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Discussione: Scuola, via libera a 10mila nuovi posti poi lo stop in commissione Bilancio

  1. #1
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    Predefinito Scuola, via libera a 10mila nuovi posti poi lo stop in commissione Bilancio

    Il provvedimento votato dalle commissioni Affari costituzionali e Attività produttive nel decreto semplificazioni, bloccato in serata. La copertura avrebbe dovuto essere garantita dall'aumento delle tasse su birra e alcolici di media gradazione. Il governo prima dà parere favorevole, poi cambia posizione. Sembrava fatta. Dopo l'approvazione da parte delle commissioni Affari costituzionali e Attività produttive della Camera, tutto faceva pensare che i tagli del personale scolastico determinati dalla riforma Gelmini fossero archiviati e che l'assunzione di 10 mila insegnanti di sostegno fosse già deliberata. Ma in tarda serata la commissione Bilancio di Montecitorio ha bloccato l'emendamento al decreto semplificazioni che prevedeva queste novità: vista la contrarietà del governo, la norma è stata rinviata alla commissione Attività produttive per un nuovo esame.
    La copertura per l'aumento di organico (350 milioni di euro) era garantita dall'aumento delle tasse su birra e alcolici di media gradazione, nonché da un aumento del gettito dai giochi. Il governo, che nella Commissione di merito aveva dato parere favorevole, stasera al Bilancio ha cambiato atteggiamento ha opposto un "niet" su questa copertura. Dopo una lunghissima discussione si è prima deciso di accantonare l'emendamento per rinviarlo a un nuovo esame domani mattina, prima dell'inizio della discussione sul decreto da parte dell'Aula di Montecitorio. Ma questo non avrebbe permesso di superare l'ostacolo, a meno di trovare una nuova copertura. E' stato quindi deciso di rinviare alla commissione Industria, che si riunirà domattina presto per dare una soluzione al problema.
    L'emendamento, bloccava l'organico del personale della scuola a quello in vigore nell'anno scolastico 2011/2012: 724 mila cattedre per gli insegnanti e 233 mila posti per il personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). In questo modo, avevano sottolineato in mattinata Manuela Ghizzoni e Francesca Puglisi (le due proponenti) "si blocca il trascinamento dei tagli nella scuola primaria e alle superiori". La riforma Gelmini, che ha già tagliato 87mila cattedre e 43 mila posti Ata, non è ancora a regime: alla primaria mancano due anni e al superiore altri tre. E produrrebbe i suoi effetti sul personale della scuola per altri due anni alla scuola elementare e per altri tre anni al superiore.
    "Vengono inoltre aggiunti ulteriori 10 mila posti per attività di recupero, di integrazione e sostegno agli alunni con bisogni educativi speciali anche per estendere il tempo scuola, con particolare riguardo alla scuola primaria e alle medie. Si tratta di una importante inversione di tendenza che dovrà essere confermata dalla commissione bilancio e che restituisce ossigeno e fiducia alle scuole. Questo secondo provvedimento viene finanziato con un aumento della tassazione su birra e alcolici". Uno sviluppo in linea con quanto dichiarato dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, che aveva più volte affermato che la stagione dei tagli sarebbe finita.
    L'approvazione dell'emendamento apriva uno spiraglio di speranza per i 233 mila precari della scuola, iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, che hanno pagato dazio ai tagli voluti dalla coppia Tremonti-Gelmini nell'ultimo triennio. Ma poi tutto è stato rimesso in discussione.


    Eduscuola
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  2. #2
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    Doccia fredda sulle speranza di 10 mila prof precari. Birra, alcol e giochi non sono sufficienti a coprire le loro assunzioni.


    Erano già pronti a brindare, le commissioni Affari Costituzionali e Attività Produttive della Camera avevano dato il via libera all’assunzione, il primo stop ai tagli del personale nella scuola da almeno quattro anni a questa parte. In realtà dopo un pomeriggio di annunci e di grande speranza in serata è arrivata la doccia fredda. Il passaggio successivo, quello in commissione Bilancio, è stato fatale per i 10 mila prof che si preparavano a guadagnare la tanto attesa cattedra. Il governo ha mostrato dei dubbi sulla copertura economica e quindi si è deciso di rinviare la modifica alla Commissione Industria per un nuovo esame.
    L’emendamento approvato dalla Commissione Industria prevedeva come copertura l’aumento delle tasse su birra e alcolici di media gradazione e un aumento del gettito dai giochi. Il governo nella Commissione di merito aveva dato parere favorevole, invece in serata al Bilancio ha cambiato atteggiamento e con il sottosegretario al Tesoro Gianfranco Polillo ha mostrato le sue perplessità.
    Dopo una lunghissima discussione si è prima deciso di accantonare l’emendamento per rinviarlo ad un nuovo esame stamattina, prima dell’inizio della discussione sul decreto da parte dell’Aula di Montecitorio. Ma questo non avrebbe permesso di superare l’ostacolo, a meno di trovare una nuova copertura. È stato quindi deciso di rinviare alla Commissione Industria l’emendamento, saranno loro a decidere se l’assunzione può proseguire l’esame oppure no.
    Assunzioni congelate di sicuro per una notte, quindi. Che cosa succederà davvero lo si capirà solo stamattina quando le commissioni competenti poche ore prima dell’arrivo in aula del decreto, riprenderanno in mano il dossier alla ricerca di nuove fonti di copertura anche se era già stato calcolato che i soldi per coprire l’operazione (350 milioni l’anno dal 2012-2013) potevano arrivare da un aumento delle tasse sui giochi a montepremi o vincite in denaro (250 milioni ma sarà il ministero dell’Economia assieme ai Monopoli a decidere come) e dalle accise su birra e alcolici (100 milioni).
    La norma congelava di fatto l’organico a quello in vigore nell’anno scolastico vigente (2011-2012): 724 mila cattedre per gli insegnanti e 233.100 posti per il personale ausiliario, tecnico e amministrativo.
    In questo modo verrà bloccato il trascinamento dei tagli decisi sotto la gestione Gelmini nella scuola primaria e alle superiori.
    Venivano poi aggiunti ulteriori 10mila posti per attività di recupero, di integrazione e sostegno agli alunni con bisogni educativi speciali anche per estendere il tempo scuola, in particolare alla primaria e alle medie.
    Confermate finora le altre novità per il mondo della scuola previste dagli emendamenti al dl sulle semplificazioni. Chi ha superato il concorso per dirigente scolastico, ma non è rientrato nel contingente del corso di formazione, saràimmesso in ruolo con un corso di formazione e superamento di un colloquio selettivo.
    E nasce la scuola sperimentale di dottorato internazionale Gran Sasso science institute (Gssi) per «rilanciare lo sviluppo dei territorio terremotati dell’Abruzzo». La scuola sarà operativa a partire dal 2013-14 in via sperimentale.


    Eduscuola
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  3. #3
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    Scuola, se conta l'aumento degli alunni assunzioni solo al Nord e al centro


    Assunzioni soltanto nelle scuole delle regioni settentrionali e centrali? Sembra proprio di sì. Per effetto dell'emendamento proposto e approvato dalla commissione Affari costituzionali della Camera, nel breve volgere di una giornata si è passati dall'ipotesi di 10mila nuove assunzioni nella scuola a un numero indeterminato, legato all'andamento della popolazione scolastica. E se salterà dal testo definitivo anche il blocco degli effetti della riforma Gelmini sugli organici per gli anni 2012/2013 e 2013/2014 l'operazione sugli organici sarà con tutta probabilità a costo zero per il governo. Vediamo perché.
    Per il prossimo biennio, la relazione tecnica del decreto-legge 112 del 2009 prevedeva un ulteriore taglio agli organici del personale docente pari a 1.835 posti. Si tratta del cosiddetto effetto di trascinamento della riforma Gelmini, completata solo alla media, ma che deve ancora dispiegare tutti i suoi effetti per altri due anni alla primaria e tre al superiore. Il blocco degli organici per l'anno scolastico 2011/2012, approvato ieri in commissione, avrebbe evitato questo ulteriore taglio e l'incremento di ulteriori 10mila posti avrebbe consentito un pari numero di assunzioni, oltre a quelle che dovessero essere rese possibili dai pensionamenti.
    Il nuovo testo concordato dai partiti e dal governo prevede invece il calcolo dell'organico, su base triennale, in relazione all'andamento della popolazione scolastica prevista. Se gli alunni aumenteranno, in sostanza, anche gli insegnanti potranno aumentare e si potrà dare vita a nuove assunzioni. Il fatto è che, per il prossimo anno, il ministero ha già conteggiato il numero di alunni previsti: 8.970 in più rispetto all'anno in corso, che potrebbero dare vita a circa 900 nuove assunzioni. Metà, cioè, rispetto ai tagli previsti per i prossimi due anni. inoltre, essendo collegate all'aumento della popolazione scolastica, le assunzioni si concretizzerebbero solo nelle regioni del Nord (23mila alunni in più) e del Centro (5mila e 600 alunni in più). Al Sud continua a piovere sul bagnato: meno 20mila alunni, niente assunzioni.


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  4. #4
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    L’affondo del capo dipartimento Stellacci: stop alle assunzioni perché ci sono troppi distacchi


    Secondo l’alto dirigente del Miur se il ministero dell`Economia ha bloccato le 10mila assunzioni previste dal dl semplificazioni è perché sulla scuola pesano 41.503 stipendi di docenti distaccati in altri ministeri o nei sindacati. Da cui gli studenti non ne traggono benefici. Ma perché tanta rigidità se le regole del comparto istruzione sono le stesse che si applicano nel resto della Pa?
    Non passeranno inosservate le dichiarazioni della dottoressa Lucrezia Stellacci, da poche settimane capo dipartimento del ministero dell’Istruzione, interpellata dal Corriere della Sera a proposito delle mancate assunzioni dei docenti precari della scuola italiana. "Se il ministero dell`Economia - ha detto la Stellacci - è stato così rigido sull`ipotesi di fare 10mila assunzioni è perché sulla scuola pesano altri 40mila stipendi, per la precisione 41.503. Sono professori o maestri che però non insegnano, non vanno in classe. Sono distaccati presso altri ministeri oppure in permesso sindacale. Gli studenti non ne traggono alcun beneficio, ma il loro stipendio è sempre a carico del nostro bilancio".
    Ma le cose stanno proprio così? In realtà i distacchi previsti per i docenti si avvalgono della stessa normativa adottata negli altri comparti pubblici. Certo, il loro numero è superiore. Ma solo perché si tratta del Ministero con il maggior numero di dipendenti (oltre un milione).
    Scorrendo l’intervista, il capo dipartimento del Miur cerca di ammorbidire il tiro: spiega, infatti, che le diecimila assunzioni, inizialmente previste da un emendamento approvato dalle commissioni di competenza all’interno del decreto semplificazioni alla Camera "sicuramente sarebbero servite, perché abbiamo tanti progetti e senza investire diventa tutto più difficile anche nel tempo pieno che in questi anni ha sofferto. Ma i dipendenti della scuola sono tantissimi, il ministero dell`Economia ha avuto sempre questo atteggiamento di rigore, tanto più in un momento di crisi", ha concluso Stellacci.
    Ma che cosa c’entra il rigore con le norme sindacali o con i distacchi presso gli altri ministeri per assolvere a compiti o progetti di lavori che necessitano di determinati profili professionali? Certo, gli oltre 40mila distaccati (anche se francamente ci sembra una cifra esagerata) non hanno bisogno di essere difesi. Presto faranno sentire la loro voce, attraverso le associazioni e gli stessi sindacati. Proprio per questo, per evitare polemiche che rischiano di pregiudicare dei rapporti già non troppo idilliaci tra i rappresentanti dei lavoratori della scuola una parte ed il Miur dall’altra, la dottoressa Stellacci farebbe bene a spiegarlo.


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  5. #5
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    I sindacati contro la Stellacci: i distacchi sono meno di 9mila!


    Scrima (Cisl): quei 41mila docenti non in classe indicati dal capo dipartimento non stanno in piedi. E poi perché un risicato 1 per mille di impegnati fuori ruolo fa tanto scalpore? Pacifico (Anief): se vuole far risparmiare il Miur stabilizzi i precari come ci chiede l’Ue.
    Come previsto nell'articolo precedente, non sono tardate ad arrivare le reazioni dei sindacati alle parole rilasciate al Corriere della Sera dal neo capo dipartimento del ministero dell`Istruzione, Lucrezia Stellacci, per giustificare le mancate assunzioni di 10mila docenti precari, inizialmente approvate dalle commissioni della Camera all’interno del decreto ‘semplificazioni’: sulla scuola, ha detto Stellacci, “pesano altri 40mila stipendi, per la precisione 41.503. Sono professori o maestri che però non insegnano, non vanno in classe. Sono distaccati presso altri ministeri oppure in permesso sindacale. Gli studenti non ne traggono alcun beneficio, ma il loro stipendio – ha sottolineato il capo dipartimento - è sempre a carico del nostro bilancio”.
    Il primo a replicare all’affondo della Stellacci è stato Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, secondo il quale quelle espresse dal dirigente del Miur sono “cifre del tutto inattendibili” che “non stanno in piedi”.
    “Abbiamo fatto e rifatto i conti – ha rivelato Scrima - ma quella cifra ci pare addirittura fuori della realtà. Mettendoci dentro tutto, e forse qualcosa di più (ad esempio i docenti all’estero, pagati anche se ovviamente non insegnano in Italia) arriviamo a meno di 9.000 unità di personale che “non va in classe”. A noi risultano 5.000 docenti dichiarati inidonei, per i quali peraltro sono avviate procedure di mobilità verso altre mansioni o altri tipi di impiego, 500 comandati presso l’Amministrazione scolastica centrale e periferica (di questi, 120 sono al Miur), 200 in comando presso associazioni, 200 in aspettativa per mandato parlamentare o amministrativo. Sono 500 quelli operanti negli staff di segreterie e gabinetti di ministri e sottosegretari, mentre non arrivano a 1.000 - e non sono nemmeno tutti assegnati a docenti - i distacchi sindacali”.
    E sui docenti che non stanno dietro la cattedra ma fanno sindacato, il leader della Cisl Scuola sottolinea che in ogni caso “stiamo parlando di un comparto che occupa circa un milione di addetti: non ci pare che la percentuale (un risicato 1 per mille) sia tale da giustificare la punta di malizia che quasi sempre, quando si danno certe ‘notizie’, traspare fra le righe”.
    Molto risentito per l’uscita della Stellacci è anche Marcello Pacifico, presidente dell’Anief: evidentemente, fa notare il sindacalista, “sono bastate poche settimane la dirigente ministeriale per dimenticare la sua lunga esperienza maturata proprio da distaccata presso la Direzione Scolastica Regionale della Puglia. Invece di preoccuparsi di questioni a dir poco opinabili, la Stellacci farebbe molto meglio a invitare tutti i suoi colleghi dirigenti dell’amministrazione periferica del Miur a stipulare fino al 31 agosto tutti i contratti relativi alle supplenze annuali su posti vacanti e disponibili. E laddove quelle cattedre continuassero per diversi anni ad essere prive di titolare, quindi sempre vacanti e disponibili, il capo dipartimento non dovrebbe fare altro che stabilizzare i precari nelle graduatorie ad esaurimento come la direttiva comunitaria cita in modo inequivocabile”. Solo in questo modo, continua Pacifico, la Stellacci farebbe “risparmiare al Ministero dell’Istruzione ulteriori risarcimenti danni: quelli che saranno disposti dai giudici con le cause in corso patrocinate dall’Anief”.


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    Distacchi record nella scuola? Il Miur smentisce se stesso: sono meno di 10mila


    Con una nota il Ministero spiega che la cifra record di 41mila prof che non insegnano è una leggenda metropolitana. Forse nata dalla difficoltà di dover distinguere tra ‘cattedre’ e ‘persone’: un malinteso legato a 30mila docenti che non hanno la cattedra completa. Rimane qualche dubbio: il capo dipartimento Stellacci aveva parlato di “stipendi da cui gli studenti non ne traggono alcun beneficio”.
    Avevano ragione i sindacati: i docenti distaccati, che non svolgono attività di insegnamento, non sono 41mila, come aveva detto al Corriere della Sera il capo dipartimento Lucrezia Stellacci, ma meno di 10mila. A confermarlo è stato lo stesso Miur, attraverso una nota pubblicata sul sito internet dello stesso Ministero (come suggerito da questa testata già da ieri). Attraverso la nuova linea comunicativa, incentrata su un linguaggio semplice e diretto, il dicastero di viale Trastevere, “desidera rassicurare tutti i cittadini: si tratta di una leggenda metropolitana. Forse nata dalla difficoltà di dover distinguere con tirannica sintesi tra “cattedre” (posto in organico) e “persone”: nella stragrande maggioranza dei casi le due cose coincidono. Talvolta però una singola cattedra può avere più di un docente che, a tempo parziale, presta il proprio servizio insieme ad altri colleghi”.
    Il ministero spiega anche che “la cifra di 41.503 docenti citata da alcuni organi di stampa (anche se la cifra sembrava essere prodotta dalla dirigente ministeriale ndr) deriva dunque da un’operazione di sottrazione tra “pere” (numero degli insegnanti) e “mele” (numero dei posti). Cioè dalla differenza tra il numero dei docenti che risultano in servizio, 765.017, e il numero dei posti in organico complessivo (comuni e di sostegno) pari a 723.514”.
    Nel distinguere tra chi effettivamente insegna e chi svolge altre attività, il Miur si sente quindi “di rassicurare di nuovo tutti i cittadini e gli organi di stampa: questi ultimi sono meno di diecimila”. Scorrendo i dati ministeriali si scopre che quasi il 50% è composto da insegnanti inidonei: si tratta di 4.502 docenti, spesso vittime di malattie professionali, per esempio alle corde vocali. Nel computo ci sino poi docenti non più retribuiti dal Miur, tra cui 400 dottorandi di ricerca e circa mille docenti “comandati” presso enti, università o organizzazioni politiche statali o regionali. Così come non percepiscono busta paga dall’amministrazione i circa 450 insegnanti che ricoprono attualmente un mandato politico o amministrativo. Sul libro paga del Miur ci sono invece 300 insegnanti comandati per l’autonomia – cioè esperti a servizio dell’intero sistema – e circa mille docenti che insegnano all’estero.
    “A questi si aggiungono infine i ‘famigerati’ insegnanti che usufruiscono in tutto il territorio nazionale del distacco sindacale: sono un po’ meno di mille, dunque una cifra assolutamente congrua con i numeri di questa amministrazione, che peraltro assicura l’esercizio di un diritto costituzionale del personale ad organizzarsi in sindacato”. Una precisazione che la Cisl Scuola aveva fatto con 24 ore di anticipo.
    Ma allora come si è arrivati alla quota record di oltre 41mila “professori o maestri che però non insegnano, non vanno in classe”. Il Ministero tenta di chiudere la questione specificando che il malinteso si deve a circa 30mila docenti che “esercitano il loro mestiere didattico senza che ad ognuno di essi corrisponda una singola cattedra. Ciò avviene – sottolinea viale Trastevere - perché sono a tempo parziale, con un orario di cattedra inferiore a 18 ore settimanali”.
    Rimane qualche dubbio. Soprattutto perché la Stellacci aveva dichiarato che si tratta di “40mila stipendi, per la precisione 41.503”, da cui “gli studenti non ne traggono alcun beneficio, ma il loro stipendio è sempre a carico del nostro bilancio”. Non possiamo sentirci quindi d’accordo con chi asserisce che tutto coloro che hanno un orario settimanale inferiore alle 18 ore non svolgono comunque un attività di insegnamento. Anche perché le restanti ore vengono sempre completate con supplenze, copresenze o progetti in aula. Tutte attività di cui gli studenti beneficiano.


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