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Discussione: Erasmus per tutti, più borse di studio entro il 2014

  1. #1
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    Predefinito Erasmus per tutti, più borse di studio entro il 2014

    Workshop al Cnr per parlare di mobilità e formazione all'estero
    Ogni anno l’Unione europea offre ai giovani l’opportunità di studiare e lavorare all’estero e, solo nel 2010, più di mezzo milione di loro ha beneficiato di una borsa di studio Ue per studiare, fare formazione o fare volontariato in un Paese diverso da quello d’origine. Il numero però è destinato a crescere, persino a raddoppiare, nei prossimi anni, grazie alla recente proposta della Commissione di creare un programma unico, «Erasmus per tutti», che potrebbe coprire 5 milioni fra studenti, ricercatori e docenti nel periodo 2007-2014.
    È quanto è emerso al workshop «Passaporto Mobilità: istruzioni per l’uso. Formarsi e lavorare nei Paesi dell’Unione europea», in programma ieri e oggi presso la sede centrale del Consiglio nazionale delle ricerche, a Roma, e promosso dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea.
    Tre i principali obiettivi delle due giornate formative. Il primo è diffondere la conoscenza delle tematiche relative alla libera circolazione nell’Ue con iniziative pensate per gli studenti universitari, ma aperte anche al grande pubblico. Secondo obiettivo è far conoscere le opportunità di mobilità all’estero offerte, non solo ai giovani, per studiare, lavorare e fare esperienze in altri Paesi.
    Terzo obiettivo dell’incontro promosso al Cnr per un «passaporto per tutti», è anche fornire esempi di buone prassi relative alla mobilità intesa come crescita professionale, culturale, sociale e personale. Un concetto ampiamente condiviso dalla Commissaria responsabile per l’Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, Androulla Vassiliou, che, proprio nei gironi scorsi aveva sottolinearto come «l’investimento nell’istruzione e nella formazione è il migliore che possiamo fare per il futuro dell’Europa».
    «Un’esperienza di studio all’estero -aveva sottolineato ancora Vassiliou- accresce le competenze delle persone, ne favorisce lo sviluppo personale, l’adattabilità e aumenta la possibilità di trovare lavoro». La due giorni di confronto è stata promossa in collaborazione con la Sioi, la Società Italiana Organizzazione Internazionale, la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione e il Centro di Documentazione Europea -Cde- Altiero Spinelli dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza.
    L’incontro è stato promosso nell’ambito del Progetto Intrareti dei Centri di Documentazione Europea, «La mobilità in Europa. Diritti, informazione opportunità: il futuro nelle tue mani», sostenuto dalla Rappresentanza della Commissione e che coinvolge 20 università italiane.

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  2. #2
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    Studiare all’estero: a gennaio oltre 50 borse di studio Intercultura in scadenza



    Gli studenti potranno scegliere tra diverse destinazioni: non solo Europa, ma anche Canada, Stati Uniti e Asia.
    Studio all’estero, tra il 13 e il 20 gennaio in scadenza oltre 50 borse di studio per frequentare i programmi di studio Intercultura in diversi paesi di tutto il mondo . Si tratta di borse sponsorizzate da associazioni di categoria, enti locali e aziende (tra questi, il comune emiliano di Collecchio e quello lombardo di Malnate, Telespazio, Confidustria Lecco e Sondrio, Cral «San Carlo» in Basilicata) che offrono agli studenti l’opportunità di trascorrere un’estate sia in Europa che oltreoceano.
    Le destinazioni
    I ragazzi che preferiscono restate in Europa, spiega Intercultura, possono scegliere come meta di studi l’Irlanda, la Spagna, la Danimarca, la Finlandia, la Russia europea, mentre per chi desidera volgere lo sguardo verso ponente le proposte sono in Canada, Usa, Argentina, o se è l’Asia ad attrarre, c’è l’imbarazzo della scelta tra India, Cina e Giappone.
    l programmi estivi di Intercultura consentono di vivere un’esperienza della durata di circa 4 settimane, in cui corsi di lingua e attività sul campo si uniscono «con l’obiettivo di aiutare lo studente, attraverso il sostegno di volontari e formatori, a comprendere la cultura di cui è ospite».
    Al di là della scadenza delle Borse sponsorizzate, per tutti gli studenti tra i 15 e i 18 anni sarà ancora possibile iscriversi fino a febbraio o aprile (in base al singolo programma estivo).
    Per informazioni: www.intercultura.it/Programmi-Estivi/


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  3. #3
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    Lisbona è la città più conveniente per fare l’Erasmus



    Seguono Valencia e Rotterdam. Emerge da una ricerca condotta da Uniplaces. Analizzati il costo degli affitti, dei pasti, delle connessioni internet e dei trasporti pubblici
    francesco olivo
    Fare l’Erasmus è notoriamente un gran bella esperienza, ma può essere molto onerosa. Le università rimborsano solo una parte delle spese e spesso molto in ritardo. Così è bene, scegliendo la meta, dare un’occhiata a questa classifica.
    La destinazione di studio (e tutto il resto) più conveniente è Lisbona, seguita da Valencia e Rotterdam. Lo dice una ricerca condotta da Uniplaces, la piattaforma che mette studenti in cerca di alloggio con i padroni di casa, che ha analizzato diverse voci: il costo degli affitti, dei pasti, delle connessioni internet e dei trasporti pubblici. Come detto, a vincere è la capitale portoghese, con una spesa media complessiva di 372 euro al mese (202 euro per dormire, 110 per mangiare, 36 per l’abbonamento ai mezzi di trasporto e 24 per il wifi. Per un soggiorno a Valencia, che come Lisbona ha un clima magnifico (gratis), bisogna sborsare un po’ di più: 428 euro.

    Aggiungendo altre 60 euro, (488 totali) si può andare a Rotterdam, seconda città olandese, con una qualità della vita altissima e dei costi non proibitivi, considerata il gran livello dei servizi, compresi quelli universitari. Barcellona, una delle mete più ricercate dagli studenti, richiede una spesa media di 503 euro.
    Le spese che i ragazzi devono affrontare in queste città, insomma, sono sostenibili con i finanziamenti delle borse di studio Erasmus Plus (in Italia da 230 a 280 euro mensili) e ai fondi integrativi erogati dalle singole università.
    Gli italiani non possono scegliere Milano, ma la comparazione è interessante: studiare un anno in Lombardia è nettamente più caro che nel resto delle città d’Europa prese in esame dalla ricerca di Uniplaces: 582 euro al mese (stima persino ottimista).



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  4. #4
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    Erasmus già alle superiori? Giannini: c’è il nostro impegno, l’Europa ci segua


    L’Erasmus? Oggi più che ieri è diventato il simbolo della speranza, la fiamma per il rilancio dell'Europa.
    A dirlo è stato il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini nel suo intervento tenuto il 6 luglio al convegno "Erasmus+ e il successo made in Italy" organizzato oggi in Campidoglio dall'Agenzia nazionale Erasmus+Indire in collaborazione con il Miur.
    L'Erasmus - oltre 3 milioni e mezzo di studenti europei coinvolti dal 1987, 350 mila italiani - "è il programma-simbolo della nostra Europa e in questo momento particolare", dopo la scossa Brexit, ha tenuto a dire Giannini.
    Per il ministro è giunta l’ora però di accelerare sul progetto che ha fatto girare l’Europa a più generazioni di studenti. Perché oggi l'Erasmus è un'esperienza riservata solo all'1,2% della popolazione giovanile interessata, ma il fatto che la Commissione Ue nell'ultimo budget abbia incrementato del 40% le risorse dimostra che c'è la "consapevolezza che l'Erasmus debba diventare il volano dell'agenda europea dal 2017", ha sottolineato Giannini.
    Ci sono tre passaggi obbligati, per il responsabile del Miur: "La prima mossa - ha detto- la sta facendo la Commissione con l'apertura dell'Erasmus ai Paesi extra Ue; la seconda, più a carico dei governi nazionali, è quella di estendere il più possibile l' esperienza Erasmus ai giovanissimi, ai ragazzi delle scuole; la terza mossa, da fare insieme - Europa e governi nazionali - è fare in modo che l'Erasmus si estenda non solo nello spazio e nell'anagrafe ma anche nella società (apprendistato, esperienze di lavoro all'estero".
    E quest’ultima doppia “mossa” sarebbe pure agevolata dalle norme incluse nella Buona Scuola, proprio a favore delle forme di alternanza scuola-lavoro, a livello di studenti delle superiori, da sostenere pure all’estero.
    A questo, si associa l'impegno affinché i programmi di mobilità ricevano maggiori investimenti.
    Il direttore dell'Agenzia nazionale Erasmus+Indire, Flaminio Galli, ha ricordato che nell'anno accademico 2015/2016, sono 2.489 le istanze accordate su 8.983 mobilità richieste. La maggior parte dei fondi è stata assegnata agli studenti, 1.210 in entrata e 458 in uscita; una parte minore è destinata ai docenti (320 in ingresso e 277 in partenza).
    Oggi l’Erasmus si “consuma” in prevalenza nei paesi del Mediterraneo seguiti dall'area dei Balcani occidentali e dai paesi del partenariato orientale (Armenia, Bielorussia, Georgia ecc.).
    Per il 2016-17, ricorda l’Ansa, il budget messo a disposizione per l'Italia è incrementato del 13%, anche in ragione dell' ampliamento ai paesi partner dell'area africana, caraibica e pacifica; in questa seconda annualità i fondi finanzieranno 1.986 mobilità in entrata e 1.116 in uscita.
    Tra le università italiane che attraggono più studenti dal resto del mondo, La Sapienza di Roma è al primo posto, seguita dall'università degli studi di Milano, dall'Alma Mater di Bologna, dall'università di Padova e dal Politecnico di Torino. Rispetto alla mobilità verso i paesi extra Ue i primi 5 atenei per numero di studenti in partenza sono l'Alma Mater, la Ca' Foscari di Venezia, l'università della Tuscia, il Politecnico di Milano e l'università di Parma.


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    Erasmus+, pubblicati gli esiti dei partenariati strategici


    L’Indire ha reso noti gli esiti della Call 2016 relativa all’Azione chiave 2 (KA2) – Partenariati strategici.
    Le candidature pervenute dall’Italia sono state 198 per l’Azione KA201 partenariati strategici per l’innovazione, 203 per l’Azione KA219 partenariati strategici solo tra scuole e inoltre sono 436 le scuole italiane coinvolte in qualità di partner in partenariati strategici solo tra scuole.

    Riportiamo di seguito tutti gli esiti:

    Esiti delle candidature KA201 Partenariati per l’Innovazione
    Esiti delle candidature KA201 KA219 Partenariati per lo Scambio di buone pratiche
    Esiti delle candidature KA219 – Scuole partner italiane




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  6. #6
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    Stati Generali della Generazione Erasmus






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    L’Europa fatta dagli Erasmus: in 30 anni 4 milioni, «in futuro 40 milioni»


    Nel 1987 i pionieri dell’Erasmus furono appena 3.244 partiti da 11 Paesi. Da allora, in trent’anni, oltre 4 milioni hanno fatto le valigie per studiare in un ateneo di un altro Paese europeo riportando poi a casa esperienze non solo formative, che in alcuni casi hanno cambiato il corso della loro vita: c’è chi dice che siano quasi un milione i bambini nati grazie agli incontri durante il programma di studio più famoso d’Europa. E ora, come ha annunciato il sottosegretario alle Politiche Ue agli stati generali della generazione Erasmus a Roma, Sandro Gozi c’è l’idea sostenuta dal Governo italiano di decuplicare le risorse «per portare nei prossimi 30 anni a 40 milioni gli studenti coinvolti».
    L’Italia e l’Erasmus
    Gli italiani a essere partiti in trent’anni sono oltre 350mila, a cui aggiungere anche 100mila tra docenti e alunni delle superiori che hanno preso parte a esperienze di mobilità (dal 2007). Nel 2016 l’Italia ha accolto oltre 20mila partecipanti al programma (quinto paese di destinazione) e ha mandato all’estero 29.780 persone coinvolte in progetti di scambio. Stime calcolano un indotto per l’Italia da Erasmus pari a 147 milioni di euro nel 2014. Per il 2017 l’Unione europea ha stanziato 2 miliardi e 157 milioni di euro, circa 300 milioni in più rispetto al 2016. I fondi destinati a Erasmus+ nel bilancio 2017 rappresentano appena l’1.3% del bilancio annuale totale. I fondi saranno così divisi: all’istruzione e formazione andranno 1,9 miliardi; alla gioventù 209,1 milioni; all’azione Jean Monnet 10,8 milioni; allo sport 31,8 milioni. Sul fronte universitario, per l’anno accademico 2016/2017 l’Agenzia Indire ha accolto 244 candidature da parte di atenei e istituti per le attività di scambio previste con i paesi del programma, che includono gli Stati membri insieme a Islanda, Turchia, Liechtenstein, ex Repubblica di Macedonia.
    L’idea di estendere il programma
    «Il progetto Erasmus è la più grande storia di successo dell’Europa, che non fa l’Europa ma gli europei. Il progetto in 30 anni è cresciuto, ma va rafforzato di più:il nostro impegno è affinché nel bilancio 2020-2026 le risorse stanziate passino da 2 a 20 miliardi», ha spiegato il sottosegretario Gozi. «Lavoreremo per dare un’accelerata al progetto Erasmus, oggi riservato solo all’1,2% della popolazione giovanile interessata», ha aggiunto il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Valeria Fedeli. Che vuole allargare la platea degli studenti coinvolti: «Se in passato questo programma è stato un miraggio per giovani appartenenti a famiglie con redditi bassi, non vogliamo sia più così». Per la ministra, inoltre, le possibilità di partecipazione dovrebbero aumentare anche in termini anagrafici, «estendendole quindi alle giovanissime studentesse e ai giovanissimi studenti delle scuole». L’esperienza Erasmus tra l’altro ha una influenza positiva sullo spirito imprenditoriale: «In Italia, il 32% degli studenti con tirocinio Erasmus è intenzionata ad avviare una start-up, il 9% l’ha già realizzata», avverte Giovanni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale umano. Che sottolinea come per il 93% degli imprenditori europei «sono strategiche le esperienze trasversali acquisite dalle risorse che vantano una mobilità internazionale nel proprio background». Tra l’altro da un’analisi svolta dalla Commissione Ue sull’impatto di Erasmus emerge – osserva Brugnoli – che gli studenti dei Paesi del Sud Europa hanno maggiormente beneficiato delle mobilità, riducendo i tempi di disoccupazione.



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    Fedeli: “L’Europa allarghi l’Erasmus anche a chi non può”


    «Dobbiamo impegnarci affinché l’Europa allarghi la possibilità di partecipare all’Erasmus anche a quei ragazzi che provengono da famiglie che non hanno disponibilità economica. Mi sono impegnata a portare la questione al Consiglio Istruzione in Europa e lo farò perché lo considero importante, così come considero importante la possibilità di fare Erasmus in modo strutturato e coordinato anche per gli ultimi anni delle scuole superiori». Lo ha detto ieri il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli nel corso dell’esordio dell’Orchestra Erasmus, composta da studenti Erasmus di conservatori e istituti musicali di tutt’Italia che hanno suonato nell’ambito del Festival d’Europa.
    Il concerto, dedicato al ricordo delle ragazze vittime nell’incidente stradale di Freginals, in Spagna, è stato preceduto dal saluto delle autorità delle tre Agenzie nazionali Erasmus+ Indire, Ang, Inapp e della vicesindaca del Comune di Firenze Cristina Giachi.
    «Considero particolarmente significativo – ha proseguito il ministro – che apriamo le celebrazioni dei 30 anni di Erasmus con il ricordo delle ragazze che purtroppo ci hanno lasciato più di un anno fa. Ricordando quel dramma ci dobbiamo impegnare affinché le attività che i nostri ragazzi svolgono nel momento in cui studiano all’estero siano più tutelate, con una rete di assicurazioni molto più coordinata in campo europeo».
    «In questi trent’anni – ha detto Sara Pagliai, coordinatrice dell’agenzia nazionale Erasmus+ Indire -l’Erasmus è cambiato molto: nel 1987 soltanto un paio di migliaia di studenti in tutta Europa parteciparono, oggi siamo a sei milioni di persone che si sono mosse. È veramente una grossa crescita, il mondo era diverso, l’Europa era diversa: c’era ancora il muro di Berlino, era un’Europa divisa, non c’erano i voli low cost. Adesso siamo un’Europa unita di opportunità, anche se ci sono molte crisi che stanno attraversando questa nostra casa comune. Dobbiamo ripartire da Erasmus per rilanciare l’idea di un’Europa che sia davvero la casa di tutti i cittadini».


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    Erasmus non solo per studenti: oltre 2.500 docenti e Ata si formeranno in Europa

    L’Erasmus si apre sempre più al personale scolastico: nel corso della prossima estate saranno oltre 2.500 i docenti e Ata che faranno formazione in Europa.
    L’esperienza si svolgerà frequentando corsi o scambiando esperienze e pratiche didattiche all'estero: sarà offerta da Erasmus+ agli insegnanti, ma anche al personale della scuola e allo staff che si occupa di educazione degli adulti.
    L’individuazione del personale è stata realizzata al termine delle procedure di valutazione gestite dall'Agenzia nazionale Erasmus+ Indire per i progetti di mobilità per apprendimento 2017 relativi all'Azione Chiave 1 nell'Istruzione scolastica e nell'Educazione degli adulti.
    L'Agenzia ha ricevuto ha ricevuto 662 candidature di cui sono stati approvati, dopo selezione formale e qualitativa, 120 progetti che consentiranno a 2.561 (+21% rispetto al 2016) persone tra insegnanti, dirigenti e personale amministrativo della scuola di effettuare un'esperienza di mobilità europea per un corso di formazione, job shadowing (attività di osservazione sul campo) o incarichi di insegnamento.

    L'impegno finanziario per sostenere la mobilità in quest'ambito è di 5.288.751 euro (+22,6% rispetto al budget 2016). Ogni progetto in media consentirà la mobilità di 21 persone, mentre le regioni più attive sono la Campania, la Sicilia e la Puglia.
    Per quel che concerne l'ambito Educazione degli adulti, le mobilità riguarderanno circa 406 persone (+8% rispetto al 2016), risultato dei 21 progetti vincitori presentati dalle organizzazioni nazionali che si occupano di apprendimento per adulti, per un finanziamento totale pari a 804.646 euro (+23% in confronto ai finanziamenti 2016).
    n quest'ambito le regioni più presenti sono il Lazio, la Puglia, la Lombardia e la Sardegna. Nel complesso, rispetto alle 95 candidature ricevute dall'Agenzia, verranno finanziati il 22,1% dei progetti presentati, con un incremento del tasso di approvazione del 6% rispetto allo scorso anno.


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  10. #10
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    A settembre l’alternanza scuola-lavoro «entrerà a regime e coinvolgerà 1,5 milioni di studenti». Il nuovo anno vedrà anche il debutto, alla primaria e alla secondaria di primo grado, della prova Invalsi in lingua inglese: sarà la prima volta che la scuola italiana “certificherà” a tutti gli alunni abilità di comprensione e uso di un idioma straniero, «ne beneficeranno in primis le famiglie meno abbienti che non possono permettersi costosi corsi privati». In vista della manovra di autunno «sto lavorando per estendere l’Erasmus agli ultimi due anni delle superiori, in modo tale da far diventare curriculare questa formidabile esperienza formativa». Per gli insegnanti, «il mio impegno è ridare dignità e prestigio alla loro professione nel nuovo contratto, che spero sarà chiuso entro dicembre». E ancora: tra pochi giorni uscirà il bando di concorso per 2mila presidi: «Vogliamo abbattere il fenomeno delle reggenze divenuto ormai cronico negli ultimi anni».
    La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha scelto IlSole24Ore per annunciare le novità in arrivo con il nuovo anno tra i banchi e nelle aule. Il messaggio è chiaro: «La formazione del capitale umano deve tornare centrale nella società e nell’agenda politica. Dalla scuola, all’università, al futuro lavoro, è arrivato il momento di investire nell’apprendimento permanente». «A metà settembre – ha poi aggiunto – con i colleghi Giuliano Poletti e Carlo Calenda presenteremo alcune idee per rilanciare conoscenze e competenze, sempre più necessarie oggi nell’era di Industria 4.0».
    Ministra, anche la scuola, passo passo, si sta aprendo al mondo del lavoro…
    Sì. L’alternanza obbligatoria è stata una importante innovazione culturale e didattica. Dobbiamo ora puntare su progetti seri e di qualità anche perché nel 2018/2019 l’esperienza di formazione “on the job” sbarcherà agli esami di Maturità. Entro l’anno promuoveremo gli Stati generali dell’alternanza, e a breve partirà un portale nazionale di supporto alle scuole: ci sarà anche un “bottoncino rosso” affinché gli studenti possano denunciare eventuali abusi.
    Partiamo proprio dagli studenti: quest’anno ci sono diverse novità per loro, per esempio la prova Invalsi in inglese…
    In realtà è tutta la legge 107 a mettere al centro i ragazzi e il loro apprendimento. Ora entrano in vigore i decreti attuativi, che ho voluto con forza che fossero approvati: sono una delle parti più qualificanti della legge. Con i decreti attuativi si potenzia il diritto allo studio; c’è maggiore attenzione per studenti con disabilità; cambia l’esame della secondaria di primo grado, con meno prove e più valore al percorso di studio; ci sono misure concrete per contrastare l’abbandono scolastico. Un tema che abbiamo affrontato anche nel decreto Sud e nei provvedimenti del ministro Poletti sul reddito d’inclusione. Con gli investimenti in edilizia scolastica stiamo poi offrendo ai nostri ragazzi non solo plessi sicuri, ma pure laboratori e ambienti innovativi per l’apprendimento. Certo, la strada è lunga. Ma la direzione è quella giusta.
    È stata coraggiosa a far partire la sperimentazione del diploma a 4 anni: finalmente ci avviciniamo ai principali paesi Ue…
    Ho deciso di procedere con una sperimentazione nazionale che riguarderà 100 classi di altrettanti licei e istituti tecnici. Così si potrà gestire il procedimento autorizzatorio in modo più trasparente e ampliando il numero di scuole si potranno trarre risultati tecnicamente più attendibili. A settembre gli istituti che intendono candidarsi potranno presentare domanda e i 100 ammessi alla sperimentazione potranno accogliere le iscrizioni per le classi prime, che partiranno dal 2018/2019. Al termine della sperimentazione, nel 2023, si discuteranno i risultati con tutti i rappresentanti del mondo della scuola e con i decisori politici per realizzare il massimo di consenso possibile. Se la valutazione avrà esito positivo si potrà recuperare l’intera riforma dei cicli e, contestualmente, anche portare l’obbligo scolastico fino al termine dei tre cicli, ovvero fino al diciottesimo anno di età.
    Ce la farà ad avere in classe tutti gli insegnanti il primo giorno di lezioni?
    È un impegno che ho preso. Quest’anno la mobilità ha avuto numeri più contenuti (oltre 61mila prof cambieranno sede – nel 2016/2017 si spostarono più di 200mila docenti, ndr), e anche sui movimenti “solo per un anno” abbiamo messo regole più stringenti. Le operazioni di immissioni in ruolo stanno procedendo regolarmente. E grazie alla stabilizzazione di 15.100 posti in organico di diritto anche le supplenze lunghe si ridurranno. Negli scorsi anni hanno sempre superato quota 100mila. Siamo convinti che nel 2017/2018 scenderemo sotto questa soglia.
    Ripristinerete il vincolo triennale di permanenza per i prof per frenare i soliti caroselli di inizio anno?
    Sì. Finita l’eccezionalità prevista quest’anno si tornerà alle regole vigenti. Nel nuovo contratto allineeremo le procedure negoziali sui tre anni. Per me, lo ripeto, la continuità didattica è un valore.
    A proposito di rinnovo del contratto, l’autunno è alle porte. Per i docenti, stop agli aumenti a pioggia, e più merito?
    Intanto, il contratto riguarderà il nuovo maxi-comparto Scuola-Università-Ricerca. Mi auguro che in manovra si troveranno risorse aggiuntive, per chiudere la partita entro l’anno. Detto questo, ritengo giusto premiare i docenti migliori, ma ci devono essere condivisione e obiettivi comuni, e i criteri vanno negoziati. Il primo anno di applicazione dei 200 milioni di euro premiali ha mostrato più ombre che luci. Nella trattativa con il sindacato affronteremo pure il tema degli scatti d’anzianità. Intanto per i professori universitari m’impegno apertamente a sbloccare gli scatti: è un atto doveroso. E per i presidi lotterò affinché si armonizzino le loro retribuzioni con quelle della dirigenza pubblica.
    Ultima domanda. A settembre partiranno le nuove lauree professionalizzanti. Atenei e Its riusciranno a collaborare?
    Me lo auguro. E mi aspetto un contributo positivo pure da imprese e territori. Dobbiamo disegnare un’offerta didattica di qualità che favorisca l’inserimento al lavoro. Sto apprezzando il dibattito lanciato dal vostro giornale sui 20 anni persi dell’università italiana. Ritengo che gli atenei vadano sostenuti nel cambiamento, e questa nuova offerta d’istruzione terziaria può essere un primo passo per aprire il mondo accademico ai territori, guardando sempre all’interesse primario dei ragazzi.



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