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Discussione: Test Invalsi due volte all'anno

  1. #41
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    Prove Invalsi: molte proteste, poche proposte


    E' bastato un incidente di percorso per scatenare di nuovo l'opposizione alle prove Invalsi. Il sistema è certamente migliorabile, ma se ne può davvero fare a meno ? Andrea Ichino: "Chi protesta dovrebbe almeno formulare una proposta alternativa".
    Gli errori verificatisi con la somministrazione dei test Invalsi agli studenti di terza media sono stati proprio la classica goccia che è fatto traboccare il vaso: adesso, a puntare il dito contro l’Istituto nazionale per la valutazione, non sono soltanto i movimenti e i sindacati di base, ma anche la Flc e il PD.
    Francesca Puglisi, responsabile scuola del Partito democratico, parla senza mezzi termini di caos e di débacle dell’intero sistema.
    La Flc per parte sua coglie l’occasione per chiedere che la prova nazionale InValSi non sia più parte integrante dell'esame finale della scuola secondaria di primo grado.
    La Uil Scuola sostiene invece che è l’intero meccanismo che va rivisto: indipendentemente dalla necessità di rivedere i risultati degli studenti a causa degli errori contenuti nelle griglie di correzione, i docenti hanno dovuto stare a scuola anche 12-13 ore consecutive.
    Lo stesso sindacato parla dell’esigenza di promuovere incontri “triangolari” fra Miur, sindacati e Invalsi, di dare voce agli insegnanti e individuare procedure snelle.
    Francesco Scrima, segretario nazionale CislScuola, cerca invece di fare qualche distinguo e afferma: “Ci sembra fuori misura la reazione di chi assume un pur deprecabile incidente tecnico come pretesto per decretare l’inutilità e la dannosità della prova nazionale, mentre appaiono del tutto scontate le consuete sparate oppositive in cui ruoli, identità e responsabilità di Invalsi e Miur si confondono, all’insegna di un indistinto ‘tutto fa brodo’”.
    L’episodio dimostra ancora una volta quanto sia difficile nel nostro Paese affrontare con serenità i problemi della valutazione degli alunni, dei docenti e delle scuole.
    Non c’è dubbio che il meccanismo delle prove Invalsi possa essere migliorato, coinvolgendo di più le scuole, promuovendo attività di formazione rivolte ai docenti e di informazione rivolte a tutti (docenti, studenti e famiglie) e magari modificando le modalità di somministrazione delle prove stesse.
    Anche la ferma opposizione contro le prove Invalsi di movimenti e sindacati di base potrebbe forse essere contenuta se si attribuisse alle prove stesse il giusto peso.
    I test Invalsi sono certamente importanti, ma non possono essere considerati “lo” strumento di valutazione per eccellenza.
    Proprio oggi il professore Andrea Ichino, uno degli ideatori dell’attuale sistema di rilevazione degli apprendimenti utilizzato dall’Invalsi, in un articolo pubblicato sul Sole 24 ore ricorda: “I test Invalsi danno una misura imperfetta degli apprendimenti, ma confrontabile nel tempo e nello spazio. Nessuno pretende che questa misura sia la soluzione di tutti i problemi. Ma farne a meno sarebbe miope tanto quanto fare a meno del termometro durante una malattia”.
    E, riferendosi alle polemiche di questi giorni, aggiunge: “Puntualmente si sono sollevate le obiezioni di tutti coloro che sono pronti a criticare, ma mai fanno lo sforzo di offrire soluzioni al problema: come confrontare tra loro studenti di scuole diverse se vengono valutati con prove non comparabili e da valutatori che non usano lo stesso "metro" per giudicare. Se i critici conoscono un metodo migliore e non più costoso ce la facciano sapere”.


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  3. #43
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    Test I risultati delle prove Invalsi. Buon uso del dizionario i ragazzi migliorano in matematica A Nordest i più bravi



    Ci sono eccezioni, specie all' inizio della carriera scolastica, quando le abitudini della famiglia pesano più di quanto si impara in classe. In seconda elementare, ad esempio, i bambini più bravi in matematica sono quelli delle Marche e della Basilicata, mentre in italiano vanno forte quelli del Lazio e dell' Umbria. Ma poi - con il trascorrere degli anni, passando alle medie e alle superiori - i colori sulla cartina dell' Italia diventano definiti, netti, stabili. E i risultati migliori li raggiungono gli studenti di Veneto e Friuli Venezia Giulia, quelli peggiori i ragazzi siciliani e anche quelli della Calabria, dove probabilmente le pagelle andrebbero ritoccate al ribasso visto che «si riscontrano alcune evidenze di cheating», termine tecnico per indicare le copiature di massa. Ma se la classifica generale è sempre quella (Nord, poi il Centro, in fondo il Sud), dal Mezzogiorno arrivano segnali di recupero, soprattutto dalla Puglia ma anche da Abruzzo e Basilicata. Sono ricchi di numeri e tabelle i risultati dei test Invalsi (l' Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), pubblicati ieri. Si tratta delle prove che tanto hanno fatto discutere a maggio con le proteste di una parte di studenti e insegnanti. Prove standard, cioè uguali in tutte le scuole d' Italia, con l' obiettivo di misurare il livello degli studenti a prescindere dal variabile metro di giudizio dei loro insegnanti. Queste tabelle non ci dicono perché gli studenti sono più bravi in alcune Regioni che in altre. Non spiegano se dipende dai ragazzi, dai professori o da altro. Ma fotografano lo stato dell' arte, confermando che le ragazze vanno meglio in italiano ed i ragazzi meglio in matematica. Che tutti, maschi e femmine, rispondono bene quando si tratta di usare il dizionario, mentre zoppicano se devono maneggiare punteggiatura e tempi dei verbi, che migliorano in matematica ma faticano in geometria. Le analisi dell' Istituto nazionale di valutazione ci dicono anche che gli immigrati di seconda generazione, cioè nati in Italia, raggiungono un livello abbastanza vicino a quello dei loro compagni di classe con la cittadinanza italiana. Non è un caso se le Regioni in cima alla classifica, come Veneto e Friuli, sono anche quelle dove ci sono più immigrati, con il 13% degli studenti. E le differenze fra licei e istituti tecnici? Naturalmente restano ma per la matematica, almeno nelle Regioni settentrionali, i risultati sono «sostanzialmente equivalenti». Un dato - sottolineano al ministero dell' Istruzione- che «smentisce la presunta maggiore efficacia dei licei rispetto all' istruzione tecnico professionale». Secondo Roberto Ricci, che all' Invalsi è il responsabile del servizio nazionale di valutazione, c' è un altro dato significativo: «Il calo delle mancate risposte, segno che i ragazzi si stanno abituando a questo tipo di rilevazione». Considerando solo le risposte aperte - quelle in cui bisogna scrivere e non barrare la casella giusta - sono scese dal picco del 27% dell' anno scorso ad una media del 10%, considerata fisiologica. Una cattiva notizia, invece, è che resta una grande differenza tra scuole buone e scuole cattive, fenomeno più evidente che in altri Paesi dove bravi e somari si distribuiscono più equamente. «Puntiamo con decisione sulla valutazione, così come nei migliori sistemi scolastici» dice il ministro dell' Istruzione, Mariastella Gelmini, che parla di risultati «incoraggianti» che arrivano dal Sud. Secondo il ministro si tratta «dell' unico percorso in grado di modernizzare il nostro sistema, ed è un percorso lungo ma necessario». L' anno prossimo i test Invalsi riguarderanno le stesse classi coinvolte finora, seconda e quinta elementare, prima e terza media, seconda superiore. Sarà sperimentale alla Maturità, diventerà stabile dal 2013.



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  4. #44
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    Insufficiente l’integrazione scolastica anche per gli stranieri di 2a generazione


    I dati dell’Invalsi sugli apprendimenti degli studenti in italiano e matematica, pubblicati nei giorni scorsi relativamente alle classi-campione nelle scuole del 1° e del 2° ciclo, fanno emergere, tra l’altro, un quadro significativo anche per quanto riguarda gli alunni stranieri, in particolare per quelli di seconda generazione, nati in Italia da genitori stranieri.
    Il fatto di essere da sempre in Italia può far pensare che, per conoscenza della lingua e della nostra cultura, i ragazzi stranieri di seconda generazione abbiano potuto conseguire livelli di apprendimento uguali a quelli dei ragazzi italiani. Non è così.
    I dati Invalsi smentiscono decisamente questa ipotesi, anche se, nel corso degli anni di scolarizzazione, la forbice iniziale dei livelli di apprendimento tra loro e gli studenti italiani tende a restringersi, sia per italiano che per matematica.
    Nella seconda classe della scuola primaria la percentuale di risposte esatte degli stranieri di seconda generazione è inferiore di 9,2 punti in italiano e di 8 in matematica rispetto a quella degli italiani.
    Nelle successive classi considerate dalla rilevazione Invalsi la forbice si restringe gradualmente soprattutto in matematica, dove si attesta sempre sotto i 4 punti di differenza percentuale (nella secondaria di I grado è in media di 3,1-3,2 punti).
    In italiano la differenza tra italiani e stranieri tende più faticosamente a decrescere (nelle classi prime della secondaria di I grado è ancora di 7 punti), ma tocca il punto di maggiore avvicinamento nell’esame di licenza dove è soltanto di 2,6 punti in meno.
    Risale a 5,4 punti di differenza, sempre in italiano, nelle seconde classi della secondaria di II grado.
    Una prima considerazione che emerge da questi dati è quella di una non compiuta integrazione degli stranieri di seconda generazione che, soprattutto a causa della non conseguita piena padronanza della lingua italiana, registrano livelli di apprendimento inferiori che investono no solo l’italiano ma anche altre discipline per le quali la lingua è veicolo di comunicazione.
    Per inciso i dati consentono anche di rilevare la differenza dei livelli di apprendimento tra stranieri immigrati e stranieri di seconda generazione, con i primi che mediamente conseguono livelli di apprendimento percentualmente inferiori di circa 5 punti in italiano e 2,5 in matematica.
    Resta confermato, dunque, che la lingua italiana è straniera per gli alunni con cittadinanza non italiana.



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  5. #45
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    Maturità, addio al quizzone

    l progetto: un test per uniformare i giudizi delle scuole
    Sono usati da tempo alle elementari e alle medie, l'anno scorso hanno debuttato alle superiori. Adesso per i test Invalsi è arrivato il momento della Maturità e a giugno 2012 saranno sperimentati su base volontaria durante gli esami di Stato. Sono le famose prove standard, quelle che tanto hanno fatto discutere negli ultimi mesi e che, essendo uguali per tutti, hanno l'obiettivo di misurare il livello degli studenti a prescindere dal variabile metro di giudizio dei loro professori. Il ministero dell'Istruzione sta già cercando le scuole che vorranno aderire volontariamente al progetto. Dovrebbero essere un centinaio, l'idea è trovarne una per ogni provincia in modo da avere un campione rappresentativo di tutto il territorio.
    Se la sperimentazione dovesse andare bene, dall'anno successivo - e quindi dalla Maturità del 2013 - il test Invalsi potrebbe diventare obbligatorio per tutti i maturandi. E prendere il posto del quizzone, la terza prova che oggi consiste in una serie di domande su cinque materie preparate dalle singole commissioni e quindi diverse da scuola a scuola. Ecco, ma il test Invalsi della Maturità quali materie potrebbe toccare? Sicuramente italiano e matematica, come già avviene alle elementari e alle medie. Ma si studia l'ipotesi di una prova standard anche per la lingua straniera. Una volta a regime, e quindi non prima del 2013, il test Invalsi potrebbe far media nel voto di maturità, come oggi avviene per l'esame di terza media. Durante la sperimentazione, invece, il risultato resterà fuori dal voto finale.
    Perché allargare il campo di applicazione di questi test? «La valutazione - ha detto Mariastella Gelmini ieri a Cernobbio, nel suo intervento al Forum Ambrosetti - è una pratica diffusa in tutti i Paesi avanzati ed è essenziale per alzare la qualità del sistema dell'istruzione». Test simili sono diffusi non solo in singoli Paesi stranieri ma anche a livello internazionale, come quelli Ocse Pisa che ogni tre anni valutano il livello dei quindicenni di una settantina di Paesi. In base agli ultimi risultati - pubblicati dall'Ocse nel dicembre scorso, ma relativi ai test dell'aprile 2009 - gli studenti italiani hanno recuperato quattro posti in italiano e tre in matematica.
    Un'inversione di tendenza dopo anni di continui peggioramenti anche se continuiamo a galleggiare intorno a metà classifica. E con buone notizie arrivate dal Sud, specie dalla Puglia che rispetto a tre anni prima ha migliorato il suo risultato di 50 punti (circa il 10%) salendo sopra la media nazionale. Una volta a regime, i test Invalsi alla maturità potrebbero avere anche un'altra conseguenza: far pesare il voto della Maturità nei test d'ammissione per le facoltà universitarie a numero chiuso, proprio quelli che cominciano oggi. Il meccanismo era stato previsto nel 2007 dall'allora ministro Fioroni, ma poi congelato nel timore che avrebbe premiato non gli studenti più bravi ma quelli con i professori più generosi. Una distorsione che potrebbe essere eliminata o almeno ridotta proprio con le prove Invalsi, uguali per tutti e per tutti corrette allo stesso modo.
    Già quest'anno, invece, all'esame di Stato ci sarà un'altra novità. Dopo la pubblicazione dei quadri chi avrà preso almeno 80 su 100 potrà sottoporsi, sempre volontariamente, ad un altra prova, sempre un test standard uguale in tutta Italia. Ma che stavolta metterà in palio borse di studio da 10 mila euro per chi deciderà di iscriversi all'università lontano da casa. Soldi che saranno assegnati ai primi classificati e a prescindere dal livello di reddito.




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  6. #46
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    Cinque domande al Nord, al Sud e ai prof sui test Invalsi

    Inizio d’anno scolastico: solita buriana sull’irrisolvibile problema della formazione e del reclutamento degli insegnanti, sui presunti affollamenti delle classi, etc. Dopo le polemiche primaverili, il Rapporto nazionale Invalsi di luglio sui risultati delle prove si è perso nella calura estiva e per il momento non se ne parla molto. Poiché invece della scuola la cosa più importante è cosa ci si impara, vale la pena cominciare a guardarci dentro, magari in modo non sistematico.
    1. Non sarebbe vero che risultati mediocri dei nostri studenti siano dovuti alle prove a risposta chiusa, i famigerati quiz, che comprimerebbero le loro capacità. I risultati peggiori, sia in Invalsi sia in Pisa, vengono dalle risposte aperte, che richiedono più impegno e più capacità e che, infatti, corrispondono ai livelli più alti di prestazione. In parte ciò è dovuto forse alla mancanza di motivazione: le percentuali di mancata risposta diminuiscono nelle classi dove il Snv non è al debutto e perciò si comincia a comprenderne l’importanza. Ma non potrebbe contare anche il fatto che i nostri studenti sono poco abituati ad esprimere sinteticamente motivate valutazioni personali? Le terze prove dell’esame di maturità nella loro grande maggioranza riproducono delle interrogazioni formato bonsai.
    2. Guardiamo ai licei. Secondo Invalsi i licei del Sud raggiungono lo stesso livello degli istituti tecnici del Nord, che sono inferiori ai licei del Nord, e per di più - novità - i licei del Centro tendono ad omologarsi a quelli del Sud. Ciò vuol dire che i mediocri risultati del Centro e del Sud non riflettono solo una rilevante percentuale di livelli bassi, ma anche una scarsità di livelli alti (che in generale sono presenti nei licei).
    Entrare nel Sancta sanctorum dei licei romani e toscani, collocati nell’area geografica del Centro che, come è detto sopra, non brilla proprio per i licei, è costato a maggio la mobilitazione ostile della stampa. E si trattava in fondo di una valutazione senza ricadute concrete. Ci si può immaginare cosa succederà quando si toccheranno nel vivo i vantaggi di avere voti gonfiati per l’accesso alle università, ai concorsi pubblici e ai finanziamenti per l’eccellenza...
    3. È sempre più provato lo iato fra Nord e Sud. Fattori genetici o sociali? La seconda che hai detto! Al Sud i bambini all’inizio del percorso sembrano più svegli di quelli del Nord; è dopo che si perdono. La ragione potrebbe essere che la scuola non lavora come dovrebbe, che ci sia troppo lassismo ed indulgenza verso i risultati bassi, che è poi auto-indulgenza? Di solito a questo punto saltano su gli esempi preclari di eccellenza. Ma il problema del Sud è una normalità accettabile, garantita, standard, che avvicini i livelli culturali delle diverse classi sociali. Perché gli appassionati al tema dell’equità sono anche sostanzialmente i difensori della scuola del Sud così come è?
    4. Gli stranieri di seconda generazione, perché non recuperano? Perché, per populismo ed in omaggio al politically correct, agli infelici è applicato il metodo globale, in disgrazia anche presso gli autoctoni. In nome dell’accoglienza e della non discriminazione li si colloca linguisticamente nudi e crudi nelle classi e non si insegna loro a parlare italiano con corsi appositi, in modo sistematico, organizzato ed obbligatorio. Di solito a questo punto saltano su di nuovo quelli che sbandierano le poche eccellenze esistenti. Ma non di buon cuore c’è bisogno, ma di routines decenti, garantite e standard. Questa situazione è grave non solo per ragioni di equità, ma anche di efficienza: sta diventando di senso comune l’osservazione che fra questi giovani si trovano, oltre che casi difficili, anche i più disponibili allo studio ed al sacrificio, alla ricerca di una promozione sociale ed economica, di cui gli autoctoni non sembrano più necessitare.
    5. Infine una nota di ottimismo. A volte le risposte dei bambini e degli allievi si rivelano migliori di quanto si sarebbero aspettati gli insegnanti, che a volte lamentano la eccessiva difficoltà di prove che ottengono invece risposte positive. Non è che gli adulti che lavorano nella scuola in Italia si sono troppo seduti?


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    Prove Invalsi 2011/2012, stabilite le date


    Rese note, dopo l’incontro di ieri tra le organizzazioni sindacali e i rappresentanti del Miur, le scadenze per lo svolgimento delle prove Invalsi relative all’anno scolastico 2011/2012
    Definite le date (inizieranno le seconde classi delle superiori), non dovrebbero subire variazioni in corso d’opera. Le attività di valutazione hanno bisogno di tempi più distesi, “solo così - conclude la Uil-Scuola - è possibile prevenire molti dei danni generati da una programmazione frettolosa, collaborare per la gestione di un sistema complesso, ma importante per lo sviluppo e la qualificazione del sistema di istruzione”.
    Durante l’incontro sono state presentate le direttive già firmate dal Ministro e la bozza di circolare di accompagnamento.
    Le due direttive sono la n. 87 (Criteri per la predisposizione da parte dell’Invalsi dei testi della prova scritta a carattere nazionale nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione, a.s. 2011/12) e la n. 88 (Obiettivi delle rilevazioni nazionali Invalsi sugli apprendimenti degli studenti, a.s. 2011/12) entrambe datate 3 ottobre 2011

    Ecco le date fissate per lo svolgimento delle prove

    • 8 maggio 2012:
    Classe II Secondaria di secondo grado: prova di Italiano, di Matematica e questionario studente

    • 9 maggio 2012:
    Classe II Primaria: prova preliminare di lettura (prova scritta a tempo della durata di pochi minuti per testare la capacità di lettura/decodifica raggiunta da ciascun allievo) e prova di Italiano;
    Classe V Primaria: prova di Italiano.

    • 10 maggio 2012:
    Classe I Secondaria di primo grado: prova di Italiano, di Matematica e questionario studente.

    • 11 maggio 2012:
    Classe II Primaria: prova di Matematica;
    Classe V Primaria: prova di Matematica e questionario studente.


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    Prove Invalsi: informare è meglio

    Parte con notevole anticipo rispetto allo scorso anno scolastico l’informazione sulle prove Invalsi. La Nota Miur n.6830 del 18 ottobre trasmette la Direttiva n.88 per la rilevazione degli apprendimenti nell’anno scolastico 2011/12, facendo chiarezza su obiettivi, modalità e impegni del personale.
    Come negli anni scorsi, la rilevazione riguarderà obbligatoriamente tutti gli studenti delle classi II e V della scuola primaria, I e III della scuola secondaria di primo grado e II della scuola secondaria di secondo grado.
    Discorso a parte per la classe V della secondaria di II grado. Mentre l’11 settembre 2011, il Ministero annunciava la sperimentazione dei test Invalsi all’esame di stato in alcune scuole campione e su base volontaria, adesso di fatto si procede con maggiore cautela. “Per gli alunni delle classi quinte -dispone la Direttiva- l’Invalsi valuterà, limitatamente all’italiano, i livelli di apprendimento degli studenti a conclusione dei percorsi dell’istruzione secondaria superiore, utilizzando un campione significativo di prove scritte delle diverse tipologie, relativo a tutti gli ordini e gli indirizzi di studio del secondo ciclo di istruzione. La rilevazione avrà come riferimento gli obiettivi di apprendimento propri dei percorsi di studio del vecchio ordinamento e riguarderà alcune provincie del nord, del centro e del sud del Paese”. Quanto all’introduzione di prove standardizzate nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo della scuola secondaria di secondo grado, ci si limita ad uno “studio di fattibilità” in collaborazione con la Direzione generale per gli ordinamenti e l’autonomia scolastica.
    Sia la Nota ministeriale che la Direttiva dicono chiaramente che gli impegni del personale scolastico coinvolto nelle attività di rilevazione dovranno essere programmati nel piano annuale delle attività ed avere un riconoscimento economico.
    Si torna a sottolineare che servono però la “collaborazione” e il “concorso istituzionale” di tutti i soggetti al fine di una efficace realizzazione delle prove, utile a “promuovere un generale e diffuso miglioramento della qualità degli apprendimenti” che è l’obiettivo fondamentale.
    La novità riguarda la dichiarata esigenza di “puntuali e capillari interventi di informazione e formazione finalizzati a diffondere, all’interno e della scuola e a favore delle famiglie, una corretta conoscenza delle finalità della rilevazione e del suo svolgimento”. Le polemiche dell’anno scorso hanno lasciato il segno: personale, studenti e famiglie vanno coinvolti e preparati.


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    Voti bassi? Il ministro taglia i fondi

    Il piano di ristrutturazione della Gelmini nella lettera alla Ue
    Gli annunci di riforma del governo ricompattano i sindacati, verso lo sciopero generale
    Per ora è lì, nella lettera delle buone intenzioni che il governo italiano ha recapitato ai partner europei. Ma il progetto ha già qualche anno di vita e ora il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, è pronta a tirarlo fuori per passare dalle parole ai fatti.
    Ai piani alti di viale Trastevere le cose sembrano più chiare: si tratta di ridefinire il sistema di assegnazione delle risorse alle scuole sulla scorta del modello inglese, premiando le scuole che ottengono risultati migliori in termini di rendimento dei ragazzi e penalizzando gli istituti che arrancano, così come avverrebbe in un sistema di mercato che fa della concorrenza il suo strumento di selezione naturale.
    Le rilevazioni dovrebbero essere condotte attraverso l'Invalsi, un istituto che in verità oggi, a causa di una forte carenza di personale e di risorse, è già in difficoltà con i quiz per gli esami di stato. La lettera che declina le cose fatte e quelle da fare annuncia anche provvedimenti per valorizzare il ruolo dei docenti, «elevandone, nell'arco d'un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo»; si introdurrà poi «un nuovo sistema di selezione e reclutamento». E sul fronte della carriera dei docenti, la Gelmini ha pubblicamente annunciato che è sua intenzione rimettere in carreggiata il disegno di legge di Valentina Aprea, presidente della commissione istruzione della camera. Fermo da anni per la contrarietà di gran parte del mondo sindacale, che finora si è mosso in ordine sparso. Ma le cose sono cambiate anche su questo versante. Dopo vari scioperi della Flc-Cgil, il 28 ottobre scorso ha scioperato la Uil del pubblico impiego e della scuola contro i tagli delle ultime manovre; il 12 novembre scenderà in piazza la Gilda degli insegnanti. Critiche e annunci di mobilitazioni anche dallo Snals-Confsal contro il dl di stabilità. E poi la Cisl scuola che annuncia: «É stato raschiato il barile, non si può più tagliare nulla». Gli interventi annunciati nella lettera, a partire da pensioni e licenziamenti, potrebbero fare il resto. Per decidere se sarà sciopero generale si attendono le mosse dei prossimi giorni dei segretari di Cgil, Cisl e Uil.



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    A maggio prove Invalsi: per i Cobas è già sciopero


    Il sindacato di base di Piero Bernocchi ha già deciso con 5 mesi di anticipo: l'8 maggio, quando prenderanno avvio le prove Invalsi nelle scuole di tutta Italia, ci sarà sciopero.
    Sulle prove Invalsi i Cobas della scuola non hanno nessuna intenzione di fare neppure mezzo passo indietro.
    Il sindacato di base di Piero Bernocchi fa registrare anzi un vero e proprio record in materia di tempi di proclamazione degli scioperi.
    Proprio nelle ultime ore, infatti, i Cobas hanno comunicato agli al Dipartimento della Funzione Pubblica che l’8 maggio ci sarà uno sciopero dell’intero comparto scuola.
    E la data è esattamente quella in cui avranno inizio le rilevazioni dell’Invalsi nelle scuole di tutta Italia.
    Questo è appunto il calendario già reso noto dal Presidente dell’Istituto nelle settimane scorse

    Scuola primaria
    Classi II e V - prove di lettura (solo per la II) e di lingua italiana 9 maggio
    Classi II e V - prova di matematica 11 maggio
    Scuola secondaria di primo grado (classi I)
    Prove di italiano e di matematica 10 maggio
    Scuola secondaria di secondo grado (classi II)
    Prove di italiano e di matematica 8 maggio

    Intanto, pochi giorni fa l’Invalsi ha messo a disposizione delle scuole nel sito dell’Istituto i risultati delle rilevazioni svolte nel maggio 2011.
    I dati disponibili sono particolarmente ricchi e consentono, alle scuole che lo desiderano, di svolgere un’analisi ampia ed accurata sugli apprendimenti di lingua e matematica dei propri alunni.
    Per ciascuna classe, infatti, viene fornito il punteggio medio ottenuto dagli alunni; ma l’Istituto mette a disposizione anche i punteggi medi della singola istituzione scolastica oltre che quelli nazionali e regionali.
    Tutto questo però non piace affatto ai movimenti e ai sindacati di base che temono (i Cobas si dicono anzi certi) che i risultati delle prove vengano utilizzati per stabilire graduatorie di scuole, per premiare i docenti delle classi con risultati migliori o, peggio ancora, per punire coloro che si collocano sotto gli standard nazionali e regionali.



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