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CALCIO/Lazio: 70 volte Zoff, Auguri Mito




Ci sono nomi che sono più belli di altri. Zoff. Nella doppia effe c’è il tuffo, lo schiaffo del vento, l’essenza del portiere. Faceva cose semplici, è stato straordinario. Il più forte portiere italiano di tutti i tempi. Essenziale, definitivo. Friulano, non a caso. Un mito per un paio di generazioni, se ancora mito significa qualcosa. Tale Eliani, allenatore dell’Udinese, quando il nostro gli si presentò davanti sentenziò: «Se ti te diventi un zogador, mi me tajo i cojoni». Ruvido, ma chiaro, e la traduzione indebolirebbe il concetto. Non sappiamo come è finita. Oggi compie 70 anni. Ci ha fatto felici; lo è stato - felice - con pudore. Forse, nella vita, non servirebbe altro. Non ha mai smesso

di essere Dino Zoff: per capire cosa significa, vi siano di aiuto queste 70 risposte.
1 - Zoff, se li ricorda i suoi primi guanti da portiere?
«Avevo dodici anni, me li regalarono: guanti con i gommini rossi»
2 - Come passava il tempo da bambino?
«La mia è una famiglia di contadini: lavoravo in campagna e studiavo da motorista, tre anni alla scuola di avviamento»
3 - Il primo lavoro?
«In officina a Cormons, aiuto meccanico. Quattro chilometri e mezzo da Mariano del Friuli, dove sono nato. Poi a Gorizia: quattordici chilometri andare e quattordici tornare, bici o corriera, dipendeva anche dal tempo. Se non avessi fatto il calciatore, sarei finito a fare il meccanico. La Ferrari? No, non sognavo così in grande»
4 - Per che squadra tifava?
«Juventus. Era la squadra dei miei amici, della mia generazione, quelli nati negli anni ‘40»
5 - Il suo mito?
«Non ne avevo, non c’era la televisione: facevo il portiere prima ancora di leggere su «Sport Illustrato» che i portieri esitevano»
6 - La prima delusione.
«Venni scartato da Inter e Milan: non ero maturo»
7 - Ha mai giocato in un altro ruolo?
«No, mai avuta voglia»
8 - Cosa le disse suo padre quando capì che si sarebbe guadagnato da vivere con il calcio?
«Hai imparato un mestiere. Se ti piace e sei bravo, fallo. Questo mi disse. Non mi ha mai impedito di seguire la mia passione, gliene sarò sempre grato»
9 - A cosa pensa un portiere?
«A seguire l’azione, se ti distrai ti fregano. sempre stare attento, prevedere, immaginare»
10 - Stare tra i pali cosa significa?
«Sentirsi a casa. Hai anche la porta, no?»
11 - E’ vero che i portieri vivono di solitudini?
«Sì, sei un uomo solo anche se fai parte di una squadra. Ma la verità è che sei solo»
12 - La parata più bella di tutta una vita.
«Mondiale ‘82, Italia-Brasile 3-2. Ultimo minuto, colpo di testa di Oscar, fermo il pallone sulla linea. Non so se è stata la più bella, ma sono sicuro: è stata la più importante»
13 - La papera che non si perdona?
«Lecco-Udinese, primi anni ‘60, serie B. Pallone facile, devo rinviarlo, un rimbalzo strano, sbaglio, lo colpisco male, con la punta, finisce a Clerici, il nome me lo ricordo ancora. Dunque Clerici è lì a
pochi metri. Tiro, gol. Non se ne accorse nessuno che avevo sbagliato»
14 - Eppure.
«Nessuno tranne me. Ci rimasi male, mi bruciava aver sbagliato così»
15 - All’epoca rivedeva le sue partite in tv per poi correggersi?
«No. E succede anche oggi: se le rivedo scopro sempre qualcosa che andava fatto meglio. Anche Italia-Brasile o Italia-Germania, insomma le più celebri. A parte che le ho viste davvero poche volte, ma ogni volta trovo qualche errore»
16 - 24 settembre 1961, il debutto in serie A: difendeva la porta dell’Udinese, ne prese cinque contro la Fiorentina.
«In settimana andai al cinema, davano la Settimana Incom, come succedeva all’epoca. Sullo schermo mostrarono i gol che avevo preso. Sprofondai sulla poltrona. Che vergogna, volevo alzarmi e andare via»
17 - I portieri più grandi di ogni tempo.
«L’inglese Banks, il russo Jascin, il tedesco Maier. E Zoff»
18 - Chi è il suo erede?
«Buffon, senza ombra di dubbio»
19 - A proposito di Buffon. Come giudica la sua uscita dopo Milan-Juventus: anche se avessi visto che era gol non l’avrei detto all’arbitro?
«L’arbitro è lì per giudicare, giusto? Comunque se fosse stato l’arbitro a chiederglielo in campo, beh, allora sarebbe stato diverso»
20 - Moviola in campo: sì o no?
«Non lo so, non mi convince. Meglio magari il quarto arbitro dietro la porta, altrimenti diventa calcio virtuale»
21 - L’avversario italiano più temibile.
«Paolino Pulici, era un incubo giocarci contro nei derby Juve-Toro: si trasformava, diventava una furia. E poi Gigi Riva»
22 - E lo straniero?
«Cruijff e Maradona»
23 - Il più matto che ha incontrato?
«Facilissimo: Gascoigne»
24 - La squadra più forte in cui ha giocato?
«La Juve del 1982-1983»
25 - Quella della finale di Coppa dei Campioni persa ad Atene. Il tiro di Magath si poteva parare?
«No, era difficile, insidioso. Ma non è quello il punto: fu una partita strana, andò tutto storto. Peccato, eravamo fortissimi»
26 - L’allenatore che ricorda con più affetto?
«Bearzot. Cioè, sono tanti, ma se devo fare un nome allora dico Enzo Bearzot»
27 - Dino Zoff era più forte a 20 anni, a 30 o a 40?
«A 20 ero un buon portiere, a 30 ero straordinario, a 40 ero molto buono»
28 - 1983, il 29 maggio, subito dopo Svezia-Italia 2-0. «Non posso parare l’età», lo disse lei prima di salutare la compagnia.
«Era il mio congedo, mi ritirai. Avrei potuto fare qualche altro anno, ma non a quei livelli. E allora non ne valeva la pena»
29 - Cosa le ha insegnato il tiramolla Reja-Lazio?
«Niente. Sapevo già come andava a finire. Conosco Reja. E conosco Lotito»
30 - Lei si è divertito di più in campo, in panchina da allenatore o da presidente?
«Ma scherza? In campo»
31 - E incazzato di più?
«In campo: non c’è paragone»
32 - Cosa le piace di questo calcio?
«Il calcio»
33 - E cosa non le piace?
«Le esasperazioni, le sceneggiate dopo i gol, le simulazioni, giocatori che si rotolano a terra per due minuti dopo un fallo»
34 - Perché non le hanno mai proposto seriamente un ruolo dirigenziale in Federazione?
«Sinceramente? Non lo so»
35 - E’ tardi?
«Diciamo che non è presto»
36 - Come passa il suo tempo?
«Golf, tennis, mio nipote»
37 - Handicap a golf?
«Un handicap da pippa: 17»
38 - Ce lo giuri: non la vedremo mai a «Ballando con le stelle» o all’«Isola dei famosi».
«Lo giuro»
39 - Ha visto Rivera ballare?
«Mi sono rifiutato di vederlo»
40 - Cosa pensa dei giocatori che twittano tutto il twittabile, per lo più clamorose banalità da pianerottolo?
«Sono i tempi moderni, non me la sento di condannarli. E’ un’altra gioventù. Ai miei tempi non ci si poteva nemmeno pettinare i capelli in un certo modo»
41 - Dino Zoff con un tatuaggio. Si sforzi.
«Non ce la faccio, ripeto: altri tempi»
42 - Piccole gioie quotidiane: a cosa non rinuncerebbe mai?
«Alla giacca blu»
43 - E la cravatta?
«Vengo dalla campagna. Se serve, la cravatta si mette. Certe occasioni vanno onorate, e allora ci si veste bene»
44 - Il calciatore italiano più forte degli ultimi cinquant’anni?
«Modestamente nei 50 grandi scelti dalla Fifa io ci sono. Comunque dico Paolo Maldini, un grandissimo»
45 - Platini o Sivori? Lei ha giocato con entrambi.
«E’ come dire Pelè o Maradona. Sono stati due artisti. Se proprio vogliamo Platini era più Pelè, Sivori più Maradona»
46 - Totti, Baggio o Del Piero?
«Totti e Del Piero. Alex ha vinto di più in campo internazionale, ma alla fine si equivalgono»
47 - Il cantautore preferito.
«Francesco Guccini»
48 - Il film e il libro della vita.
«Il film è «Cinderella Man». E’ un film di boxe e di vita. Ha una morale, una storia forte. C’è tutto, dovrebbero mostrarlo nelle scuole. Il libro invece «La marcia di Radetzky» di Joseph Roth: ogni tanto me lo prendo e lo rileggo, qua e là»
49 - Su Facebook le hanno dedicato una pagina. Non so come dirglielo, ma 8.348 persone hanno cliccato «mi piace».
«Che dire? Mi fa piacere»
50 - A che ora va a dormire?
«Tardi, dopo la mezzanotte»
51 - Prega?
«No. Ringrazio Madre Natura e i miei genitori»
52 - Sogna?
«Sogni strani, che non hanno nè capo e nè coda»
53 - Europei del 2000, finale persa con la Francia, golden gol di Trezeguet, l’attacco di Berlusconi contro di lei, le sue dimissioni da ct, la sua dignità.
«Non potevo non darle. Fece apprezzamenti sull’uomo, mascherate con altre considerazioni tattiche. Non sono un integralista, non lo sono mai stato, ma certe cose no, non si possono sopportare. No, Berlusconi poi non l’ho più rivisto»
54 - Perché dicono che lei era un musone?
«Ero un po’ orso, questo sì, ma musone no»
55 - Gigi Sabani, Neri Marcorè e altri ancora l’hanno imitata per anni. La facevano ridere?
«Beh, insomma... Lo capisco anch’io quando riascolto qualche intervista che ho una voce che fa addormentare, però certe volte mi trattavano da deficiente. Comunque non me la prendo, sono uno sportivo, io»
56 - Cosa la fa ridere?
«Molte cose. Attori, film, circostanze, episodi durante la giornata. Per esempio i due del «Ruggito del coniglio», la trasmissione che va in onda su RadioRai, mi fanno molto ridere: sono davvero bravissimi»
57 - Si divertiva a fare la pubblicità dell’Olio Cuore?
«Pfff, per niente. Sul set non vedevo l’ora di andare a casa»
58 - Suo figlio Marco una ventina d’anni fa ha provato a fare il portiere. L’ha convinto lei a smettere?
«Marco ha giochicchiato, niente di più. Comunque ha deciso lui. Ora fa tutt’altro»
59 - E suo nipote? Le piacerebbe che seguisse la sua strada?
«Ha due anni, è piccolo, lasciamogli il tempo di crescere e scegliere di testa sua»
60 - Giampiero Boniperti e Gianni Agnelli: che ricordi ha?
«Con Boniperti facevamo un po’ la guerra, ma è stato un grande dirigente. Gianni Agnelli mi prendeva sottobraccio prima dell’allenamento. Voleva sapere tutto di tutti i giocatori che
affrontavo, soprattutto in campo internazionale: chiedeva e ascoltava attentamente»
61 - Chi era Gaetano Scirea?
«La persona più bella che ho incontrato, un amico vero»
62 - Cosa le manca di Scirea?
«Lo stile, la serenità. Pensi che Tardelli, durante i ritiri della nazionale, veniva nella nostra camera e diceva: vado in Svizzera. Cercava tranquillità, io e Gaetano eravamo una garanzia»
63 - Ha rimpianti?
«Nessuno. Ho avuto moltissimo dalla vita. Dovrei baciare dove cammino. Ho trasformato il mio hobby in un lavoro. Ho giocato a lungo, più di quanto pensassi. Sono stato felice»
64 - E allora tiri fuori dal film della memoria un’immagine che per lei significa felicità.
«Il bacio a Bearzot al Bernabeu, dopo il trionfo al Mondiale dell’82, subito dopo la fine di Italia-Germania. Con quel gesto sono riuscito a scalfire il mio pudore»
65 - Cosa è stato per lei fare il portiere?
«Una vocazione»
66 - Le qualità di Dino Zoff portiere.
«La completezza e l’intelligenza»
67 - E dell’uomo Zoff?
«La misura»
68 - Cosa si aspetta dal futuro?
«Sono realista, cerco di stare bene: so che la natura fa il suo corso»
69 - Si definisca con un aggettivo.
«Una persona seria. Ma forse è una espressione antica, non crede?»
70 - No. E’ quanto di più moderno e rivoluzionario ci sia di questi tempi.
«Bene, allora lo scriva: penso di essere una persona seria»
Rassegna stampa a cura di Cittaceleste tratta da il Corriere dello Sport