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Discussione: Concorsi pubblici, il Miur prova a stringere i tempi

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  1. #1
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    Tutti i numeri del “concorsone”: oltre 300mila candidati hanno provato il simulatore

    Quasi 8 milioni e mezzo di moduli scaricati per le esercitazioni. Pochissimi refusi nelle domande ufficiali e comunque già eliminati. Le aule informatiche che il 17 e 18 dicembre si popoleranno di aspiranti docenti sono 2.520. Per ogni turno saranno impegnati 49.385 computer. Stanziati circa 200 euro al giorno per pagare il personale di sorveglianza. Il costo complessivo dell’operazione non supererà di molto un milione di euro. Distribuite 5 mila chiavette USB, che i commissari useranno per il salvataggio delle risposte fornite. Il calendario delle prove scritte nella Gazzetta Ufficiale del 15 gennaio. A poche ore dalle prove che selezioneranno una balle fetta dei 321.210 candidati ad aggiudicarsi uno degli 11.542 messi a concorso come docenti della scuola dell`infanzia, della primaria, della secondaria di I e II grado, il Miur ha reso pubblico un documento contenente tutti i numeri del “concorsone”.
    Per quanto riguarda la preparazione delle prove preselettive, in programma lunedì 17 e martedì 18 dicembre, sino al 14 dicembre erano 8.481.184 i moduli scaricati per le esercitazioni e 300.387 i candidati che hanno utilizzato il simulatore gratuito messo a disposizione del Ministero per prepararsi alla prova (oltre il 90 per cento). Dal Miur tengono a precisare che i”n merito ai quesiti pubblicati, e con riferimento anche ad alcune fantasiose notizie di stampa, si precisa che, su 3.500 quesiti, solo alcuni presentavano errori o refusi, in particolare nel modo in cui le stesse domande sono state formulate. Questi, comunque, sono stati eliminati”.
    Complessivamente, il Miur giudica positivamente la fase preparatoria della prova, svolta attraverso test somministrati nelle aule e attraverso dispositivi informatici che saranno utilizzati per la prova preselettiva. “Complessivamente, le aule che saranno utilizzate per lo svolgimento del test di preselezione sono 2.520. Sono 224 invece le aule di riserva. Per ogni turno saranno impegnati 49.385 computer, mentre sono 2.649 i computer di riserva. Sono state inoltre distribuite 5 mila chiavette USB a tutte le scuole impegnate. Alle ore 13 di oggi (14 dicembre ndr) il software che sarà utilizzato per le prove è già stato reso disponibile per tutte le scuole”.
    Per quanto riguarda il compenso per il personale coinvolto nelle prove di preselezione, il Miur tiene a precisare “che, anche con riferimento ad alcune notizie di stampa, la somma stanziata è di circa 200 euro al giorno per aula. Considerato che sono 4 le ore aggiuntive al normale orario di lavoro giornaliero, per due persone il compenso risulta quindi di circa 25 euro l’ora. In ogni caso, nonostante alcune ricostruzioni di fantasia abbiano addirittura ipotizzato un costo complessivo di 120 milioni di euro, il Miur precisa che il costo del concorso è inferiore al milione di euro”.
    I candidati che superano la prova di preselezione sono ammessi alle successive prove scritte, o scritto-grafiche, relative alle discipline oggetto di insegnamento per ciascun posto o classe di concorso. Le prove consistono in una serie di quesiti a risposta aperta e sono finalizzate a valutare la padronanza delle competenze professionali e delle discipline oggetto di insegnamento. La prova scritta della scuola primaria comprende anche l’accertamento della conoscenza della lingua inglese. I candidati all’insegnamento di discipline scientifiche e tecnico-pratiche – che prevedono anche attività di laboratorio – svolgeranno oltre alla prova scritta anche una prova di laboratorio. Il calendario delle prove scritte sarà pubblicato dal Ministero nella Gazzetta Ufficiale del 15 gennaio 2013.
    I candidati che superano le prove precedenti sono ammessi allo svolgimento delle prove orali. Queste hanno per oggetto le discipline di insegnamento. Oltre a valutarne la padronanza, la prova orale dovrà verificare anche la capacità di trasmissione delle stesse discipline e la capacità di progettazione didattica (una vera e propria lezione simulata), oltre ovviamente alla capacità di conversazione nella lingua straniera prescelta dal candidato.
    La prova orale sarà così articolata: una lezione simulata – novità assoluta del concorso – della durata di 30 minuti su una traccia estratta dal candidato 24 ore prima dello svolgimento della prova orale; un colloquio, anch’esso della durata di 30 minuti, nel corso del quale saranno approfonditi i contenuti, le scelte didattiche e metodologiche operate nella lezione simulata.
    Così come nelle prove scritte, la prova orale della scuola primaria comprende anche l’accertamento della conoscenza della lingua inglese.
    Viale Trastevere conferma che l’identikit dei candidati è decisamente “rosa”: la gran parte infatti, per la precisione 258.476, è costituita da donne. I restanti 62.734, sono uomini. Ben due terzi degli aspiranti insegnanti che hanno fatto domanda di partecipazione al concorso, spiega il Miur, non provengono dalle graduatorie ad esaurimento. Sono 214.453 (66,8%), rispetto ai 106.757 (33,2%) che sono invece presenti nelle stesse graduatorie.
    Va poi ricordato che a fronte di 321.210 candidati, le richieste complessive per i posti e le diverse cattedre messe a concorso sono state 501.287, potendo ciascun candidato con una sola domanda richiedere di concorrere per più posti o classi di concorso messi a bando, purché in una sola regione.
    L`età media dei candidati è di 38,4 anni. Di poco più alta è l`età media degli uomini (40 anni) rispetto a quella delle candidate donne (38 anni). Nello specifico, la maggior parte dei candidati (158.879) ha un`età compresa tra 36 e 45 anni. Seguono i 113.924 candidati con un`età pari o inferiore ai 35 anni e i 45.595 con un`età compresa tra i 46 e i 55 anni. I candidati con un`età superiore a 55 anni sono 2.812.
    Per quanto riguarda la distribuzione delle domande, considerati gli ordini di scuola scelti dai candidati, le domande si distribuiscono in modo pressoché omogeneo. Il 26,2% delle domande riguarda i posti disponibili nella scuola dell`infanzia, il 26,6% la scuola primaria, il 20% la secondaria di I grado e il 27,2% la secondaria di II grado.
    Circa la metà delle domande di partecipazione al concorso riguarda posti disponibili nel Sud: sono 164.827, il 51,3%.
    Percentuali minori per le domande riguardanti le regioni del Nord (29,3%) e del Centro (19,4%). La regione con il maggior numero di domande è la Campania: 56.773.
    “Considerato il rapporto tra le richieste inviate e i posti e le cattedre bandite – riassume il ministero dell’Istruzione – maggiori probabilità di successo sono previste per i posti nella scuola primaria, da sempre punto di forza del sistema d`istruzione italiano, nelle cattedre di italiano, storia ed educazione civica, geografia della scuola secondaria di I grado e nelle cattedre delle materie letterarie nel primo biennio della scuola secondaria di II grado”.

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    Secondo giro del concorsone “Io ce l’ho fatta”

    ” Bocciato il 66% dei candidati. «Ho superato la prova, ma questa selezione non premia il merito»

    Cinquanta quesiti di logica e lingua straniera in 50 minuti. Anche il secondo giorno delle prove preselettive del concorso della scuola conferma la tendenza: circa il 66% dei candidati non l’ha superato. A questi docenti si prospettano ancora anni di precariato(«resta il doppio binario», ha rassicurato il sottosegretario Marco Rossi Doria ieri). Gli altri (tra cui, Agnese Landini, moglie del sindaco di Firenze, Renzi) si prepareranno alle prove scritte e orali. Tra di loro c’è Luca. Una laurea con 110 e lode presa per mezzo di borse di studio e casa dello studente, poi dottorato, borsa di ricerca all’estero, Siss. In mezzo ha fatto «di tutto: fonico, dj, cameriere, ho lavorato anche per II Cepu, non si può fare altrimenti: quest’anno ho insegnato una sola settimana». Al quizzone di ieri ha totalizzato 50/50, zero risposte sbagliate. Un record. «Ho partecipato perché è l’unico modo per entrare di ruolo, ma è una pagliacciata dice Nella mia classe di concorso, la 037, storia e filosofia, ci sono 26 posti nel Lazio: devo crederci? L’unica cosa a cui credo è che se riesco ad arrivare all’orale con la preparazione che ho e i 10 anni di dottorato alle spalle me li mangio». Racconta che ieri mattina quello che ha visto nella sede del concorso è stata «gente con la canna alla gola, con un clima da assalto ai forni e ultima spiaggia». Che tanti precari con esperienza decennale sono rimasti fuori, mentre professionisti in altri settori sono passati, «di quale rinnovamento parla il Miur se recluta chi a scuola non c’è mai stato invece di fare posto a chi da anni sta lì?». «Ma fa ridere perché non è valido sotto tutti i punti di vista: sotto l’aspetto della retorica giovanilistica, dal punto di vista politico perché costituisce la sconfitta del mondo della scuola ed è deficitario dal punto di vista finanziario». Intanto, mentre l’Anief minaccia altri ricorsi per far ammettere anche i candidati che hanno ottenuto punteggi inferiori a 35/50 («è troppo alta e va ben oltre, in proporzione, ai 6/10 previsti dal Decreto Legislativo 297/94»), e il Codacons chiede siano pagati ai precari i permessi presi per effettuare il concorso, il Ministero dell’Istruzione diffonde i numeri della prima prova. A superare la prova preselettiva sono i candidati più giovani (25/26 anni e 35/37), che hanno più dimestichezza con i test. Iscritti alla prova, senza superarla, anche tre persone di 67 anni. «Quando si fa un concorso si rischia sempre di escludere o penalizzare qualcuno. Tutti i test sono perfettibili. Ma i test sono stati vagliati da gruppi di docenti molto preparati», ha commentato Rossi Doria. Ma il Cip, Coordinamento Insegnanti Precari, non è d’accordo..«Partecipare al concorsone è svilente per la nostra professione, perché i quiz prevedono un’innegabile dose di casualità e fortuna. Ma insegnare è tutta un’altra cosa», dice Elena La Gioia, presidente. Mentre parla di «colossale inganno nei confronti dei concorrenti e dei precari» la Cgil. «Nei test d’ingresso non vi è alcun rapporto con la misurazione delle competenze professionali, didattiche e pedagogiche commenta Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil si è trattato di un meccanismo finalizzato a tagliare il più possibile il numero dei concorrenti. Una lotteria a premi che umilia la scuola pubblica».




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    Diffidato il Miur, con richiesta di accesso agli atti

    Sarebbero addirittura due le diffide: una del 13 dicembre 2012 da parte dall’Associazione per il Software Libero, l’altra dal Codacons per retribuire i docenti precari, assentati da scuola per la prova preselettiva del concorso. L’Associazione per il software, insieme ad altri, avrebbe diffidato il Miur a far svolgere la prova preselettiva del concorso docenti con le domande di “Competenze Digitali” rese note attraverso l’Esercitatore online. Verrebbe contestato che “il set di domande in questione risulta essere a tratti fuorviante, scritto con linguaggio improprio, con numerosi errori. Ma, soprattutto, il set di domande quasi nulla ha a che fare con la valutazione del grado di ‘cultura digitale’ dei candidati e comunque è discriminatorio dal punto di vista tecnologico ed in particolare nei confronti degli utenti di software libero”. Viene inoltre sottolineato come “la citazione di specifici programmi discrimina gli utenti che normalmente usano altri programmi o altri sistemi operativi, fra questi gli utenti di software libero. Peraltro, quando i software citati sono proprietari, ovvero non liberi, si ottiene l’effetto di pubblicizzare de facto, attraverso il test, questi software”. Infatti, viene esplicitato: “106 fanno riferimento a dettagli relativi solo ai sistemi operativi Windows” che “sono di tipo proprietario e sottoposti a specifico acquisto di licenza d’uso e quindi non dovrebbero essere acquisiti dalla Pubblica Amministrazione se non in casi eccezionali”, mentre prodotti come fogli Excel, usati per rendere nota la percentuale degli ammessi alla prova scritta, sono apribili solo ai “possessori” di un prodotto Microsoft Office. Da qui dunque sarebbe partita la diffida al Miur per ottenere “la cancellazione immediatamente da esso tutte le domande che hanno risposte errate e/o contengono riferimenti a software e/o a formati proprietari specifici” e “la copia, ai sensi dell’art 22 e seguenti, L. 241-90, dell’elenco completo delle domande e risposte di cui sopra e degli atti tutti relativi ai procedimenti amministrativi che hanno portato all’elaborazione delle suddette domande e risposte”. L’Associazione per il Software Libero avrebbe pure chiesto un accesso agli atti e una istanza d’intervento nel procedimento per chiedere “ai sensi dell’art. 9 della legge n. 241/1990, di intervenire nel procedimento de quo e di interloquire in relazione alle future fasi di quesito”, poiché ritengono che “i procedimenti amministrativi che hanno portato all’elaborazione delle suddette domande discriminano gli utenti di software libero e recano pregiudizio agli interessi che le stesse Associazioni rappresentano” e si dicono “consapevoli che la realizzazione del concorso con domande così viziate aprirà inevitabilmente alla possibilità che, a valle del concorso, ne venga domandato l’annullamento”. l’altra diffida arriva dal Codacons che chiede al Miur di retribuire i docenti precari che si sono assentati da scuola per sostenere la prova preselettiva del concorso docenti. La diffida è stata presentata affinché il Miur paghi, entro 30 giorni, il “legittimo pagamento” dell’assenza dal posto di lavoro in base all’articolo 13 del Ccnl. del 16 maggio 2001 sui “permessi retribuiti per motivi di studio”.


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    Concorsone fatale per i maestri. Il ministero: “Alunni e prof, stessi risultati”

    La prima prova superata solo dal 19% negli asili e dal 23 nelle elementari. La valutazioni dell’Istruzione: “I risultati per regione dei prof ricalcano curiosamente le rilevazioni sugli studenti del test Ocse-Pisa” Quiz del concorsone a cattedre particolarmente ostico per gli aspiranti maestri. Va decisamente meglio per i futuri docenti di scuola media e superiore. E, a sorpresa, i dati regionali della prova sostenuta lunedì e martedì scorsi da oltre 264 mila aspiranti insegnanti vanno di pari passo con le performance degli alunni nei test Invalsi. Vuol dire che se al Sud gli alunni fanno male è anche colpa di maestri e prof poco preparati? Una tabella, quella pubblicata da viale Trastevere, che non mancherà di creare polemiche. Pochi minuti fa, il ministero dell’Istruzione ha pubblicato un ulteriore monitoraggio sulla fase preselettiva del concorso che dopo 13 anni di attesa mette in palio 11.542 cattedre. E le sorprese non mancano.
    Il quizzone di 50 domande di logica, comprensione del testo, informatica e lingua straniera, da svolgere in 50 minuti, è risultato particolarmente difficile a coloro che concorrono per le cattedre di scuola materna ed elementare. I primi sono riusciti a staccare il biglietto per gli scritti in appena 19 su cento. Mentre i secondi hanno fatto un po’ meglio: quasi 23 per cento di ammessi. Il test è risultato abbastanza abbordabile agli aspiranti prof di scuola media e superiore. Ma sono i primi a battere ogni record col 48,5 per cento di ammessi agli scritti. Anche i colleghi delle scuole superiori fanno abbastanza bene: conquistano il diritto di svolgere le prove scritte in 45 su cento.
    “I dati confermano dunque che i test hanno selezionato comunque delle competenze e non sono stati una semplice lotteria”, dichiarano dal ministero. Ma non solo. “Su base regionale, le percentuali di ammessi al concorso - proseguono da viale Trastevere - seguono curiosamente l’andamento dei risultati delle rilevazioni sugli apprendimenti degli studenti Ocse PISA 2009. Il tasso di ammissione dei candidati insegnanti aumenta nelle stesse zone d’Italia in cui sale la curva Ocse che indica una maggiore preparazione degli studenti. Emerge dunque una correlazione diretta tra la bravura degli studenti e la capacità dei candidati di superare i test, quindi tra studenti più preparati ed aspiranti docenti più preparati”.
    E’ la prima volta che in Italia è possibile testare le “competenze” degli insegnanti - o dei futuri insegnanti - con un test uguale per tutte le regioni. E, se i numeri hanno un senso, la tabella pubblicata poco fa dal ministero - che correla le performance degli studenti con quelle degli insegnanti - dimostrerebbe le migliori capacità di insegnamento dei docenti settentrionali e dell’Italia centrale, che hanno superato il test in 40 su cento, rispetto ai colleghi meridionali, che si sono dovuti accontentare di un “misero” 27,4 per cento.



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    Irregolarità al concorso? In Abruzzo parte la denuncia della UilScuola

    Dalla regione Abbruzzo si ventilano possibili irregolarità nella prova preselettiva del cosiddetto concorsone: prove corrette via intranet e concorrenti già in possesso dei test? Investita la Procura.
    L’irregolarità procedurale reale o presunta che sia, sembra essere una costante degli ultimi concorsi gestiti dal MIUR, partendo dal concorso per Dirigenti scolastici arrivando a quello per docenti.
    L’attuale concorso a cattedra non fa eccezione, infatti, le notizie che giungono dalla regione Abruzzo raccontano di possibili irregolarità nella prova preselettiva del cosiddetto concorsone.
    Irregolarità che possono sfociare nell’azione illecita, quando si sospetta e si denuncia alla Procura della Repubblica competente per territorio di prove corrette attraverso la rete intranet, ma soprattutto quando si afferma che alcuni candidati erano in possesso dei test della preselettiva una settimana prima della pubblicazione ufficiale da parte del ministero.
    Nell’esposto che il sindacato UIL scuola Abruzzo ha presentato alla Procura della Repubblica e alla Polizia Postale si parla di irregolarità, di raccomandazioni, di segnalazioni e di fuga di notizie. La stessa fuga di notizie che fu denunciata il primo settembre 2011 riguardante la batteria dei test a risposta multipla valida per la preselezione del concorso a Dirigenti scolastici.
    Oggi nel concorso a cattedra sappiamo che su 327.798 aspiranti docenti attesi se ne sono presentati 264.423, di cui solo 88.610 candidati pari al 33,5% sono stati ammessi alla fase concorsuale successiva. Una percentuale che identifica una preselezione severa e che proprio per questo motivo non doveva essere sminuita da esposti come Quello della UIL scuola Abbruzzo.
    Ricordando che nel concorso per Dirigenti scolastici analogo esposto alla Polizia Postale non ebbe alcun riscontro mediatico nella sua definizione, l’augurio è che in questo caso sia data maggior informazione sulle fasi successive dell’indagine conoscitiva. Per maggiori informazioni sull’esposto UIL scuola Abruzzo.


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    Concorso, a metà febbraio le prove scritte: stavolta non ci saranno simulazioni

    L’indicazione sul periodo di svolgimento è del ministro Profumo, che però smonta in partenza la possibilità che possano comparire esempi sui quesiti disciplinari a risposta aperta (probabilmente non più di 5) che verranno proposti agli 88.610 che hanno superato le preselettive. Gli unici riferimenti rimangono bando di concorso e il decreto del direttore generale n. 80/2012.

    Si svolgeranno nel mese di febbraio le prove scritte del concorso a cattedra, le cui preselettive si sono svolte nei primi due giorni di questa settimana e al termine delle quali il 77,5% dei partecipanti è stato estromesso,. La data precisa non è stata ancora comunicata, ma il mese è stato indicato dal ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, nel corso di una video chat tenuta su RaiUno: rispondendo alla domanda di un candidato che avendo passato la verifica dei test a risposta multipla chiedeva indicazioni sul periodo di svolgimento degli scritti (per quello comune a tutti stavolta servirà prendere almeno 28 punti su 40 complessivi), il Ministro ha detto che le prove verranno svolte a “metà febbraio, circa”.
    Per quanto riguarda le modalità e la tipologie di prove che attendono gli oltre 88mila aspiranti rimasti in “gara”, Profumo ha freddato le speranze di quelli che speravano in qualche indicazione: il responsabile del Miur ha, infatti, sottolineato che stavolta, a differenza delle preselettiva, non sarà pubblicata alcuna simulazione.
    Uno dei due strumenti utili ai candidati desiderosi di prepararsi al meglio per la verifica scritta rimane, allora, l’attenta lettura del bando di concorso. Negli articoli 7, 8 e 9, si parla, rispettivamente, della descrizione delle “Prove scritte ovvero scritto-grafiche”, nonché dell’“Articolazione delle prove scritte per classi di concorso comprese in ambiti disciplinari” e delle “Prove di laboratorio e pratiche”.

    Il primo articolo, il 7, indica che le prove consisteranno “in una serie di quesiti a risposta aperta (le indiscrezioni parlano di non più di 5 domande n.d.r.) e sono finalizzate a valutare la padronanza delle competenze professionali nonché delle discipline oggetto di insegnamento”. Entrando nello specificità delle scuole, il Miur ricorda che “la prova scritta della scuola primaria comprende anche l’accertamento della conoscenza della lingua inglese”.
    Al comma 4 si parla del punteggio: quello complessivo che potrà assegnare la commissione sarà “di 40 punti. Nel caso di due o più prove, il punteggio è ottenuto dalla media aritmetica delle singole prove, a ciascuna delle quali è assegnato un punteggio massimo di 40 punti. La prova è superata dai candidati che conseguono nella prova ovvero in ciascuna delle singole prove un punteggio non inferiore a 28 punti”.
    Fanno eccezione i candidati che dovranno sostenere anche prove di laboratorio e pratiche: premesso che si tratta degli ambiti disciplinari 7 (cl. 36/A e 37/A), 8 (cl. 38/A – 47/A – 49/A), 4 e 9 (cl. 43/A – 50/A – 51/A – 52/A), il Miur ha stabilito che in questi casi “la commissione assegna, per la prova ovvero per le prove di cui al comma 1, un punteggio complessivo massimo di 30 punti. Nel caso di due o più prove, il punteggio è ottenuto dalla media aritmetica delle singole prove, a ciascuna delle quali è assegnato un punteggio massimo di 30 punti. La prova è superata dai candidati che conseguono nella prova ovvero in ciascuna delle singole prove un punteggio non inferiore a 21 punti. Al suddetto punteggio si somma quello conseguito nella prova” di laboratorio e pratica. “Il punteggio finale è di conseguenza espresso in quarantesimi e costituisce il punteggio di ammissione alla prova orale”.
    Per avere dei riferimenti sui contenuti delle prove e i relativi programmi, suddivisi per disciplina, si deve invece fare un passo indietro. E andare a leggere l’art. 6 del bando, che riporta contenuti e programmi delle prove al decreto ministeriale del 21 settembre 2012, n. 80, oltre che all’allegato 3 dello stesso bando. Chi lo fa potrà verificare la presenza di diversi macro-argomenti. La cui vastità non farà certo piacere a candidati che si apprestano a svolgere le prove di febbraio. Per loro non rimane altro che iniziare a studiare. E anche bene, visto che ad oggi sono ancora presenti candidati in quantità ben superiore (circa otto volte) rispetto al numero (fisso) di quelli che prenderanno l’agognato ruolo.


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    Concorso, il numero degli esclusi potrebbe salire

    Tra assenti alle preselettive e non idonei se ne contano già 240mila: i tre quarti dei candidati iniziali! Ora però anche i laureati prima del 2002-2004, pur avendo ottenuto da 35 punti in su, se non hanno fatto ricorso al Tar riceveranno nei prossimi giorni la notifica di esclusione. A meno che non facciano ora ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. La selezione per il concorso a cattedra si è rivelata più spietata del previsto: a seguito dei risultati delle prove preselettive sono rimasti esclusi, infatti, 175.815 dei 264.423 che hanno svolto la verifica. Se a questi aggiungiamo i 63.375 che non si sono presentati, il numero di candidati che non potranno svolgere le prove scritte, in programma a gennaio, sfiora quota 240mila. Considerando i 327.798 aspiranti docenti che hanno fatto domanda, le preselettive sono sicuramente servite a centrare lo scopo iniziale: tenere lontani dalle prove vere e proprie ben tre candidati su quattro iniziali. Più di qualcuno ha detto che si è esagerato, proponendo dei test preselettivi davvero ostici. Il ministro Profumo ha invece parlato, riferendosi all’ausilio della rete informatica per realizzare le verifiche, di "primo passo verso la modernizzazione” e di modalità da esportare anche in altri settori delle pubblica amministrazione, visto che “chi ha studiato ha ottenuto ottimi risultati”.

    Impossibile capire chi ha ragione. Di sicuro, però, la selezione non è certamente finita. Dalle risultanze delle prove successive dovranno infatti scaturire gli 11.542 vincitori. Che significa escludere ancora più o meno un candidato ogni otto ammessi. O forse anche meno. Visto che gli Usr nei giorni a cavallo delle festività natalizie avranno il compito di verificare i titoli di accesso. E poiché, a quanto sembra, vi sono diversi candidati che hanno svolto le prove pur avendo superato la soglia, posta dal Miur tra il 2002 ed il 2004, che intendeva discernere i titoli utili all’accesso al concorso da quelli ritenuti non utili, c’è da aspettarsi che il numero di esclusi possa anche crescere.
    Questa possibilità è stata messa in evidenza in queste ore dall’Anief: il sindacato autonomo, dopo aver deciso da qualche giorno di difendere il diritto a proseguire le prove per coloro che hanno conseguito un punteggio tra 30-34,5/50, stavolta annuncia di voler tutelare i diritti dei “moltissimi” candidati prof che hanno partecipato con successo alle preselettive, pur essendosi laureati prima della fatidica soglia. L’Anief ricorda che tutti quelli che sono approdati alle preselettive in questa situazione senza fare ricorso al Tar del Lazio, è praticamente scontato “che riceveranno nei prossimi giorni la notifica di esclusione”.
    Su di loro “pende adesso la spada di Damocle dell’esclusione per mancanza dei requisiti d’accesso previsti. Per evitare la loro esclusione, Anief riapre i termini di adesione proponendo un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica (i cui termini di scadenza sono di 120 giorni dall’emanazione del bando), al fine di consentire a questi candidati di poter prendere parte alle prove scritte”.


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    “Un boom informatico rivoluziona la scuola”

    È quanto meno singolare che, dopo più di un decennio di assenza di concorsi per accedere all’insegnamento scolastico (per la precisione 13 anni), invece di accoglierlo con fuochi d’artificio e plausi generali, l’atteso evento sia stato salutato da raffiche di protesta perché qualche quesito, tra le migliaia d’altri, appariva troppo ostico o per la difficoltà complessiva che non avrebbe consentito, specie a una parte dei precari, di mettersi troppo facilmente in tasca l’agognata abilitazione. Forse sarebbe bene che l’opinione pubblica, almeno quella ancora interessata all’insegnamento, si rendesse conto della qualità e delle dimensioni che la gigantesca immissione dell’informatica sta introducendo nelle fin qui vetuste pareti scolastiche italiane, senza lasciarsi incantare dalle vanità e bischeraggini di chi, storcendo il naso di fronte al computer, si finge cultore di accademici studi, in realtà percorsi solo alla lontana. Chi ama rimettersi, invece, alla memoria dei fatti, ricorderà come fastidio burocratico assai recente l’iter di ogni tipo di concorso, anche di piccola taglia e ancor più quelli più specifici e corposi.
    Per legge, lo Stato doveva impegnare se stesso, sovrintendendo a un complesso sistema di imbustamenti per raccomandata, previo deposito degli elenchi, verifica delle qualifiche e loro invio, effettuati sotto la sorveglianza di pattuglie di carabinieri che, malgrado i simboli dell’Arma, non riuscivano sempre ad evitare imbrogli e sotterfugi. Dopo di che la procedura concorsuale si prolungava per tre o quattro anni.
    Questa volta, fin dalle domande del primo turno, tutto è avvenuto per via digitale. La composizione degli elenchi degli ammessi alle prove, divisi per provincia, è avvenuta automaticamente. Lo smistamento dei candidati nelle oltre 2200 aule attrezzate per tutto il territorio nazionale, si è realizzata in maniera immediata, così come le prove selettive. I risultati sono stati comunicati ai singoli interessati il giorno stesso per via telematica. In questo modo le seconde prove, che utilizzeranno anch’esse soluzioni di elevata automazione, potranno essere avviate a concluse entro il mese di febbraio, un tempo record.
    Qualche domanda, tra le migliaia immesse in rete, è stata giudicata impropria o troppo impervia. Può essere. Le selezioni d’altra parte vengono effettuate da banche dati, professionalmente attrezzate come supporto ad ogni tipo di concorso. Non è detto che non incorrano in qualche imprecisione. Piccoli incidenti che non inficiano il concorso, come comprovato da una evidenza statistica: nel diagramma, quasi del tutto allineato e parallelo, tra le prime province in classifica dell’attuale concorso per insegnanti e la più recente classifica PISA per studenti, le province in testa con i migliori studenti e quelle con i migliori insegnanti combaciano, a riprova ultima della validità dei test. Quindi la prova va valutata nella sua organicità: conoscere la materia e sapere insegnare saranno le due fasi successive. Rispetto ai concorsi dominati dalle raccomandazioni, questa prima parte è risultata un esame di assoluta trasparenza, in cui nessuno poteva copiare perché il computer generava ogni volta un set di domande nuove, non prevedibile da alcun candidato. L’efficienza e l’organizzazione sono state verificate dal completamento e dalla consegna dei risultati ai 320.000 candidati in soli due giorni. I concorrenti sono stati messi tutti nella stessa condizione di partenza. Sono stati scaricati 8 milioni di moduli di 50 domande che permettevano a tutti di esercitarsi. Nessuno ha avuto alcun quesito in anticipo rispetto agli altri. Non si ricorda un precedente simile a memoria d’uomo.
    Quando si parla di semplificazione e modernizzazione del Paese si intende esattamente questo tipo di snellimento burocratico che permette ai cittadini di ottenere risultati e risposte in tempi e modi adeguati e trasparenti, come in questo caso. Chissà se sarà possibile estendere questo metodo in tutti gli altri comparti della Pubblica amministrazione, come sarebbe logico?


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    Per gli inidonei è prevista la riapertura del contratto di mobilità

    Una delle poche varianti, inserita nell’ipotesi del CCNI mobilità 2013/2014, rispetto a quanto scritto nei contratti integrativi sulla mobilità degli anni scolastici precedenti, è quella prevista nel comma 4 dell’art.1 dell’accordo raggiunto e firmato da tutti i sindacati il 6 dicembre 2012. In questo comma si concorda di riaprire il confronto negoziale, anche su richiesta di un solo soggetto firmatario, come per altro già previsto per l’anno scolastico 2011/2012, sia in concomitanza alla definizione degli organici per l’a.s. 2013/2014 (compresi eventuali organici dei Centri per l’istruzione degli adulti), sia in relazione all’attuazione dell’art. 19 del D.L. n. 98 del 6 luglio 2011, convertito in legge 15/7/2011 n. 111, relativo al dimensionamento della rete scolastica, per verificare le ricadute sul personale derivanti dai provvedimenti che saranno emanati successivamente alla sottoscrizione del presente CCNI e per individuare utili soluzioni atte a tutelare la conservazione della titolarità del personale docente, educativo ed Ata interessato.
    Analogamente, potrà essere riaperto il confronto negoziale per definire la mobilità del personale docente inidoneo nonché appartenente alle classi di concorso C999 e C555 a seguito dell’attuazione degli artt. 13 e 14 della legge n. 135/2012 di conversione, con modifiche, del D.L. 95/2012. Questa norma contrattuale, oltre ad essere una delle novità sulla mobilità 2013/2014, appare giusta e corretta, in quanto tende a salvaguardare la posizione di mobilità di una categoria di lavoratori, che ha dovuto subire, con l’attuazione della spending review, una forte ingiustizia.
    Ad oggi nessun provvedimento definitivo è stato preso nei confronti dei docenti inidonei al insegnamento, per gravi problemi di salute, ma idonei per svolgere altre mansioni, per cui si tratta di una categoria di lavoratori che si trova in un limbo e probabilmente ci rimarrà anche durante l’ormai prossima fase di mobilità. Bisogna ricordare che i docenti inidonei all’insegnamento, sono coloro che a causa di gravi patologie, riscontrate da preposte commissioni mediche, che ne hanno certificato l’inidoneità alla professione classica di docenti, sono quindi esentati dallo svolgere il proprio ruolo professionale per cui sono abilitati, ma vengono utilizzati nelle scuole in compiti strettamente connessi con la didattica (biblioteche, laboratori didattici, supporto al piano dell’offerta formativa).
    Il Governo Monti, insensibile dello stato di salute di questi docenti, ha deciso con la spending review di dequalificarli trasferendoli sui posti vacanti del personale amministrativo, tecnico e ausiliare. Per adesso nessun inidoneo è stato trasferito a svolgere altri compiti, ma la legge è legge, quindi si attende di capire quali provvedimenti attuativi verranno presi.
    Nel frattempo i sindacati hanno giustamente preteso la norma contrattuale di riapertura del contratto di mobilità, oltre il termine di scadenza che verrà definito, per determinare la posizione di questa categoria di docenti, che già ha subito un danno e non vorremmo che subisse anche la beffa.


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    Concorso-incubo, la scuola non trova nuovi ispettori

    I posti sono 145, dopo cinque anni ammessi all’orale in 79

    BUROCRAZIA
    ROMA Il concorso-lumaca. In tempi in cui si chiede, anche nel mondo della scuola, di fare largo ai giovani, si fa in tempo a invecchiare anche facendo un solo concorso pubblico. È la storia dei 145 posti per ispettori scolastici. Dopo quasi cinque anni da quando è stato bandito il concorso (l’8 febbraio del 2008), si è conclusa il 18 dicembre scorso la correzione delle prove scritte. E si devono ancora fare gli esami orali. Un concorso così lento che intanto gli ispettori scolastici non esistono più nella vecchia denominazione, adesso sono definiti dalla normativa «dirigenti tecnici». I posti scoperti sono più dei 145 messi in palio (45 per la scuola primaria e dell’infanzia e 100 per le medie e le superiori). Sono addirittura 299. Ma questo concorso, quando arriverà a traguardo, ne potrà coprire molti di meno. Perché le tre prove scritte sono state tanto difficili quanto severissime così che i superstiti che dovranno affrontare gli orali sono appena 79, l’8,7% dei candidati. Davvero pochi considerando le risorse di cui ci sarebbe bisogno. Ovvero: una figura che nelle strategie politiche è di primo piano, essenziale al buon funzionamento delle scuole (sarebbero 335 i posti necessari in tutta Italia, ma in attività ci sono solo 36 dirigenti) vede scoperte intere regioni, come il Veneto. Oppure succede che c’è un dirigente che è competente per un migliaio di istituti, come avviene attualmente in Sicilia.
    LE TAPPE
    Il concorso per ispettori scolastici ha vissuto tutte le tappe di una burocrazia esasperante. È stato indetto dopo 15 anni dal precedente. C’è voluto quasi un anno e mezzo per correggere i test di trentamila candidati. In proporzione, se fosse successo così con il «concorsone» per docenti di dicembre scorso, che aveva oltre trecentoventimila iscrizioni, i risultati invece di essere in tempo reale si sarebbero conosciuti nel 2027. Poi c’è stato il passaggio di tre ministri e tre governi (Fioroni centrosinistra, Gelmini centrodestra, Profumo tecnico). Di data in data, lo slittamento delle prove è diventato quasi una regola. Poi c’è stato il ricorso di duecento candidati, ai quali il Tar ha permesso di svolgere la prova scritta nonostante non fossero stati definiti idonei per le preselezioni. Poi le polemiche, con un’interrogazione parlamentare, sui criteri di valutazione. Il risultato paradossale è che, nonostante nella legislazione attuale il ruolo di dirigente tecnico, ex-ispettore, sia diventato sempre più di primo piano, non si è riusciti a sostituire quelli già in ruolo che via via sono andati in pensione. E così ci si è adattati. Affidando i compiti ispettivi, quando si verificava una necessità, ai presidi attraverso gli uffici scolatici periferici. Oppure, negli uffici scolastici regionali, l’amministrazione ha proceduto a fare delle nomine temporanee, triennali.
    GLI ESAMI ORALI
    Ora a metà febbraio il via agli esami orali. Le polemiche continuano e gli esclusi stanno chiedendo l’accesso agli atti. Critici anche i sindacati. La Flc Cgil vuole sapere quali sono i «criteri» con cui sono state «valutate le prove».


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