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Discussione: Test Invalsi due volte all'anno

  1. #171
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    Invalsi, al Sud prevalgono i no In arrivo un rimedio per il cheating


    La bassa adesione ai test va di pari passo con i rendimenti
    «Le scuole del Sud del nostro Paese non recuperano lo svantaggio. È un debito che abbiamo nei loro confronti: li stiamo privando di una condizione migliore». Alla presentazione, nei giorni scorsi al Miur, del Rapporto Invalsi sulle rivelazioni degli apprendimenti di 2 milioni e 250mila studenti di circa 13mila scuole nell’anno scolastico 2014-2015 (www.invalsi.it), la presidente dell’istituto Anna Maria Ajello spiega il divario in italiano e matematica degli studenti del Nord e del Sud, che conferma come l’Italia sia un Paese a due velocità fin dalla scuola primaria. Il fenomeno, infatti, sebbene poco evidente in II elementare, si acutizza nel corso dell’itinerario scolastico e il sistema educativo non sembra in grado di contrastarlo. Ormai da anni. Non solo.
    Analizzando il dato territoriale sulla minore partecipazione, quest’anno, alle prove Invalsi, emerge che le scuole che si sono astenute dalle rivelazioni sono concentrate nelle regioni del Mezzogiorno e che sono quelle che solitamente hanno raggiunto risultati peggiori. A eccezione della prova nazionale in terza media, obbligatoria perché all’interno dell’esame di licenza media, la partecipazione delle II e V primarie ha avuto un’adesione tra il 95% e il 100%, tranne in tre regioni meridionali: Puglia (18% e 22%), Campania (24% e 30,7%) 3 Sicilia (54% e 62%). In II superiori, che in totale hanno visto la partecipazione dell’81,27%, l’astensione è stata forte in 4 regioni del Sud con oltre il 30% di mancata adesione: Calabria (38,26%), Puglia (46,41%), Campania (53,23%) e Sicilia (72,44%).
    «Le prove possono essere migliorate», commenta Ajello, «ma non si può eludere la necessità che abbiamo come Paese di disporre di strumenti attendibili che accertino l’acquisizione da Nord a Sud di competenze che appaiono veri e propri diritti di cittadinanza». Anche perché il gap tra Nord e Sud è già di 7 punti in italiano e 6 in matematica in II primaria e cresce in V primaria rispettivamente a 10 e 11 punti. Ma la svolta si registra in III media: il Nord consegue risultati significativamente superiori alla media nazionale, il Centro intorno alla media e il Sud, isole comprese, registra il segno meno. Tendenza che si consolida in II superiore: lo scarto in italiano a fine delle medie di 14 punti al Sud e18 nelle isole, in matematica 19 e 22, sale a 18 punti in italiano al Sud e 20 nelle isole, in matematica 21 e 26. Nel Mezzogiorno è maggiore la variabilità i risultati tra scuole rispetto al Centro e al Nord già dalla primaria. «Il sistema d’istruzione nelle regioni meridionali», osserva Roberto Ricci, responsabile area prove dell’Invalsi, «appare non solo meno efficace in termini di risultati raggiunti, ma anche meno capace di assicurare uguali opportunità di apprendimento a tutti gli studenti: meno equo».
    Gli istituti tecnici del Nord conseguono risultati, specie in matematica, buoni e paragonabili a quelli dei licei, superiori alla media italiana. Mentre al Sud il punteggio è inferiore alla media. Anche nei licei che, quindi, vanno peggio dei tecnici del Nord. Con l’autovalutazione delle scuole, osserva Carmela Palumbo, direttore generale Miur, le prove dovrebbero smettere di essere vissute dalle scuole come «isolate» per diventare «un vero servizio agli istituti per migliorarsi». Entro due anni poi, annuncia Ajello, «saremo pronti per erogare le prove Invalsi al computer, già esistono delle sperimentazioni. Potrebbe avvenire in una finestra temporale di una settimana, con prove equivalenti generate da un sistema ben collaudato. Ciò consentirebbe alle scuole di inviare gli alunni in tempi successivi nella stessa aula per effettuare le prove». Si ridurrebbe il cheating (copiatura), la correzione sarebbe automatica, potrebbe essere «l’occasione per ripensare gli esami di Stato, perché potrebbero meglio rispondere alla verifica anche delle soft skills ».

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  2. #172
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    Invalsi, il boicottaggio del Sud



    Il test di valutazione scolastica rifiutato da due licei su tre Tra gli istituti tecnici in Sicilia solo uno su 10 ha svolto la prova
    Sarà come una carta di identità senza la fotografia. Chi la potrebbe considerare valida? Le scuole italiane del Centrosud si sono rifiutate in grandissima parte di farsi fotografare dall’Invalsi lo scorso maggio. E la prima carta di identità delle scuole, quel rapporto di autovalutazione (Rav) che avrebbe dovuto essere pronto a luglio ed è già slittato a settembre, in queste regioni resterà fortemente incompleto, insomma per molte scuole inattendibile.Che il «boicottaggio» delle prove Invalsi avesse raggiunto e superato il 20 per cento su base nazionale si sa da maggio, ma i dati pubblicati la scorsa settimana hanno scattato la fotografia della débâcle delle prove in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia.
    Il record negativo spetta alle scuole siciliane. Analizzando i numeri delle prove che si sono svolte nelle seconde superiori si legge: Sicilia, partecipazione 11,6 (licei) 10,0 Istituti tecnici, 6,5 istituti professionali. Poco meglio la Puglia (2 licei su 5 e 1 istituto tecnico su 6) e la Campania (1 liceo su tre e 1 istituto tecnico su 6) «È fallito il dato censuario — spiega Annamaria Ajello, presidente dell’Invalsi che solo lo scorso anno poteva celebrare un dato eccezionale, oltre il 98 per cento delle scuole avevano sottoposto i ragazzi al test di valutazione dell’apprendimento — avremo un buco in molte regioni per il 2015, ma stiamo lavorando per avere statistiche attendibili». Come? I funzionari del Miur che hanno compilato il rapporto spiegano che «mediante opportune tecniche statistiche, che saranno oggetto di uno specifico approfondimento metodologico che l’Invalsi pubblicherà entro dicembre, sono stati ricalcolati i pesi delle scuole nelle regioni con alti tassi di astensione in modo che la rappresentatività nazionale fosse garantita», insomma si sono rivolti all’Istituto nazionale di Statistica per cercare di mettere una pezza.
    Ma che cosa è successo quest’anno? «Sicuramente la protesta per l’approvazione della riforma che in quei giorni era molto forte — spiega Ajello — ma non basta a spiegare tutto: anche nel Nord ci sono state proteste ma gli insegnanti non hanno usato l’Invalsi». Resta un’eccezione Roma, che con l’alta astensione — soprattutto degli istituti professionali — abbassa fortemente anche la media del Lazio (meno di un istituto su tre ha fatto i test).
    Secondo gli esperti del ministero che hanno studiato i dati uno per uno, le scuole che non partecipano «sono quelle i cui allievi hanno sistematicamente risultati più bassi, dove il contesto socioeconomico è meno favorevole e nelle quali l’anno passato si sono registrati comportamenti opportunistici», cioè si copiava di più. È probabile che poiché quest’anno i risultati cominciano ad essere resi pubblici anche scuola per scuola, i professori abbiano preso le loro contromisure. E c’è da immaginare che l’introduzione della valutazione e dei criteri di merito (duecento milioni), che la nuova legge sulla scuola affida ai presidi per premiare gli insegnanti, non sarà una passeggiata: intanto in tutte queste scuole non potrà essere usato come criterio la valutazione delle competenze. Si aggiunga che la sperimentazione appena conclusa dal Miur sulla Valutazione (riforma Gelmini) ha evidenziato che l’idea di essere valutati per un premio non migliora di per sé l’apprendimento anche se rende le scuole più organizzate e che solo un preside su tre ha prontamente usato i soldi-premio per la sua scuola, circa 100 mila euro. Come? Quasi la metà li ha distribuiti a pioggia, gli altri li hanno usati per comprare computer. «Nella scuola non c’è la cultura del premio individuale — spiega Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli che ha pubblicato un rapporto sulla sperimentazione — che genera più competizione che collaborazione. Ma soprattutto, se il sistema non sarà in grado di fornire dati affidabili, la valutazione e i premi diventano velleitari».


    Edscuola
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  3. #173
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    Prova Invalsi 2016, il calendario: 17 giugno prova d'esame secondaria di I grado. Tutte le date per elementari e superiori


    L'Invalsi, con nota 7884 08.10.2015 comunica ai dirigenti l'avvio delle procedure per il rilevamento delle prova per l'ann 2015/16.
    Lo svolgimento delle prove INVALSI 2016 si articolerà secondo il seguente calendario:
    4 maggio 2016: prova preliminare di Lettura (II primaria) e prova d’ Italiano (II e V primaria);
    5 maggio 2016: prova di Matematica (II e V primaria) e Questionario studente (V primaria);
    12 maggio 2016: prova d’Italiano, prova di Matematica e Questionario studente (II secondaria di secondo grado);
    17 giugno 2016: prova d’Italiano, prova di Matematica (III secondaria di primo grado – Prova nazionale all’interno dell’esame di Stato).



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  4. #174
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    Prove Invalsi, istituti tecnici superiori avranno prove ad hoc


    Il Ministero sta predisponendo un provvedimento con una proposta di modifica alle disposizioni vigenti per l'emanazione di di apposite linee-guida finalizzate a semplificare e snellire le procedure delle prove conclusive dei percorsi formativi degli istituti tecnici superiori.
    Il provvedimento prende le mosse dalla riforma della scuola, legge 107, al comma 47. La modifica che sarà predisposta punta ad un maggiore coinvolgimento del comitato tecnico-scientifico dell'ITS nella predisposizione della prova stessa, facendo comunque sempre riferimento ad una griglia di indicatori costruiti secondo una struttura organizzativa riferita a sezioni o nuclei tematici.
    Si tratta, tra l'altro, del coronamento di un incarico affidato all'istituto INVALSI su base della convenzione stipulata nel 2013, rinnovata poi nel 2014, con l'incarico di procedere alla predisposizione e alla somministrazione delle prove di esame, con riferimento alle 29 figure nazionali e ai 17 ambiti in cui sono articolate le sei aree tecnologiche cui afferiscono gli ITS.


    orizzontescuola
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  5. #175
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    Prove Invalsi: non solo Microsoft Office. Istruzioni su come chiedere una soluzione alternativa



    Le prove INVALSI, rilevazione nazionale degli apprendimenti effettuata a tappeto in tutte le scuole nelle classi seconda e quinta della scuola primaria, terza della scuola secondaria di primo grado, seconda della scuola secondaria di secondo grado, sono croce e delizia della scuola italiana e degli insegnanti e fonte di ansia e di malumore per molti.
    Senza entrare in polemica, vogliamo soffermarci sullo strumento utilizzato prevalentemente ovvero una maschera costruita per il programma Microsoft Excel che permette l'inserimento delle risposte e la generazione di un file di testo che viene poi inviato ad Invalsi affinché venga rielaborato per le statistiche di competenza.
    E le scuole che non hanno più Microsoft Office magari perché hanno scelto software libero (per esempio LibreOffice)? La soluzione alternativa apparentemente pare non esserci, salvo poi scoprire che esiste. È da due anni, infatti, che INVALSI ha predisposto una maschera per la raccolta dei dati scritta nel linguaggio Java e indipendente dal pacchetto di Microsoft. Si può installare sia in ambiente Windows che Linux e non richiede nessuna strana manovra, solo un doppio clic per poter essere avviata.
    Peccato che questa soluzione non venga minimamente pubblicizzata, INVALSI non dice che esiste a meno che non venga richiesto dalle segreterie o dagli insegnanti che ne sono venuti a conoscenza, il più delle volte per un puro caso. Per poter avere a disposizione la maschera Java le scuole devono scrivere una mail alla casella di posta predisposta per la comunicazione con INVALSI (prove@invalsi.it) e potranno quindi trovare la maschera disponibile per il download nella loro area prove il giorno della somministrazione.
    Una procedura un po’ da “carbonari” ma questa è la situazione. Solo gli uffici scolastici di Monza e Brianza e della provincia di Trento hanno fatto una comunicazione ufficiale alle scuole illustrando la possibilità alternativa e dando indicazioni su come ottenere la soluzione open.
    Anche quest’anno le premesse non sono buone, nessuna comunicazione ufficiale. E allora ecco che ci si affida al tam tam tra gli insegnanti che sono in contatto nei gruppi mail (So.Di.Linux, Wii libera la lavagna, Porte Aperte sul Web e altri) e nei gruppi Facebook (Animatori Digitali, Insegnanti 2.0 ecc. ecc).
    Se la soluzione c’è, funziona, è semplice da usare, offre una soluzione libera… perchè non diffonderla, magari come unica soluzione per tutti?
    Nell’attesa chiediamo a tutte le scuole di richiedere la maschera Java scrivendo una mail a prove@invalsi.it: più richieste arriveranno a INVALSI più sarà alta la possibilità che questa soluzione venga offerta direttamente nell’area prove senza alcuna pressione.

    Orizzontescuola
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  6. #176
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    Invalsi, conferiti 178 incarichi ad esperti valutatori


    Con Determinazione n. 15/2016 l’Invalsi ha approvato gli elenchi, predisposti in base alle direttive della Conferenza per il coordinamento funzionale del Sistema Nazionale di Valutazione, per il conferimento di 178 incarichi di prestazione di lavoro autonomo occasionale ad esperti valutatori, al fine della costituzione dei Nuclei di Valutazione Esterna (NEV).
    Avverso la determinazione è ammesso ricorso, entro il termine di giorni 60 dalla data di pubblicazione della stessa, innanzi al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio.

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  7. #177
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    Comitati di valutazione: la grana finirà nei tribunali?


    Il problema dei comitati di valutazione continua ad infiammare le scuole anche se non in modo generalizzato.
    E’ considerato uno dei migliori licei italiani, eppure i suoi studenti è da anni che non affrontano le prove Invalsi. Sembra un paradosso, ma è cosi: il “Mamiani” di Roma è stato citato persino dalla associazione Treellle come un “liceo modello” ma solo pochi giorni fa il collegio dei docenti ha deliberato di non somministrare agli studenti le prove Invalsi.
    E, nella stessa seduta, è stata votata anche una mozione contro la costituzione del comitato di valutazione.
    In realtà la situazione è in fermento un po’ dovunque, anche in relazione al fatto che, adesso, in diverse scuole iniziano le convocazioni dei comitati. Ma non tutti ci stanno.
    L’Unicobas è sul piede di guerra è proclama che “la lotta è più viva che mai”: al “Balducci” di Pontassieve, dove insegna anche lady Renzi il sindacato di base di Stefano d’Errico ha deciso di denunciare il dirigente scolastico per non aver concesso l’esame e la votazione di una mozione anti-comitato. Un’altra grana potrebbe esplodere in una scuola di Pescara dove il dirigente ha costituito il comitato pur in assenza dei docenti designati dal collegio che si era appunto rifiutato di eleggere i propri rappresentanti.
    Mentre si complica la vicenda del Levi-Civita di Pomezia dove nel pomeriggio dell’11 febbraio, dopo le polemiche dei giorni scorsi, sono stati eletti i docenti che faranno parte del comitato (ma stando alle prime notizie, hanno votato poche decine di insegnanti).
    “Porteremo il maggior numero possibile di casi nelle aule dei tribunali – annuncia d’Errico – la norma che istituisce il comitato di valutazione è palesemente incostituzionale noi intendiamo usare tutti gli strumenti per impedire che la scuola cessi di essere un ambiente educativo e formativo e si trasformi in una azienda, gestita peraltro con metodi tanto autoritari quanto approssimativi”


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  8. #178
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    Sciopero prove Invalsi. La sostituzione del personale che vi aderisce


    Che fare in caso di sciopero degli insegnanti durante le prove Invalsi? La CISL ripubblica una scheda con informazioni per i Dirigenti Scolastici.
    Ricordiamo che i sindacati hanno richiesto al Miur un incontro per definire gli aspetti legati agli impegni del personale coinvolto nelle attività di somministrazione e correzione delle prove.
    Il testo è del 2013, ma - sottolinea la CISL - conserva tuttora la sua validità non essendo nel frattempo intervenute significative novità sul piano normativo o della giurisprudenza.
    Il D.L 5/2012, convertito dalla Legge 35/2012, art. 51, comma 2 ha sancito che la partecipazione alle “rilevazioni” nazionali degli apprendimenti affidati all'INVALSI deve considerarsi “attività ordinaria di istituto”.
    Trattandosi, appunto, di “attività ordinaria”, tanto la somministrazione che la correzione delle prove suddette (momenti essenziali e imprescindibili delle “rilevazioni” nazionali degli apprendimenti degli studenti) sono poste dal Legislatore a carico del personale in servizio in ciascuna istituzione scolastica.
    In caso di astensione dal lavoro del personale che aderisce allo sciopero, l'assolvimento di tale compito, al pari di ogni altra incombenza professionale, è assoggettato alle condizioni e ai limiti stabiliti dalla normativa concernente l'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici e dai relativi Codici di autoregolamentazione allegati ai Contratti di Lavoro vigenti.
    Come prima e immediata conseguenza è da escludere, pertanto, la possibilità di ricorrere allo strumento della “precettazione” (attivabile, come è noto, solo in riferimento alle attività rientranti tra quelle definite “essenziali”), che chiaramente non riguarda il caso in specie.
    La sostituzione del personale scioperante
    Non esistendo, inoltre, un rapporto diretto e biunivoco tra attività di somministrazione/correzione delle prove e titolarità della classe, l'eventuale assegnazione del suddetto compito a personale disponibile non scioperante, non integra la fattispecie della “sostituzione” dell'insegnante di classe in sciopero nel giorno della somministrazione delle prove (sia che l'interessato ne abbia dato preventiva e volontaria comunicazione sia che la sua adesione allo sciopero sia stata rilevata il giorno stesso) e non prefigura, conseguentemente, da parte del Dirigente scolastico, la messa in atto di comportamento antisindacale.
    Si tratta, in realtà, del corretto esercizio di una competenza organizzativo - gestionale finalizzata alla garanzia dell'interesse pubblico al perseguimento delle finalità istituzionali della scuola, che il dirigente scolastico è chiamato, comunque, ad assolvere in via ordinaria e tanto più in caso di sciopero del personale.


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  9. #179
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    Al via le prove Invalsi per 2,2 milioni di studenti: si parte con italiano alla primaria


    Circa 10mila scuole, 30mila docenti, e oltre 2.200.000 studenti complessivamente coinvolti (circa 550.000 per ogni ordine di classe). Questa mattina iniziano le prove Invalsi: si partirà con i consueti quesiti di italiano in seconda e quinta primaria. Domani toccherà alla prova di matematica sempre in seconda e quinta primaria, il 12 maggio italiano e matematica in seconda superiore; per chiudere con le prove di giugno in terza media in sede di esame di Stato.
    Le novità di quest’anno
    Quest’anno non sono intervenute novità dal punto di vista di redazione e somministrazione delle prove. Ci sono però alcuni accorgimenti presi dall’Invalsi. Le prove per gli alunni con bisogni educativi speciali (Bes) vengono somministrate con formati ad hoc per tutte le classi coinvolte, per esempio le prove vengono registrate in formato audio per i ragazzi che necessitano del cosiddetto “donatore di voce”. Un altro dato interessante è costituito dalla novità che da quest’anno la strumentazione per gli insegnanti utilizzata per il rilevamento è disponibile anche in formato non proprietario, vale a dire «open source».
    Eventuali boicottaggi
    Come ogni anno, i sindacati di base hanno proclamato lo sciopero per “boicottare” le prove Invalsi. Lo scorso anno le proteste e le astensioni dai test sono stati un pò più elevate perchè si sono sommate alle contestazioni della riforma Renzi-Giannini. Negli anni precedenti il campione di classe rilevato dall’Invalsi indicava prove effettuate nel 98% dei casi. Una nuova bordata alle prove è giunta ieri dalla Flc Cgil, con Domenico Pantaleo, che chiede al governo di «cambiare pagina». In particolare, si propone la necessità di «superare il carattere censuario delle prove Invalsi previste all’interno del percorso scolastico. In questo senso la sospensione delle loro somministrazione per un arco di tempo predeterminato, appare, in questa fase, la soluzione più efficace; eliminare la prova nazionale all’interno degli esami di stato al termine del primo ciclo; bloccare il percorso che sta conducendo inesorabilmente l’Invalsi a diventare un mero “testificio” e di orientarne la mission verso la ricerca e la messa in campo di processi e pratiche valutative in collaborazione con le istituzioni del sistema educativo nazionale».

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  10. #180
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    Prove nazionali matematica scuola primaria (II e V). Invalsi: grado partecipazione ha garantito significatività rilevazione

    L'Invalsi, al termine delle prove di matematica svolte ieri nella classi II e V della scuola primaria, ha commento con un comunicato stampa (di seguito allegato) la partecipazione alle medesime, evidenziato che i numeri dei partecipanti hanno reso significativa la rilevazione.
    Invalsi - Oggi ‐ 5 maggio 2016 ‐ si è svolta la seconda giornata delle prove INVALSI nella scuola primaria, dedicata alla prova di Matematica.
    Le classi II e V primaria coinvolte hanno registrato la partecipazione, rispettivamente, di circa 557.000 e circa 554.000 studenti, secondo la seguente ripartizione percentuale:
    II PRIMARIA V PRIMARIA
    Partecipazione classi campione 96,92% 97,26%
    Partecipazione classi non campione 97,62% 97,63%
    Partecipazione complessiva (classi campione e non campione) 97,58% 97,59%
    Il grado di partecipazione delle classi alla prova di Matematica è tale da garantire la significatività della rilevazione sia per le classi campione sia per quelle non campione.
    La prossima settimana (12 maggio 2016) avranno luogo le prove nella II secondaria di secondo grado. Si coglie l’occasione per rinnovare il nostro ringraziamento ai docenti, ai dirigenti e agli stessi alunni che
    hanno partecipato alla rilevazione


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