Con l’Invalsi arriva il Questionario dello Studente
Il 12 Maggio è alle porte: i ragazzi di seconda superiore saranno chiamati a sostenere le Prove Invalsi per la valutazione delle loro conoscenze scolastiche (strutturate in due parti, una di Italiano e una di Matematica, da completare entrambe nella stessa giornata). Al termine saranno chiamati a compilare il Questionario dello Studente che negli scorsi anni è stato al centro di polemiche perché lo si accusava di ledere la privacy dei ragazzi.
Una ventina di domande a carattere personale, tramite le quali si chiedono ai ragazzi alcuni dati anagrafici che, comunque, permettono di mantenere l’anonimato, di valutare la propria scuola, le lezioni, i prof e le prove stesse. In più, l’Istituto Invalsi, tramite questo strumento, prova a scavare nelle situazioni sociali, economiche e familiari dei ragazzi, con domande relative al lavoro dei genitori, alle metodologie di studio casalingo, e via dicendo. Lo studente può anche scegliere di lasciarlo in bianco.
Skuola.net ha chiesto chiarimenti sul tema al presidente dell’Invalsi Annamaria Ajello, che ha spiegato come la privacy sia del tutto rispettata visto che i dati del Questionario dello Studente arrivano all’Invalsi sotto forma di codice e dunque del tutto anonimi.
«Il questionario – ha chiarito Ajello – permette di integrare gli esiti delle prove con informazioni sull’ambiente di riferimento, contestualizzando gli esiti delle scuole. Così riusciamo anche a vedere come l’azione della scuola incida sui risultati degli studenti nelle diverse realtà: ad esempio esistono casi di scuole in zone problematiche che riscuotono ottimi risultati, e viceversa. In ogni caso si valuta sempre il sistema, e non il singolo individuo, sia esso alunno o professore».
Ogni anno scolastico il Questionario dello Studente risulta leggermente diverso. «Cambia – ha spiegato Ajello – perché di anno in anno ci sono nuovi elementi che identificano il contesto sociale. In più ogni volta ripensiamo gli strumenti anche in base agli esiti, per migliorare in chiarezza o in efficacia. Ogni anno Invalsi impara qualcosa».
Skuola.net ha visionato il Questionario dello Studente 2015. Diverse domande – riferisce – riguardano l’approccio allo studio. Si chiede quale significato abbia lo studio e quali obiettivi si pongono per la propria formazione: ad esempio quale sia il titolo di studio ambito. Oppure, se si ama o si detesta la matematica o l’italiano. Invalsi chiede anche quale sia l’importanza di frequentare la scuola e le abitudini riguardo al metodo di studio. E infine, anche se si ha la tentazione di abbandonare gli studi.
Un altro punto «indagato» è il rapporto con la classe e la vita a scuola. Non solo si chiede se la classe è produttiva e l’ambiente positivo, ma anche se sono nati rapporti di amicizia al suo interno e se lo studente si sente coinvolto e rispettato.
Prosegue l’indagine sull’ambiente di studio anche nelle domande successive, dove i ragazzi sono chiamati a rispondere sul loro stato d’animo durante le ore a scuola e sulla possibile presenza di fenomeni di bullismo.
Dopo le domande sul voto conseguito in italiano o matematica lo scorso anno e le impressioni sul test Invalsi, si passa ad alcuni quesiti più personali. Si chiede quindi l’età, il genere, se la famiglia proviene da un paese straniero o meno e anche se l’alunno parla un particolare dialetto regionale italiano.
I ricercatori hanno formulato, infine, domande relative all’ambiente in cui vivono i ragazzi (c’è a disposizione una cameretta per studiare? Una connessione Internet? Anche solo una scrivania privata dove fare i compiti?), la presenza di libri in casa (quanti?) e sul livello di istruzione dei genitori.
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