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Discussione: Test Invalsi due volte all'anno

  1. #1
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    Predefinito Test Invalsi due volte all'anno

    Dal prossimo anno scolastico gli studenti della secondaria di primo grado sosterranno le prove Invalsi a settembre e a maggio. Scopo dell'iniziativa è quello di verificare l'intervento della scuola. Critica la senatrice PD Mariangela Bastico.
    A partire dal prossimo anno scolastico gli studenti della scuola secondaria di primo grado sosterranno due volte all’anno prove di valutazione predisposte dall’Invalsi; una prima rilevazione verrà fatta all’inizio dell’anno scolastico e una seconda verso la fine.
    Scopo dell’iniziativa è quello di misurare gli apprendimenti in lingua italiana e in matematica; la doppia rilevazione servirà appunto a verificare in che misura la scuola contribuisce a migliorare la preparazione degli studenti.
    A settembre il progetto coinvolgerà 1.000 scuole per un totale di 50mila studenti e 2mila docenti, mentre dall'anno scolastico 2011/2012 si procederà anche con la scuola superiore.
    Secondo le previsione del Ministro, dal 2013 in poi si andrà a regime.
    I risultati dei test - ha spiegato il Ministro - serviranno per valorizzare il merito: “Ad esempio - ha aggiunto Mariastella Gelmini - potrebbero essere utilizzati anche per la distribuzione di borse di studio che oggi avviene seguendo principalmente il parametro del reddito. I risultati saranno anche utilizzati per stilare una classifica nazionale degli istituti migliori e per stimolare i docenti a migliorare la loro didattica".
    Molto critica l’opposizione che, per bocca della senatrice del PD Mariangela Bastico, sottolinea che “la valutazione è uno strumento essenziale in relazione alla autonomia scolastica e per misurare l’efficacia dei processi formativi,è uno strumento che deve essere ben orientato, non un obiettivo o un valore in quanto tale”.
    “Pertanto - aggiunge Bastico - invito il ministro dell’Istruzione Gelmini ad occuparsi, innanzitutto, di quanto viene prima della valutazione: definisca gli obiettivi essenziali di apprendimento per i vari cicli scolastici; sostenga le innovazioni didattiche che tante scuole hanno avviato, rendendo i ragazzi protagonisti del sapere e del saper fare; finanzi e non tagli la formazione dei docenti. Solo in questo quadro di chiarezza di obiettivi di apprendimento la valutazione ha un senso reale”.
    Ma la senatrice del PD appunta le sue critiche anche sulla stessa metodologia di rilevazione messa a punto dall’Invalsi: “Prove standardizzate quali quelle che l’invalsi ha applicato nell’esame di terza media, sono ampiamente estranee alle modalità della didattica d’aula volta alle conoscenze e non alle competenze come misurate in queste prove. Quindi, daranno sempre i risultati falsati”.
    “Inoltre - conclude la Bastico - credo che la valutazione debba far comprendere quali siano gli elementi di sistema per cui alcune scuole hanno una riconosciuta qualità e danno buoni risultati ed altre no. Pertanto deve essere rivolta all’organizzazione nel suo complesso e non solo ai singoli ragazzi e ai singoli docenti”.
    Critiche e osservazioni certamente condivisibili, anche se è bene ricordare che i test Invalsi sono ormai in uso nella scuola italiana da parecchi anni e anche nel periodo in cui il Ministero era retto da Giuseppe Fioroni (e dalla Bastico come viceministro) la metodologia della rilevazione degli apprendimenti non era sostanzialmente diversa da quella attuale.


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  2. #2
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    Predefinito Invalsi, valutati anche gli studenti delle superiori Emanata la direttiva ministeriale n. 67/2010

    L’Invalsi, Istituto per la valutazione del sistema di istruzione, ha rilevato in questi ultimi anni gli apprendimenti conseguiti dagli alunni della scuola primaria (classi seconde e quinte) e della scuola secondaria di I grado (prime classi) per le discipline di italiano e matematica.
    Per le rilevazioni effettuate nel maggio scorso è in atto in questi giorni la restituzione ad ogni scuola dei dati rilevati.
    Per il 2010-11 c’è una novità rilevante: anche gli istituti di istruzione secondaria superiore, oltre alle scuole primarie e secondarie di I grado, parteciperanno alla rilevazione degli apprendimenti condotta dall’Invalsi per le stesse discipline di italiano e matematica.
    Lo prevede espressamente la direttiva ministeriale n. 67 del 30 luglio scorso, registrata in questi giorni dalla Corte dei Conti, che dispone la rilevazione degli apprendimenti degli studenti della seconda e quinta classe della scuola secondaria di II grado.
    Per la quinta classe, precisa la direttiva, è inoltre particolarmente importante che l’Istituto (Invalsi) avvii un processo per la produzione di prove da utilizzare negli esami di Stato predisponendo a tal fine uno specifico progetto di fattibilità analizzando anche la possibilità di predisporre prove centrate sulle competenze di base da proporre, su base volontaria, agli studenti diplomati in vista della erogazione da parte di alcune Regioni interessate di borse di studio basate sul merito.
    Si prepara, dunque, la prova nazionale per gli esami di Stato di cui ha parlato più volte il ministro, anche se non sarà operativa per il 2011.
    La direttiva contiene un altro passaggio interessante laddove prevede che l’Invalsi debba “progettare e mettere a disposizione delle istituzioni scolastiche prove di valutazione degli apprendimenti relative a nuove aree disciplinari con priorità alla lingua inglese e alle scienze, finalizzate a consentire alle scuole di progettare specifici percorsi di autovalutazione e di miglioramento della qualità. A tal fine l’Istituto è invitato a far pervenire un piano di fattibilità in modo da graduare gli interventi in un ambito pluriennale”.
    In futuro, dunque, oltre alla rilevazione degli apprendimenti di italiano e matematica potranno esserci anche prove per rilevare i livelli di conoscenza degli studenti in lingua inglese e in scienze.

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  3. #3
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    Predefinito Invalsi anche alle superiori

    Test a maggio per le seconde. Quindicenni alla prova di italiano e matematica.

    Test Invalsi in italiano e matematica anche per i ragazzi delle superiori. A maggio i quindicenni delle classi seconde dovranno cimentarsi per la prima volta con le prove nazionali che hanno già coinvolto, negli scorsi anni, i ragazzini della primaria e delle medie. Dovranno dimostrare come se la cavano con i numeri, la grammatica, la comprensione del testo sottoponendosi a test uguali su tutto il territorio nazionale. I risultati non faranno media, ma saranno utili al ministero e all’Istituto di valutazione del sistema scolastico per capire qual è il livello di apprendimento, da nord a sud, degli studenti delle seconde superiori. Questi saranno i dati più aggiornati prodotti all’interno del nostro paese: gli ultimi rilevamenti sulle conoscenze dei quindicenni li ha fatti l’Ocse, che ha bocciato sonoramente l’Italia. L’Invalsi quest’anno dovrà anche cominciare a predisporre un’ipotesi di prova standard per la classe quinta, ma il test sbarcherà alla maturità, salvo sorprese, solo nel 2012: servono tempi tecnici per predisporre la novità. I nuovi compiti per il 2010/2011 sono stati assegnati all’Invalsi con una direttiva firmata dal ministro Gelmini che porta la data di luglio ma è stata emanata solo qualche giorno fa dopo la registrazione alla Corte dei Conti. La direttiva traccia un quadro di ampliamento delle attività dell’istituto che dovrà anche “progettare e mettere a disposizione delle istituzioni scolastiche prove di valutazione degli apprendimenti relative a nuove aree disciplinari con priorità alla lingua inglese e alle scienze”.
    Fin qui i progetti. Ma la situazione finanziaria generale che sta imponendo sacrifici a tutte le pubbliche amministrazioni rischia di mettere un freno all’attività complessiva dell’Invalsi dove si vivono ore di preoccupazione: per il 2011 la Finanziaria ha tagliato, come ha segnalato anche il deputato democratico Giovanni Bachelet, «un altro milione di euro all’Istituto e all’Ansas, l’agenzia nazionale per la formazione degli insegnanti, che insieme ne avevano poco più di quattro prima di questo taglio». «Stiamo facendo la verifica delle risorse disponibili- conferma Piero Cipollone, presidente uscente dell’Invalsi, che rimarrà in carica ancora diversi mesi visto che la procedura di nomina è molto complessa e passa anche attraverso il Parlamento-. Per il 2011 avremo poco più di tre milioni di euro e le attività di rilevazione degli apprendimenti richiedono risorse adeguate per via della numerosità delle persone da testare». La legge del 2004 che ha istituito l’Invalsi ha assegnato all’Istituto, a partire dal 2005, un finanziamento di quasi 11 milioni che, però, è andato scemando negli anni nonostante il potenziamento della valutazione sia stato un punto fermo dei ministri che si sono susseguiti. Al di là degli annunci, ora toccherà ai tecnici fare i conti con i soldi in cassa. Se negli anni scorsi anni, infatti, erano rimasti in bilancio fondi non spesi perché per un periodo la valutazione è stata bloccata per rivedere il sistema di rilevamento dei dati, ora anche le scorte sono finite. In una quindicina di giorni dovrebbero arrivare risposte dal ministero. Altrimenti si dovrà ragionare su quale parte della valutazione sacrificare. Il punto fermo è misurare gli apprendimenti dei ragazzi delle superiori che non sono mai stati sottoposti ai test. L’ipotesi, in caso di confermata carenza delle risorse, è «dimensionare l’attività- spiegano dall’istituto- la seconda superiore ha la priorità». Potrebbero essere sacrificate perciò le seconde elementari dove quella di maggio sarebbe la terza rilevazione. Il tempo stringe, comunque, perché per i test di primavera l’Invalsi deve stampare e consegnare 4 milioni di questionari per i piccoli e un altro milione per i più grandi. Quindi bisogna indire dei bandi di gara internazionali per assegnare la stampa, che richiedono procedure lunghe. Ma quanto costa rilevare gli apprendimenti? «Poco più di 2 euro a studente per un totale di circa 1,2 milioni di euro per coorte», spiega Cipollone. L’insieme delle seconde elementari è una coorte, così come quello delle quinte, delle prime medie e delle seconde superiori: fa un totale di quattro. Solo così siamo quasi a 5 milioni di fabbisogno, più gli stipendi, le spese generali, i fondi che servono per il test dell’esame di terza media, per studiare quello della maturità, per predisporre le prove per le nuove materie, i soldi per la ricorrezione su base campionaria di alcuni elaborati della maturità. E quest’anno scolastico sono in programma anche le nuove rilevazioni internazionali Ocse sui quindicenni e quelle sulle capacità di lettura e nella matematica dei piccoli che non possono essere sacrificate, l’Italia non può uscire da queste valutazioni.


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  4. #4
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    Predefinito Invalsi

    Classi promosse o bocciate? Ecco come leggere i dati Invalsi Daniela Notarbartolo

    Sono accessibili in rete previo uso di password i dati delle scuole sulle prove di apprendimento dell’Invalsi nelle classi II e V della primaria e I della secondaria di primo grado. Come è noto, mentre i dati medi dell’Italia, rilevati su un campione statistico controllato e disaggregati per macroarea e per regione, sono contenuti nel rapporto annuale, uscito prima dell’estate, i dati delle singole scuole vengono resi pubblici soltanto alle scuole stesse. Questi dati permettono di paragonare i risultati della singola scuola al dato nazionale, di macroarea e regionale, per consentire alle scuole una collocazione comparativa dei propri risultati: si tratta della funzione specifica di una misurazione nazionale.
    Oltre ai dati di apprendimento degli studenti, la relazione alle scuole in se stessa contiene delle novità: infatti in questi anni il gruppo degli esperti statistici sta continuamente implementando la quantità e la qualità delle informazioni che è possibile ricavare dai dati, con l’impegno a fornire alle scuole non solo uno specchio non deformato, ma un materiale ricco da cui attingere ipotesi per il loro miglioramento. Il rapporto quest’anno prevede due tipi di informazione: le medie e i percentili.
    Una scuola può essere infatti nella media rispetto al campione nazionale, oppure sopra la media o sotto, ma questa è un’informazione ancora generica; è importante infatti sapere da quali valori essa è costituita. Per la prima volta l’Invalsi ha provato a costruire quelle scale di livello che nella rilevazione Pisa danno informazioni preziosissime relativamente ai punti di debolezza dell’Italia. Infatti i risultati piuttosto bassi dell’Italia derivano non solo da un eccesso di studenti con livelli bassi di capacità, ma soprattutto dal numero davvero esiguo di studenti con livelli di eccellenza. Ecco allora la scala dei percentili, per sapere come si distribuiscono gli studenti sulle fasce di livello, e se questa distribuzione corrisponde o meno alla media.
    La popolazione del campione statistico è stata distribuita secondo fasce: il primo decile (10%) il primo quartile (25%) la mediana (50%) il terzo quartile (75%) e il nono decile (90%). Ad ogni scuola che ha ricevuto i suoi risultati è possibile paragonare la propria distribuzione con quella del campione nazionale. Può capitare per esempio che una scuola abbia meno studenti nelle fasce basse, quindi meno studenti in difficoltà, ma sia anche più sguarnita sulle fasce alte, non avendo studenti eccellenti.
    Certamente questo dato sarà molto più significativo nel momento in cui sarà possibile avere delle misure di valore aggiunto, cioè sapere se questa distribuzione dipende dal livello di ingresso degli studenti oppure da una capacità della scuola di lavorare sui diversi livelli, ma già ora l’informazione fornisce un quadro più dettagliato della situazione.
    Un altro dato interessante riguarda la distribuzione delle diverse classi rispetto alla media. Una scuola con una buona collocazione può essere infatti composta da classi che sono omogeneamente superiori alla media, oppure da classi molti dissimili fra di loro, di cui alcune molto al di sopra della media e altre al di sotto.
    Tendenzialmente la disomogeneità massima dovrebbe registrarsi fra gli alunni della stessa classe, non fra classi diverse della stessa scuola (lo stesso discorso vale all’interno di uno stesso territorio), come garanzia di una certa equità nel capitare nell’una o nell’altra sezione (o scuola): si sa infatti che la “qualità” della classe incide sulla possibilità maggiore o minore di progredire negli apprendimenti.
    Si sa però anche quanta prudenza è necessaria per non incorrere in deduzioni affrettate: innanzitutto perché una classe di livello basso può essere il frutto virtuoso di una grande capacità di operare in contesti difficilissimi (anche qui sarebbero necessarie le misure di valore aggiunto).
    La ragione delle diverse situazioni non è mai automaticamente deducibile, e solo all’interno della singola scuola si ha la percezione della vasta realtà che produce un certo dato; ma certo il dato è quello che può invitare la scuola al ripensamento delle proprie politiche scolastiche, come potrebbe essere per esempio la formazione delle classi, oppure la loro assegnazione ai diversi insegnanti. I risultati sono disaggregabili poi per presenza o meno di stranieri, di prima e di seconda generazione, e questo dato consente di eliminare l’effetto distorcente, giacché un alunno straniero con scarse competenze linguistiche può incidere fortemente sulla media della classe. Le scuole sono aiutate in questo lavoro dal fascicolo “guida alla lettura dei grafici” allegato alla restituzione.
    Un ulteriore elemento di informazione è la distribuzione delle risposte alla prova item per item, compresa la distribuzione delle percentuali sui distrattori. Si tratta di un elemento di grande interesse. Innanzitutto le scuole, confrontando le risposte dei propri alunni con la mappa dei quesiti - che riportano i diversi processi cognitivi attivati dalle domande - possono accorgersi se le lacune si concentrano su ambiti specifici, come per esempio nei compiti di lettura la capacità di “integrare informazioni” o di “fare inferenze”.
    Poi, pur trovandosi nella media sul test nel suo complesso, possono confrontare le percentuali di risposta alle singole domande, ed accorgersi per esempio che i propri studenti rispondono meglio della media a domande difficili, oppure al contrario cadono su domande che risultano mediamente facili. Si tratta di elementi conoscitivi molto potenti rispetto alla didattica.
    L’intenzione dell’Invalsi è quella di fornire alle scuole i dati utili alla eventuale costruzione di un proprio “rapporto di scuola”, che renda conto sia del confronto con l’esterno (le scuole della propria regione e della propria macroarea), sia del confronto all’interno, per valutare collegialmente per esempio la relazione le distribuzioni dei livelli all’interno della classe, o fra classi, che emergono dai voti numerici dati dagli insegnanti con quelle che emergono dalle misurazioni standardizzate.
    Si tratta di un impegno, oggettivamente nuovo per tutti, che dovrebbe dimostrarsi produttivo, cioè tale da compensare con dei benefici visibili il costo dell’impiego delle energie per farlo, se ogni scuola imparerà a tradurre le informazioni ottenute in scelte strategiche e in pratiche virtuose: il che è poi la sfida davanti alla quale si trovano tutti i paesi legati dal patto di Lisbona.
    Molte cose sono da fare: per esempio mancano ancora i risultati depurati dai dati socio-economici e socio-culturali di sfondo, nonché i più volte menzionati dati di valore aggiunto. Inoltre non sempre le scuole sono in grado di controllare i fattori che favoriscono il successo (aspetti legati all’autonomia, alla formazione degli insegnanti o ai compiti dei dirigenti).
    Si tratta poi di informazioni su un segmento molto limitato (alcune dimensioni dell’italiano e della matematica) rispetto a tutto quello che a scuola si fa. L’impressione però è che ogni anno la prospettiva si arricchisca, nella tensione a superare l’asimmetria informativa che caratterizza ancora il rapporto fra la scuola e i soggetti interessati, come famiglie, decisori politici, territorio (gli stakeholders, come si dice).
    Lo scopo di tutta questa operazione è la trasparenza, la responsabilità reciproca dei vari soggetti, la possibilità per ogni alunno di trovarsi in un contesto che lo aiuti a crescere.


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    Predefinito Invalsi, liceali “bocciati” in matematica

    Esaminate le prove della maturità scientifica, il 60% sono insufficienti.
    Dovrebbero mangiare pane e matematica altrimenti non si capisce perché avrebbero dovuto scegliere l’indirizzo scientifico. Eppure i liceali messi sotto la lente di ingrandimento dell’Invalsi, che ha analizzato i problemi e gli esercizi svolti nell’ambito della maturità 2008/2009, non fanno certo una bella figura. Anche l’istituto di valutazione lo scrive nero su bianco nel Rapporto che pubblicherà oggi sul proprio sito: quegli studenti che dovrebbero essere la «categoria di punta per la matematica» in realtà con i numeri se la cavano poco e male. Anche se, per una volta, i ragazzi del Sud vanno meglio di quelli del Nord. Bocciati anche i prof: alle ricorrezioni dei compiti effettuate dall’Invalsi gli studenti prendono voti decisamente inferiori rispetto a quelli assegnati dai commissari all’esame. Forse più di qualcuno si lascia commuovere dal clima della maturità ed è di manica larga.
    Ma veniamo alle lacune degli studenti. Secondo il Rapporto, tanto per cominciare, i ragazzi scelgono le tracce da eseguire non in base alla reale difficoltà degli esercizi ma tenendo conto di quanto questi gli sembrano familiari o meno. Insomma, non ripescano nella memoria le regole apprese, ma cercano di capire se hanno già svolto compiti simili. Questo vale sia per gli studenti dell’indirizzo tradizionale che per quelli della sperimentazione del Piano nazionale di informatica, considerata più complessa e impegnativa. L’Invalsi ha messo in mano i compiti presi a campione a due correttori, ovvero insegnanti in servizio che hanno avuto esperienze come commissari d’esame. Dalla ricorrezione è emerso che su 119 elaborati il 54,5%, erano insufficienti. Si sale addirittura al 60,6% negli indirizzi tradizionali. In quelli informatici si scende al 40,8%.
    I liceali del campione mostrano scarsa capacità nell’applicare i concetti acquisiti: sotto questo profilo il 60% è insufficiente, solo il 10% è nella fascia di eccellenza. Critiche anche le capacità logiche e argomentative: qui gli insufficienti sono quasi il 69%, più di due su tre. In quest’ultimo caso, spiega l’Invalsi, pesa l’incapacità «di leggere, comprendere, decodificare adeguatamente testi di varia natura». Il problema è più generale, insomma. Le punte di difficoltà maggiori sono al Nord per la matematica dove le insufficienze sono il 59,1% contro il 51% del Sud. Il voto massimo, tuttavia, è stato dato solo a ragazzi settentrionali. Fra maschi e femmine la differenza è minima e, comunque, vanno meglio le seconde. Fa riflettere un dato: le commissioni d’esame, in media, sono state nettamente meno severe dei correttori Invalsi. I commissari hanno messo l’insufficienza solo ad un compito su cinque di quelli del campione. I professori che hanno lavorato al Rapporto solo ad uno su due. Quanto alle eccellenze, nella ricorrezione sono state solo il 6,8%. Per le commissioni era al top il 22,7% dei compiti. Secondo l’Invalsi il Rapporto dimostra che «una buona metà degli studenti hanno difficoltà sostanziali in matematica, accumulate lungo tutto il percorso scolastico».

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  6. #6
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    Predefinito Si riparte con le prove Invalsi

    Con una nota inviata a tutte le scuole il presidente dell'Invalsi fornisce informazioni sul programma di rilevazione degli apprendimenti del 2010/2011. Quest'anno saranno coinvolte anche le scuole superiori.
    A partire dal 12 gennaio le scuole del primo e del secondo ciclo possono iniziare a registrarsi sul sito dell’Invalsi in vista della rilevazione degli apprendimenti in lingua e in matematica che, come previsto dalla nota ministeriale prot. n. 3813/2010, riguarderà quest’anno non solo le classi II e V della primaria e le prime della secondaria di primo grado, ma anche le seconde delle superiori che finora erano rimaste fuori dal progetto. Lo rende noto una comunicazione del presidente dell’Invalsi inviata nella giornata dell’11 gennaio a tutte le scuole italiane. Con la stessa comunicazione vengono già fornite diverse indicazioni su come si svolgerà quest’anno la rilevazione. Grosso modo non cambierà molto rispetto allo scorso anno: gli studenti dovranno cimentarsi su una prova di italiano e una di matematica, i docenti di classe dovranno riportare su appositi moduli le risposte fornite dagli alunni, mentre in alcune classi saranno inviati dal Ministero osservatori esterni con il compito di verificare che i test vengano somministrati in modo corretto e secondo quanto previsto dal protocollo. Le scuole avranno tempo fino al 2 febbraio prossimo per registrarsi, entro fine febbraio dovranno inserire i “dati di contesto” in un apposito form disponibile nel sito dell’Invalsi e verso la metà di aprile riceveranno il plico con le prove. La somministrazione dei test è già calendarizzata
    10 maggio 2011: prove di italiano e matematica per gli studenti della classe II secondaria di secondo grado;
    11 maggio 2011: prova preliminare di lettura (prova scritta a tempo della durata di pochi minuti per testare la capacità di lettura/decodifica raggiunta da ciascun allievo) e prova di Italiano per gli alunni della classe seconda della primaria;
    nella stessa giornata si svolgerà anche la prova di italiano per gli alunni della classe V della primaria;
    12 maggio 2011: prova di italiano e di matematica per gli studenti della classe prima della secondaria di primo grado;
    13 maggio 2010: prova di matematica per gli alunni delle classi II e V della primaria.
    Gli esiti delle prove verranno messi a disposizione delle scuole presumibilmente nel mese di ottobre.





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  7. #7
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    Predefinito Come migliorare le scuole se non si conoscono i dati Invalsi?

    Nell’accanito dibattito sulla valutazione degli insegnanti è spuntata anche l’ipotesi di utilizzare i dati delle rilevazioni del Servizio Nazionale di Valutazione Invalsi per individuare le scuole con migliore Valore Aggiunto. Ipotesi interessante ed anche ardita, visto lo stato degli studi e delle ricerche in Italia in proposito.
    Stupisce però che l’utilizzo di quei dati sia stato pensato solo per una ristrettissima sperimentazione e non ci si ponga il problema di una loro generalizzata diffusione, a più di tre anni dalla felice ripartenza della valutazione Invalsi.
    È di questi giorni la comunicazione ufficiale alle scuole superiori italiane che nel maggio prossimo verrà effettuata la somministrazione anche nelle loro seconde classi delle prove Invalsi di Italiano e Matematica. Qualcuno fra i docenti ed i dirigenti comincia a ricordarsi di alcune esternazioni del ministro Gelmini circa la possibilità che dall’anno scolastico prossimo una parte dell’esame di stato finale della secondaria consista in una prova standardizzata esterna, come già avviene da tre anni in quello della terza media. Del resto il decreto milleproroghe ha portato con sé ancora una volta la notizia che i 25 punti di vantaggio che Fioroni voleva attribuire ai famosi 100 e 100 e lode per l’ammissione ai corsi universitari a numero chiuso non potranno essere attribuiti. In quattro anni la commissione che lavora al ministero per l’applicazione della norma non ha raggiunto ancora un accordo su come calibrare i voti in uscita da diverse scuole e indirizzi. Ad impossibilia nemo tenetur.
    Tutto bene. Sicuramente anche quest’anno gli esperti al lavoro all’Invalsi sapranno cavarsela egregiamente.
    Ma ci si comincia anche a domandare che fine facciano questi dati che si stanno accumulando oramai dal 2007-2008 e che riguardano 1 annualità per la prima media, 2 annualità per la seconda e la quinta elementare, 3 annualità per l’esame di stato della terza media. Fra sei mesi avremo per tutti un’annualità a disposizione in più ed al gruppetto si sarà aggiunta la seconda superiore.
    L’Invalsi ha più volte dichiarato che obiettivo delle prove era offrire alle scuole strumenti per il miglioramento. Se ne sa qualcosa? In questi anni in quante scuole sono state avviate iniziative serie e con una effettiva ricaduta che, a partire dall’analisi dei dati, abbiano agito sulle attività didattiche ordinarie? nel Paese dei mille progetti sono stati istituiti meccanismi istituzionali che incoraggino e facilitino tali iniziative?
    Un primo esito delle somministrazioni è l’uscita nell’estate successiva dei Rapporti Nazionali sui dati del campione di scuole e di studenti selezionato e tenuto sotto controllo. Questi Rapporti consentono con rigore scientifico di varare alcune osservazioni ed ipotesi sui livelli di apprendimento e sui rapporti fra questi ed alcuni fattori di contesto raccolti con il Questionario studente e la Scheda per le scuole.
    Un secondo esito è l’invio nei mesi di ottobre e di novembre dei loro dati alle scuole in forma assolutamente riservata. E poi cosa succede? I presidi bennati ci fanno un collegio, i bennatissimi istituiscono gruppi didattici interni per prendere le opportune decisioni. Mancano statistiche - del resto queste da noi mancano anche sugli iscritti - ma circola il dubbio che la grande maggioranza li infili nel cassetto. Se nessuno obbliga, preme o controlla, se la società civile - anche nelle organizzazioni dei genitori e perché no? dei consumatori tace - perché cercare grane? Ed anche all’interno della scuola, perché creare problemi fra gli insegnanti delle diverse sezioni? Come diceva Don Abbondio, il coraggio uno non se lo può dare.
    Sembra maturo il tempo di decidere sulla pubblicizzazione di questi risultati. Fino a 14 anni la mobilità delle iscrizioni è limitata in Italia, anche a causa di motivi geografici e della difficoltà di spostamenti dei bambini. Nel nostro Paese non si sceglie ancora la casa in relazione alla qualità della scuola di quartiere, forse perché, visti i criteri di allocazione sociale, si pensa che è più utile restare vicino alla propria famiglia. Ma alle superiori, soprattutto nelle grandi città - che fanno immagine e fanno pensare che certi fenomeni sociali siano più diffusi di quanto in realtà non siano - questa mobilità è in atto da tempo ed ha decretato fortune e sfortune delle scuole. Ma i dati su cui ci si muove sono impressionistici, se non talvolta fuorvianti, come l’infiocchettamento dei POF.
    Un’informazione adeguata sui livelli effettivamente raggiunti dagli allievi nelle competenze base aiuterebbe a stimolare in dirigenti ed insegnanti il desiderio di efficacia, forse più di tanti marchingegni di valutazione fra pari o di novellate valutazioni ispettive, per le quali peraltro sembra continuerà a mancare perfino la materia prima.
    La pubblicità dei dati consentirebbe anche operazioni di analisi più approfondita, a partire da quelle sul valore aggiunto delle scuole che sarebbe possibile realizzare anche a livello micro territoriale, utilizzando i risultati dei questionari di accompagnamento sopra ricordati. Ancorare la valutazione delle scuole anche ai risultati di queste prove sembra infatti una strada obbligata. Purché naturalmente si depurino i risultati dalle condizioni di contesto.
    Per fare ciò però è necessario prima definire una qualche forma di pubblicizzazione dei risultati. Non tutti i Paesi europei adottano i sistemi drastici degli anglosassoni, a base di graduatorie. Alcuni consegnano i risultati alle autorità locali (per noi le Regioni). Altri impongono che vengano pubblicizzati nella brochure della scuola. Altri ancora non ne fanno nulla, ma sono o i sistemi che non riescono a entrare in gara o quelli in cui i controlli a monte sulla qualità degli insegnanti ed il controllo sociale sono così forti da rendere superflui metodi più drastici.
    In quale di queste categorie si trova la scuola italiana?




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    Predefinito Il test Invalsi sbarca anche alle superiori

    Dal prossimo 10 maggio si svolgeranno le prove per gli studenti della classe seconda delle superiori.
    Da quest’anno, test Invalsi anche alle scuole superiori. La notizia è arrivata ieri dal Ministero dell'Istruzione: le prove standardizzate in italiano e matematica dell'Invalsi (l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), che servono a conoscere le competenze degli studenti, saranno estese da questa primavera anche alle seconde superiori.
    La ministra, Mariastella Gelmini, lo aveva annunciato tempo fa: ora la novità è ufficiale. I quindicenni al secondo anno di superiori, proprio gli studenti che vengono presi in considerazione nelle rilevazioni europee, saranno quindi sottoposti a verifica come già accade, da due anni, ai bambini della scuola primaria e ai ragazzini alle medie. Gli istituti superiori hanno tempo fino al 2 febbraio per registrarsi sul sito internet dell'istituto (www.invalsi.it); poi, entro la fine di febbraio, i dirigenti scolastici dovranno inserire nello stesso sito i «dati di contesto». A metà aprile arriveranno alle scuole le prove di verifica, mentre i risultati sono previsti, come già in passato, verso ottobre.
    «Fra gli obiettivi assume particolare importanza la valutazione degli apprendimenti in italiano e matematica degli studenti della seconda e quinta classe della scuola primaria, della prima e terza classe della scuola secondaria di primo grado e della classe seconda della scuola secondaria superiore», scrive, in una lettera pubblicata sul sito Invalsi, il ministero. Che ha già fissato le date delle prove: il 10 maggio sarà la volta dei ragazzi delle seconde superiori (esclusi quelli che frequentano corsi serali e i centri di istruzione per adulti); l'11 verranno sottoposti ai test i bambini di seconda della primaria, pochi minuti di prova per monitorare il livello acquisito nella lettura e nella decodifica di un testo, e quelli della quinta classe, pure loro impegnati con l'italiano. Il 12 maggio italiano per le prime medie e, infine, il 13 maggio, test di matematica per gli alunni della primaria.
    «Il fatto che si intervenga sulla scuola superiore con prove che valutano l'apprendimento degli studenti è un fatto positivo», giudica Massimo Di Menna della Uil scuola. «La nostra preoccupazione è sulla procedura burocratica che ci può essere intorno alla somministrazione del test, che spesso nelle esperienze passate è stato un vero impazzimento», valuta gli aspetti da migliorare. «Sarebbe poi importante fare in modo, anche per le superiori, che ci siano delle batterie di prove simili a disposizione di insegnanti e studenti, perché ci sia una preparazione. Infine, siccome le prove richiedono un particolare impegno degli insegnanti, sarebbe necessario che venisse retribuito…». Ci sono state in passato anche polemiche sull'attualità e l'efficacia dei test.
    «Siamo sempre d'accordo su prove che monitorino l'apprendimento», premette Mimmo Pantaleo della Flc-Cgil. «Ma noi vogliamo che quelle prove aiutino non solo a verificare, ma anche a migliorare: a uno strumento che fotografa la situazione riteniamo che occorra far seguire fatti concreti. E invece vediamo solo tagli…».




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    Predefinito Prove Invalsi: no dei Cobas

    Fallito il tentativo del Ministero di avviare una sperimentazione sulla valutazione dei docenti e delle scuole, si apre adesso la questione della rilevazione degli apprendimenti. I Cobas invitano le scuole a contestare i test dell'Invalsi.
    La “vittoria” conseguita dai sindacati di base che sono riusciti di fatto a far fallire il progetto sulla sperimentazione della valutazione delle scuole e dei docenti serve adesso ai Cobas a rilanciare la protesta contro le prove Invalsi destinate alla rilevazione degli apprendimenti nelle scuole primarie e secondarie (saranno coinvolti non meno di due milioni e mezzo di alunni delle classi II e V della primaria, I della secondaria di primo grado e II della superiore).
    A Torino, in particolar modo, i Cobas ritengono che la decisione della direzione regionale di estendere la sperimentazione della valutazione dei docenti a tutte le province del Piemonte sia la prova che il programma ideato dal Ministero sia del tutto fallito e che le scuole non abbiano nessuna intenzione di aderire ad un progetto finanziato con i risparmi derivanti da tagli di cattedre e licenziamenti di personale precario.
    E così, adesso, i Cobas si preparano ad una nuova battaglia, quella contro le prove Invalsi che, a parere del sindacato di base guidato da Piero Bernocchi, hanno il solo scopo di contribuire a mettere in piedi un meccanismo che servirà a collegare lo stipendio del singolo insegnante ai risultati ottenuti dai propri allievi.
    In realtà appare difficile, se non impossibile, che questo meccanismo possa essere messo in funzione in tempi ragionevoli; intanto c’è il fatto che le rilevazioni dell’Invalsi riguardano per ora solamente l’italiano e la matematica e se davvero gli esiti dei test dovessero servire per definire gli stipendi, questo significherebbe escludere a priori da ogni possibile beneficio economico un buon 30 dei docenti italiani.
    E poi c’è il fatto che la notevole mobilità del personale renderebbe di fatto un meccanismo del genere del tutto iniquo e inattendibile: un docente che arriva per trasferimento in una nuova classe, soprattutto se si tratta di una classe finale, non potrebbe essere considerato “responsabile” dei cattivi (o buoni) risultati dei propri allievi.
    I Cobas sono comunque convinti che i test dell’Invalsi serviranno a stilare graduatorie di insegnanti e per questo motivo stanno invitando i collegi dei docenti a rifiutare la somministrazione delle prove, adducendo tra l’altro motivazioni anche di carattere giuridico alla tesi secondo cui la stessa somministrazione non sarebbe obbligatoria.
    C’è da dire che la “battaglia” contro le prove Invalsi non è un fatto nuovo: già negli anni passati aveva infiammato le scuole; negli ultimi anni si era un po’ spenta.
    Sarà interessante vedere se, adesso, complici le ultime decisioni del Ministero sulla valutazione dei docenti, la battaglia riprenderà con rinnovato vigore.


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    Predefinito Le prove Invalsi: gli esempi per le scuole secondarie di secondo grado

    Il 10 maggio prossimo tutte le classi seconde delle scuole secondarie di II grado svolgeranno le prove di Italiano (comprensione di testi scritti di varia natura e tipologia e riflessione sulla lingua) e di Matematica. Le prove saranno uniche per tutte le tipologie di scuola (licei, istituti tecnici e professionali) e per tutti gli indirizzi di studio.
    Le prove saranno uniche per tutte le tipologie di scuola (licei, istituti tecnici e professionali) e per tutti gli indirizzi di studio, poiché l’obiettivo è quello di misurare e verificare aspetti comuni a tutti i corsi di studio della scuola secondaria di II grado.
    La scelta di somministrare a tutti gli studenti della scuola secondaria di secondo grado prove non differenziate non significa – chiarisce l’Invalsi - che i loro risultati saranno restituiti alle scuole senza tenere conto dei diversi indirizzi di studio in esse presenti. Infatti, ogni scuola riceverà via web i propri risultati, articolati anche per classe, in modo da poterli confrontare con quelli medi complessivi dell’intero Paese e della regione di appartenenza, nonché con i livelli medi dei risultati conseguiti dalle scuole della stessa tipologia, sia a livello nazionale sia regionale.
    Per prepararsi all’appuntamento l’Invalsi ha messo a disposizione delle scuole e degli studenti un documento contenente esempi di prove.
    Nel ricordare che le prove sono strutturate per misurare i livelli fondamentali degli apprendimenti alla fine del primo biennio e pertanto non richiedono alcuna specifica forma di preparazione o, tanto meno, di addestramento, l’Invalsi comunque invita a consultare i fascicoli della Prova nazionale degli anni passati, somministrata all’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione, nonché questo nuovo file appositamente predisposto per la scuola secondaria di secondo grado impegnata per la prima volta in queste prove.
    Per la prova di Italiano gli esempi si riferiscono alla comprensione dei testi scritti (alcune tipologie di domande riferite a un testo narrativo, ad un testo espositivo e ad un testo misto) e alla riflessione sulla lingua scritta. Per quanto riguarda la prova di Matematica, vengono proposte alcune domande esemplificative delle modalità con cui possono essere posti i quesiti relativi ai vari ambiti e processi previsti.
    Per quanto riguarda le modalità di somministrazione delle prove, tutti gli allievi di tutte le classi seconde degli istituti tecnici e professionali e dei licei dovranno svolgere le prove del Snv e, a seguire nella stessa mattinata, il questionario studente. La rilevazione sarà quindi censuaria sia a livello di scuola sia a livello studente. Diverse settimane prima del 10 maggio 2011 le scuole in cui sono presenti classi campione e nelle quali sarà inviato un osservatore esterno riceveranno una comunicazione dall’Invalsi con l’esatta indicazione del corso di studio e della sezione delle classi campione. L’organizzazione dello svolgimento delle prove dovrà avvenire, compatibilmente con le specificità di ciascuna Istituzione scolastica, secondo le modalità indicate dall’Invalsi in un apposito protocollo di somministrazione che sarà reso pubblico alcune settimane prima della somministrazione medesima.
    Relativamente, infine, alle restituzione dei risultati alle scuole, saranno utilizzate anche per le scuole secondarie di secondo grado le stesse modalità utilizzate per le istituzioni scolastiche appartenenti al primo ciclo di istruzione.
    A tal fine, alla pagina, inserendo il codice meccanografico fittizio RMIC000000 e la password referente, è possibile visualizzare tutte le elaborazioni fornite dall’Invalsi sia a livello di classe sia a livello di intera istituzione.



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