Molti studenti organizzano gite fuori è porta per celebrare la ricorrenza.



Ricorrono oggi i ''100 giorni alla Maturita''', tanti infatti ne mancano al 20 giugno, giorno della prima prova scritta. I maturandi sono soliti celebrare tale ricorrenza con una serie di riti e tradizioni. Ma quali andranno per la maggiore quest'anno? Lo illustra un sondaggio di Skuola.net svolto la scorsa settimana, al quale hanno partecipato 506 maturandi.
Sei su 10 organizzeranno la classica gita fuori città sfruttando le seconde case dei genitori oppure approfittando delle proposte di agenzie specializzate che proprio in questo periodo offrono dei pacchetti ad hoc, della durata massima di due o tre giorni. Il budget chiaramente verrà coperto grazie alla tradizionale colletta fatta per le vie della città.
Ma la paura della maturità porta con sé una improvvisa sete di spiritualità: 1 maturando su 10 andrà in pellegrinaggio presso un santuario. La meta cult è rappresentata dal Santuario di San Gabriele (Te), dove per l'occasione si organizzano messe per con tanto di benedizione delle penne. La portata del fenomeno è tale che alcune società organizzano navette per accedere al santuario e preparano magliette celebrative per l'occasione.
Le altre mete di pellegrinaggio sono il santuario di Santa Rita da Cascia (PG), la santa dei miracoli impossibili, il santuario di Padre Pio, a San Giovanni Rotondo (FG) e quello di San Giuseppe da Copertino a Osino (AN), il patrono degli studenti.
In calo coloro che si affideranno ai riti scaramantici come quello di scrivere sulla spiaggia il voto atteso per il diploma (circa il 3%) o quella della ripetizione della stessa azione per 100 volte (circa il 3%). Si attende comunque una cospicua affluenza a Pisa, per il tradizionale tocco della lucertola, posta sulla porta del Battistero.
E gli altri maturandi, cosa faranno? Poco più del 9% dei opterà per una serata/mattinata in discoteca e all'incirca altrettanti offriranno una cena ai professori, forse con la speranza di ingraziarsi la benevolenza dei membri interni.




La Stampa