07/03/12, 00:24

LAZIO/Calcio: Si è vinto un altro derby. Di Lotito si è accorto qualcuno?




Quanto conta la fortuna nel calcio? Molto, ascoltando i “trombettieri di Gerico”. Ma chi sono i trombettieri di Gerico? Essi sono personaggi di acclarata lazialità, talmente acclarata che da tempo hanno soppiantato altri tifosi, quelli giallorossi, ormai inebetiti dal doppio derby perso ed incapaci di reagire. Questi laziali sono i paladini di una battaglia combattuta contro il male del calcio, identificato nella figura di Claudio Lotito.

Certo, dal loro punto di vista dispiace pensare allo spreco di energia nel demolire le rispettive tastiere, ora stigmatizzando il deludente mercato invernale ora dedicandosi alla cronaca giudiziaria, raccontando con dovizia di particolari ogni processo che vede coinvolto il “nemico” di villa San Sebastiano. Oppure esaltando sonore batoste come quella in Coppa o di Palermo, addirittura stringendosi intorno al mai-amato-Reja, allorquando il tecnico presentava le dimissioni. E’ fatta, avranno pensato sogghignando. Con il trend avviato sarebbe stato un gioco da ragazzi catalizzare il malcontento della gente laziale verso la società. L’equazione sarebbe stata semplice: niente mercato + dimissioni di Reja + batoste = Lotito se ne va.
Invece no. Se la fortuna è bendata, la sfiga ci vede benissimo. Reja ci ripensa e rimane, la squadra si compatta e reagisce. Prima battendo una Fiorentina descritta in crisi e decimata (come se la Lazio fosse stata al completo), poi affondando definitivamente il progetto della Roma, disputando un derby povero di tecnica ma ricco di contenuti, giocato con la sapienza del gatto che attende il topo per azzannarlo. Risultato, i tifosi romanisti riversano nele loro grancasse mediatiche oceani di fiele ed improperi, i laziali hanno la stessa espressione che tiene chi passa una nottata con una pornostar, ossia sono in paradiso.
La festa messa in scena al termine del derby ha coinvolto tutti, Reja, i giocatori e persino i richiamati Macheda e Berni, il primo dall’Inghiterra, il secondo dal Portogallo. Segno che, nonostante il Satana presidente, la lazialità può estrinsecarsi seguendo altre strade, magari solo sostenendo i propri colori. Nell’estasi generale si sono visti il vituperato “romanista” Candreva baciare la sciarpa della Lazio e lo stesso Satana, a fine partita esultare come mai prima. Potenza del più performante motore calcistico, il risultato. Normalmente, un laziale medio si rotolerebbe nella soddisfazione come un gatto sul divano di casa. I trombettieri invece, da laziali autentici, attribuiscono la rinascita biancoceleste alla…fortuna.
Fortuna è stato per Klose ritrovarsi solo davanti a Stekelenburg, come se il pallone si fosse materializzato tra i suoi piedi in area giallorossa a mò di Star Trek, invece che lanciato col contagiri da Hernanes in una delle decine di ripartenze dei giocatori laziali. Fortuna è che Bergonzi abbia sanzionato il rigore espellendo, come da regolamento, il portiere della Roma. Addirittura questi campioni di lazialità tirano in ballo l’infortunio di Juan, che gli ha impedito di saltare di testa per deviare il cross di Ledesma, favorendo la marcatura di un giocatore che aveva solo un paio di partite nelle gambe poiché reduce, lui si, da un lungo infortunio. Ovviamente, come sempre accade in questo strano mondo del calcio, le contestazioni svaniscono e la festa si trasforma in delirio. Ebbri di felicità, i tifosi laziali si dimenticano colpevolmente delle malefatte di Lotito, definito più fortunato che capace.
Ma i trombettieri non demordono. Resteranno nelle loro trincee aspettando che l’aria cambi, che il vento si porti via i gas tossici. Loro manterranno al sicuro ed intatta la scintilla della contestazione contro l’eterno avversario. Sperando che nel frattempo la ritrovata Lazio di Reja, di Garrido e di Scaloni, di Zauri e Candreva non entri in Champions League, perché quello sarebbe per loro un giorno d’inferno. Ci pensate vedere Lotito in tribuna a Manchester? No, meglio le tenebre dell’anonimato pur di liberarcene. Nel silenzio il suono della tromba conserva un timbro maestoso.
Cittaceleste

Francesco Di Cicco