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Discussione: Concorsi pubblici, il Miur prova a stringere i tempi

  1. #11
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    “Un secondo concorso in primavera e un bando ogni due anni”

    In una intervista a Tempi, il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, parla dei prossimi interventi sulla scuola: “I precari che perderanno il concorso manterranno comunque il posto in graduatoria”.
    “La novità è che si torna ai concorsi in cui si vince o si perde. Rassicuro però sulle paure più diffuse: se sono precario e perdo, mantengo comunque il posto in graduatoria. L’idea è di dare una nuova occasione di concorso ogni due anni. Stiamo lavorando per realizzare un secondo concorso in primavera al quale potranno partecipare coloro che nel frattempo avranno terminato il Tfa.”
    Sull’importante tema della tutela dei precari, Rossi Doria conferma per lo più quanto è stato già dichiarato dal ministro Profumo: “Voglio dire con grande chiarezza che al concorso potranno accedere tutti gli abilitati all’insegnamento, dunque anche i precari iscritti in graduatoria. La vera novità è che si torna a concorsi in cui si vince o si perde. È una svolta molto positiva. Comunque, possiamo rassicurare sulle paure più diffuse: se sono precario e perdo, mantengo comunque il posto in graduatoria. L’idea è di dare una nuova occasione di concorso ogni due anni e di esaurire le graduatorie nel giro di qualche anno ancora. Dunque non soltanto non stiamo danneggiando i precari, ma stiamo dando loro opportunità in più attraverso un concorso.”
    Per consentire invece a coloro che superano i Tfa di partecipare al concorso, il sottosegretario risponde che “ si sta per realizzare un secondo concorso in primavera al quale potranno partecipare anche coloro che supereranno questo primo Tfa. La tempistica ce lo consente. Non avremmo potuto, invece, esentare dal requisito dell’abilitazione una parte dei candidati. Dobbiamo riuscire a mescolare esperienze, età e storie di vita diverse nei gruppi docenti dei prossimi anni. Teniamo presente, comunque, che anche con il primo concorso previsto in autunno potranno partecipare candidati che si sono abilitati con le Ssis, che hanno magari 30-35 anni. Una bella boccata d’ossigeno, visto che l’età media dei nostri docenti è attualmente ferma oltre i 50 anni.”
    Si è molto discusso, nell’ambiente della scuola, del reclutamento diretto. Come giudica questa opzione?
    “Troppo furore ideologico” invece per quanto riguarda la chiamata diretta dei professori da parte delle scuola. “Siamo concentrati sulla riparazione dei guasti maggiori per dare stabilità al sistema-scuola.”
    Per quanto riguarda invece gli Its, Rossi Doria conferma “che c’è consenso unanime e trasversale sul ruolo di questi istituti superiori. Elena Ugolini ha svolto un lavoro di mappatura delle filiere produttive dei vari territori, si sta cercando di legare la rete degli Its al sistema delle imprese e dell’artigianato. Anche la lotta alla dispersione scolastica ne può trarre giovamento. L’Italia da questo punto di vista è un po’ particolare: ha interiorizzato molto tempo fa la convinzione della nobiltà del sapere teorico-umanistico e non riesce ancora del tutto a liberarsi da questa visione. Personalmente, io da anni penso molto diversamente e mi sono molto occupato del “saper fare” che è essenziale per ogni Paese che voglia crescere. Portare il “saper fare” in tutte le scuole italiane, avere scuole in cui si impara tanto e seriamente in laboratorio e “in situazione”, dare agli studenti occasione di imparare un mestiere e specializzarsi sono tutte cose che arricchiscono la cultura di un Paese. Ecco perché gli Its sono un tassello importante ed ecco perché a mio avviso l’operazione avrà successo.”


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  2. #12
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    Slitterà oltre settembre il concorso a cattedra?


    Il bando di concorso a cattedra, annunciato per il 24 settembre, forse, dicono in parecchi, slitterà. Una opportuna cautela per non lasciare nulla al caso? Vedremo.
    Qualcuno già alita che il bando di concorso per arruolare i nuovi 12mila docenti non sarà emanato il 24 settembre, come annunciato dal ministro, ma a data da destinarsi. E siccome tali soffiate vengono da più parti, nulla toglie che il venticello calunnioso sia in effetti vero, facendo così sgonfiare speranze e anche paure.
    Ma questo possibile slittamento potrebbe essere l’ultimo dei mali tra i deboli istituti concorsuali messi a dimora dal Miur che ormai pensiamo sia in ambasce gravi per il fatto che un solo, dicasi uno, concorso sia andato liscio come l’olio.
    Da qui dunque riteniamo che il ventilato slittamento possa essere causato dalla giusta considerazione di andare a ricercare ogni possibile buccia di scivolamento che possa far precipitare l’impalcatura concorsuale messa in piedi dagli esperti del ministero.
    E macchie d’olio pericolose sul tracciato ce ne sono tante: come saranno predisposte le prove preselettive, da chi, con quali meccanismi? Quali saranno i criteri di accesso? Quali i programmi di studio? E quali le nuove tabelle di valutazione dei titoli? E il passo successivo, relativo alle prove scritte e orali, con la simulazione (sulla quale sospendiamo il giudizio) di una lezione?
    Intanto i potenziali candidati si attesterebbero tra i 300 e i 500 mila che è come dire un esercito costosissimo, al quale bisogna garantire tutte le condizioni logistiche per svolgere con serenità la prova e per evitare soprattutto che finisca come le altre prove preselettive: Tfa e concorso a dirigente scolastico.
    Nella speranza sempre che il vecchio detto sia almeno accolto, e fatto proprio, dagli esperti ministeriali: sbagliare è umano (e i barbasavi del Miur hanno sbagliato già più volte), ma perseverare ancora e ancora è più che diabolico, quasi masochistico.


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  3. #13
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    Profumo: fino al 2015 un concorso a cattedra ogni anno


    Il ministro dell’Istruzione lo ha detto durante un intervento (tra qualche contestazione) a Unitalia: l’obiettivo è ristabilire la normalità. Tornando quindi ad assumere non più quasi solamente dalle Gae, ma anche attraverso prove di merito dirette.
    Un concorso l’anno per i prossimi tre anni. A prometterlo è stato il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, partecipando a Unitalia, l’iniziativa organizzata da l’Unità e Left. Durante l’intervento del responsabile del Miur, contrassegnato dalla insistita protesta di qualche decina di docenti sindacalizzati, in prevalenza aderenti ai sindacati di base, sono stati toccati vari argomenti. Tra quelli più importanti non poteva non esserci il concorso a cattedra, in procinto di essere bandito dopo un “vuoto” di 13 anni.
    Profumo ha ribadito che la sua indizione “non lederà i diritti di nessuno”, perché darà la possibilità di parteciparvi in larga parte agli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento e di merito, in modo da poter dare modo loro di “accelerare il percorso di inserimento in ruolo senza dover abbandonare la graduatoria stessa”.
    Il Ministro ha difeso strenuamente la scelta di non aprire la selezione a tutti. Dovuta all’esigenza di limitare le immissioni in ruolo al necessario – sulla base dei posti effettivamente vacanti - , in modo da non appesantire ulteriormente l’avvio della riforma del reclutamento scolastico. Che tra l’altro, vale la pena ricordare, deve ancora essere approvata. A tal proposito, ha sottolineato il ministro dell’Istruzione, “la gestione del transitorio è senz'altro molto delicata e difficile”. Nel frattempo, ha aggiunto Profumo, “ci saranno concorsi fino al 2015, con cadenza annuale, in modo da ristabilire la normalità”. Tornando, in tal modo, ad assumere non più quasi solamente dalle Gae, ma anche attraverso prove di merito dirette.
    Una notizia, quella fornita dal Ministro, che non dispiacerà a quella grande maggioranza di esclusi già in occasione della prima imminente selezione concorsuale (l’ultima con le procedure tradizionali), il cui bando dovrebbe essere pubblicato il prossimo 24 settembre: per oltre quel 90 per cento di candidati che non ce la faranno (il Miur ha messo a concorso poco più di 11mila posti, a fronte di almeno 150mila domande attese) ci saranno infatti altre tre chance concorsuali per tentare di fare dell’insegnamento la loro professione. Possibilità però che avranno, è bene ricordarlo, delle regole nuove. Ad iniziare da quella che pone fine alla presenza eterna in graduatoria: gli idonei che non dovessero essere assunti vi rimarranno, infatti, per un periodo definito (due anni?), terminato il quale perderanno ogni diritto all'assunzione. Con le liste d'attesa che decadranno automaticamente.



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  4. #14
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    CONCORSI PER GLI INSEGNANTI


    L’insegnante lo vorremmo, oltre che preparato, giovane e magari di bell’aspetto. Potenza dei messaggi subliminali della pubblicità. Che Profumo riassume nel concorso, il quale come d’incanto restituirà spazio al merito, svecchierà la classe docente e riempirà le scuole di giovani operatori in competizione perfino con gli studenti.
    Un messaggio ingannevole, naturalmente. Perché i concorrenti saranno al 99% gli stessi che stanno nelle varie graduatorie: al più cambieranno di posizione. Non potranno partecipare alle selezioni i laureati degli ultimi dieci anni che non siano abilitati. Con alcune eccezioni, come i fortunati laureati in scienze della formazione primaria e quanti, non avendo i requisiti richiesti, si affideranno agli agguerriti uffici legali per essere “ammessi con riserva”. I dirigenti del Ministero, avendo collezionato una serie incredibile di pessime figure nella gestione di vari concorsi degli ultimi anni, da quelli per i dirigenti scolastici, a quello per l’ammissione ai tfa, a quello per gli ispettori tecnici misteriosamente scomparso, avrebbero dovuto dissuadere il Ministro dal “lanciare” il concorso per i docenti e consigliargli di approfondire le problematiche relative al reclutamento del personale della scuola.
    Che ha una storia semplice. Fino a cinquanta anni fa, c’erano solo i concorsi e un numero contenuto di docenti; poi con la “scuola di massa” i concorsi non sono stati più sufficienti e gran parte dei docenti necessari sono stati assunti da graduatorie e successivamente, già di fatto stabilizzati, sono stati “immessi in ruolo” con le famose leggi sul precariato. Dalla fine degli anni ottanta si è escogitato il doppio canale: metà passano di ruolo con il concorso e metà dalle graduatorie nelle quali si iscrivono gli abilitati. Il resto della storia è ben noto. L’ultimo concorso è del 1999, da esso ancora si attingono “vincitori”: quest’anno a Napoli per le immissioni in ruolo nella scuola dell’infanzia sono state chiamate persone che occupano il posto 3286 o addirittura 24585bis se fornite, nel frattempo, del titolo di sostegno. Le graduatorie del secondo canale erano aperte, poi sono divenute ad esaurimento, con spostamenti biblici a ogni scadenza tra una provincia e l’altra: sono note le guerre per guadagnare una posizione e poi difenderla armati fino ai denti, a suon di master e perfezionamenti e riserve per invalidità.
    L’Amministrazione scolastica non ha mai tenuto in grande considerazione il merito. Lo dimostra l’incapacità di gestire i concorsi a cattedra che dovevano essere biennali, mentre, come si è detto, l’ultimo è del 1999. E il penultimo del 1990. Lo dimostra l’incapacità di valorizzare quanti sono stati ammessi e hanno frequentato le scuole di specializzazione create proprio per formare gli insegnanti, le Sicsi: cosa potrebbe esserci di più valido di una laurea e di una specializzazione biennale postlaurea per insegnanti, eppure gli specializzati sono stati inseriti nello stesso calderone delle graduatorie, nelle quali in termini di punteggio i servizi spazzano i titoli. L’ultima invenzione è il tfa, il tirocinio formativo attivo, attraverso il quale sognano di finire nel calderone di cui parlavamo, tanti laureati: quelli che hanno superati i quiz, quelli che sono stati ripescati e quelli che sperano ancora nei ricorsi.
    L’Amministrazione scolastica non ha il coraggio di dire che nei prossimi anni non ha bisogno di insegnanti, anzi che il suo vero problema è di riconvertire quelli che ha in esubero, prima di licenziarli. Ciò grazie alle ultime pseudo riforme della scuola, immaginate soprattutto per tagliare posti. L’Amministrazione scolastica non ha il coraggio e la forza di dire che il lavoro docente è usurante, e che il ricambio è fondamentale. Anzi non ne è per niente convinta: il massimo che può fare è di retrocedere i docenti inidonei ad assistenti amministrativi! L’età media dei docenti è destinata inesorabilmente a salire. E non solo quella dei docenti di ruolo, ma anche quella dei supplenti. E, in ogni caso, non ci sono concorsi che possano modificare tale tendenza.
    Come si vede, anche nel mondo della scuola non mancano i messaggi palesemente ingannevoli.


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  5. #15
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    In futuro concorsi affidati alle reti di scuole?

    Un’alternativa al concorso a cattedre, proposta dall’ANP, è un concorso sulla base di reti di scuole, in altre parole un concorso radicato sul territorio che risponda alle esigenze di singole scuole.
    Oggi alla vigilia di un concorso a cattedre per quasi dodicimila posti, sono molti gli interrogativi sull’utilità o meno di questa strategia di reclutamento riguardante il personale docente nelle scuole.
    Un’alternativa al concorso a cattedre, proposta dal presidente dell’ANP, è un concorso sulla base di reti di scuole, in altre parole un concorso radicato sul territorio che risponda alle esigenze di singole scuole.
    Tutte queste soluzioni che non prevedono la riapertura delle GaE, possono evidenziare in un prossimo futuro sviluppi non sempre prevedibili. Ad esempio sono sempre più insistenti le voci che ritengono l’organizzazione di concorsi affidati alle reti di scuole, l’anticamera della chiamata diretta del personale docente così come si sta progettando nella regione Lombardia. Questo modello proposto dall'On. Aprea, assessore all’istruzione nella regione lombarda, è sostanzialmente simile a quello del reclutamento universitario, dove oggi il posto stabile è, nella maggior parte delle volte, chiamato per un candidato che ha svolto decenni di precariato nella ricerca. Inoltre, sempre nel mondo accademico, i passaggi al ruolo di ricercatore come quelli a professore associato o ordinario spesso, come testimoniano numerose inchieste giornalistiche, favoriscono fenomeni di familismo.
    L’ANP afferma che è necessario studiare il problema in modo approfondito, per mettere in campo un nuovo regolamento che sostituisca l'attuale. Mentre si parla e si discute di questo profondo rinnovamento nel reclutamento degli insegnanti, molti di essi aspettano di vedere il bando concorsuale del prossimo 24 settembre.


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  6. #16
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    Concorso a cattedra: tutte le novità del bando


    Per gli idonei l’abilitazione scatterà solo al momento dell’immissione in ruolo. La verifica preselettiva si svolgerà davanti ai computer: 50 quesiti, ma ogni candidato dei 160mila attesi avrà un “batteria” diversa. Chi vorrà partecipare dovrà produrre domanda on line e usare la posta certificata. Le avvertenze e i progammi delle classi di concorso che verranno bandite. Per conoscere le anticipazioni del bando di concorso è possibile acquistare la versione digitale del quindicinale “La Tecnica della Scuola”.
    A pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del concorso a cattedra che in due anni porterà al ruolo 11.892 nuovi docenti, in larga parte già abilitati, “La Tecnica della Scuola” è in grado di dare ai suoi lettori alcune importanti anticipazioni.
    Anche se dal Ministero dell’istruzione si continua a ribadire che si tratta di una procedura selettiva impostata sulle vecchie regole concorsuali, ci sono alcune novità importanti. La prima riguarda la scelta di non rendere il concorso abilitante all’insegnamento: l’abilitazione scatterà solo per coloro che verranno immessi in ruolo. La sola idoneità, l’aver superato tutte le prove, senza però approdare all’assunzione, non basterà.
    Quella che da qualche giorno era solo un’indiscrezione è poi diventata una certezza: i quasi 12mila vincitori del concorso verranno assunti non solo durante la prossima estate, ma anche nel 2014.
    La strada che conduce al ruolo sarà davvero in salita: viale Trastevere si aspetta almeno 160mila candidati. I quali, se in possesso di più titoli, potranno concorrere anche per più ordini di scuole e classi di concorso. Il primo scoglio da superare sarà la preselezione: i candidati saranno chiamati a rispondere, tutti posizionati davanti ad un computer, ad una serie di test incentrati principalmente su argomenti di logica, comprensione del testo e cultura generale. Ogni partecipante avrà la sua “batteria” di 50 quesiti, estratti rigorosamente a sorte attraverso un meccanismo automatizzato. Non sarà dunque necessario che le prove, da svolgere in circa 150 atenei e 2mila sedi scolastiche, si svolgano tutte contemporaneamente: sono previste più tornate, da “spalmare” al massimo nel corso di due giorni.
    Coloro che intendono partecipare al concorso dovranno obbligatoriamente farlo per via telematica. Sarà indispensabile, quindi, fornirsi della casella di posta elettronica certificata, con l’estensione ministeriale @istruzione.it
    Infine, inviati, il 12 settembre,al Cnpi per il prescritto parere le avvertenze e i progammi delle classi di concorso che verranno bandite.


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  7. #17
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    Concorso a cattedra, boom di posti di Italiano alle medie


    Degli 11.542 posti a concorso, ben 1.871 verranno assorbiti dalla classe di concorso A043 (Italiano, storia e geografia alle medie). Consistente pure il contingente assegnato alla A050 (Materie letterarie negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado). Alti numeri anche per la primaria: 3.502. Meno della metà all’infanzia.
    Scorrendo i resoconti sindacali sull’informativa prodotta dal Miur nelle ultime ore, emergono sempre maggiori informazioni e dettagli sulle procedure che caratterizzeranno il concorso a cattedra di ormai prossima emanazione per selezionare 11.542 nuovi (?) insegnanti. Dopo le notizie prodotte dalla Gilda degli Insegnanti, da noi riportate, stavolta è lo Snals a fornire importanti anticipazioni. Alcune delle quali del tutto inedite.
    Innanzitutto, il sindacato guidato da Marco Paolo Nigi ha messo a disposizione la tabella sulla suddivisione dei posti in base alle classi di concorso e su base provinciale. In generale, il numero minimo di posti previsti per l’attivazione del bando è non inferiore a 6 nella regione e a 50 a livello complessivo nazionale. Entrando nel dettaglio, dalle tabelle emerge il numero esiguo di posti che saranno assegnati (spesso inferiori alle 10 unità) alla scuola superiore. Ci sono però delle eccezioni. Su tutte quella riguardante l’ambito disciplinare 4: quello composto dalle classi di concorso A043 (Italiano, storia e geografia alle medie) e A050 (Materie letterarie negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado). Ebbene, degli 11.542 posti a concorso ben 2.473 verranno assorbiti da queste due discipline. Con le dovute differenze, comunque. In Campania andranno ben 401 posti. Di contro, in Friuli appena 10. Ma soprattutto, il numero di posti che andranno alla A043 sono mediamente tra le due e le quattro volte maggiori rispetto alla "sorella", la A050, che si insegna nella scuola superiore.
    Decisamente più ridotta la portate dei posti assegnati all’ambito disciplinare 9 (A051-Materie letterarie e latino nei licei e nell'istituto magistrale e A052-Materie letterarie, latino e greco nel liceo classico): in questo caso le assunzioni rimangono nell’ordine di alcune decine. A livello di classi di concorso spicca invece la A033 in Campania (dove ne sono previste ben 116). Consistente anche il numero di posti per la scuola d’infanzia (in particolare Sicilia e Campania, dove ne andranno rispettivamente 246 e 278).
    Alto il numero di posti messi a concorso riguardano quelli della primaria in Campania (oltre 500), Lazio (411), Lombardia (390), Sicilia (362) e Puglia (354). Complessivamente, circa un terzo del contingente totale verrà assorbito dalla scuola primaria (3.502 posti). Alla scuola d’infanzia ne sono stati assegnati meno della metà: 1.411. Meno di mille, invece, andranno al sostegno.


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  8. #18
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    Concorso a cattedra, domanda gratis ma in una sola regione


    Potrà essere presentata per tutti i posti o classi di concorso per cui il candidato ha titolo. Passano allo scritto quelli che alla pre-selezione rispondono bene ad almeno 35 domande su 50, conteggiando +1 la risposta esatta, - 0,5 quella errata e 0 quella non data. La graduatoria dei vincitori pari al numero dei posti: si integrerà in un secondo tempo, ma sempre nel limite predeterminato.
    Un lungo e articolato resoconto dello Snals ha fatto emergere diversi punti sinora sconosciuti che caratterizzeranno il concorso a cattedra per 11.542 posti complessivi. Tra questi figura “la gratuità delle procedure, preselezione compresa e la possibilità di partecipare a più procedure concorsuali, qualora se ne abbia titolo”. Ma anche il fatto che “nel bando vi è un apposito articolo che, essendo il contingente dei posti messi a concorso bloccato, esclude ogni recupero per effetto di quanto avvenuto negli anni scorsi e non inciderà per nessun motivo sulla disponibilità per le nomine in ruolo del 50% minimo dei posti che deve essere garantito agli aspiranti inclusi nelle graduatorie ad esaurimento”. Quindi, è confermato che per coloro che verranno reputati idonei ma non avranno possibilità di entrare in ruolo, per effetto del limitato numero di posti, non vi sono possibilità di essere assorbiti. Nemmeno in futuro.
    Sul piano procedurale, invece, sempre lo Snals riferisce che “prima dell’emanazione del bando, deve avvenire la registrazione alla Corte dei Conti del DPCM autorizzativo e, prima dell’uscita del bando, l’emanazione di due D.M. relativi ai programmi e alla tabella di valutazione titoli. Il Dott. Chiappetta ha comunicato che la costituzione delle commissioni sarà definita con un successivo atto del Ministro”.
    Per quanto riguarda la domanda per partecipare al concorso, obbligatoriamente da inviare via internet, tramite il sistema “Polis”, questa “potrà essere presentata in una sola regione per tutti i posti o classi di concorso per cui il candidato ha titolo”. In relazione alla prova preselettiva, il Miur ha spiegato che “sono ammessi alla fase successiva coloro che rispondano esattamente ad almeno 35 domande, conteggiando +1 la risposta esatta, - 0,5 quella errata e 0 quella non data; “la batteria” totale dei quesiti sarà nota con congruo anticipo rispetto alla prova (almeno 20gg); ogni candidato avrà un suo codice utile anche per avviare la prova sul computer “blended” e alla fine del tempo utile (50 minuti) avrà immediatamente l’esito della stessa; al candidato, per trasparenza e per consentire ogni possibile eventuale impugnativa, sarà fornita copia della propria prova; gli elenchi degli ammessi saranno trasmessi dal Cineca ad ogni direzione regionale.
    A proposito della prova scritta o scritto-grafica “questa consisterà in una serie di quesiti a risposta aperta (si parla tra 5 e 8) finalizzati ad accertare la padronanza delle competenze professionali e delle discipline, con riferimento al relativo programma di esame; la valutazione , da parte delle commissioni, avverrà in base ad una griglia nazionale di riferimento; l’eventuale prova pratica o di laboratorio, se prevista dai programmi, verte sempre sui programmi della classe di concorso cui si riferisce; il direttore regionale fisserà le date, secondo indicazioni nazionali, in modo da consentire la partecipazione a più prove”.
    Importanti sottolineature giungono anche in relazione alla prova orale: “questa avrà per oggetto le discipline d’insegnamento e tenderà a valutare la loro padronanza da parte del candidato e la sua capacità di trasmissione, anche con riferimento alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), e di relazionarsi con gli allievi con bisogni educativi speciali; dovrà valutare anche le capacità di conversazione del candidato nella lingua straniera da lui prescelta; per la scuola primaria la lingua straniera è obbligatoriamente l’inglese; per l’ambito disciplinare 5 (inglese e francese) si svolge nella lingua straniera per cui si concorre; la prova consisterà: in una lezione simulata, della durata di 30 minuti, su una traccia estratta dal candidato 24 ore prima della sua prova orale. La lezione, a scelta del candidato, potrà essere supportata da strumenti informatici. Immediatamente dopo si svilupperà un colloquio, della durata massima di 30 minuti, durante il quale si approfondiranno i contenuti e le scelte didattiche e metodologiche della lezione svolta”.
    Novità importanti si segnalano, poi, sulla tabella dei titoli: la versione definitiva del bando dovrebbe prevedere che l’attribuzione di 20 punti per i titoli comprenda “tra l’altro, una valutazione, seppur minima, del titolo di studio d’accesso; aumentando quelli più strettamente legati alla futura professionalità docente (SISS, specializzazione sul sostegno ……); riducendo quelli legati ai master coerenti con l’insegnamento da svolgere”.
    Comincia anche a prendere corpo la gestione dei vincitori: “alla fine delle prove, verrà predisposto, con i punteggi di tutti coloro che le hanno superate, un elenco che il direttore regionale utilizzerà per compilare la graduatoria dei vincitori che dovrà essere pari al numero dei posti. Si integrerà in un secondo tempo se sarà necessario effettuare scorrimenti, sempre nel limite predeterminato dei posti. A parità di punteggio bisogna ricordare che ha la precedenza il più giovane”.
    Come da noi preannunciato, a pochissimi giorni dalla sua pubblicazione, il testo del bando non contiene ancora “le modalità di svolgimento delle prove relative agli ambiti disciplinari”. Come mancano indicazioni “all’esigenza di esplicitare le regole in base alle quali il MIUR attua, nel rispetto delle direttive comunitarie, il riconoscimento delle abilitazioni straniere”.


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    Concorso. Parere favorevole del CNPI a denti stretti


    Considerate le pressioni del ministro per ottenere il parere del CNPI sul bando di concorso in tempi rapidissimi, il Consiglio Nazionale non poteva sottrarsi al compito e venerdì scorso, anticipando i tempi ordinari, ha consegnato il parere al Ministro con tre ok: parere favorevole ai programmi d’esame, parere favorevole alle prove d’esame, parere favorevole alla tabella dei titoli. Ma…
    Ma in premessa, dopo aver riaffermato la positività dello strumento concorsuale ai fini del reclutamento del personale, ha voluto sottolineare la situazione, consolidatasi nel tempo, già carica di attese e di troppe tensioni, rilevando che la decisone penalizza i precari i giovani laureati privi di abilitazione:
    “Il CNPI - recita la premessa - considera innanzi tutto che il concorso prospettato, nonostante l’impiego di risorse significative a fronte, talvolta, di un numero di posti estremamente limitato, penalizzi sia gli insegnanti precari abilitati con anni di servizio che hanno subito le conseguenze di una serie di interventi restrittivi in materia di organici e di previdenza, sia i più giovani che, perdurando le attuali regole di accesso, risultano esclusi in quanto nell’ultimo decennio, nonostante il possesso del titolo di laurea, in molti casi, non hanno avuto l’opportunità di conseguire l’abilitazione”.
    Nella pronuncia il CNPI critica anche i tempi di indizione del bando per la conseguente esclusione dei laureati che stanno per frequentare i corsi TFA:
    “Il CNPI considera inoltre non condivisibile la scelta di bandire il concorso in un momento in cui non sono stati ancora attivati il TFA che coinvolge le istituzioni AFAM e i percorsi relativi alla scuola dell’infanzia e primaria (cfr. art 15, comma 16, DM 249/2010) e non è stato ancora completato l’iter per l’indizione del TFA riservato a coloro che hanno determinati requisiti di servizio”.
    Prima di esprimersi sui tempi proposti dal ministro, il CNPI, ha aggiunto altri elementi critici:
    “Il CNPI ritiene, quindi, che l’attuale procedura concorsuale troverebbe una giusta collocazione solo con il contestuale realizzarsi di alcune condizioni necessarie, peraltro già previste dalla normativa: definizione dell’organico funzionale, attivazione di tutte le procedure abilitanti, revisione delle classi di concorso, nuovo regolamento sulle modalità di reclutamento come da delega ex lege 244/2007.
    Solo in tal modo è possibile coniugare qualità del servizio scolastico e aspettative di chi vuole intraprendere la professione dell’insegnamento”.


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    Concorso, è fatta. Sarà per pochi


    A leggere la ripartizione a livello regionale, e per singola disciplina, delle 11.542 cattedre messe a gara ci si rende conto di come il prossimo concorso, atteso da 13 anni, scontenterà tanti aspiranti nuovi prof. E non quelli che vorrebbero partecipare e non potranno perché non abilitati (sono circa 300 mila), ma perché i posti disponibili a volte si contano sulle dita di una sola mano.
    Scegliere, potendolo fare, la classe di concorso e la regione potrà dunque essere decisivo in una partita che punta a coprire in due anni la metà delle cattedre che saranno liberate dai prossimi pensionamenti su cui pesano i requisiti più restrittivi decisi con la riforma Fornero. A fronte di aspettative che invece sono cresciute a dismisura e che fanno stimare prudenzialmente al ministero almeno 160 mila concorrenti. Ma fonti sindacali fanno stime molto più sostanziose, dalle 300 a 500 mila. La tabella di ripartizione delle cattedre, con il decreto di indizione della gara, la tabella di valutazione dei titoli e i programmi di studio, di cui ItaliaOggi anticipa sul proprio sito le ultime bozze a ieri disponibili, sono attesi per oggi in Gazzetta Ufficiale: salvo sorprese dell'ultima ora, si tratta della GU 4° serie speciale, del 25 settembre 2012, n. 75. Il ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, sembra dunque aver vinto la sua personale gara a indire il concorso a tempi di record, nel giro di un solo mese dall'autorizzazione del consiglio dei ministri, superando le resistenze dei sindacati e le rigidità dell'amministrazione. É però preferibile che i candidati non si facciano troppe illusioni: 1411 le cattedre da coprire per la scuola dell'infanzia, il top delle disponibilità in Campania, con 278 posti, seguita dalla Sicilia a quota 246. La parte del leone la fa la scuola primaria: 3502 cattedre, Campania in testa a tutti con il 15% delle disponibilità. Poi cominciano le note dolenti delle medie e delle superiori. Per A059, Matematica e Scienze alla media, sono disponibili 410 posti, 10 in Abruzzo, 6 in Liguria, 8 nelle Marche, peggio per le discipline Economico-aziendali: 6, il minimo, in Abruzzo, Friuli e Puglia. Per meccanica, sono 26 posti in 4 regioni: Emilia Romagna, Lazio, Lombardia e Veneto. Per l'ambito disciplinare A025 e A028, Disegno e arte per medie e superiori, la Sardegna ha un posto per la prima e 5 per la seconda classe, la Lombardia 5 per la prima e due per la seconda. Poche cattedre per gli aspiranti prof di Filosofia e storia: l'ambito disciplinare 7, che accorpa medie e superiori, segnala 11 posti per la Calabria, 34 per la Campania e 35 per il Lazio, 7 in Piemonte, solo alle superiori, così come in Toscana. E per Matematica alle medie: 5 posti in Calabria, 12 in Lombardia, 6 in Sicilia, 4 in Toscana, 3 in Veneto. L'ambito più nutrito è il n. 4, con A043, italiano storia e geografia alle medie, e A050, materie letterarie alle superiori: complessivamente 2.437.
    Per tutti i candidati un test preselettivo nazionale da farsi al pc: una batteria di 50 domande a risposta multipla, per le quali i candidati avranno a disposizioni 50 minuti, comprendente prove di comprensione del testo (18 quesiti), capacità logica (18 quesiti), conoscenza di una lingua straniera (a scelta del candidato – 7 quesiti) e di competenze informatiche (7 quesiti). I quesiti saranno estrapolati con modalità casuale dal tra quelli che saranno messi a disposizione dei concorrenti tre settimane prima della prova.
    Chi supera il test preselettivo è ammesso alla prova scritta (unica nazionale), che consisterà in quesiti di carattere disciplinare a risposta aperta con griglia nazionale di valutazione. Le domande vanno presentate alla direzione scolastica della regione scelta a partire dal 6 ottobre. I test di ingresso a fine novembre. Intanto al ministero stanno ancora ultimando gli ultimi dettagli: i decreti sulla composizione delle commissioni giudicatrici, il ministro vorrebbe criteri più restrittivi per la scelta dei commissari. La sola laurea non basterà.


    Eduscuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



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