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Discussione: Concorsi pubblici, il Miur prova a stringere i tempi

  1. #21
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    Superare un concorso a cattedra non è necessariamente indice di merito

    Considerare il superamento di un pubblico concorso, bandito in particolar modo di questi tempi, come sinonimo di merito e competenza didattica è solamente una pia illusione. Con quale diritto infatti si offende la professionalità di oltre 700.000 insegnanti selezionati senza procedura concorsuale?
    I cantori del merito e soprattutto coloro che sostengono il modello di concorso, con le prove di selezione e le successive prove scritte ed orali, come un modello basato sulla trasparenza e la meritocrazia, sono persone che non sanno evidentemente leggere la realtà che li circonda. Come è possibile asserire con assoluta certezza che un concorso che si deve ancora espletare, assegnerà alla scuola circa 12.000 docenti selezionati con qualche criterio di merito?
    Con quale diritto si offende la professionalità di oltre 700.000 insegnanti della scuola, additandoli come persone selezionate senza alcun percorso di meritocrazia?
    Ma chi sono le persone che, nell’Italia della corruzione e degli sprechi, fanno l’inno alla meritocrazia mancata, offendendo la dignità professionale di tantissimi missionari dell’educazione? Sono persone che probabilmente conoscono poco la realtà italiana della scuola e non si rendono conto che di conseguenza il concorso meritocratico rimane una bella idea sulla carta, che viene facilmente aggirato da interessi preminenti. Tra queste persone c’è Roger Abravanel, editorialista del Corriere della Sera, che si è molto speso, sotto la gestione Gelmini del ministero dell’istruzione, sul tema della meritocrazia. Il pensiero di Roger Abravanel che è invece molto condivisibile, è quello di sostenere che i nostri studenti meritano di avere i migliori insegnati.
    Secondo il nostro parere, non potrà essere un concorso all’italiana, bandito con superficialità e di tutta fretta, a poter selezionare i migliori insegnanti.
    Non è il concorso che garantisce la qualità dell’insegnamento!
    Piuttosto è l’esperienza accumulata in cattedra, le innate doti di comunicazione e un’adeguata formazione del docente che determinano un bravo docente meritevole del titolo di professore.
    Per non parlare poi delle polemiche che sono scaturite dagli ultimi concorsi pubblici, come quelli per l’accesso ai Tfa o quello in via di conclusione per dirigente scolastico.
    Dall’esperienza di questi concorsi, sono emerse numerose criticità, sono mancati, a dire di molti esperti di scuola, i valori di trasparenza, regolarità e meritocrazia. Non vorremmo fare le Cassandre, ma non crediamo che il concorso a cattedra, ritenuto un primo passo verso la meritocrazia, possa avere migliore sorte dei suoi prototipi.

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  2. #22
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    Concorso e valutazione titoli: quali le riviste scientifiche?

    Nella tabella di valutazione dei titoli per il concorso a cattedre sono previsti punti anche per articoli e pubblicazioni. Una commissione, cui si è affidata l’Anvur, ha stilato una lista delle testate “accreditate”: molte le sorprese, rilevate in un articolo pubblicato su “la Repubblica.it”.
    Nella tabella di valutazione dei titoli per il concorso a cattedre sono previsti punti anche per articoli e pubblicazioni e la relativa nota alle tabelle precisa che “sono ammessi a valutazione gli articoli pubblicati su riviste scientifiche con riferimento alla classificazione Anvur, nonché riviste professionali”.
    Ma quali sono le riviste “accreditate” dall’Anvur (Agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca)? Tra i primi a chiederselo Corrado Zunino che su “la Repubblica .it” ha pubblicato un interessante articolo, per certi versi preoccupante ed esilarante insieme.
    L’Anvur si è affidata a una commissione esterna, composta da 28 membri (ma sono un centinaio gli esperti coinvolti) per sottrarre le valutazioni alle singole commissioni d'esame e per risolvere il problema delle sostanziali "autocertificazioni" dei ricercatori e dei professori universitari che inserivano nell’archivio del “Cineca” la propria documentazione di produzioni sceintifiche.
    Lo scorso 20 settembre l'Anvur ha reso note le 16mila riviste selezionate nell’archivio “Cineca” (“alcune replicate in diverse aree tematiche”, precisa nel suo articolo Corrado Zunino, che aggiunge: “i risultati, subito sottolineati dalla controinformazione online (Roars), sono apparsi esilaranti”).
    Parlando di riviste scientifiche si pensa a prestigiose testare in cui, ad esempio, scrivono anche premi Nobel per far conoscere le proprie ricerche ad addetti ai lavori, docenti e studenti. “Aprendo il gigantesco file prodotto dal nostro Anvur, invece, si scopre che fra quelle riviste c'è Yacht Capital inserita nell'area 8, Ingegneria civile e architettura, come d'altronde la rivista consanguinea Barche”, evidenzia il giornalista de “la Repubblica”. E poi Suinicoltura, "punto di riferimento imprescindibile per gli allevatori di suini, per i tecnici e per le imprese impegnate nell'indotto della filiera suinicola nazionale".
    Inoltre, nella lista tante riviste confessionali e alcuni quotidiani. “E’ considerata scienza, la rivista dei presidi, Autonomia e dirigenza, così il trimestrale del municipio di Livorno, Comune notizie. Nell'area filosofica è stata inserita Ingegneria sismica mentre riconosciute riviste di filosofia sono state considerate scientifiche in tutti i campi universitari fuorché in quello filosofico”, sottolinea Zunino.
    E c’è persino un settimanale che ha cessato di esistere, “Diario”, e tante riviste politiche (anche in questo caso alcuni periodici presi in considerazione dall'Anvur sono stati chiusi).
    Corrado Zunino scrive nel suo articolo che “professori e ricercatori, indignati dal florilegio ministeriale” attaccano chi ha accreditato certe riviste.
    E dopo le preoccupazioni, anche indignate, del ministro Profumo, pare ci sia già stato un cambio di rotta, ma davvero minimo: Stefano Fantoni, il presidente dell'Anvur, un fisico, appare però in difficoltà: "Gli errori materiali in realtà sono pochi (si legge nell’articolo citato, n. d. R.). Abbiamo tolto dalla lista i quotidiani, per il resto le riviste indicate resteranno tutte, le hanno volute mettere i nostri esperti". “Yacht capital?”, si chiede perplesso Corrado Zunino. "Per gli architetti che si occupano di barche - segnala Fantoni - è un riferimento. Su alcuni titoli anch'io sono perplesso, ma la nostra commissione è fatta di personalità insigni".
    Va ricordato che le riviste scientifiche non solo danno l’opportunità di ottenere punti a chi vi pubblica articoli, con riferimento ad un concorso a cattedre, ma sono anche utili a “inclinare” i finanziamenti verso i diversi atenei!


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  3. #23
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    Concorso a cattedra: gli otto punti di criticità secondo l’Anief


    Da un’analisi del bando del concorso a cattedra pubblicato lo scorso 25 settembre, emergono, da parte degli esperti, otto punti di criticità. A rilevarlo l’Anief, che intende sollevare, per via giudiziaria, un caso di illegittimità del bando stesso.
    Il sindacato Anief ritiene inaccettabile e del tutto illegittimo l’esclusione dal concorso dei laureati dell’ultimo decennio e la contemporanea esclusione dei docenti di ruolo. Elenchiamo di seguito le otto motivazioni che evidenziano, per conto dell’Anief, una chiara illegittimità del bando:

    1. I docenti con titolo di laurea conseguita dopo il 2002 fino al giorno del 25 settembre 2012, se questa rappresenta titolo idoneo per ottenere l’abilitazione all’insegnamento, potrebbero partecipare al concorso.
    2. I docenti di ruolo non potrebbero essere esclusi dal concorso.
    3. La soglia minima per l’ammissione alla seconda prova dovrebbe essere di 30/50. Il punteggio del test di preselezione deve essere equivalente al vecchio voto 6 e quindi dovrebbe essere pari o superiore a 30 e non 35, come invece stabilito dal Miur.
    4. Prova in lingua straniera nella scuola elementare non obbligatoria. Il Testo Unico parla, infatti, di prove facoltative.
    5. L’accertamento della conoscenza della lingua straniera all’orale. Non dovrebbe essere un obbligo.
    6. Scelta del punteggio favorevole. La legge prevede che il candidato con un punteggio inferiore a quello ottenuto in occasione del concorso precedente, possa optare per il vecchio punteggio prima dell’esame dei titoli.
    7. Valutazione permanenza nelle graduatorie. Dalla tabella dei titoli è assente ogni valutazione per la permanenza nelle graduatorie mentre viene riconosciuto, come previsto dalla norma, un punteggio superiore al titolo delle scuole di specializzazione rispetto ad altri titoli universitari.
    8. Graduatoria di merito con validità triennale. Il concorso è stato bandito secondo il Decreto Legislativo 297/1994 che autorizza il ministro a rinnovare il concorso ogni tre anni. Di conseguenza, sarebbero infondate le rassicurazioni del ministro Profumo, che ha annunciato un nuovo bando nella primavera del 2013, a meno che non venga poi emanato un regolamento attuativo diverso dalle disposizioni legislative in vigore. Il concorso dovrebbe in ogni caso garantire una graduatoria di merito di durata triennale, valida fino al concorso successivo.
    Da parte sua il Ministro si dice certo della piena legittimità del bando, che definisce inattaccabile da punto di vista dell’esclusione di molti laureati o dall’esclusione anche dei docenti di ruolo. Il ministro ha sempre sostenuto che il bando non è stato emanato frettolosamente, ma ben ponderato da esperti del MIUR. I sindacati e non solamente l’Anief, ritengono invece che il bando sia illegittimo soprattutto, per quanto riguarda l’esclusione dei docenti già di ruolo, che non potranno concorrere per altro grado di istruzione o per altra classe di concorso in cui non sono abilitati. A noi sembra che l’esclusione degli insegnanti già in ruolo, non sia giustificabile giuridicamente, ma sia solamente un provvedimento volto a non gonfiare i numeri dei partecipanti. Questo francamente potrebbe essere degli otto punti, elencati da Anief, quello fatale per l’annullamento di questo bando non voluto dalla maggioranza dei precari.


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  4. #24
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    Concorso in bilico, ecco perché

    Il concorso a cattedra dell'era Profumo non piace ai precari e ai sindacati. E rischia di rimanere schiacciato sotto il maglio del Tar Lazio. Perché il bando presenta alcuni punti deboli, grazie ai quali gli eventuali ricorrenti potrebbero avere gioco facile in eventuali azioni di annullamento.
    Sia quelli che vorrebbero impedire che il concorso si tenesse, sia quelli che vorrebbero parteciparvi, ma non possono, perché non possiedono i requisiti per accedere alla selezione.
    Va detto subito che, a seconda delle posizioni dei potenziali ricorrenti, cambiano anche i rimedi esperibili. In ogni caso, per impugnare il bando davanti al Tar Lazio per chiederne la cancellazione basta anche un solo ricorrente. Perché un'eventuale sentenza costitutiva di annullamento, da parte dei giudici amministrativi, oltre a travolgere il bando, comporterebbe l'obbligo, per l'amministrazione, di scriverlo da capo attenendosi alle disposizioni del Tar indicate nella sentenza.
    Per contro, eventuali azioni volte ad ottenere l'ammissione al concorso, dovrebbero necessariamente essere proposte da ognuno di soggetti interessati. In questi casi, infatti, eventuali pronunce favorevoli avrebbero effetti solo per i ricorrenti. Sempre che l'amministrazione, in via di autotutela, non dovesse decidere di sanare la questione azzerando tutto a reiterando la procedura. Ipotesi, questa, invero assai improbabile. E comunque percorribile solo nel caso in cui le selezioni concorsuali non fossero state avviate.
    Quanto alle posizioni dei sindacati, sebbene modulate a varie altezze, il dissenso è pressoché unanime. Secondo la Flc-Cgil si tratta di «un provvedimento inutile e costoso». La Cisl parla invece di emanazione frettolosa «che rischia di non risolvere affatto i problemi esistenti ma di crearne ancora di più». Per la Uil sarebbe opportuno indire concorsi solo «dove sono esaurite le graduatorie.». Lo Snals lamenta che l'amministrazione avrebbe dovuto «procedere con gradualità, trasparenza e sulla base di un confronto con i sindacati, che purtroppo è mancato». Infine, per la Gilda-Unams «mettere in piedi la macchina concorsuale senza aver prima affrontato i problemi di tutti coloro che sono già abilitati all'insegnamento, costituisce solo un grande spreco e mostra l´indifferenza ministeriale nei confronti dei precari».
    Si tratta per il momento di posizioni politiche, che però veicolano l'umore della piazza dei precari. Che potrebbero non fermarsi alla mera critica e procedere con azioni legali vere e proprie. Tanto più che c'è già un precedente. Il Consiglio di stato, infatti, ha stabilito che il principio dello scorrimento della graduatoria, in luogo della indizione di nuovi concorsi sugli stessi posti, non vale solo per le amministrazioni soggette a vincoli sulle assunzioni. Ma anche per le altre amministrazioni che, in ogni caso, restano soggette all'osservanza del vincolo dell'obiettivo della riduzione della spesa per il personale «tipicamente attraverso una solo parziale reintegrazione delle unità cessate dal servizio»(V sezione. n. 4770/2012).
    E siccome il nuovo concorso sembrerebbe essere stato tarato sull'intera copertura del turn over (in tandem con lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento) la tesi della illegittimità del concorso potrebbe avere un qualche fondamento. Specie se si pensa alla situazione dei precari che si trovano attualmente ai vertici delle graduatorie dei precedenti concorsi. Che si vedranno soffiare l'immissione in ruolo sotto il naso quando entreranno in vigore le graduatorie dei nuovi concorsi.
    E poi ci sono gli argomenti di chi invece il concorso vorrebbe farlo. Come per esempio i docenti di ruolo ai quali l'accesso alla selezione è precluso, sebbene non vi sia alcuna norma che lo preveda. A nulla rilevando che il comma 4 quinquies all'art. 1 della legge n. 167/09 preveda la cancellazione da tutte le graduatorie a esaurimento all'atto dell'immissione in ruolo. La norma, infatti, vale solo nel caso espressamente previsto dalla disposizione.
    E poi ci sono altri soggetti, che lamentano l'esclusione dal concorso di coloro che vantano il possesso dei titoli di studio conseguiti dopo il 2001. E cioè, nel periodo di tempo non coperto dagli effetti del decreto interministeriale 10 marzo 1997. Tesi, questa, che sembrerebbe non tenere conto del carattere di norma eccezionale del decreto e, quindi, della necessaria limitatezza della relativa sfera di incidenza anche sul piano strettamente temporale.
    Oppure lamentano illegittimità nell'individuazione della soglia minima di punteggio necessario al superamento delle preselezioni (35/50). Che pure sembrerebbe identica a quella delle prove, nonché informata alle norme generali in materia di concorsi nella pubblica amministrazione, che fissano tale soglia in 7/10.
    E poi c'è il problema delle pari opportunità da assicurare ai candidati in sede di preselezione, che sembrerebbe il vero vulnus della situazione, a causa della «varietà» dei pc costituenti il parco informatico delle scuole dove si svolgeranno tali prove.


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  5. #25
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    La Gilda impugna il bando di concorso e ricorre al Tar Lazio

    Troppe le violazioni di legge, dice il sindacato, e la battaglia approda in tribunale per chiederne l’annullamento
    La decisione di intraprendere le vie forensi è stata presa ieri dall´esecutivo nazionale della Federazione Gilda-Unams che ha dato mandato al suo ufficio legale di iniziare l´iter che tra 60 giorni approderà nelle aule del tribunale amministrativo del Lazio.
    Lungo l´elenco di vistose violazioni di legge rilevate dalla FGU e che ha fatto scattare il ricorso.
    Qualche esempio: l´attuale normativa fissa in tre anni la durata delle graduatorie mentre il bando emanato da viale Trastevere la riduce a due anni;
    la legge stabilisce che l´abilitazione all´insegnamento viene assegnata attraverso il concorso mentre secondo il bando il titolo può essere acquisito soltanto da chi prende il posto in cattedra.
    E ancora: per la legge la prova di inglese per la scuola primaria è facoltativa ma il bando di concorso appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale la rende obbligatoria.


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  6. #26
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    Concorso docenti, è arrivato il momento delle candidature

    Gli interessati possono presentarle, solo per via telematica, dal 6 ottobre sino alle ore 14 del prossimo 7 novembre: indispensabile avere l’e-mail con estensione istruzione.it. A dicembre la prova preselettiva: passa chi risponde a 35 quesiti su 50 proposti. Attese tre le 160mila e le 200mila domande. Non tutti però potranno accedere: fuori causa i non abilitati ed il personale di ruolo. Via libera solo per chi ha acquisito un diploma di laurea prima di 9-12 anni fa. Chi è in difetto coi requisiti può essere espulso in qualsiasi momento.
    Dopo tante parole, polemiche, proteste e ricorsi annunciati è giunta l’ora x: tra poche ore diverse decine di migliaia di candidati, forse si arriverà a quota 200mila, potranno iscriversi alle prove preselettive per il concorso a cattedra. La selezione diretta che, dopo 13 anni di attesa, porterà in ruolo (tra le estati del 2013 e del 2014) 11.542 nuovi docenti appartenenti ad una ventina di aree e raggruppamenti di classi di concorso selezionati dal Miur, sulla base dei posti liberi, dei pensionamenti futuri e della consistenza delle GaE.
    Per iscriversi c’è tempo un mese: dal 6 ottobre sino alle ore 14 di mercoledì 7 novembre. Chi ha intenzione di farlo (abilitati non di ruolo e coloro che hanno acquisito il titolo di studio d’accesso alle classi di concorso messe a concorso non oltre il 2001-2004, dipende dalla tipologia) è bene che sappia sin d’ora che per la prima volta l’unica procedura consentita sarà quella telematica. Gli interessati (il Miur si aspetta 160mila domande) dovranno produrre la richiesta di accesso al concorso utilizzando la casella di posta elettronica ministeriale (con estensione @istruzione.it), attraverso il sistema “Polis” raggiungibile dal sito del Miur.
    Anche se dal ministero dell’Istruzione si continua a ribadire che si tratta di una procedura selettiva impostata sulle vecchie regole concorsuali, ci sono alcune novità importanti. La prima riguarda la scelta di non rendere il concorso abilitante all’insegnamento: l’abilitazione scatterà solo per coloro che verranno immessi in ruolo. La sola idoneità, l’aver superato tutte le prove, senza però approdare all’assunzione, non basterà. Rendendo così impossibile la replica delle situazioni, quasi kafkiane, venutesi a creare nei giorni scorsi in molti Ust, con gli impiegati chiamati ad escogitare il sistema migliore per cercare di rintracciare i vincitori del concorso a cattedra di 22 anni fa (ancora non esistevano i telefoni cellulari).
    La strada che conduce al ruolo sarà davvero in salita: viale Trastevere si aspetta almeno 160mila candidati. I quali, se in possesso di più titoli, potranno concorrere anche per più ordini di scuole e classi di concorso. Il primo scoglio da superare sarà la preselezione: i candidati saranno chiamati a rispondere, tutti posizionati davanti ad un computer, ad una serie di test incentrati principalmente su argomenti di logica, comprensione del testo e cultura generale. Ogni partecipante avrà la sua “batteria” di 50 quesiti, estratti rigorosamente a sorte attraverso un meccanismo automatizzato. Non sarà dunque necessario che le prove, da svolgere in circa 150 atenei e 2mila sedi scolastiche, si svolgano tutte contemporaneamente: sono previste più tornate, da “spalmare” al massimo nel corso di due giorni.
    Diversi candidati saranno subito messi di fronte ad un bivio: il concorso è infatti bandito a livello regionale e non sempre la scelta è facile. In compenso il candidato potrà farlo per tutti i posti o classi di concorso per i quali è in possesso del titolo di accesso. Innovativa è anche la fase di scrematura iniziale: se in passato ci si è affidati soli ai titoli, stavolta l’amministrazione ha deciso di introdurre una prova preselettiva composta da 50 domande a risposta chiusa su quesiti principalmente di tipo logico e deduttivo (su una batteria di 3.500 complessivi che verranno messi a disposizione dei candidati a fine novembre, quando alle prove mancheranno tre settimane). Per passare alla fase selettiva vera e propria servirà risponderne a 35: non sono poche.
    Per la prima volta nella storia dei concorsi pubblici, inoltre, ogni candidato non risponderà su un foglio di carta, ma su un computer. Per i candidati la novità non è da poco. Soprattutto per la poca dimestichezza a scrivere su una testiera: una cosa è riempire un foglio elettronico di dati o inviare una e-mail. Un’altra rispondere a quesiti che si preannunciano ostici e con un solo minuto a disposizione per ognuno. Lo sa bene anche il Miur, che infatti ha predisposto un training on line, una sorta di esercitatore, proprio per prepararsi al nuovo test.
    Cambia anche la fisionomia della prova scritta (in alcuni casi pratica) sulla disciplina: il tema tradizionale lascia spazio ad una serie di quesiti a risposta aperta (tra i 5 gli 8). E cambia il metodo di valutazione, visto che le commissioni dovranno utilizzare una griglia nazionale predisposta dall’amministrazione centrale. Innovativa pure la verifica orale, divisa tra una lezione simulata, da “calibrare” sulla base della tipologia dell’istituto e degli studenti cui sarebbe ipoteticamente rivolta, sorteggiata ventiquattrore prima, ed un’interrogazione generale. Sul fronte dei titoli si dà maggiore considerazione a quelli già acquisiti per diventare prof, in particolare alle Siss: se la laurea vale anche 2 punti, l’abilitazione ne può fare incassare infatti ben 5. Una curiosità: verranno presi in considerazione anche gli articoli giornalistici attinenti la materia per cui si concorre: varranno 0,20 punti ciascuno.
    Ultima notazione: chi non è posto con i requisiti di accesso potrebbe venire escluso in qualsiasi momento della procedura selettiva. Anche dopo aver superato alcune o tutte le prove.
    Per quanto riguarda le proteste contro il ritorno del concorso a cattedra, per una volta preferiamo dare “voce” ad un singolo cittadino. Si tratta di un nostro lettore, Giovanni Maraia, che ci dice di aver “ritenuto di presentare un esposto al Direttore Generale del Miur, al Procuratore della Corte dei Conti del Lazio e al Procuratore della Repubblica di Roma contro il decreto del Direttore Generale del Miur n. 82 del 24/9/2012. Ho richiesto al Direttore Generale del Miur – prosegue il docente - l'adozione di un provvedimento di autotutela che annulli (ai sensi art. 21/nonies della legge n. 241/90 e succ. mod.) il bando di concorso, in quanto illegittimo per violazione di legge ed eccesso di potere”.
    Secondo Maraia vi sono almeno quattro violazioni insite nel bando di concorso. In sintesi, contiene “un eccesso di potere che può assumere connotati di violenza morale nei confronti di quei docenti concorrenti costretti o a non partecipare al concorso o a scegliere una sede regionale non consona alla propria esistenza di vita”, conclude il nostro lettore.


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  7. #27
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    Scuola, il maxi-concorso non basta

    Ha senso mettere a concorso oltre 11mila cattedre quando ci sono centomila insegnanti precari inseriti in graduatorie che dovrebbero, prima o poi, assicurarne l'assunzione in ruolo? Non avrebbe più senso bandire concorsi solo per le discipline per le quali risultano esaurite le graduatorie, come propongono i sindacati?
    Una prima risposta a queste obiezioni è che i concorsi sono previsti dalla legge e dalla Costituzione. Il fatto che le norme siano state disattese nell'ultimo decennio non giustifica che si continui ad ignorarle.
    Tuttavia non è questo l'argomento principale a favore dei concorsi, ma piuttosto è che l'alternativa ai concorsi non può essere che il proseguimento sulla strada delle "graduatorie" che dovrebbero essere allora estese anche ai futuri abilitati. È vero che, le attuali graduatorie sono "ad esaurimento", ma in presenza dei nuovi abilitati che usciranno presto dal Tirocinio Formativo Attivo (Tfa) e in assenza di concorsi non sarà possibile negare ai nuovi almeno il diritto di occupare gli ultimi posti delle graduatorie. Si avrebbe quindi a titolo permanente un sistema in cui i posti scoperti in organico sarebbero ricoperti, da chi è più avanti nelle graduatorie, ha cioè un punteggio più alto. Il punteggio, a sua volta, sarebbe, come oggi, determinato dagli anni, i mesi o le settimane di insegnamento in una scuola statale o "paritaria". Per entrare nei ruoli il laureato (quinquennale) dovrà fare un altro anno di formazione specifica attraverso il Tfa e poi andare a caccia di supplenze, magari solo di qualche settimana, per acquisire "punti" e scalare le graduatorie. Per rendersi conto di quanto sia assurdo squesto sistema basta ascoltare le voci diffuse secondo le quali esistono oggi scuole paritarie (specialmente nel mezzogiorno) che non pagano nemmeno i docenti assunti per supplenze, dal momento che molti laureati sono disposti a lavorare gratis pur di acquisire "punti".
    Se accettiamo il sistema delle graduatorie dovremo quindi accettare che un neolaureato che voglia fare l'insegnante metta in conto, per entrare nei ruoli, un sesto anno di studi universitari e poi diversi anni di supplenze, forse nemmeno pagate, per scalare la sua "graduatoria". Questo sistema sembra studiato per allontanare i migliori laureati dalla professione di insegnante. Solo chi proprio non ha altre possibilità di trovare lavoro accetterebbe queste condizioni di accesso alla professione.
    Possiamo ricordare che un tempo l'insegnamento era la professione immediatamente disponibile, attraverso un concorso, ai migliori laureati, e che proprio per questo la maggioranza dei professori universitari di lettere avevano iniziato la loro carriera di studioso come professori di liceo.
    Ritorneremo quindi ai "bei tempi" con l'attuale concorso? Direi proprio di no. Il concorso è un'importante inversione di tendenza, ma risolve ben pochi problemi. Prima di tutto, essendo riservato agli "abilitati", non "ringiovanisce" di molto i ruoli di docenti. I concorrenti più giovani avranno più di trent'anni, perché da oltre cinque anni sono chiuse le scuole che conferivano l'abilitazione, in attesa che si aprissero le nuove (TFA). Inoltre la metà dei posti di organico disponibili saranno assegnati seguendo le graduatorie. Forse, alcuni degli ultimi in graduatoria potranno essere immediatamente assunti, ma il concorso, prevedendo, come elemento centrale della selezione, una prova didattica, premierà anche chi ha saputo trarre profitto dall'esperienza acquisita come "docente precario".
    Un vero cambiamento interverrà se il concorso non rimarrà un caso isolato. Questo dipenderà da molti fattori e prima di tutto dal ministro che sarà in carica dopo le elezioni. Ma certamente un fattore che peserà negativamente è la difficoltà di gestire un concorso nazionale.
    Forse è venuto il momento di riflettere sulla possibilità di affidare il reclutamento direttamente alle scuole, con concorsi gestiti su base locale. Naturalmente questo sarà possibile solo se le attuali scuole per la formazione dei docenti (Tfa) riusciranno a essere molto selettive. In sostanza il numero massimo di allievi ammessi ai Tfa dovrebbe essere commisurato al numero dei posti di organico scoperti, con una piccolissima eccedenza che tenga conto delle scuole paritarie. Infine, se si vuole veramente che i migliori laureati siano ancora attratti dall'insegnamento, bisognerebbe prevedere borse di studio per la frequenza del Tfa.
    Da ultimo, parlando del reclutamento degli insegnanti non si può non denunciare la pratica, imposta al Miur dal ministero dell'Economia, di ricoprire circa centomila (su settecentomila) cattedre con docenti precari, non già perché i posti potrebbero scomparire, e i relativi docenti non essere più necessari, ma soltanto per risparmiare lo stipendio dei docenti dei mesi estivi e gli aumenti di stipendio previsti per i docenti di ruolo. Si tratta del modo più stupido di tagliare le spese, perché incide sulla possibilità di reclutare personale qualificato.
    Ci sono certamente modi più intelligenti di risparmiare molto di più, a esempio aumentando i limiti alle dimensioni di una classe, o, meglio ancora, riformando gli studi in modo che, come in molti paesi con i quali ci confrontiamo, gli anni di scuola prima dell'università siano dodici anziché tredici. Quest'ultima proposta era stata avanzata dal ministro Berlinguer, prevedendo sette anni complessivi di scuola integrata tra elementari e medie, seguiti, come ora, da ulteriori cinque anni di istruzione secondaria.


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    Concorso, boom di domande. Stellacci: il sistema ha retto. Ma l’Anief promette battaglia

    Il capo dipartimento del Miur sorpreso dell’alto numero di domande: oltre 15mila in due giorni, ne avevamo stimate 160mila totali ma ora si aspetta che siano molte di più. Replica del sindacato autonomo: se non permette entro il 10 ottobre l’accesso a neo-laureati e a prof di ruolo partiranno le diffide. Ancora Stellacci: ai ricorsi abbiamo fatto il callo. Controreplica di Pacifico: ma noi li vinciamo.
    Far sapere all’opinione pubblica che nei primi due giorni di apertura del sistema telematico sono pervenute oltre 15.000 domande per accedere alle prove preselettive del concorso a cattedra, per il Miur doveva essere motivo di vanto. Incarnava la dimostrazione che la macchina organizzativa per reclutare 11.542 nuovi docenti è iniziata con il piede giusto.
    “Alle 13 dell’8 ottobre erano arrivate 15.374”, ha spiegato Lucrezia Stellacci, capo Dipartimento per l'Istruzione al ministero della Pubblica Istruzione e tra i primi responsabili dell’organizzazione della procedura concorsuale, a Radio 24 nel corso di 'Scuola in Controluce'. "Sono 7.344 invece le domande inoltrate, cioè quelle già inserite ma che attendono l'ok per l'inoltro definitivo, perchè gli aspiranti prof temono ci siano variazioni o aspettano che gli venga in mente qualche altro elemento da introdurre", ha spiegato la dirigente.
    "In totale il ministero della pubblica istruzione aveva stimato 160mila domande totali – ha continuato Stellacci - ma visti questi primi numeri ora si aspetta che siano molte di più". Per quanto riguarda il sistema informatico Polis, attraverso cui inoltrare le domande, il dirigente ministeriale ha fatto sapere che non si sono stati problemi: "Il sistema ha retto. Incrociamo le dita".
    Solo che attraverso la modulistica on line il Miur ha di fatto anche confermato l’esclusione del personale di ruolo o laureatosi nell’ultimo decennio, mandando su tutte le furie migliaia di potenziali candidati. I quali si sono rivolti al sindacato ormai da alcuni anni più combattivo sul fronte dei ricorsi: l’Anief.
    L’organizzazione guidata da Marcello Pacifico ha promesso che interverrà subito, “per consentire ai docenti laureati negli ultimi dieci anni e ai docenti di ruolo di partecipare alla prova pre-selettiva: se entro 48 ore (quindi entro la serata di mercoledì 10 ottobre ndr) non avverrà la modifica, il sindacato metterà a disposizione di chi ha chiesto le istruzioni operative per ricorrere al Tar Lazio, il modello di diffida e di domanda da presentare in forma cartacea”.
    Immediata è stata la replica della Stellacci: "abbiamo fatto il callo, siamo a rischio ma non significa che dobbiamo fermarci, altrimenti l'Amministrazione non assolverebbe alla sua funzione. Andiamo avanti, poi vedremo cosa dirà la magistratura". Sempre il capo dipartimento del Miur ha poi risposto ad alcune telefonate degli ascoltatori. Tra cui quella di un laureato palermitano che annunciava l’intenzione di ricorrere a causa della sua esclusione del concorso, perché laureatosi nel 2003, quindi un anno oltre il limite consentito dal Miur per l’accesso a questo concorso, nonostante in questi anni abbia svolto attività di ricerca e d’insegnamento presso l’università: la Stellacci ha di fatto risposto che la colpa non è dell’amministrazione ma da una parte del legislatore, dall’altra in parte del laureato stesso che fino al 2008 non è riuscito ad abilitarsi presso le Ssis.
    Controreplica del presidente dell’Anief. “Il Capo Dipartimento avrebbe fatto bene – ha detto Pacifico – a spiegare perché per dodici anni il ministro non ha bandito un concorso o ancora perché 200.000 precari abilitati con i corsi riservati o i corsi SSIS, pur avendo superato un concorso, non sono stati assunti dallo Stato, invece di lavarsene le mani come Ponzio Pilato. Ecco perché poi il sindacato vince i suoi ricorsi, anche se per il Miur, comunque, la macchina deve andare sempre avanti”.
    Se il buongiorno si vede dal mattino, la selezione a cattedra rischi di trasformarsi nell’ennesima diatriba giudiziaria. Dagli esiti incerti e a lunga scadenza.


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    Pagamento supplenze e concorso ordinario. Le prove nei capoluoghi di provincia

    La Uil rende noto l’incontro tra il Miur e le organizzazioni sindacali per avere maggiori dettagli relativamente all'applicativo POLIS per la presentazione delle domande del concorso e sulle modalità della liquidazione dei compensi al personale per le supplenze.
    Concorso ordinario
    I rappresentanti del Dipartimento dei servizi informativi del Miur hanno illustrato ai sindacati la procedura on-line prevista sia per la registrazione che per l'inoltro delle domande.
    Nel corso dell'incontro sono emersi problemi di natura tecnica che l'amministrazione si e' riservata di approfondire e risolvere.
    Il Miur ha comunicato che i titoli culturali, contrariamente a quanto previsto nel decreto, potranno essere elencati, a completamento della domanda, solo successivamente, sulla base di disposizioni specifiche.
    Le prove preselettive verranno effettuate soprattutto nei capoluoghi di provincia anche se gli USR potranno, nella loro autonomia, scegliere altre sedi.
    Al candidato verra' comunicato nell'area Polis il luogo e l'ora di espletamento delle prove.
    Alle ore 12,00 del giorno 8 ottobre il sistema ha già registrato l'inoltro di circa 16.000 domande.
    Pagamento supplenze
    Il D.L 95/12, all'art. 7 c. 37, ha introdotto nuove regole per il pagamento delle supplenze brevi e saltuarie del personale della scuola.
    In applicazione della norma, il Miur ha comunicato che le supplenze saranno pagate direttamente dal Tesoro (S.P.T.):
    a) in questa prima fase, da gennaio 2013 e fino al 31 dicembre 2013, le istituzioni scolastiche provvederanno a comunicare alla SPT, ai fini del pagamento, le somme da liquidare al personale, una volta al mese e per ciascun contratto in essere.
    b) dal primo gennaio 2014, l'istituzione scolastica si limiterà solo a comunicare il contratto in essere che verra' "lavorato" e liquidato dalla stessa SPT.
    L'SPT provvederà alla liquidazione dei compensi il 23 di ogni mese e, comunque, non più di una volta al mese.
    Per quanto riguarda il problema del mancato pagamento dello stipendio al personale neo immesso in ruolo, con decorrenza giuridica 1 settembre 2011, il Miur ha comunicato che , probabilmente, il pagamento avverrà con il rateo di ottobre.
    Su questi aspetti il Miur ha fornito alle organizzazioni sindacali una bozza di circolare che verra' discussa in un prossimo incontro fissato per il prossimo 17 ottobre.
    Nel corso dell'incontro la Uil ha chiesto, per la specificità del personale docente, l'emanazione di una nota da parte del Miur che faccia chiarezza e consenta il pagamento delle ferie non godute.



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    Concorso a cattedra, sale l’interesse: si attendono 400mila domande

    La stima è stata rivista dopo il boom di richieste (16mila) formulate nelle prime quarantottore. È probabile che a fare raddoppiare la quota attesa, siano decine di migliaia di domande formulate da prof già di ruolo e laureati nell’ultimo decennio (entrambi sarebbero esclusi) intenzionati a fare ricorso. Dopo il 7 novembre saranno comunicate le sedi delle preselezioni: già individuati 100mila pc.
    Saranno tante, tantissime le domande che il ministero dell’Istruzione dovrà esaminare, a partire dal pomeriggio del prossimo 7 novembre, per capire se i candidati abbiano diritto a partecipare al concorso a cattedra per 11.542 posti.
    Se il Miur si aspettava inizialmente circa 160mila domande, poi negli ultimi giorni rettificate a quasi 200.000, nelle ultime ore stanno circolando indiscrezioni sull’entità di accessi che potrebbero alla fine tentare di svolgere almeno le prove preselettive di dicembre. Ebbene, in base a quel che riporta il sito internet dell’Anp dall’ultimo incontro tenuto a viale Trastevere con i dirigenti ministeriali è emerso che il Miur poiché “in poche ore erano già giunte oltre 16mila domande, se ne prevedono circa quattrocentomila”. Quindi oltre il doppio di quelle inizialmente indicate. Nella nuova stima è probabile che vengano anche considerati tutti coloro che si sono laureati nell’ultimo decennio (a cui è stato permesso di “forzare” questo paletto direttamente via internet) ed il personale di ruolo (che invece sarò costretto a presentare la domanda con modalità cartacea).
    Questo boom di richieste di partecipazione (tra cui potrebbero esserci anche decine di migliaia di ricorrenti, compresi tra docenti già di ruolo e giovani laureati), potrebbe determinare qualche problema nel corso delle verifiche scritte. Sempre dai dirigenti ministeriali sarebbero però arrivate rassicurazioni. Prima di tutto perché potranno contare su “circa centomila postazioni informatiche individuate in settemila scuole su tutto il territorio nazionale”. In diversi casi, quindi, i candidati saranno scaglionati su più tornate selettive, da svolgersi in uno o al massimo due giornate.
    Per quanto riguarda le sedi dove si svolgerà la selezioni preliminare, l’Anp ha specificato che “dopo il termine per le iscrizioni (7 novembre) i candidati saranno informati in merito alla sede a cui sono stati assegnati per svolgere questa prova”.
    Il Miur ha infine ribadito che “la domanda on line può essere modificata (anche se già inoltrata) fino all'ultimo giorno utile: ciò annulla automaticamente l'invio precedente”.


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