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Discussione: Erasmus per tutti, più borse di studio entro il 2014

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  1. #1
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    Erasmus+ 2021/2027, online il modulo per l’accreditamento: scadenza 29 ottobre




    Come abbiamo già avuto modo di spiegare, sono in arrivo importanti novità per il programma Erasmus+ per il settennio 2021/2027.
    Sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea è stato infatti pubblicato l’Invito a richiedere l’Accreditamento Erasmus per progetti di mobilità, che anticipa il nuovo Programma Erasmus 2021-2027.
    L’accreditamento si rivolge anche agli Istituti scolastici di ogni ordine e grado ed è paragonabile a una carta per diventare membri effettivi delle future attività legate all’Azione Chiave 1 per la mobilità internazionale dello staff, degli alunni in formazione professionale, dei discenti adulti e degli alunni in mobilità di lungo termine per studio.
    È sufficiente accreditarsi come istituto una volta, per poi poter fare domanda di finanziamento a supporto delle attività di mobilità per i sette anni del Programma, a partire dal 2021.
    Avere l’accreditamento Erasmus conferma l’impegno dell’istituto rispetto al programma Erasmus e garantisce una partecipazione continuativa all’Azione Chiave 1, la principale misura a sostegno della mobilità per l’apprendimento degli individui.
    In proposito, segnaliamo che è disponibile sul sito Erasmus+ il modulo webform per le candidature di accreditamento.
    La scadenza è fissata alle ore 12 del 29 ottobre 2020.



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  2. #2
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    Erasmus già alle superiori? Giannini: c’è il nostro impegno, l’Europa ci segua


    L’Erasmus? Oggi più che ieri è diventato il simbolo della speranza, la fiamma per il rilancio dell'Europa.
    A dirlo è stato il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini nel suo intervento tenuto il 6 luglio al convegno "Erasmus+ e il successo made in Italy" organizzato oggi in Campidoglio dall'Agenzia nazionale Erasmus+Indire in collaborazione con il Miur.
    L'Erasmus - oltre 3 milioni e mezzo di studenti europei coinvolti dal 1987, 350 mila italiani - "è il programma-simbolo della nostra Europa e in questo momento particolare", dopo la scossa Brexit, ha tenuto a dire Giannini.
    Per il ministro è giunta l’ora però di accelerare sul progetto che ha fatto girare l’Europa a più generazioni di studenti. Perché oggi l'Erasmus è un'esperienza riservata solo all'1,2% della popolazione giovanile interessata, ma il fatto che la Commissione Ue nell'ultimo budget abbia incrementato del 40% le risorse dimostra che c'è la "consapevolezza che l'Erasmus debba diventare il volano dell'agenda europea dal 2017", ha sottolineato Giannini.
    Ci sono tre passaggi obbligati, per il responsabile del Miur: "La prima mossa - ha detto- la sta facendo la Commissione con l'apertura dell'Erasmus ai Paesi extra Ue; la seconda, più a carico dei governi nazionali, è quella di estendere il più possibile l' esperienza Erasmus ai giovanissimi, ai ragazzi delle scuole; la terza mossa, da fare insieme - Europa e governi nazionali - è fare in modo che l'Erasmus si estenda non solo nello spazio e nell'anagrafe ma anche nella società (apprendistato, esperienze di lavoro all'estero".
    E quest’ultima doppia “mossa” sarebbe pure agevolata dalle norme incluse nella Buona Scuola, proprio a favore delle forme di alternanza scuola-lavoro, a livello di studenti delle superiori, da sostenere pure all’estero.
    A questo, si associa l'impegno affinché i programmi di mobilità ricevano maggiori investimenti.
    Il direttore dell'Agenzia nazionale Erasmus+Indire, Flaminio Galli, ha ricordato che nell'anno accademico 2015/2016, sono 2.489 le istanze accordate su 8.983 mobilità richieste. La maggior parte dei fondi è stata assegnata agli studenti, 1.210 in entrata e 458 in uscita; una parte minore è destinata ai docenti (320 in ingresso e 277 in partenza).
    Oggi l’Erasmus si “consuma” in prevalenza nei paesi del Mediterraneo seguiti dall'area dei Balcani occidentali e dai paesi del partenariato orientale (Armenia, Bielorussia, Georgia ecc.).
    Per il 2016-17, ricorda l’Ansa, il budget messo a disposizione per l'Italia è incrementato del 13%, anche in ragione dell' ampliamento ai paesi partner dell'area africana, caraibica e pacifica; in questa seconda annualità i fondi finanzieranno 1.986 mobilità in entrata e 1.116 in uscita.
    Tra le università italiane che attraggono più studenti dal resto del mondo, La Sapienza di Roma è al primo posto, seguita dall'università degli studi di Milano, dall'Alma Mater di Bologna, dall'università di Padova e dal Politecnico di Torino. Rispetto alla mobilità verso i paesi extra Ue i primi 5 atenei per numero di studenti in partenza sono l'Alma Mater, la Ca' Foscari di Venezia, l'università della Tuscia, il Politecnico di Milano e l'università di Parma.


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  3. #3
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    Erasmus+, scadenza 21 marzo per i partenariati strategici



    Il 21 marzo 2018, alle ore 12, è la scadenza per la presentazione delle candidature per i Partenariati strategici Erasmus +.
    Si tratta di progetti di cooperazione transnazionale di piccola e larga scala che offrono l’opportunità alle organizzazioni attive nei settori istruzione, formazione e gioventù, a imprese, enti pubblici, organizzazioni della società civile etc. di cooperare al fine di:
    attuare e trasferire pratiche innovative a livello locale, regionale, nazionale ed europeo
    modernizzare e rafforzare i sistemi di istruzione e formazione
    sostenere effetti positivi e di lunga durata sugli organismi partecipanti, sui sistemi e sugli individui direttamente coinvolti.
    L’organizzazione che presenta la candidatura deve avere sede in un paese aderente al Programma e possono essere istituti scolastici di ogni ordine e grado, oltre che qualsiasi organizzazione attiva in ambito istruzione, formazione, gioventù e mondo del lavoro.
    Il partenariato deve essere composto da almeno 3 organizzazioni di 3 paesi diversi tra quelli partecipanti al Programma, senza limiti massimi.
    Ha una durata che va da 12 a 36 mesi e la sovvenzione arriva fino ad un massimo di 450.000 €.


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  4. #4
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    A ottobre tornano gli #Erasmusdays, ecco le istruzioni per partecipare


    Dal 10 al 12 ottobre prossimi tornano gli #Erasmusdays, iniziativa che coinvolge beneficiari e protagonisti del Programma Erasmus+ con l’obiettivo di far conoscere il programma di mobilità a una platea sempre più ampia.L’evento è diffuso in tutta Europa ed è l’occasione in cui scuole, università, istituti ed enti di formazione possono organizzare incontri per raccontare e condividere le esperienze Erasmus o diffondere un progetto sul territorio. Per l’edizione 2019 – che mette al centro la mobilità internazionale, la cittadinanza europea e il ruolo degli #ErasmusAlumni , ambasciatori del programma – l’agenzia Erasmus+ Indire ha aderito assieme a 23 Agenzie europee, proponendo i primi 90 eventi.
    Le opportunità per scuole, atenei, enti locali
    L’invito di Indire a organizzare un evento targato #Erasmusdays nelle giornate del 10, 11 e 12 ottobre è rivolto a scuole di ogni ordine e grado, associazioni, università, enti locali, centri informativi, Comuni e a tutte le organizzazioni che partecipano a Erasmus+ o che vogliono far conoscere il programma.
    Cosa proporre per gli Erasmusdays? Una conferenza, per esempio, oppure un evento più informale: una mostra, un concerto, oppure performance, dialoghi, racconti, storie, proiezioni video, teatro, tandem linguistici. E ancora, maratone sportive, contest social, momenti di accoglienza, di formazione, eventi online.
    Come partecipare
    Sono 4 gli step da fare per partecipare all’iniziativa.
    Innanzitutto, organizzare un evento Erasmus in una delle tre giornate previste, ovvero 10, 11 e 12 ottobre 2019,. Poi inserire le informazioni sull’evento in italiano (con sintesi in inglese o francese) nella mappa europea su www.erasmusdays.eu , aggiungere una foto o un’immagine rappresentativa e utilizzare sui social l’hashtag ufficiale #ERASMUSDAYS. Una volta inserita online, la segnalazione dell’evento sarà approvato e reso pubblico dalla redazione web entro due giorni.


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  5. #5
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    Sì della Ue alla sospensione (senza penali) degli scambi Erasmus+



    L’effetto coronavirus si fa sentire anche sul programma Erasmus+. Dopo la comunicazione “a caldo” delle tre agenzie italiane che si occupano della mobilità per studenti, lavoratori e volontari adesso arriva anche una nota “a freddo” della Commissione europea, che certifica la possibilità di sospendere (volontariamente) la partecipazione a un programma di scambio da e per l’Italia. Invocando ragioni di «causa di forza maggiore». E, dunque, senza andare incontro al pagamento di penali.
    I numeri di Erasmus+
    L’impatto che l’epidemia legata al virus Covid 19 sugli scambi studenteschi non è di poco conto. Basti pensare che negli ultimi cinque anni – solo per restare agli scambi di studenti universitari – sono partiti dall’Italia 180.252 studenti. Numeri che fanno del nostro paese la quarta meta per numero di partenti dopo Francia, Germania e Spagna. Se a questo aggiungiamo che la penisola è quarta anche per i flussi in ingresso il quadro delle possibili conseguenze legate al diffondersi del coronavirus appare ancora più nitido.
    Le prime indicazioni sulla sospensione
    Una prima indicazione sulle prospettive a breve di Erasmus+ è arrivata lunedì 24 febbraio dalle tre Agenzie nazionali che si occupano della mobilità in entrata e in uscita: Indire, Inapp e Agenzia nazionale per i giovani. Tutte e tre gli enti invitavano gli istituti e le organizzazioni interessati a rivedere la pianificazione e la calendarizzazione delle attività di scambio, posticipando le mobilità – anche in entrata – in accordo con i partner di progetto e nell’ambito delle rispettive relazioni bilaterali. Ritenendo applicabile la «causa di forza maggiore».
    La nota della Commissione europea
    Una parola di chiarezza ulteriore arriva ora dalla Commissione europea. Con una nota ufficiale l’Ue invita i partecipanti ai programmi Erasmus+ per le aree interessate da rischio contagio a farsi supportare da ambasciate, consolati e consolati onorari nel paese di permanenza.
    Lo stesso documento precisa anche che è possibile cancellare, sospendere o posticipare le attività appellandosi alla causa di forza maggiore.La richiesta va presentata alla propria Agenzia nazionale e può riguardare – chiarisce infine l’esecutivo comunitario – alle attività che si svolgono in qualsiasi zona interessata nonché alla mobilità in entrata da tali aree. Almeno fino a nuovo ordine.


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    Erasmus+, ecco i moduli per i partenariati su educazione digitale e creatività


    In data 14 agosto la Commissione europea ha pubblicato una revisione del programma di lavoro annuale Erasmus+ 2020, stanziando un ulteriore importo di 200 milioni di EUR per rafforzare l’istruzione e la formazione digitale e promuovere lo sviluppo delle competenze e l’inclusione attraverso la creatività e le arti, in risposta al forte impatto che la pandemia da covid19 ha avuto su istruzione e formazione e gioventù.
    Ora la stessa Commissione ha reso disponibili i MODULI WEBFORM per presentare le candidature per i Partenariati strategici per l’Educazione Digitale – KA226 e KA227.
    Il programma Erasmus+ sosterrà, in particolare, progetti volti a migliorare la didattica, l’apprendimento e la valutazione digitale nelle scuole, nell’istruzione superiore e nella formazione professionale. Offrirà inoltre alle scuole, alle organizzazioni giovanili e agli istituti di educazione per adulti la possibilità di sostenere lo sviluppo delle competenze, stimolare la creatività e rafforzare l’inclusione sociale attraverso le arti.
    All’Italia sono stati destinati fondi aggiuntivi come di seguito indicati:

    • Partenariati nel settore ISTRUZIONE SCOLASTICA: + 875.800,00
    • Partenariati nel settore ISTRUZIONE SUPERIORE – UNIVERSITA’: + 226.742,00
    • Partenariati nel settore EDUCAZIONE DEGLI ADULTI: + 216.972,00
    • Partenariati nel settore Formazione e Istruzione professionale: + 2.739.o15,00


    La scadenza per la presentazione delle candidature è il 29 ottobre alle ore 12.00.


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  7. #7
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    Erasmus+, pubblicati gli esiti dei partenariati strategici


    L’Indire ha reso noti gli esiti della Call 2016 relativa all’Azione chiave 2 (KA2) – Partenariati strategici.
    Le candidature pervenute dall’Italia sono state 198 per l’Azione KA201 partenariati strategici per l’innovazione, 203 per l’Azione KA219 partenariati strategici solo tra scuole e inoltre sono 436 le scuole italiane coinvolte in qualità di partner in partenariati strategici solo tra scuole.

    Riportiamo di seguito tutti gli esiti:

    Esiti delle candidature KA201 Partenariati per l’Innovazione
    Esiti delle candidature KA201 KA219 Partenariati per lo Scambio di buone pratiche
    Esiti delle candidature KA219 – Scuole partner italiane




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  8. #8
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    Più competenze nelle lingue, collaborazione, studenti motivati: il 90% dei prof entusiasta di Erasmus


    Grazie a Erasmus oltre il 90% dei docenti ha acquisito nuove competenze, migliorato le proprie capacità relazionali, con effetti anche sulla crescita personale. Oltre il 90%, poi, dichiara un miglioramento nella conoscenza delle lingue e dei nuovi metodi di insegnamento, fattori che si traducono anche in un migliori risultati scolastici per gli studenti. Gli effetti positivi si estendono anche alla scuola nel suo complesso, che diventa più aperta al territorio e al mondo del lavoro. Sono i dati contenuti in un nuovo studio sull’impatto di Erasmus sulla scuola, realizzato dall’agenzia Erasmus+ Indire con l’istituto Piepoli. L’indagine è stata condotta su 203 docenti delle primarie e secondarie che hanno partecipato una mobilità per formazione in servizio e 201 colleghi senza esperienza di mobilità all’estero.
    Esperienze positive
    Con Erasmus+ i docenti hanno l’opportunità di trascorrere dei periodi all’estero per frequentare corsi di formazione e aggiornamento, oppure insegnare o fare jobshadowing, cioè osservare il lavoro dei colleghi stranieri nelle scuole partner, cambiare esperienze e buone pratiche didattiche. Secondo i dati, il 97% di chi è partito dichiara che il periodo di mobilità all’estero ha soddisfatto le proprie aspettative: il 96% ha migliorato le competenze linguistiche, il 28% ha appreso metodologie di insegnamento diverse, il 17% ha apprezzato il confronto con docenti stranieri. Risultano migliorate, poi, le soft skills, ovvero le competenze relazionali con le altre persone, mentre dal punto di vista della didattica i docenti imparano a utilizzare approcci meno frontali e più inclusivi e coinvolgenti per gli studenti, con più più tempo dedicato ad attività concrete come, per esempio, i laboratori. Non ultimo, infine, l’aspetto hi-tech: dopo l’esperienza all’estero i prof risultano più abili nell’utilizzo del Web e, in generale, delle teccnologie dell’informazione e della comunicazione.
    Impatto anche su studenti e scuola
    Se l’insegnante torna più motivato e con nuove (e migliorate) competenze, ci saranno benefici concreti anche per gli studenti. E infatti lo studio registra anche per i ragazzi una crescita delle competenze relazionali, linguistiche e tecnologiche , che si riflette in una aumentata motivazione allo studio e in un miglioramento dei risultati. Un’onda positiva che coinvolge anche la scuola nel suo complesso. Cresce, infatti, la collaborazione tra i docenti, l’istituto si apre al territorio (enti locali, associazioni, università e centri culturali) e al mercato del lavoro, nascono reti di collaborazione internazionale con altri istituti che aumentano l’attrattività della scuola.


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  9. #9
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    Al via Decode, il progetto Erasmus che renderà hi-tech i docenti europei



    Arriva Decode, il progetto Erasmus che punta a diffondere le buone pratiche di Digital Era nel mondo della scuola. Il progetto, che ha come partner la Link Campus university, il Centro di ricerca Cres-Ielpo, il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre e l’Anp, l’associazione nazionale presidi, farà partire un confronto per promuovere una migliore comprensione del rapporto fra i sistemi educativi e la sfida digitale e per sperimentare, allo stesso, un nuovo modello di formazione per gli insegnanti 2.0.
    Il progetto
    Dalla ricerca avviata con Decode «è emersa, in particolare, una mancanza di visione su come accompagnare la rivoluzione digitale nei processi educativi» ha detto Vincenzo Scotti, presidente della Link Campus University, spiegando che «su questo occorre lavorare per rendere omogenei i diversi sistemi europei e per far sì che la tecnologia si metta realmente al servizio di insegnanti e studenti”. Le interviste realizzate con 15 testimoni privilegiati (attori istituzionali, policy e decision makers) evidenziano come il problema non può essere risolto solamente da hardware e software aggiornati, perchè il ruolo di mediazione degli insegnanti resta importante. Su questo fronte il progetto ha svolto un’indagine esplorativa tra 2652 docenti europei – 937 in Italia, 693 in Spagna, 401 in Romania, 366 in Finlandia e 255 nel Regno Unito – scoprendo che esiste una concreta difficoltà del corpo docente (indipendentemente dai contesti territoriali e culturali) a interpretare e integrare le opportunità offerte dalle tecnologie digitali nel contesto educativo. La didattica, di taglio ancora prevalentemente «trasmissiva» orienta l’uso delle tecnologie digitali in maniera strumentale e applicativo rispetto all’oggetto della conoscenza.
    Gli insegnanti europei sono hi-tech nel privato, ma non riescono a trasmettere le proprie competenze in aula. Decode lavorerà per questo, per rendere effettiva anche nella aule continentali la rivoluzione digitale.


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    Erasmus Nord-Sud? E perché no


    Mentre molte regioni del Nord sono interessate sia da flussi in uscita che in entrata di studenti universitari, quelle del Mezzogiorno conoscono solo quelli in uscita. Il quadro della mobilità tra macro-aree geografiche attesta che al 28 per cento di ragazzi meridionali che si immatricolano in un ateneo del Centro-Nord corrisponde una mobilità inversa dell’1,8 per cento.
    Un danno per le università meridionali
    Dunque si corre il rischio, secondo Lavoce.info, che il moto unidirezionale verso possa produrre, nel medio termine, effetti esiziali per le università meridionali. A ciò si aggiunge il fatto che, nelle dinamiche della trasmissione dei saperi, gli studenti concorrono fattivamente alla qualità dei processi formativi. A emigrare sono in maggioranza ragazzi che provengono da un contesto socio-familiare più agiato, che spesso hanno avuto un percorso formativo più sorvegliato e che non di rado arrivano all’università disponendo di competenze iniziali migliori. Riuscire a trattenere questi studenti, o richiamarne da altre regioni, è importante al pari dell’attrazione di risorse economiche.
    Le migrazioni dal sud rendono debole lo sviluppo
    La fuoriuscita, si legge sul sito della Voce.info, emorragica di forze tra le migliori del Sud Italia rendono deboli non solo le potenzialità di sviluppo del Meridione, ma non di meno quelle del paese. Difficilmente l’Italia riuscirà a tornare a tassi di crescita consistenti senza il contributo del Sud dove, mancando flussi in entrata di giovani provenienti da altre aree geografiche, è sempre più difficile l’innescarsi di processi innovativi e di rottura di sistemi tradizionali di gestione delle risorse.
    Un modello che prevede solo scambi con l’estero
    Rifarsi all’Erasmus è soltanto un modo per affrontare la questione, perché, per come è concepito quel modello, è impossibile che possa riguardare gli scambi Nord-Sud.
    Replicare quel modello dentro un solo Stato
    Ecco perché invece occorrerebbe replicare il modello Erasmus all’interno di un solo stato, soprattutto quando vi sono disparità di condizioni socio-economiche tra le sue diverse aree. Pensare a un modo, come suggeriscono le Sardine, per rendere biunivoci gli scambi è interessante e potrebbe avere ricadute positive. Si potrebbe ad esempio ideare un sistema simile a quello spagnolo, in cui si favorisce la mobilità tra diverse università entro i confini nazionali, magari prevedendo borse di studio particolarmente favorevoli per chi sceglie di trascorrere periodi in università che sono localizzate nei contesti socio-economici in maggiore difficoltà. Contemporaneamente, andrebbe favorita la mobilità dei docenti e di altri dipendenti della pubblica amministrazione. Programmi di questo tipo potrebbero probabilmente essere finanziati all’interno di specifiche misure europee.
    Importante per la Nazione
    Ragionare sul problema della formazione in un’ottica d’insieme è importante per l’università italiana e non per le università del Sud, così come capire come fermare lo spopolamento e l’impoverimento di capitale umano del Meridione non è un problema del Sud, ma del paese.


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