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Discussione: Test Invalsi due volte all'anno

  1. #11
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    Predefinito Prove Invalsi: può provvedere direttamente l'Istituto

    E' il parere dell'avvocato di Stato Laura Paolucci. I Cobas: "Noi lo sosteniamo da sempre". CUB: "Obbligo per gli alunni, non per i docenti". Anche per la Flc-Cgil la somministrazione non rientra nell'attività ordinaria di scuole e docenti.
    Sulle prove Invalsi cambia la strategia degli oppositori .
    Dopo aver combattuto per anni contro l’obbligatorietà delle prove i Cobas stanno mettendo a punto una nuova linea di intervento.
    L’Invalsi è liberissimo di predisporre tutti test che ritiene ma il punto della questione - secondo i Cobas - è un altro: la somministrazione delle prove e tutte le operazioni connesse (dall’anno scorso ai docenti è stato di fatto assegnato anche il compito di riportare le risposte degli alunni sulle apposite schede di rilevazione predisposte dall’Istituto) comporta un lavoro aggiuntivo che non rientra fra i compiti “obbligatori” del docente che, quindi, non è tenuto a svolgerlo.
    Ma i docenti che decidessero di accettare tale compito aggiuntivo devono essere remunerati con il fondo di istituto.
    I Cobas della scuola del Piemonte colgono anzi l’occasione di una recente circolare dell’Usp di Torino con cui si trasmette alle scuole il testo di un intervento dell’avvocato di Stato Laura Paolucci per ribadire che “i test invalsi devono essere somministrati obbligatoriamente dal personale che lavora per l'invalsi e non dagli insegnati delle scuole pubbliche”.
    In effetti, l’avvocato Paolucci sostiene che “l’Invalsi potrebbe, volendolo, ‘scavalcare’ completamente le istituzioni scolastiche nella realizzazione della propria funzione istituzionale, decidendo di somministrare le prove in un ‘luogo’ diverso dalle sedi e dai plessi scolastici: una simile scelta sarebbe più ‘complicata’ dal punto di vista organizzativo e certamente più costosa, ma sarebbe compatibile con la normativa”.
    Anche la CUB Scuola è sulla stessa lunghezza d'onda e in un proprio comunicato ribadisce tre punti:
    1) le prove Invalsi sono obbligatorie per gli allievi (sempreché siano presenti);
    2) le scuole devono consentire all’Invalsi di svolgere i propri compiti istituzionali (informando gli allievi su quello che gli accadrà, mettendo a disposizione i locali, consentendo al personale dell’Invalsi di accedere ai locali messi a disposizione);
    3) il personale della scuola non è obbligato a svolgere un’attività non programmata e che si configura come una prestazione straordinaria.
    Analoga posizione era stata già assunta un mese fa dalla Flc-Cgil secondo cui “l’obbligatorietà della rilevazione tramite le prove, non coincide automaticamente con l’obbligo dei docenti a somministrarle né a correggerle, a tabulare i dati, a predisporne l’invio”.

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  2. #12
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    Predefinito Il giallo delle prove Invalsi scricchiola il "sistema Gelmini"

    Le prove per testare il livello di preparazione degli alunni italiani in programma a maggio, ma restano i dubbi sulla loro obbligatorietà e i cobas hanno lanciato una campagna che le contesta. I dubbi dell'avvocato dello Stato.
    Giallo sulle prove Invalsi, in calendario dal 10 al 13 maggio prossimi, le prove che testano il livello di preparazione degli alunni italiani. Sono obbligatorie o le scuole possono decidere di non farle? Egli insegnanti sono obbligati a somministrare i test? Dopo la lettera dell'avvocato dello Stato, Laura Paolucci, e la presa di posizione dei Cobas, la questione è tutt'altro che chiara. E le prove Invalsi, che per la prima volta diventano obbligatorie anche al superiore, rischiano di naufragare. I presidi delle scuole superiori si riuniscono, si chiamano e si interrogano sul da farsi. Alcuni chiedono al collegio di esprimersi in merito, altri inviano circolari perentorie: sono obbligatorie e occorre svolgerle. Ma come stanno in effetti le cose?
    Le scuole hanno l'obbligo fare svolgere agli alunni delle scuole elementari (seconda e quinta), medie (prime) e superiori (seconda) le prove predisposte dall'Invalsi annualmente, ma gli insegnanti della scuola non hanno nessun obbligo di somministrare i questionari, di compilare le relative schede, né tanto meno di sorvegliare le classi durante lo svolgimento delle prove. Si tratterebbe, per i docenti, di lavoro straordinario che il capo d'istituto dovrebbe trovare il modo di retribuire con un compenso a parte. Se tutti i docenti a maggio si rifiutassero di "collaborare" con l'Invalsi, con quale personale potrebbe assicurare lo svolgimento delle prove il dirigente scolastico?
    Ma c'è di più: le scuole non hanno fondi da distribuire per un'attività che non è
    contemplata nel contratto di lavoro degli insegnanti e che non si saprebbe neppure come classificare. Secondo i Cobas, che stanno portando avanti una campagna nelle scuole per fare saltare le prove, "tutto il lavoro richiesto ai docenti per la somministrazione dei test non è obbligatorio". Tutte le operazioni connesse con i test Invalsi comportano un lavoro aggiuntivo che non rientra fra i compiti "obbligatori" del docente e che, quindi, non è tenuto a svolgerlo. I docenti che decidessero di accettare tale compito aggiuntivo devono comunque essere remunerati con il fondo di istituto.
    Linea sostanzialmente confermata dall'avvocato dello Stato, Laura Paolucci, in una missiva pubblicata sul sito dell'Ufficio scolastico regionale del Piemonte: le prove sono obbligatorie per le scuole e il collegio dei docenti non ha nessun potere di deliberare in merito. Gli obblighi di lavoro dei docenti sono articolati in "attività di insegnamento" e "attività funzionali all'attività di insegnamento". La somministrazione delle prove Invalsi non può essere considerata, ovviamente attività di insegnamento, né attività funzionale, in quanto il contratto le elenca. E tra queste troviamo: la preparazione delle lezioni e delle esercitazioni; la correzione degli elaborati; la cura dei rapporti individuali con le famiglie. Ma anche la partecipazione ai consigli di classe, ai collegi dei docenti, i ricevimenti con le famiglie e gli scrutini.
    Di eventuali prove, come quelle Invalsi, non vi è traccia. Ma alcuni presidi contano di aggirare l'ostacolo organizzando la somministrazione delle prove durante le ore di lezione. E' possibile, in questo modo, risolvere il problema? Gli insegnanti, a questo punto, sono obbligati a svolgere un'attività diversa da quelle previste dalla cosiddetta "funzione docente"? La questione non mancherà di aprire altre polemiche, almeno fino a maggio.
    Ma è l'intero sistema di valutazione messo in piedi dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, che nel complesso scricchiola. Il milleproroghe ne ha disegnato l'architettura in questo modo: l'Indire (l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa), che si occuperà della valutazione degli insegnanti; l'Invalsi, che testa la preparazione degli alunni, e il "corpo ispettivo", che valuterà le scuole e i dirigenti scolastici. Un sistema che si regge su "tre gambe".
    Ma l'Invalsi, prima gamba del sistema di valutazione, è zoppa: potrebbe avere in futuro difficoltà a somministrare le prove agli alunni, perché nel contratto dei docenti non è previsto nessun impegno in tal senso. La seconda gamba, l'Indire, non c'è. E' stato chiuso con la finanziaria e nel 2007 e l'altro istituto, l'Ansas (l'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica) - che secondo i decreti del ministro Gelmini dovrebbe svolgere un ruolo di consulenza riguardo ai progetti sul merito lanciati a Milano, Napoli e Torino, per gli insegnanti, e a Siracusa, Pisa e Cagliari, per le scuole - è stato prorogato di un anno, ma non ha tra le sue competenze quelle di valutare scuole e insegnanti. Insomma, un pasticcio.
    La cosa è emersa in commissione Cultura al Senato qualche giorno fa. "Pur prendendo atto - ha dichiarato il sottosegretario Giuseppe Pizza - delle dichiarazioni rese dal rappresentante del governo in commissione, secondo cui si tratta di un errore tecnico, resta da chiarire se è intenzione del governo attribuire all'Ansas anche compiti di valutazione ovvero modificare diversamente la norma sul milleproroghe".
    C'è poi il corpo ispettivo, la terza gamba, che però ha il personale ai minimi termini. E il concorso in fase di svolgimento si preannuncia in salita: per un pasticcio nel bando, tantissimi esclusi ai test di ammissione si sono rivolti al Tar e la selezione, che comunque vadano le cose non si completerà prima di un anno, potrebbe subire uno stop, lasciando il sistema zoppo anche della terza gamba.


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  3. #13
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    Predefinito Test Invalsi alle superiori,“no” dei prof: «Telequiz»

    No ai test Invalsi. Le prove nazionali di matematica e italiano sbarcano per la prima volta alle superiori (sono in calendario il 10 maggio per le classi seconde) ed è subito protesta: decine di collegi docenti in tutta Italia stanno prendendo posizione per boicottarli. I prof che dicono no non credono nel test come strumento di valutazione, ne contestano l’obbligatorietà e non vogliono che i risultati dei quiz siano usati per dare le “pagelle” agli insegnanti e premiare chi ha gli alunni più brillanti. Il rischio, dicono, «è che le scuole diventino palestre per allenarsi ai questionari se ci sono in palio la palma del prof migliore e una integrazione in busta paga».
    In alcuni istituti è già partito il “niet”: non parteciperanno alle prove i licei De Chirico e Malpighi di Roma. Sulla stessa scia si sta muovendo un ginnasio storico della Capitale, il Mamiani: gli insegnanti in un documento si scagliano contro i test «che sono un buon metodo per prendere la patente di guida, ma non per valutare i ragazzi». Da Nord a Sud fioccano le delibere. Gli insegnanti puntano il dito contro la circolare del ministero dello scorso dicembre che parla di obbligatorietà delle prove: «Ma una circolare non è una legge e non c’è norma che preveda questo obbligo». Un punto su cui poggia anche la campagna anti-test dei Cobas. «E’ ormai chiaro- spiega il portavoce Piero Bernocchi- che il ministero vuole agganciare i premi per gli insegnanti ai risultati dei questionari. Così si rischia che la scuola italiana diventi una palestra per allenarsi ai quiz. Per noi i test non sono obbligatori e faremo diffide ai presidi che non consentono ai collegi docenti di decidere liberamente se partecipare o meno».
    Fra l’11 e il 13 maggio ci saranno le prove di italiano e matematica alla primaria e alle medie. Qui la situazione è più tranquilla: i questionari nazionali sono stati introdotti da qualche anno e, in qualche misura, digeriti. Anche se non mancano scuole contrarie. Alle superiori le prove Invalsi sbarcano per la prima volta il 10 maggio fra i malumori. I professori del Mamiani di Roma li definiscono dei «telequiz» con cui si vogliono «dividere e gerarchizzare gli insegnanti». Non collaboreranno alle prove i docenti dell’istituto Almeyda di Palermo, quelli dell’Allegretti di Vignola e del Da Vinci di Firenze. A Bologna, al liceo Sabin, i docenti faranno fare i test, ma non li correggeranno: per gli insegnanti, dicono, c’è solo lavoro in più ma nessuna integrazione in busta paga. «Non c’è un euro - conferma la Flc Cgil - per retribuire i professori che somministrano e correggono le prove». All’Invalsi sanno bene che c’è fermento. Ma il loro compito, dicono, è solo quello di «inviare i materiali a tutte le scuole e i garanti della qualità dello svolgimento dei test negli istituti scelti per far parte del campione che serve per costruire il dato nazionale. Noi speriamo solo che le scuole capiscano che questi dati sono utili in primis a loro per potersi confrontare e per poter apportare miglioramenti alla didattica». La palla passa al ministero da cui fanno sapere che le delibere dei collegi contro i test sono «di dubbia legittimità perché la valutazione esterna è prevista per legge ben prima della circolare di dicembre, in particolare bisogna risalire alla legge 53 della Moratti del 2004». Dal Miur assicurano di non voler fare il «muro contro muro», ma «la situazione andrà chiarita, magari con una circolare che faccia capire meglio il contesto normativo in cui si inseriscono i test».



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  4. #14
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    Predefinito No alle prove Invalsi per paura di essere valutati

    Stanno circolando nelle scuole, soprattutto della secondaria superiore, dei fac-simile di delibera del collegio dei docenti per rifiutare la somministrazione delle prove Invalsi per la rilevazione degli apprendimenti degli studenti prevista nei prossimi mesi..
    Ciò nella convinzione che essa possa costituire uno strumento per valutare non tanto gli alunni, quanto soprattutto le scuole e gli insegnanti. Una convizione provocata da alcune dichiarazioni del ministro sul futuro (molto remoto) della valuazione.
    L’iniziativa di disubbidienza, nata dai Cobas, ma, a quanto sembra, sostenuta con una certa attenzione anche da parte di alcune strutture provinciali di sindacati della scuola, porta come ragione di fondo il rifiuto della valutazione meritocratica avviata in via sperimentale nei mesi scorsi dal ministero dell’istruzione in alcune province. Dai documenti che circolano si deduce, infatti, che vi sia la convinzione che il ministro Gelmini voglia fare entrare dalla finestra (non si sa come e non si sa quando) quello che non è riuscita a far entrare dalla porta principale. La rilevazione degli apprendimenti, dunque, sarebbe per qualcuno un espediente per arrivare ad un obiettivo diverso da quello dichiarato: valutare gli alunni per valutare i docenti e le scuole in base ai risultati rilevati.
    È evidente che se, per assurdo, questa fosse l’intenzione nascosta del ministro, oggi potrebbero, però, essere valutati (non si sa come) solamente i docenti le cui discipline di insegnamento sono oggetto delle rilevazioni Invalsi, mentre la maggior parte dei docenti ne sarebbe esclusa. Non solo.
    Poiché la rilevazione riguarda per ora solo le classi di alcuni anni di corso (la maggior parte ne è esclusa) sarebbe minima la quota di docenti valutabili attraverso i livelli di apprendimento dei loro studenti.
    Non ci sarebbe, comunque, nè il modo, nè gli strumenti e, ancor meno, il tempo per farlo: la Gelmini, nemmeno se lo volesse, potrebbe usare le prove Invalsi per valutare la categoria dei docenti.
    No. Boicottare le prove per paura di essere valutati non regge sul piano logico. Se tra qualche anno sarà invece così, se ne parlerà. Tra qualche anno, appunto.


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  5. #15
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    Predefinito Prove invalsi2

    Dal 21 marzo al 13 aprile 2011 sarà possibile per le scuole secondarie di I grado, statali e paritarie, iscriversi alla prova nazionale degli esami di Stato del I ciclo d’istruzione che si svolgerà per tutte le classi terze il 20 giugno prossimo.
    Sul proprio sito l’Invalsi ha reso disponibile il modulo d’iscrizione ed il manuale contenente le istruzioni per la compilazione.
    È importante, prima di procedere alla compilazione on-line, raccogliere tutta una serie di dati utili:

    codice meccanografico dell'Istituzione scolastica;
    numero di protocollo con il quale l'Istituzione scolastica archivierà la pratica dell'iscrizione;
    denominazione dell'Istituzione scolastica;
    indirizzo completo dell'Istituzione scolastica;
    numero di telefono, numero di fax ed indirizzo e-mail dell'Istituzione scolastica;
    nome e cognome del Dirigente Scolastico;
    nome e cognome di chi effettua l’iscrizione;
    è necessario inoltre scegliere una password di almeno 6 caratteri (lettere e/o numeri) da utilizzare per interagire con il sito dell'Invalsi;
    per ciascun plesso presentato dal modulo d’iscrizione: la denominazione, l’indirizzo completo, il codice di avviamento postale, il comune e il numero totale di classi terze dei plessi di scuola secondaria di primo grado;
    per tutte le classi terze della scuola secondaria di primo grado, per plesso d’appartenenza, la denominazione di ciascuna sezione e il numero totale di studenti e, se presenti, il numero totale degli studenti con disturbi specifici apprendimento e degli studenti disabili visivi (ipovedenti e non vedenti);
    per gli studenti con disturbi specifici apprendimento sia esso “Studente” o “Candidato esterno” il tipo di prova scelta (file audio MP3 e/o formato elettronico MSWord);
    per ciascun disabile visivo segnalato, sia esso “Studente” o “Candidato esterno”: il tipo di
    disabilità (se ipovedente o non vedente) e il tipo di prova scelta (se file audio MP3 e/o fascicolo formato standard, fascicolo in braille, formato elettronico MSWord, ingrandimenti a 24 pt o ingrandimenti a 36 pt);
    la presenza o meno di “Candidati esterni” e il loro numero;
    qualora vi fossero candidati esterni è necessario segnalare la provenienza o meno da istituti paritari. In caso affermativo bisogna inserire il Codice Meccanografico dell’Istituto di provenienza.
    Dopodichè si può procedere alla compilazione del modulo. Per accedere, bisogna inserire il codice meccanografico dell’Istituzione scolastica e selezionare il pulsante "Accedi" e da lì procedere al controllo dei dati già inseriti e al completamento dei dati mancanti.
    In particolare, è necessario conservare con cura la password immessa che sarà necessaria per le future interazioni col sito della Prova Nazionale 2010/2011 e controllare l’indirizzo di posta elettronica perché, al termine della procedura di conferma dati, nella casella e-mail indicata arriverà la conferma dell’avvenuta registrazione con il riepilogo dei dati inseriti.



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  6. #16
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    Una precisazione del direttore dell'Invalsi


    Invalsi: i test non servono per valutare i docenti

    A seguito della diffusa contestazione dei test Invalsi, bocciati in molte scuole dai collegi dei docenti, si è svolta nei giorni scorsi una riunione al Ministero alla quale hanno partecipato i rappresentanti dei sindacati e il direttore dello stesso Invalsi, Dino Cristanini.
    Il direttore dell'Istituto nazionale di valutazione ha ribadito che i test non sono finalizzati alla valutazione delle prestazioni dei singoli docenti, e che non esistono intrecci tra tali test e le attiviytà previste nell'ambito del piano sperimentale promosso dal Miur.
    I test Invalsi possono costituire un utile strumento di integrazione delle prove che le scuole predispongono nella fase conclusiva dell'anno e d'altra parte, precisa Cristanini, gli esiti finali dei test vengono comunicati esclusivamente alla scuola che decide autonomamente se renderli o meno pubblici.
    Bisognerà ora verificare se i chiarimenti offerti dall'Invalsi riusciranno a calmare le acque o se si renderà necessaria una più robusta iniziativa politico-amministrativa per fare venir meno la diffidenza che circola tra gli insegnanti.


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  7. #17
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    Prove Invalsi: ancora polemiche


    Chi si oppone non mette più in discussione l'obbligatorietà delle prove, ma sostiene che i docenti non sono tenuti a correggerle e a trasmettere i risultati all'Invalsi.
    La protesta contro le “prove Invalsi” si estende e si intensifica.
    Tanto che nei giorni scorsi l’Istituto ha convocato i sindacati nel tentativo di rassicurare tutti sui reali obiettivi della rilevazione.
    Il programma - ha spiegato il direttore Dino Cristanini- è finalizzato a valutare il sistema nel suo complesso e a mettere in relazione i risultati delle scuole con le variabili di contesto: si tratta insomma di capire a cosa sono dovuti i buoni (o cattivi) risultati di questa o quella scuola.
    Probabilmente, però, è fatica sprecata: ormai la questione delle prove Invalsi è diventata una battaglia più politico-sindacale che culturale e scientifica.
    E infatti, in pochi mettono in discussione la validità e l’attendibilità della procedura, né tanto meno l’obbligatorietà della rilevazione.
    Sintomatica la posizione dei Cobas: nulla in contrario a somministrare i test, ma non siamo d’accordo a tabulare le risposte degli allievi e a trasmettere i dati all’Invalsi; si tratta di lavoro aggiuntivo e come tale volontario e, comunque, va retribuito.
    In certi casi la confusione è massima: si segnalano scuole in cui i docenti, dopo aver sottolineato che le prove sono inutili e nocive perché potrebbero essere usate per “gerarchizzare”, premiare e punire, si dichiarano non disponibili ad inviare i dati all’Invalsi. Salvo concludere che, comunque, i test verranno corretti in modo da disporre di qualche elemento in più per valutare gli studenti: operazione contraddittoria (se le prove sono inutili, non si capisce perché usarne i risultati) ma anche sbagliata sul piano docimologico perché senza conoscere i valori standard di riferimento (e cioè i punteggi medi nazionali e così via) risulta molto difficile tradurre gli esiti di una prova in un “voto”.
    Intanto i Cobas hanno già rinunciato allo sciopero del 10 maggio, proclamato proprio in concomitanza con la somministrazione delle prove.
    Alla protesta stanno invece aderendo Flc-Cgil e FGU-Gilda nel tentativo di non perdere troppo terreno rispetto ai movimenti e ai sindacati di base, anche perché ormai si sta già entrando in campagna elettorale dato che il rinnovo delle RSU nella scuola dovrebbe essere imminente.



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  8. #18
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    Boicottare l'Invalsi?


    Una campagna dei Cobas per far saltare i test nelle scuole. Il ministero: nessun aggravio di lavoro, e obbligatori solo per un campione di scuole
    Come far saltare le prove Invalsi: il titolo è chiaro, l’obiettivo anche. Domani l’Unicobas di Roma organizza un incontro che avrà come tema conduttore il boicottaggio delle prove Invalsi di maggio. Da quest’anno si terranno in tutte le scuole d’Italia, anche le secondarie, ma non tutti sono d’accordo.
    Da due mesi i Cobas hanno lanciato la campagna «Inutili, anzi dannosi - Boicottiamo l’Invalsi". Era già accaduto lo scorso anno, ma si punta ad un risultato più ampio. Hanno pubblicato un elenco di scuole dove sono stati approvati documenti anti prove Invalsi e indetto uno sciopero per l’ultima ora del 12 maggio e per la giornata del 13 con l’obiettivo di boicottare la compilazione della scheda psico-attitudinale prevista per il 12 nelle scuole medie e le prove per la primaria in programma per il 13 maggio.
    Il ministero risponde alle proteste con una circolare in cui si chiariscono alcuni «equivoci», come li definisce Giovanni Biondi, capo dipartimento per le Risorse Umane del ministero dell’Istruzione.
    Dal punto di vista dei Cobas le prove sono illegittime per due motivi. Citano una circolare del ministero dove è scritto che la valutazione «riguarderà obbligatoriamente tutti gli studenti» delle classi coinvolte nelle prove. «Ma le Circolari, così come le Note ministeriali, non sono fonti del diritto: si limitano ad interpretare la legge esistente e a prevederne modalità applicative», ricordano il Cisp, Centro di Iniziativa per la Scuola Pubblica di Roma. E poi - aggiungono i ribelli - «trattandosi di un lavoro straordinario, esso non potrebbe in alcun modo essere imposto ai docenti».
    I Cobas sbagliano, risponde il ministero nella circolare che sta per essere inviata alle scuole. Le prove «sono condotte dall’istituto su un campione di scuole attraverso rilevatori esterni che seguono direttamente la fase di erogazione e di tabulazione delle prove. Non è quindi richiesto agli insegnanti delle classi comprese nel campione alcun tipo di intervento straordinario o aggiuntivo». Il campione comprende: 2300 scuole superiori, 1981 scuole medie e 1778 scuole elementari.
    Il ministero poi «invita anche le scuole non comprese nel campione a utilizzare le prove come un’ulteriore opportunità offerta per compiere un’analisi delle competenze dei loro studenti. Ma è una scelta dei singoli istituti», ricorda Giovanni Biondi.
    In realtà il timore più grande è lo stesso che ha fatto partire la grande campagna di boicottaggio della valutazione delle scuole e degli insegnanti lanciata in autunno dal ministro Gelmini: premi sotto forma di finanziamente, stipendi più elevati alle scuole migliori, nulla alle altre.
    «Nulla di più sbagliato - commenta il direttore dell’Invalsi, Dino Cristanini - i risultati delle singole scuole vengono inviati alle scuole, e gli istituti possono scegliere che cosa farne». Si tratta - aggiunge Giovanni Biondi - di «un’opportunità offerta alle scuole per confrontarsi».
    I ribelli non sono convinti, la loro protesta andrà avanti. Renata Puleo, dirigente scolastica del primo circolo Pietro Maffi di Roma ricorda in rete che cosa è accaduto lo scorso anno quando il suo istituto non aderì alla valutazione. Fu inviato un ispettore. «L’Ispettore - spiega Renata Puleo - fa un buon lavoro e riesce nell’intento: fra ammonimenti, blandizie, minacce di provvedimenti disciplinari, anche a carico della Dirigente che potrebbe “anche essere trasferita in altra sede” (sic), ottiene che alcuni docenti ritirino la dichiarazione resa precedentemente e i precari diano disponibilità a sostituire i colleghi. Poiché la mattinata è finita, i bambini iniziano a svolgere le prove alle 15,30, in 5 classi su 11».



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    Predefinito Prova Invalsi di matematica: gli strumenti consentiti

    Squadra, compasso e goniometro. Fortemente consigliati righello e calcolatrice.
    Nel segnalare che sul sito dell’Invalsi è disponibile la versione aggiornata all’8 aprile 2011 degli esempi delle prove di Matematica per la scuola secondaria di secondo grado, elenchiamo gli strumenti consentiti e quelli consigliati dall’Istituto stesso per lo svolgimento delle suddette prove nelle seconde classi delle scuole superiori.
    Durante la prova è consentito l’uso di squadra, compasso e goniometro, mentre fortemente consigliati per un adeguato svolgimento della prova sono il righello e la calcolatrice. Per quanto riguarda, in particolare, quest’ultima, è consentito l’uso di qualsiasi tipo di calcolatrice a condizione che essa non sia quella dei telefoni cellulari e che non sia collegabile né alla rete internet né a qualsiasi altro strumento (ad esempio, tramite bluetooth, wireless, ecc.).
    Altri esempi di prove di matematica sono contenuti nel documento Esempi di prove per la scuola secondaria di secondo grado, nel quale vengono forniti, oltre ad indicazioni per lo svolgimento delle prove e la restituzione dei dati, anche esempi della prova di Italiano che si riferiscono sia alla comprensione dei testi scritti (alcune tipologie di domande riferite a un testo narrativo, ad un testo espositivo e ad un testo misto) sia alla riflessione sulla lingua scritta.



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    Predefinito Prove invalsi1

    Prove Invalsi: le precisazioni del Miur


    Il Ministero chiarisce il quadro normativo di riferimento e i doveri in capo a docenti e istituzioni scolastiche.
    La finalità della rilevazione esterna degli apprendimenti è quella di fornire alle scuole uno strumento standardizzato che rappresenta indispensabile modalità per potersi rapportare sia ai livelli nazionali di riferimento, ma anche per poter oggettivamente verificare il proprio lavoro all’interno della stessa scuola e poter progettare, sulla base di una autovalutazione interna ad ogni singola istituzione scolastica, un processo di miglioramento dell’efficacia della propria azione educativa”. Il concetto è contenuto nella nota prot. n. 2792 R.U./U./ del 20 aprile 2011, indirizzata agli Uffici Scolastici Regionali, con la quale il Miur fornisce precisazioni sulla tanto contestata rilevazione degli apprendimenti che impegnerà molte scuole nel mese di maggio.
    Dopo il parere dell’Avvocato di Stato Paolucci, dopo le campagne dei Cobas e le delibere dei collegi docenti contro l’obbligatorietà delle prove Invalsi, il Ministero interviene finalmente con una propria nota, per cercare di chiarire il quadro normativo di riferimento e i doveri in capo a docenti e istituzioni scolastiche.
    Dal quadro normativo vigente per il Miur emergerebbe con assoluta chiarezza che “l’ordinamento scolastico richiede alle scuole la partecipazione, anzi il concorso istituzionale, alle rilevazioni periodiche e di sistema”. Sulla base di questo, il piano annuale delle attività, predisposto dal dirigente scolastico e deliberato dal collegio dei docenti, ai sensi dell’art 28, comma 4, del vigente C.C.N.L., non può non contemplare tra gli impegni aggiuntivi dei docenti, anche se a carattere ricorrente, le attività di somministrazione e correzione delle prove INVALSI. Ne consegue che il riconoscimento economico per tali attività potrà essere individuato, in sede di contrattazione integrativa di istituto, ai sensi degli artt. 6 e 88 del vigente C.C.N.L.
    Quindi le prove sono obbligatorie per i docenti, perché comprese nel piano annuale delle attività.
    Dopo aver sottolineato i notevoli vantaggi per le scuole derivanti proprio dalla somministrazione delle prove, in quanto “gli esiti della rilevazione esterna mettono, inoltre, il collegio dei docenti di ciascuna scuola nella condizione di disporre di ulteriori dati per svolgere a pieno la funzione prevista dall’art. 7, comma 2, lett d) del d.lvo 297/94 (valutazione periodica dell’andamento complessivo dell’azione didattica per verificarne l’efficacia e proposta delle misure per il miglioramento dell’attività scolastica)”, il Ministero si rivolge a quelle scuole che hanno deliberato la mancata adesione alle rilevazioni e non solo definisce “improprie” tali delibere collegiali, perché esorbitanti dalle competenze deliberative proprie del collegio dei docenti, ma le ritiene in contrasto con la doverosità delle rilevazioni. Perché “anche le funzioni deliberative del collegio dei docenti devono essere esercitate nel rispetto del ruolo di concorso istituzionale che l’ordinamento scolastico assegna alle scuole nell’ambito del Servizio nazionale di valutazione.



    Tecnica della scuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



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