Torino installa il prototipo: serve per telefonare, andare su Internet, caricare scooter e automobili.

Le davate per morte? Fuori dal tempo? Obsolete? Sbagliavate. Le cabine telefoniche sono più vive che mai. A dispetto del boom dei telefoni cellulari ne sono rimaste ben 130 mila in tutta Italia. D’accordo, solo qualche anno fa erano quasi il triplo. E solo quest’estate l’Authority per le telecomunicazioni ha autorizzato Telecom a sradicarle una a una: 30 mila l’anno. Nel 2016 sarebbero dovute scomparire del tutto.
Non succederà. Molte rimarranno in funzione. E una buona parte verrà riconvertita in qualcosa di avveniristico. Il primo prototipo sarà installato tra qualche settimana a Torino. La città è capofila in Italia per il progetto europeo Smart City, la piattaforma per le città intelligenti che il ministro per l’Università Francesco Profum0 ha definito «un’opportunità strategica per il sistema della ricerca italiano e per la crescita del nostro Paese».
La cabina del futuro, progettata e realizzata da un’azienda torinese, la Ubi Connected, sarà un mix di passato, presente e futuro. Funzionerà con monete, come oggi. Servirà per telefonare, come oggi. Ma si potrà anche usare per navigare su Internet, collegarsi a tutti i siti e usufruire dei servizi offerti dalla città. Ricoprirà anche funzioni di sicurezza, essendo dotata di telecamere di videosorveglianza, contribuendo così al controllo del territorio. E infine - ma questo è lo sviluppo più futuribile - potrebbe anche essere dotata di impianti per ricaricare biciclette, scooter e auto elettriche. Il tutto a impatto zero e consumo zero: al fabbisogno energetico provvederà un pannello fotovoltaico installato sul tettuccio.
«A Torino le cabine intelligenti verranno sperimentate per un anno, poi avranno un futuro in tutta la Penisola», annuncia Daniela Conti, responsabile del settore telefonia pubblica di Telecom Italia. Se l’azienda, anziché smontare gli apparecchi esistenti ha deciso di trasformarli, un motivo c’è. Funzionano, rendono. E a dispetto del comune sentire e del boom dei telefonini, sono in ripresa.
«Dopo anni di crisi, stiamo constatando che la caduta degli introiti si è arrestata. Nel 2011 si è verificata una piccola inversione di tendenza. La gente sta tornando a usare i telefoni pubblici», racconta Conti. Colpa della crisi, forse. Tanti preferiscono rimandare il più possibile la ricarica del cellulare e utilizzare gli spicci in tasca per telefonare da una cabina. E così ciò che sembrava a un passo dalla scomparsa è tornato in auge. Con ricadute non indifferenti: una cabina in una zona strategica di una grande città è capace di rendere anche 10 mila euro l’anno, a fronte di costi di pulizia e manutenzione che nel peggiore dei casi non superano i 2 mila euro.


La Stampa