


    Eduscuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



  9. #29
    Data Registrazione
    Feb 2010
    Messaggi
    37,533
    Post Thanks / Like
    Downloads
    48
    Uploads
    0

    Predefinito

    In arrivo una nuova spending review anche per la scuola?

    L’ipotesi si fa sempre più concreta. Potrebbero essere tagliati personale all’estero, distacchi per i collaboratori dei dirigenti scolastici e per l’autonomia, organici delle segreterie scolastiche. L’ipotesi di una nuova “spending review” estiva sta tornando alla ribalta in queste ore e, a pensarci bene, non sarebbe neppure una cosa tanto strana. Se non si possono aumentare le tasse, arrivate già a livelli difficilmente sopportabili, se si vuole cancellare l’Imu o perlomeno rinviarla di alcuni mesi, se non si intende ritoccare l’Iva per evitare ulteriori effetti recessivi e se neppure si vuole bloccare subito l’acquisto degli F35 (un miliardo di euro è la spesa prevista per i primi tre aerei) è ovvio che non ci sono molte altre strade: bisogna rivedere la spesa pubblica, anche perché – ad essere pratici – bisogna ammettere che la stessa lotta all’evasione non dà risultati immediati. E invece le casse dello Stato hanno bisogno immediato (e continuo) di liquidità per poter pagare gli interessi del debito pubblico (a meno di non pensare che ad un certo punto lo Stato dica ai detentori di buoni del tesoro o di altri titoli: “Gli interessi ve li pagheremo appena possibile”). A questo punto, nel caso di una manovra sulla spesa, anche la scuola dovrà, inevitabilmente, fare la propria parte. Ma come?
    Il problema è che i margini sono ormai ridottissimi perché il fondo del barile è già stato raschiato quasi tutto. Qualche piccolo rimasuglio c’è ancora, ma è davvero poca cosa. Vediamo. La voce dalla quale si potrebbe ancora ricavare qualche decina di milioni di euro riguarda il personale all’estero che era già stato ridotto dalla spending review dello scorso anno ma che potrebbe essere ulteriormente ridimensionato. Poi ci sono i distacchi per l’autonomia (ancora poche centinaia di unità): quelli presso gli Usr sono già stati dimezzati, mentre presso il Ministero sono ancora al livello di un paio di anni fa. Ma, soprattutto, ci sono i distacchi dei collaboratori del dirigente che in una prima versione della spending review del 2012 erano stati ampiamente ridotti ma che erano stati salvati con un emendamento in extremis in fase di conversione in legge del provvedimento. E, infine, ci potrebbe essere anche una revisione degli organici del personale Ata: nell’anno in corso le scuole oggetto di dimensionamento hanno ottenuto qualche posto con l’organico di fatto; per il 2013/2014 potrebbe esserci un giro di vite per impedire qualunque forma di ampliamento dell’organico di diritto. E c’è chi teme che possano esserci restrizioni anche sullo stesso organico di sostegno; è vero che in caso di ricorsi da parte delle famiglie, il Miur sarebbe costretto a riaprire i cordoni della borsa, ma prima che i ricorsi vengano accolti passerebbero comunque alcuni mesi di…”risparmio assicurato”. Per ora si tratta solo di illazioni e ipotesi, ma è bene che la scuola si prepari. D’altronde la storia di questi anni dimostra che tutte le manovre restrittive riguardanti il sistema di istruzione sono state approvate durante l’estate.


    Tecnica della scuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



  10. #30
    Data Registrazione
    Feb 2010
    Messaggi
    37,533
    Post Thanks / Like
    Downloads
    48
    Uploads
    0

    Predefinito

    Spending review colpisce ancora la scuola: meno fondi per i libri alle famiglie in crisi

    Il taglio ai costi per la politica regionale, deciso da Monti e attuato da Letta, va a danneggiare gli stanziamento per l’acquisto dei testi dei nuclei meno abbienti. Il contributo pro-capite passa da 163 euro a 85 euro. La maggior parte dei danneggiati al meridione
    IL GOVERNO taglia i costi della politica regionale ma ci vanno di mezzo gli studenti meno abbienti. È un po’ difficile comprenderne le motivazioni, ma da quest’anno per gli alunni appartenenti alle famiglie che stentano ad arrivare a fine mese, comprare i libri di testo scolastici sarà un problema ancora più grosso dello scorso anno. Perché, mentre con una mano il governo assegna alle scuole 8 milioni di euro per l’acquisto di volumi in comodato d’uso, con l’altra ne taglia 50 che fino al 2012/2013 andavano a rimpinguare il capitolo di spesa che serviva per assegnare un contributo alle famiglie con figli alla scuola media o al superiore per l’acquisto dei libri scolastici. Contributo che viene assegnato ogni anno attraverso le regioni, in base al reddito familiare.
    Ma per quest’anno le risorse si sono praticamente dimezzate e il contributo medio per studente in difficoltà passa da 163 euro – con cui era possibile acquistare da 6 a 7 libri – ad appena 85 euro a testa, che bastano a malapena per tre libri al massimo. Il resto dei testi scolastici dovranno sobbarcarselo le famiglie. Si tratta, secondo le stime effettuate dallo stesso ministero dell’Istruzione di più di 647mila studenti, appartenenti a nuclei familiari “con reddito inferiore ad 15.493,71 euro”. Famiglie che abbondano soprattutto nelle regioni meridionali. Nell’anno scolastico 2012/2013 il ministero erogò alle regioni ben 103 milioni di euro che per il 2013/2014 diventano 53.560.000.
    Ma è la motivazione della sforbiciata che lascia perplessi. Nel 2012 il governo Monti emanò un decreto legge per tagliare i costi della politica nelle regioni. Una norma che, per il capitolo relativo all’acquisto dei libri di testo per gli studenti meno abbienti, rimase in stand by per qualche tempo. Poi arrivò il governo Letta che lo scorso 29 maggio, attraverso il suo ministero dell’Economia, ha operato “un accantonamento di 49.440.000, effettuato, in via cautelativa, nelle more dell’applicazione dell’articolo 2 del decreto-legge” sul taglio dei costi della politica regionale. Il decreto montiano che intendeva limitare vitalizi, indennità e gettoni di presenza degli amministratori locali finisce così per colpire gli studenti meno abbienti.
    È soprattutto nelle regioni meridionali che abita la maggior parte degli studenti meno abbienti, sempre secondo viale Trastevere. Qualcosa come un milione e 721mila studenti di medie e superiori corrispondenti al 41 per cento del totale degli studenti poveri censiti dal ministero. Le regioni più penalizzate saranno quelle che hanno la percentuale più alta di studenti appartenenti a nuclei familiari in difficoltà rispetto al totale della popolazione scolastica regionale: Sicilia, Basilicata e Campania nell’ordine. In Sicilia, dove gli studenti meno abbienti ammontano al 29,1 per cento, verranno a mancare quest’anno risorse per 8 milioni e 600mila euro. In Campania, gli studenti poveri dovranno accontentarsi di 8 milioni in meno.


    Eduscuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



Pagina 3 di 23 PrimaPrima 1234513 ... UltimaUltima

Informazioni Discussione

Utenti che Stanno Visualizzando Questa Discussione

Ci sono attualmente 1 utenti che stanno visualizzando questa discussione. (0 utenti e 1 ospiti)

Segnalibri

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •