03/02/12, 05:45

CALCIO/Lazio: Lazio, magnifico paradosso

(Speriamo non sia stato solo un sogno passeggero)




E’ stata la notte dell’orgoglio ritrovato, quello di una squadra che contro il Milan ha disputato una partita esemplare, perfetta, quasi predestinata nell’esito finale. In mille altre occasioni (da ultimo al Meazza con l’Inter) impegno e concentrazione si erano infranti contro avversarie favorite dalla fortuna, dai singoli episodi e dalle decisioni arbitrali. Tutto questo, l’altra sera all’Olimpico, si è ribaltato: la Lazio ha saputo sfruttare al meglio le occasioni e ha tratto vantaggio persino da una decisione arbitrale (il fallo di mano di Dias in area) che avrebbe impresso alla partita un destino diverso. Nel bilancio complessivo, anche l’arbitro ha subito pareggiato il conto, non riconoscendo un rigore evidente per un fallo su Radu. Ma è stata soprattutto la Lazio a costruire questo successo importantissimo e prestigioso, con una condotta di gara senza sbavature, che apre prospettive diverse al suo campionato.

Diciamo la verità. La squadra esce indebolita dal mercato di gennaio. La società, scelleratamente, ha sguarnito la rosa di alcuni elementi importanti senza realizzare alcun acquisto di prestigio, nonostante le promesse e alcune trattative condotte con la consueta melina, fino a vederle naufragare in extremis senza avere più tempo per concludere altre operazioni. La prestazione maiuscola della squadra si spiega anche così. Non è la prima volta che Reja, dopo essersi esposto pubblicamente in difesa della condotta societaria, ha esorcizzato la propria delusione caricando i suoi giocatori e convincendoli che, nella parte finale della stagione, avrebbero dovuto giocare per la maglia e per il loro orgoglio dando il massimo in ogni partita, a cominciare dalla sfida col Milan. Anche così possiamo spiegare la rabbia agonistica messa in mostra dagli undici mandati in campo, orfani non solo dei compagni partiti per altre destinazioni e dei molti infortunati, ma anche dell’attaccante più forte, quel Klose che non se l’è sentita di scendere in campo in condizioni menomate.

Proprio dai titolari schierati dal primo minuto è venuta la risposta migliore. Tutti, ma proprio tutti, hanno dato il massimo. Si sono stretti attorno al loro allenatore, un tipo che si assume le sue responsabilità in difesa dei suoi giocatori e che, nei momenti decisivi, chiede proprio a loro di tirare fuori gli artigli. Era accaduto qualcosa del genere poco dopo l’arrivo di Reja a Roma. La squadra rischiava di precipitare nei gorghi della zona retrocessione e la società pensò bene di ingaggiare un “motivatore” da affiancare al tecnico per supportare psicologicamente il gruppo. Reja e i tesserati, in ritiro dopo una sconfitta pesante, si ribellarono e reagirono sul campo con un grande girone di ritorno. Dispiace, adesso, che la società non abbia voluto operare sul mercato per mettere tecnico e squadra nella condizione di fare quel salto di qualità che sembrava finalmente alla portata. Ma questa amara riflessione è stata superata dalla maiuscola prova fornita dalla squadra contro il Milan. Se questo orgoglio ritrovato dovesse resistere nel tempo e trovare conferme ravvicinate nelle prossime gare, assisteremmo al paradosso di una squadra indebolita eppure galvanizzata e più forte. Sarebbe uno splendido, lazialissimo paradosso.

Mauro Mazza

Rassegna stampa a cura di Cittaceleste tratta da il Corriere dello Sport