Il 28 gennaio si ricorda la firma del trattato a tutela dei dati personali.

Il 28 gennaio è International Privacy Day, a contrassegnare la data in cui venne ufficialmente firmato il trattato a tutela della privacy, concordato da e vincolante da gran parte delle nazioni occidentali (28 gennaio 1981). La ricorrenza viene celebrata in Nord-America e nei 27 Paesi della UE, dopo la prima del 2009 a seguito della risoluzione approvata dal Congresso USA con il nome di "Data Privacy Day".
Diversi gli eventi locali in programma, inclusi quelli predisposti in varie città europee. In particolare la conferenza internazionale Computers, Privacy & Data Protection in svolgimento a Bruxelles (25-27 gennaio), evento che punta a creare "un ponte di dialogo tra legislatori, accademici e attivisti". Quest'anno l'accento viene posto sulle recenti minacce alla privacy portato da varie legislazioni (o proposte), insistendo soprattutto per la rimozione delle norme che obbligano i governi alla cosidetta "data retention". Ovvero, citando Wikipedia italiana:
La data retention è la raccolta automatizzata di dati al fine di poter supportare gli organi di indagine in caso di eventuali investigazioni. Prima delle riforme sulla sicurezza, era necessario un decreto emesso da un PM per la raccolta di dati ai fini investigativi. Con la decentralizzazione delle tecnologie dovuta ad Internet, numerosi privati si sono trovati investiti della responsabilità della raccolta obbligatoria e generalizzata dei dati personali.
Mentre la Electronic Frontier Foundation chiarisce:
La data retention obbligatoria danneggia l'anonimato, che è cruciale per 'whistle-blower', investigatori, giornalisti e per garantire comunque la libertà d'espressione a livello politico. Ciò crea invece enormi potenziali per abusi legali ed è una grave limitazione ai diritti e alle libertà di tutti gli individui.Sei anni fa la UE ha approvato la controversa Data Retention Directive, sulla forte spinta delle lobby USA e britanniche, obbligando così i provider Internet e telefonici a raccogliere e conservare i dati del traffico relativo alle comunicazioni via email, telefono e SMS dei propri utenti -- per possibili usi da parte degli organi di polizia. Pur con molte e continue critiche, incluse manifestazioni pubbliche contro quest'eccessiva sorveglianza, la normativa rimane tuttora in vigore.Tant'è che finanche l'ufficio dell'European Data Protection Superivisor ha appena diffuso un comunicato in cui, pur congratulandosi con la Commissione Europea per la riforma in corso, lamenta la mancanza di precise regole per il trasferimento di dati personali al di fuori della EU e la mancata regolamentazione per l'accesso ai dati da parte del settore privato. La bozza della riforma per "un'Europa digitale unita" prevede inoltre di "porre fine all’attuale frammentazione tra i 27 e alla gravosità degli oneri amministrativi, permettendo alle imprese risparmi per circa 2,3 miliardi di euro l’anno." Oltre al diritto a «essere dimenticati»: grazie alla nuova legge, gli utenti potranno chiedere la cancellazione dagli archivi elettronici dei dati che li riguardano e le imprese saranno tenute a farlo, a meno che non ci siano «legittimi» motivi per la conservazione.Fra i vari eventi previsti online, la National Cyber Security Alliance statunitense propone per domani un Facebook Live-stream per discutere questioni al crocevia tra privacy e sicurezza online. La stessa organizzazione offre un'ampia serei di risorse e strumenti per consentire ai cittadini di tutelare la propria privacy non solo sul web, ma anche nell'uso dei social media e dei cellulari. Proprio in questi giorni, anzi, c'è stata la revisione dei termini sulla privacy annunciata da Google: "l'azienda potrà usare le informazioni, condivise nell'ambito di uno dei servizi usati, anche in altri servizi di Google". Ennesima decisione che va suscitando sospetti e critiche da parte dei netizen, pur se e' vero che Google ha aderito alla US-EU Safe Harbor Program, iniziativa per facilitare i rapporti tra imprese USA e le istituzioni e le leggi dedicate alla privacy degli Stati membri della Comunità europea. Senza ovviamente dimenticare le annose problematiche legate alla privacy di Facebook e altri social media, a cui è dedicata un'ampia sezione dell'Electronic Privacy Information Center con documenti e risorse sempre utili.Nel complesso, l'International Privacy Day sarà un'ottima occasione per ampliare il dibattito sui temi caldi per il digitale. Perché, dopo il successo delle proteste della scorsa settimana contro il SOPA e il PIPA, occorre tenere gli occhi ben aperti sulle continue minacce alla libertà della Rete, sotto forma di normative presumibilmente tese a colpire pirateria e criminalità ma di fatto lesive della privacy individuale e favorevoli alla sorveglianza. E pur se spesso ciò parte dagli USA, gli effetti concreti colpiscono il resto del mondo.Come ribadisce Rebecca McKinnon, co-fondatrice di Global Voices Online e autrice di Consent of the Networked: The Worldwide Struggle for Internet Freedom, un libro in uscita fondamentale su queste e annesse tematiche a livello mondiale:
Nell'era di Internet è inevitabile che corporation e agenzie governative abbiamo accesso a dettagliate informazioni sulla vita della gente. Siamo noi stessi a condividere liberamente dati personali su siti aziendali in cambio dell'uso di prodotti e servizi.Ma abbiamo fallito nell'affrontare il conseguente dilemma: come prevenire l'abuso del potere che abbiamo volontariamente delegato a Stato e aziende? ... È vitale richiedere una chiara visione sul modo in cui le autorità prevedono di tutelarci dagli abusi della sorveglianza statale tramite le piattaforme digitali private da cui dipendiamo sempre più.