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Discussione: Libri digitali obbligatori a scuola, il Ministero boccia la carta

  1. #21
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    Ascolta, clicca e guarda ecco la nuova formula per insegnare ai ragazzi

    Dai testi di carta ai software: leggere non basta più

    La sfida è catturare la loro attenzione, le loro menti che hanno spie sempre accese e tablet, pc e cellulari sincronizzati giorno e notte. Studenti 2.0 che imparano facendo mille cose insieme, in una rivoluzione multitasking dove il libro di testo non basta più, perché il sapere arriva da mille fonti e la generazione web le mescola tutte. Così la scuola prova a diventare interattiva: la parola più il video, più l’audio, cercando un ponte con quella tribù digitale che sta riscrivendo, sembra, i meccanismi dell’apprendere e del conoscere. Nasce il libro che entra nella Rete, e la Rete che rimanda al libro, e addirittura You-Tube può servire ad approfondire temi considerati “intoccabili”, la Divina Commedia o la poesia del Trecento, ambiti fino a ieri impermeabili a ogni contaminazione. Del resto l’80 per cento dei ragazzi lo confessa apertamente: studiamo connessi a Internet, la musica di sottofondo e il cellulare che vibra, la concentrazione si frammenta sì, ma si moltiplica anche. In tutto il mondo si stanno diffondendo “piattaforme” di studio multimediali, una sorta di laboratori dove si passa dal libro di testo al web e viceversa, attraverso una password data in dotazione a ogni studente. E cercando di catturare l’irrequieta attenzione dei nativi digitali i materiali diventano interattivi, grafici, video, audio. In Italia queste piattaforme sono da tempo diffuse da Pearson, casa editrice specializzata in materiali didattici che, dopo aver lanciato laboratori per imparare la matematica e l’inglese (MyLabMath e EnglishMy-Lab), adesso, con una versione tutta made in Italy, ha costruito MyLabLetteratura e MyLabStoria, entrando nel cuore del sapere umanistico. L’idea è quella di creare un percorso guidato e facilitato, basato sul concetto, ancora poco noto in Italia, del learning by doing,imparare facendo, che secondo la piramide dell’apprendimento dello psicologo americano Edgar Dale farebbe raggiungere i migliori livelli nello studio. «L’universo della scuola», spiega Matteo Lancini, che insegna Psicologia all’università Bicocca di Milano, «è oggi alla ricerca continua di strumenti che possano andare incontro ai nativi digitali, ormai impermeabili alle modalità di insegnamento tradizionali. Parliamo di bambini e ragazzi iperstimolati, che mal sopportano la solitudine del libro. Poter invece interagire con il testo, partecipando alla costruzione del sapere, può certamente favorire la loro attenzione». Imparare facendo. Nella piramide di Dale si riesce a conservare il 90 per cento delle informazioni ricevute, contro il 10 acquisito leggendo soltanto. Navigando nel V canto dell’Inferno nella piattaforma di My-LabLetteratura, collegata a un manuale scolastico cartaceo, ecco la voce di Gassman che recita la passione di Paolo e Francesca,mentre una “linea del tempo” sottolinea le date fondamentali della vita del poeta. E, sullo sfondo, scorrono i quadri ispirati al canto più celebre della Divina Commedia. Sapere multitasking. Andrea Moro, professore di Linguistica allo Iuss di Pavia, è scettico. «Non credo alle piramidi dell’apprendimento,anche se sono cosciente che l’attenzione dei ragazzi è sempre più breve. Dopo mezz’ora di lezione capisci che sono altrove, ma l’unico modo che conosco per catturarli è appassionarli. Non occorrono percorsi semplificati: penso, invece, che ogni ragazzo possa creare un metodo di studio autonomo faticando tra un libro, un dizionario, anche on line, perché no, ma facendo da sé uno schema di ciò che ha appreso ». In realtà le piattaforme sono contenitori aperti, in cui “coabitano” insegnanti e studenti, libri e web. E la multimedialità secondo le statistiche migliorerebbe del 25 per cento il profitto. Ma siamo soltanto all’inizio, aggiunge Paolo Inghilleri, ordinario di Psicologia sociale all’università di Milano. «I ragazzi vivono il loro mondo digitale come qualcosa di separato dalla scuola, e gli insegnanti faticano ad aprirsi alle tecnologie. È indubbio comunque che questi materiali “adattati” riescano a catturare l’attenzione degli studenti. E dall’unione di più linguaggi nasce sempre qualcosa di buono. Ma bisogna stimolare anche passione e spirito critico».


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  2. #22
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    Scuola digitale: tra “dire” e “fare” è questione anche di coerenza di posizioni

    Basteranno i bandi del Piano Scuola 2.0 per realizzare la scuola del futuro? Certamente no. Grazie a quei finanziamenti solo pochissime scuole in Italia potranno realizzare il sogno e l’ottica con cui il Ministero dell’istruzione guarda alla scuola del futuro. Che è ancora di tipo sperimentale, il che significa perdere tempo prezioso. La scuola descritta dall’inserto “La Domenica di Repubblica” è già realtà nel mondo e quando in Italia poche scuole elette l’avranno sperimentata, nel momento in cui dovesse essere messa a regime sarebbe forse già obsoleta perché, come si sa, la società liquida corre veloce.
    Si ripropone, inoltre, la questione dei contributi delle famiglie, oggi volontari e in tutta Italia proprio in questi giorni al centro di una polemica che sta mettendo in ginocchio le scuole, che senza questi contributi non potranno sopravvivere. L’ultima circolare del MIUR ribadisce la volontarietà dei contributi pur riconoscendone l’essenzialità per un’offerta formativa di qualità. Una posizione che lascia le scuole autonome sole e disarmate, senza non solo chiarire ad esempio con quali fonti esse debbano far fronte a spese vive obbligatorie, come l’assicurazione per gli alunni, ma esponendole a generiche proteste e a situazioni difficili dalle quali non si riesce ad uscire.
    La presa di posizione del Miur ha ricadute sull’autorevolezza dei Consigli di Istituto e delle loro delibere con le quali, con occhio attento ai propri bilanci, hanno stabilito cifre minime e massime di contribuzione, spesso anche articolandole con attenzione per fasce di reddito e prevedendo anche l’esenzione dal contributo in situazioni di particolare difficoltà. Non va sottovalutato che il ricorso a forme di contribuzioni volontarie era anche determinato dal ritardato pagamento dei crediti che le scuole vantano nei confronti dello Stato (si stima per oltre 1 miliardo di euro di residui attivi iscritti a bilancio) per spese obbligatorie come supplenze ed Esami di Stato. Il mancato pagamento del credito da parte del Miur ha costretto le scuole ad anticipare con operazioni di cassa, utilizzando per lo più i contributi delle famiglie, denari annunciati, impegnati ma mai versati alle scuole. In fatto di coerenza non è il massimo!

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  3. #23
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    Predefinito Scuola, firmato Decreto in materia di adozioni dei testi scolastici

    Dall’anno scolastico 2014/2015 solo libri digitali o misti. Un tablet per ogni studente e zaini più leggeri. Bloccati i prezzi di copertina e ridotti i tetti di spesa.
    Libri cartacei addio. Ancora un anno di tempo e nella scuola italiana entreranno solo libri digitali o nel formato misto. E’ stato firmato dal ministro Francesco Profumo il decreto ministeriale in materia di adozioni dei libri di testo. Tra le principali novità, la disposizione per i Collegi dei docenti di adottare, dall’anno scolastico 2014/2015, solo libri nella versione digitale o mista. Inizialmente, l’innovazione riguarderà le classi prima e quarta della scuola primaria, la classe prima della scuola secondaria di I grado, la prima e la terza classe della secondaria di II grado.
    Novità in arrivo anche per i costi sostenuti dalle famiglie. Se i prezzi di copertina dei libri, definiti per l’anno scolastico 2013/2014, restano confermati anche per il 2014/2015, si riducono i tetti di spesa entro cui il Collegio dei docenti deve mantenere il costo complessivo dei testi adottati. La riduzione, rispetto ai limiti stabiliti per l’anno scolastico 2013/2014, è del 20%. Ma nel caso in cui l’intera dotazione libraria sia composta esclusivamente da libri in versione digitale la sforbiciata è più consistente, con una riduzione che arriva fino al 30%. I nuovi tetti si applicano per le adozioni dei libri della prima classe della scuola secondaria di I grado e della prima e della terza classe della secondaria di II grado. Per le rimanenti classi, restano validi i limiti già definiti per le adozioni relative all’anno scolastico 2013/2014. I risparmi ottenuti potranno essere utilizzati dalle scuole per dotare gli studenti dei supporti tecnologici necessari (tablet, PC/portatili) ad utilizzare al meglio i contenuti digitali per la didattica e l’apprendimento.
    La consultazione dei testi digitali sarà resa possibile attraverso una piattaforma che il Ministero metterà a disposizione degli istituti scolastici e degli editori, affinché i docenti possano consultare e scaricare on line la demo illustrativa dei libri di testo in versione mista e digitale, ai fini della loro successiva adozione. In ogni caso, al fine di assicurare la gradualità del processo di innovazione, anche a tutela dei diritti patrimoniali dell’autore e dell’editore, solo per le prima e terza classe della secondaria di II grado il Collegio dei docenti potrà eventualmente confermare le adozioni dei testi già in uso. Una deroga valida però solo per i due anni successivi all’introduzione dei libri digitali, cioè gli anni scolastici 2014/2015 e 2015/2016.
    Con la firma del Decreto la scuola raggiunge un’ulteriore tappa verso la realizzazione degli obiettivi fissati dall’Agenda Digitale italiana. Grazie a questi provvedimenti gli studenti avranno la possibilità di utilizzare anche a scuola, e per obiettivi didattici, strumenti che già utilizzano diffusamente a casa, migliorando il livello delle competenze digitali dell’intera popolazione italiana. Senza dimenticare i benefici che potranno derivare da zaini alleggeriti dal peso spesso eccessivo dei libri di testo in formato cartaceo.


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  4. #24
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    Editori contro Profumo: “Gli istituti non hanno sufficienti dotazioni tecnologiche”

    Gli editori negano di aver siglato un accordo con il ministro Profumo, anzi sostengono di avere detto al ministro di ritenere il decreto “inapplicabile” Il Giornale parte all’attacco degli ultimi provvedimenti del ministro Profumo e questo sui libri digitali lo ritiene un “provvedimento di facciata dietro al quale c’è il nulla perchè i soldi per la digitalizzazione della scuola non ci sono e non si può pensare di farlo a costo zero.” Il quotidiano milanese riporta il disagio dell’Associazione italiana Editori secondo cui il ministro non «ha affatto convinto gli editori della bontà» del provvedimento, sottolineando anche di non essere preoccupati soltanto per le conseguenze gravi sull’intera filiera, editori, grafici, cartai, librai e agenti. Non c’è dubbio infatti che gli editori non abbiano alcun interesse a vedere progressivamente ridotto e poi definitivamente annullato il mercato dell’editoria scolastica che ammonta ad oltre 650 milioni di euro annui e che dunque abbiano tutto l’interesse a rimandare la digitalizzazione della scuola. Sono altrettanto vere però anche le altre problematiche messe in evidenza nel comunicato degli editori. Ovvero che le scuole non hanno dotazioni tecnologiche adeguate, a cominciare dalla banda larga. E sono ancora molto poche quelle dotate di wi-fi. Il ministro poi, scrive sempre Il Giornale, non sembra essersi minimamente posto il problema della mancata preparazione degli insegnanti. Quanti di loro sono in grado di gestire con disinvoltura i devices tecnologici visto che l’età media dei nostri professori è 50 anni? Anche per gli studenti si pone il problema dei supporti tecnologici: si porteranno I-pad e I-phones e e Kindle da casa?E la scuola sarà obbligata a fornirli a chi non li ha? Con quali soldi? Non solo. Gli editori accusano il ministro anche di qualcosa di più grave di una semplice mancata programmazione economica. «Le intenzioni del ministero sembrano frutto della sola determinazione di voler favorire l’acquisto di tablet e pc e non poggiano su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale -scrivono gli editori- Così come non risulta siano state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini ed adolescenti esposti ad un uso massiccio di devices tecnologici». L’Aie conclude ribadendo una netta presa di distanza «da un decreto che ritiene dannoso e inapplicabile.


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  5. #25
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    Banchi digitali open source e low cost

    Un computer low cost e open source integrato in un banco scolastico, con uno schermo touch. È l’esperimento di scuola digitale in corso da un mese in un istituto professionale di Trapani e che sarà esteso in tre di Roma e in uno di Palermo Progetto originale, perche finora sono stati altri gli strumenti tecnologici nelle classi italiane: lavagne elettroniche e tablet, soprattutto. «Abbiamo preso un Raspberry Pi dall’omonima fondazione, a 25 dollari, e l’abbiamo chiuso m un banco, su cui abbiamo montato una tastiera e uno schermo touch da 7 pollici, coperto da un plexiglass», dice Marco Neri, responsabile del progetto presso Almaviva, azienda di consulenza It e system integrator. «Basta sollevare il plexiglass per usare il banco in modalità digitale. Se no, e un normale banco», spiega. Il Raspberry Pi è un computer grande quanto una carta di credito, architettura Arm (quella degli smartphone), sistema Gnu/Linux. È un’idea nata nell’università di Cambridge proprio per digitalizzare ospedali, scuole. «Il sistema può collegarsi a un portale di servizi cloud: contenuti didattici, i file delle lezioni, ebook, l’applicazione per il registro: è già funzionante nell’istituto di Trapani». Costo totale, «120 euro per banco, ma solo perché ora è in uno stadio di prototipo. Sarà molto più economico, una volta prodotto in serie». Almaviva è in trattativa con vendor internazionali, per questo scopo e conta di vendere l’installazione alle scuole a partire dal prossimo anno scolastico. «Il progetto mi ricorda i banchi informatici sviluppati da Smart Technologies, negli Usa e in Svezia: ma quelli spiega Paolo Ferri, dell’università Milano Bicocca e membro della commissione Scuola 2.0 nominata dal Miur per diffondere tecnologie e modelli didattici. «Gli standard anglosassoni, che stiamo adottando in Italia in alcune scuole pioniere, mettono invece i tablet nelle mani di bambini e ragazzi, che possono portarseli a casa», spiega. Nelle primarie e nelle medie ci sono anche lavagne elettroniche, sostituite pero da videoproiettori interattivi nelle superiori. La grandezza dei tablet cambia con l’età dei ragazzi. «Nelle superiori tendiamo a usare notebook convertibili in tablet». Nelle scuole, viene installato anche un totem per la gestione amministrativa e delle presenze, il wifi e la connessione a internet. Sono una ventina le scuole italiane attrezzate in questo modo, «e l’obiettivo è averne altre due-tre per regione, per un costo di 20omila euro a scuola, compresa la formazione dei docenti».


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  6. #26
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    Classi hi-tech, libri gratis e nessun bocciato ecco la via finlandese alla scuola perfetta

    Viaggio nell’istituto superiore Meilahden Yläaste, modello di istruzione personalizzata e in cima alle classifiche Ocse Qui i ragazzi studiano tre lingue straniere, hanno risultati eccellenti nelle materie scientifiche e non fanno esami

    Qui, nell’anonimo edificio in mattoncini rossi anni Cinquanta, tra palazzi scatoloni del piccolo ceto medio postbellico immersi tra gli alberi, il sole comincia a sciogliere ghiaccio e neve. La campana, o meglio il suono sommesso bitonale, come per l’imbarco in aeroporto: benvenuti a bordo, nel viaggio verso l’età adulta e le scelte della vita. Arriva di corsa Vesa Sarmia, special education teacher: oggi ha tre casi difficili. I computer sono già accesi in ogni classe. È un lunedì come un altro, qui alla Meilahden Yläaste, Kuusitie civico 12, la scuola generale superiore considerata un istituto modello nella Finlandia che — dicono i rapporti Pisa, Program for international students assessment dell’Ocse — vanta il miglior sistema scolastico del mondo. Tutto pubblico, ipergratuito, per trasformare teenager e giovani in adulti con chance forti di lavoro. Passiamoci allora una giornata, vediamo come funziona. «Primo, una breve riunione », mi spiega la preside in rosso. «Prepariamo la consulenza individuale settimanale a ogni ragazza e ragazzo, per aiutarlo a scegliere il suo programma di studi da noi e dopo ». La struttura del sistema, in breve: la Meilahden Yläaste è una scuola media superiore, educa cioè i giovani tra i 14 e i 16 anni, il triennio conclusivo della scuola dell’obbligo, prima della scelta tra liceo o scuola professionale, triennali entrambi, che abilitano a università o politecnici. Tutto gratuito, rette universitarie o di politecnico 80 euro annuali e aiuti statali ai giovani dai 7.200 ai 9.000 l’anno, per fitto e altro, libri a disposizione. «Non bocciamo, non lasciamo cadere nessuno», dice la gentile Rouva Doktori (dottoressa) Riitta. «Niente esami veri prima dell’ammissione a università o politecnico, gli esami duri sono all’ateneo per gli aspiranti insegnanti». Dopo la riunione, la preside procede con una breve ispezione nelle classi. Si affaccia, i ragazzi salutano in inglese, «Good morning, mrs Principal », vedendo l’ospite straniero. Studiano sodo, concentrati. Lingua e letteratura finlandese, lo svedese (lingua della minoranza qui) e l’inglese d’obbligo, la terza lingua straniera facoltativa ma chiesta da tutti, «scelgono soprattutto tedesco, spagnolo, ora decolla il cinese», materie scientifiche. Musi lunghi a matematica, i ragazzi si somigliano in tutto il mondo. Nell’ora d’inglese invece si divertono da pazzi: ognuno svolge un tema navigando in rete con uno dei computer portatili della scuola. Computer anche ai corsi di design, arti visuali e scultura: ragazze in maggioranza, mostrano fiere sculture in stile moderno o bozzetti di moda. Le classi sono gruppi d’amici ma non chiuse: ogni ragazza o ragazzo ha un programma di studio individuale, scelto con lui secondo la sua personalità e vocazione, con colloqui continui, quasi un abito su misura del sapere, per lanciarsi domani nel mondo del lavoro. Ai muri, né crocifissi né emblemi nazionali. Solo un piccolo busto del maresciallo Mannerheim, padre della patria, in sala professori. Tra i ragazzi,parecchi figli di migranti, vestono come vogliono, niente divieto del velo: docenti, giochi online e classi li aiutano nei corsi accelerati per imparare il finlandese. Computer online e connessione wireless gratuita ovunque, anche nella fornitissima biblioteca al pianterreno. Nessun lusso: pareti imbiancate quando proprio è necessario. Rigore come nel duro dopoguerra, quando un nyet di Stalin vietò alla Finlandia di accettare il Piano Marshall. Ma sul digitale non si risparmia. «E cerchiamo sempre di insegnare in contatto col concreto, col mondo reale», dice la giovane Eeva Haapanen, insegnante di educazione fisica, in un italiano perfetto. Rapido sguardo di Riitta alla contabilità. «Le scuole», spiega, «sono autonome dal ministero, scelgono da sole gli insegnanti con un bando, possono tenerli quanto vogliono. Per fortuna la spesa pubblica per l’istruzione è il 7,2 per cento del prodotto interno lordo, sui bilanci delle famiglie carichiamo una spesa sola: cartella o zaino. Libri e tutto il resto, fino ai computer, lo forniamo noi». Ore 11,45, suona di nuovo la campanella: pausa mensa. Rouva Doktori Erkinjuntti e Sarmia sono in coda con i ragazzi, che parlano dei voli più economici per i prossimi concerti di Justin Bieber, dei Biffy Clyro o dei Depeche Mode. Insalate, poca carne, acqua, latte o kefir da bere, menu concordato con genitori e studenti. Herra Sarmia si confessa: «Stamane ho ripescato due ragazzi dell’ultima classe, forse avevano alzato il gomito, avevano saltato il compito d’inglese. L’abbiamo finito insieme, ma in classe, non ghettizzandoli. Scusi, ora corro a casa del giovane rom. Ha una storia di vita violenta ma cerco di salvarlo. Corsi a casa per lui, magari a 16 anni o alla peggio un anno dopo passerà il titolo intermedio, troverà una scuola professionale. È una loro tra- dizione non mandare i figli a scuola, dobbiamo adattarci». «Meglio per i contribuenti», interviene la preside, «se finisce emarginato sarà infelice e costerà a tutti, se studia troverà un lavoro dignitoso». La campana suona di nuovo, pausa finita. Un quindicenne si avvicina timido, mi prega di ascoltarlo cantare, intona “O sole mio” come un tenore. «Puntiamo a mandarlo al conservatorio», mi sussurra Rouva Doktori Herkinjuntti. Il lavoro di “mrs Principal” continua, frenetico: telefonate per ordinare nuovi libri, visite alle classi più avanzate in biologia e storia, briefing con la psicologa, l’infermiera, il cuoco e l’operatore sociale della scuola. Corso di musica, ultima tappa: ragazze e ragazzi preparano un concerto rock di tarda primavera, vale nel punteggio. «Lo stress del rapporto di fine anno scolastico viene dopo, a giugno, poi gli studenti e noi stacchiamo la spina della tensione», dice la preside. Ore 15,30, suona l’ultima campana. La preside mi saluta sulla porta, i ragazzi escono sorridenti, salutano cortesi, gli occhi sugli smartphone: cercano voli per i concerti rock Gran Bretagna ma anche offerte di lavoro e apprendistato nelle multinazionali finlandesi, asiatiche o tedesche. O ascoltano musica col Nokia a tutto volume, coppiette o amici camminano sottobraccio verso la fermata del bus o la stazione del metrò



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  7. #27
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    Scuola digitale, il decreto Profumo sbarca al Salone del Libro di Torino: “La gradualità chiave per il successo”

    Il 17 maggio guru dell’editoria a confronto sulla rivoluzione 2.0 nelle aule. Il presidente Anarpe Piemonte: «Strutture inadeguate e docenti ancora senza esperienza»

    E’ giusto che la scuola sostituisca il libro cartaceo con il libro digitale? Il dibattito sulla rivoluzione firmata Francesco Profumo sbarca alla Fiera Internazionale del Libro 2013. Venerdì 17 maggio, a partire dalle ore 15.30 presso la sala Business del Lingotto Fiere di Torino, guru dell’editoria si confronteranno sul decreto tanto voluto dall’ex ministro dell’Istruzione. L’incontro, dal titolo “Editoria scolastica – creatività e progetto. Il libro: la struttura di un’idea”, è stato organizzato dall’Associazione Nazionale Agenti Rappresentati Promotori Editoriali (ANARPE) che, insieme all’Associazione Italiana Editori (AIE) e all’Associazione Librai Italiani (ALI), fin da subito ha assunto una posizione molto critica nei confronti di Profumo. Al dibattito parteciperanno Angelo Roncoroni e Giovanni Reale (autori di libri), Giulio Gorello (direttore della collana “Scienza e idee”), Cristina Vernizzi (direttore editoriale RCS spa), Giuseppe Ferrari (direttore editoriale Zanichelli spa), Davide Guarneri (presidente AGE, Associazione Italiana Genitori), Angela Nava (presidente CGD, Coordinamento Genitori Democatici), Lucia Maurenzi ed Eva Giuliano (insegnanti). Presenterà Alessandro Carta, presidente ANARPE. Un’anticipazione sui temi che verranno trattati, intanto, ce la dà Paolo Barbero, presidente ANARPE Piemonte.
    Dott. Barbero, a marzo il ministro Profumo ha firmato il decreto che prevede l’adozione di libri scolastici esclusivamente digitali o misti a partire dal 2014/2015. Ma le scuole sono pronte?
    «Direi di no, e per diversi motivi. Un primo problema è infrastrutturale: molte scuole non sono dotate di banda larga in tutte le aule. Un altro riguarda invece la formazione dei docenti, e non parlo solo di alfabetizzazione digitale, ma soprattutto di innovazione della didattica: la rivoluzione 2.0, infatti, necessita il superamento della lezione frontale. Si tratta di innovazioni interessati, in parte già sperimentate nel mondo anglosassone, ma difficili da realizzare per decreto».
    In una recente intervista a La Stampa la neo ministra Carrozza ha affermato: «La rivoluzione digitale è ineludibile, ma prima facciamo funzionare le scuole». Idee?
    «Sono pienamente d’accordo con la ministra. Ritengo che prima bisogna intervenire sull’edilizia scolastica, sui disturbi di apprendimento, i cosiddetti DSA, o sull’inserimento degli stranieri con percorsi specifici.Il digitale resta comunque un aspetto importante. Ma sarebbe opportuno spingere i docenti a sperimentare didattiche innovative attraverso le tecnologie e non imporre un cambiamento radicale a chi non ha formazione nè motivazioni sufficienti».
    Secondo Profumo la digitalizzazione porterebbe alle famiglie risparmi tra il 20 e il 30 per cento. E’ davvero così?
    «Diciamo che l’abbassamento dei tetti di spesa farà scendere di quella percentuale il prezzo dei libri, ma resta da capire chi metterà i soldi per l’hardware e la connessione per lo studio a casa. Il Decreto Ministeriale 221/2013 all’art. 7 dice “…si provvederà con successivo atto di natura non regolamentare a definire le modalità attraverso le quali le scuole potranno assicurare alle famiglie i contenuti digitali (….) e la disponibilità dei supporti tecnologici…”. Per ora, pertanto, è difficile pronunciarsi. Credo tuttavia che la digitalizzazione rischi di rendere ancora più marcato il divario tra studente e studente, tra chi può permettersi gli strumenti tecnologi e chi invece no. Poi c’è il discorso dell’usato. Con il cloud computing i testi di seconda mano non troverebbero più mercato: gli accessi alle piattaforme e ai cloud per la consultazione dei materiali digitali, infatti, hanno una scadenza. Così, solo chi potrà permettersi libri nuovi avrà accesso ai materiali aggiuntivi e a quelli di verifica».
    Se al 30% della riduzione del tetto di spesa per l’acquisto dei libri ci aggiungiamo il 21% di Iva applicata ai testi digitali (per i cartacei è pari al 4%, ndr), ci rendiamo conto che l’editore incasserà la metà di quanto accade attualmente. Questo che cosa comporterà per l’intero settore?
    «Sicuramente aggraverà la crisi che il settore già attraversa, colpendo tutte le figure della filiera. Sempre più librerie indipendenti, ormai, sono costrette a chiudere perché non riescono a sostenere i costi dell’attività.La grande distribuzione organizzata, poi, ha causato una riduzione delle vendite in libreria anche oltre il 30%. Per gli editori, invece, le minori entrate sono gravate dall’aumento vertiginoso degli investimenti nel digitale, non compensati, per ora, da un calo delle pagine a stampa. La promozione editoriale nelle scuole rischia di non avere più energie sufficienti per presentare prodotti sempre più articolati, trasformatisi di fatto da “libri di testo” in veri e propri “progetti didattici multimediali”. Per quanto riguarda le altre figure della filiera (trasportatori, stampatori, redattori ecc…), rischia di essere una carneficina. E’ stata calcolata infatti una riduzione dell’occupazione in tre anni di circa 15% su 35.000 occupati. Senza contare che questo famoso 20-30% andrebbe a beneficio di industrie straniere produttrici di strumenti tecnologici, a danno dell’industria italiana».
    Quali altre misure potrebbero essere intraprese per alleggerire il carico economico delle famiglie? Si è discusso col governo di introdurre la detraibilità dei libri scolastici?
    «Ai tempi del governo Berlusconi abbiamo provato a chiedere la detraibilità dei libri di testo, ma l’allora ministro Tremonti ci rispose che non era assolutamente possibile per mancanza di fondi. Ora cercheremo di riproporre la questione, d’altronde sarebbe un segnale importante sul significato che il Paese intende dare all’investimento delle famiglie per l’istruzione dei figli».
    Che feedback ha da parte di insegnati e genitori rispetto ai libri digitali?
    «Come genitore posso dirle che mia figlia, maturanda quest’anno, e le sue amiche, non mostrano particolare entusiasmo verso questi “nuovi” testi. I docenti hanno invece un atteggiamento preoccupato, dovuto alle difficoltà di utilizzo degli strumenti, alla mancanza di infrastrutture adeguate e alla mancanza di esperienza didattica. Per questo ritengo che la gradualità sia la chiave del successo per una scuola 2.0».
    In un comunicato congiunto la filiera del libro e della carta ha riaffermato il valore pedagogico e la centralità del libro a stampa, sottolineando i possibili effetti nocivi di un’eccessiva esposizione dei ragazzi agli strumenti elettronici. Che cosa ne pensa?
    «Non ho documenti che mi informino al riguardo in modo soddisfacente, registro però una grande preoccupazione da parte di docenti e genitori. D’altronde, l’esposizione a devices tecnologici (smartphone, ebook, tablet e pc) rischia di diventare davvero eccessiva, soprattutto nei ragazzi molto giovani. Alle ore trascorse davanti a uno schermo a scuola, si sommerebbero infatti quelle dedicate allo studio individuale a casa e quelle, inevitabili, del divertimento e della comunicazione. Inoltre, è stato accertato che la riduzione delle attività manuali aumenta le difficoltà di apprendimento nei bambini».
    Qual è la situazione negli altri Paesi europei?
    «Secondo la classifica dei test Pisa 2009 sulla digitalizzazione nelle scuole, l’Italia si trova al ventinovesimo posto e gli USA al diciassettesimo. Al primo posto Shanghai. Seguono Corea del Sud, Finlandia, Hong Kong, Singapore, Canada, Nuova Zelanda, Giappone, Australia, Paesi Bassi. Ritengo che gli esempi da seguire siano soprattutto europei e che la distinzione non vada fatta sull’inserimento del digitale nelle aule, quanto piuttosto sulla percentuale di PIL destinata all’istruzione, con tutto quel che ne consegue in termini di strutture scolastiche, retribuzione del corpo docenti e motivazione degli stessi».



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    Libri di testo digitali, gli editori ricorrono al Tar

    Ricorso degli editori contro il decreto Profumo sugli e-book. “Non ricorriamo contro i libri digitali - spiega il presidente del gruppo educativo dell’Aie, Giorgio Palumbo – ma contro i tempi e i modi di realizzarne la diffusione, che sono in contrasto rispetto alla legge votata dal Parlamento e non tengono conto delle carenze infrastrutturali delle scuole”.
    Due infatti gli argomenti criticati dagli editori nel ricorso al Tar rispetto al provvedimento ministeriale: l’adozione “forzata” di testi digitali imposta dal decreto per le classi “capiciclo” (la prima classe della scuola primaria e secondaria) e, in secondo luogo, l’abbattimento previsto dei tetti di spesa del 20%-30% già dall’anno 2014/2015.
    Il decreto Profumo – spiega Palumbo – ha introdotto una nuova adozione digitale forzata a dispetto delle autonomie delle scuole e delle stesse capacità tecniche di scuole, insegnanti e alunni ad essere pronti già per l’anno 2014/2015. Costringerà noi editori ad annullare i nostri investimenti e a macerare i nostri magazzini, costituiti in base alla legge dei blocchi delle adozioni e calcolati secondo le ragionevoli aspettative del graduale passaggio al digitale, così come definito dal testo della legge votato in Parlamento“. “In secondo luogo – prosegue – il decreto Profumo è andato in modo irragionevole, senza alcuna istruttoria sui costi reali di produzione che supportasse la decisione, ad abbattere i tetti di spesa per tutte le classi delle scuole secondarie del 20-30% già dall’anno 2014/2015. L’ex ministro si è basato sul falso presupposto che il passaggio al digitale comportasse un abbattimento dei costi di produzione, indimostrato peraltro. Al contrario esso richiede altre professionalità e altri costi e sconta un’iva di 17 punti percentuali (forse da luglio di 18) in più rispetto ai libri di carta. Il danno per noi e per tutta la filiera è ancora maggiore se si considera che dobbiamo stare in questi tetti di spesa non solo per i nuovi libri digitali ma anche per tutti gli altri già in utilizzo“.

    Per tutti questi motivi - conclude Palumbo – il decreto Profumo viola i diritti patrimoniali di autori ed editori, espressamente tutelati dalla legge, creando al tempo stesso un danno di sistema a tutta la filiera – si pensi a stampatori, cartai, promotori, ma anche agli stessi autori – peraltro in modo arbitrario e giuridicamente illogico. Il decreto, oltretutto, non favorisce alcun risparmio per le famiglie, a maggior ragione se si considera che in base alla filosofia del decreto Profumo il risparmio sui contenuti dovrebbe essere da loro investito in tablet e device. Auspichiamo per questo che il ricorso venga accolto: nel frattempo ci ritroviamo a gestire questo momento davvero con estrema difficoltà“.



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    Addio libri e appunti, le app per studiare online

    Il 40 per cento dei maturandi ha dichiarato che per ripassare prima degli esami userà molta tecnologia. Solo il 12 per cento la userà poco e il tre per cento per nulla. È quanto emerge da un sondaggio del sito Studenti.it
    Sì, studiare. Inizia il conto alla rovescia per la maturità, la scena è identica da decenni: spalle curve, aria corrucciata, mano sinistra che sorregge la fronte. A cambiare nell’era 2.0 è il feticcio di studenti disperati. Non più solo libri abbandonati sugli scaffali per cinque anni e d’improvviso tornati indispensabili. Ma smartphone e tablet. Dimenticate scartoffie, appunti, post-it, Bignami e Garzantine, l’ignoranza si combatte a colpi di pollice. LE IMMAGINI
    Chi lo dice? I maturandi 2013. Secondo un sondaggio realizzato da Studenti.it – in collaborazione con SWG -, il 40 per cento ripasserà usando molta la tecnologia, il 40 ne usufruirà abbastanza. Solo il 12 per cento la userà poco e il 3 per nulla. A regnare sulla scena sono le applicazioni: spesso gratuite, di sicuro molto economiche (il costo oscilla tra i 2 e i 5 euro), e facili da consultare ovunque. Basta un cellulare, una connessione alla rete, un click per avere a disposizione interi ingombranti volumi. “Ho un’App del Codice civile per trovare gli articoli più facilmente”, dice Aurora. “Le uso al posto del dizionario di latino: pesa troppo”, commenta Francesco. Molto più di un semplice trend. Marta Ferrucci di Studenti.it: “In rete aumenta la richiesta di materiale didattico, applicazioni per smartphone e tablet. Pensa che solo i nostri servizi sono stati scaricati da 350 mila persone”. Renato Reggiani di Universinet.it: “Maturità 2013? All’insegna di WhatsApp e Facebook. Il 63 per cento degli studenti li userà per copiare”. Altro che bigliettini.

    Un mercato gigantesco. Con 46 milioni di utenti in Europa, 50 miliardi di download per Apple e quota 48 per Android. Niente male per un business nato cinque anni fa. “In Italia siamo ancora indietro”, spiega a Repubblica Marco De Rossi responsabile di Oilproject, piattaforma di studio online. “Ma facciamo passi da gigante. Ogni mese 300 mila persone studiano sul nostro sito almeno una lezione: un milione di alunni l’anno. Abbiamo appena inaugurato la sezione dedicata agli esami di Stato con 55 corsi, 760 video, quiz e tesine. Un’App? Non ancora. Però il 25 per cento dei nostri utenti si collega da mobile, ci stiamo pensando”.
    Perché se “c’è un app per tutto”, come recita uno slogan pubblicitario, la maturità non fa eccezione. Da “Maturità ok”, un vero training per gestire l’ansia prima degli esami, a “Maturapp” di ScuolaZoo.com, che promette soluzioni ai test in tempo reale. Ed è già boom di download. C’è “Il cercaprof” per chi non può fare a meno d’informarsi sui commissari esterni; e se la matematica non sarà il tuo mestiere “iMatematica” può aiutarti almeno a superare l’esame. Poi l’universo dei block notes digitali. “Simple note”; “Notes plus”; “Penultimate” e Dropbox”: i preferiti. Un universo in continua espansione. Unici rischi? Avverte Martina, diplomanda: “Mal di testa da pc e continue distrazioni”. “In teoria dovrei studiare – scrive Federica su Twitter – in pratica è un’ora che faccio shopping online”.

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    Non solo tesine.
    Preparare la tesina di maturità. Non sai da dove cominciare? L’App dell’Università Cattaneo è una guida per realizzarla, e per imparare il metodo d’indagine documentale. Contiene bibliografie tematiche di opere di riferimento e sintesi utili per contestualizzare argomenti e successivi approfondimenti. Inoltre, si possono mettere alla prova interattivamente le proprie capacità di ricerca con un test, e trovare le biblioteche in cui richiedere i libri che si vogliono leggere.
    Maturapp.
    Disponibili solo per iOS, l’app di ScuolaZoo promette di fornire ai suoi follower la soluzione di tutte le prove scritte in tempo reale. Una vera ancora di salvezza. Ma per evitare delusioni dell’ultimo minuto, è possibile prepararsi agli esami prima grazie agli strumenti didattici consultabili.

    Maturità 2013. Notizie sugli esami, consigli per superare le prove e controllare l’ansia, appunti e risorse per scrivere la tesina: è l’App di Studenti.it che aiuta a preparare l’esame di Stato fornendo tutte le informazioni necessarie. Dalla guida sulla traccia da scegliere per il tema d’italiano alle schede dei commissari esterni, le regole per lo svolgimento dei compiti e l’attribuzione dei voti. In più il traduttore di latino e la sezione “Appunti”.
    Simplenote.
    Note, liste, idee e molto altro. Senza bisogno di post-it., o ingombranti quaderni. Appunti che possono essere automaticamente sincronizzati con il computer e altri dispositivi.

    Maturità ok. Un vero training per gestire l’ansia prima degli esami. L’applicazione – per iOS e Android – realizzata in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro cuore, ha quattro funzioni: “Gestisci l’ansia”; “Il mio diario”; “I miei appunti”; “Ripeti e condividi”. E sei sessioni audio/video della durata di cinque minuti che gli studenti possono guardare nei giorni che precedono l’Esame. I primi quattro per rilassarsi in un virtuale ambiente di montagna. Poi alcune simulazioni d’esame. L’obiettivo? Verificare se le tecniche rilassanti insegnate funzionano.
    Docsity.
    Fai una domanda e hai una risposta dalla comunità del web. È ciò che promette l’applicazione di Docsity.it, il sito per universitari e liceali con oltre 500 mila iscritti. L’App ricrea sull’iPhone il network presente in rete e permette l’accesso a tutti i contenuti dal tuo cellulare. Una sorta di Facebook riservato al mondo degli studenti. Come nel popolare social network è possibile creare un profilo, trovare gli amici, e scrivere sulla loro bacheca.
    Temi svolti per la maturità. Esclusivamente dedicata alla prima prova, l’applicazione di Esselibri offre 35 temi svolti suddivisi in funzione delle diverse tipologie di prove previste per l’Esame di Stato: analisi del testo, saggio breve, articolo di giornale, tema di storia e attualità. Ciascuna traccia è preceduta dalle indicazioni sul percorso compositivo seguito nel testo, in modo da offrire al candidato un modello d’esposizione ragionato di cui tener conto durante le prove. Numerosi altri temi svolti sono disponibili sul sito web www. guidamaturita.it.

    iMatematica. La matematica non sarà mai il vostro mestiere, ma è indispensabile per superare la maturità. iMatematica – disponibile per iPhone – è un formulario da taschino che permette di avere a portata di click una tabella dei numeri primi, criteri di divisibilità, proprietà delle operazioni, prodotti notevoli, logaritmi, equazioni, matrici, fattorizzazione, e integrali. Ci sono anche definizioni per la geometria del piano e dello spazio. E nella sezione “Utilità” una calcolatrice scientifica e di percentuali, un risolutore di equazioni di secondo grado e un convertitore di temperatura.
    Wikipedia. Disponibile per iOS e Android è l’App ufficiale della più grande enciclopedia libera della rete. Con oltre 20 milioni di articoli in 280 lingue.Utilissima in caso di vuoti di memoria. È possibile consultarla anche offline.


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