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Discussione: Erasmus per tutti, più borse di studio entro il 2014

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  1. #1
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    Erasmus+, pubblicati gli esiti dei partenariati strategici


    L’Indire ha reso noti gli esiti della Call 2016 relativa all’Azione chiave 2 (KA2) – Partenariati strategici.
    Le candidature pervenute dall’Italia sono state 198 per l’Azione KA201 partenariati strategici per l’innovazione, 203 per l’Azione KA219 partenariati strategici solo tra scuole e inoltre sono 436 le scuole italiane coinvolte in qualità di partner in partenariati strategici solo tra scuole.

    Riportiamo di seguito tutti gli esiti:

    Esiti delle candidature KA201 Partenariati per l’Innovazione
    Esiti delle candidature KA201 KA219 Partenariati per lo Scambio di buone pratiche
    Esiti delle candidature KA219 – Scuole partner italiane




    Tecnica della scuola
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  2. #2
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    Più competenze nelle lingue, collaborazione, studenti motivati: il 90% dei prof entusiasta di Erasmus


    Grazie a Erasmus oltre il 90% dei docenti ha acquisito nuove competenze, migliorato le proprie capacità relazionali, con effetti anche sulla crescita personale. Oltre il 90%, poi, dichiara un miglioramento nella conoscenza delle lingue e dei nuovi metodi di insegnamento, fattori che si traducono anche in un migliori risultati scolastici per gli studenti. Gli effetti positivi si estendono anche alla scuola nel suo complesso, che diventa più aperta al territorio e al mondo del lavoro. Sono i dati contenuti in un nuovo studio sull’impatto di Erasmus sulla scuola, realizzato dall’agenzia Erasmus+ Indire con l’istituto Piepoli. L’indagine è stata condotta su 203 docenti delle primarie e secondarie che hanno partecipato una mobilità per formazione in servizio e 201 colleghi senza esperienza di mobilità all’estero.
    Esperienze positive
    Con Erasmus+ i docenti hanno l’opportunità di trascorrere dei periodi all’estero per frequentare corsi di formazione e aggiornamento, oppure insegnare o fare jobshadowing, cioè osservare il lavoro dei colleghi stranieri nelle scuole partner, cambiare esperienze e buone pratiche didattiche. Secondo i dati, il 97% di chi è partito dichiara che il periodo di mobilità all’estero ha soddisfatto le proprie aspettative: il 96% ha migliorato le competenze linguistiche, il 28% ha appreso metodologie di insegnamento diverse, il 17% ha apprezzato il confronto con docenti stranieri. Risultano migliorate, poi, le soft skills, ovvero le competenze relazionali con le altre persone, mentre dal punto di vista della didattica i docenti imparano a utilizzare approcci meno frontali e più inclusivi e coinvolgenti per gli studenti, con più più tempo dedicato ad attività concrete come, per esempio, i laboratori. Non ultimo, infine, l’aspetto hi-tech: dopo l’esperienza all’estero i prof risultano più abili nell’utilizzo del Web e, in generale, delle teccnologie dell’informazione e della comunicazione.
    Impatto anche su studenti e scuola
    Se l’insegnante torna più motivato e con nuove (e migliorate) competenze, ci saranno benefici concreti anche per gli studenti. E infatti lo studio registra anche per i ragazzi una crescita delle competenze relazionali, linguistiche e tecnologiche , che si riflette in una aumentata motivazione allo studio e in un miglioramento dei risultati. Un’onda positiva che coinvolge anche la scuola nel suo complesso. Cresce, infatti, la collaborazione tra i docenti, l’istituto si apre al territorio (enti locali, associazioni, università e centri culturali) e al mercato del lavoro, nascono reti di collaborazione internazionale con altri istituti che aumentano l’attrattività della scuola.


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  3. #3
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    Al via Decode, il progetto Erasmus che renderà hi-tech i docenti europei



    Arriva Decode, il progetto Erasmus che punta a diffondere le buone pratiche di Digital Era nel mondo della scuola. Il progetto, che ha come partner la Link Campus university, il Centro di ricerca Cres-Ielpo, il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre e l’Anp, l’associazione nazionale presidi, farà partire un confronto per promuovere una migliore comprensione del rapporto fra i sistemi educativi e la sfida digitale e per sperimentare, allo stesso, un nuovo modello di formazione per gli insegnanti 2.0.
    Il progetto
    Dalla ricerca avviata con Decode «è emersa, in particolare, una mancanza di visione su come accompagnare la rivoluzione digitale nei processi educativi» ha detto Vincenzo Scotti, presidente della Link Campus University, spiegando che «su questo occorre lavorare per rendere omogenei i diversi sistemi europei e per far sì che la tecnologia si metta realmente al servizio di insegnanti e studenti”. Le interviste realizzate con 15 testimoni privilegiati (attori istituzionali, policy e decision makers) evidenziano come il problema non può essere risolto solamente da hardware e software aggiornati, perchè il ruolo di mediazione degli insegnanti resta importante. Su questo fronte il progetto ha svolto un’indagine esplorativa tra 2652 docenti europei – 937 in Italia, 693 in Spagna, 401 in Romania, 366 in Finlandia e 255 nel Regno Unito – scoprendo che esiste una concreta difficoltà del corpo docente (indipendentemente dai contesti territoriali e culturali) a interpretare e integrare le opportunità offerte dalle tecnologie digitali nel contesto educativo. La didattica, di taglio ancora prevalentemente «trasmissiva» orienta l’uso delle tecnologie digitali in maniera strumentale e applicativo rispetto all’oggetto della conoscenza.
    Gli insegnanti europei sono hi-tech nel privato, ma non riescono a trasmettere le proprie competenze in aula. Decode lavorerà per questo, per rendere effettiva anche nella aule continentali la rivoluzione digitale.


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  4. #4
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    Erasmus Nord-Sud? E perché no


    Mentre molte regioni del Nord sono interessate sia da flussi in uscita che in entrata di studenti universitari, quelle del Mezzogiorno conoscono solo quelli in uscita. Il quadro della mobilità tra macro-aree geografiche attesta che al 28 per cento di ragazzi meridionali che si immatricolano in un ateneo del Centro-Nord corrisponde una mobilità inversa dell’1,8 per cento.
    Un danno per le università meridionali
    Dunque si corre il rischio, secondo Lavoce.info, che il moto unidirezionale verso possa produrre, nel medio termine, effetti esiziali per le università meridionali. A ciò si aggiunge il fatto che, nelle dinamiche della trasmissione dei saperi, gli studenti concorrono fattivamente alla qualità dei processi formativi. A emigrare sono in maggioranza ragazzi che provengono da un contesto socio-familiare più agiato, che spesso hanno avuto un percorso formativo più sorvegliato e che non di rado arrivano all’università disponendo di competenze iniziali migliori. Riuscire a trattenere questi studenti, o richiamarne da altre regioni, è importante al pari dell’attrazione di risorse economiche.
    Le migrazioni dal sud rendono debole lo sviluppo
    La fuoriuscita, si legge sul sito della Voce.info, emorragica di forze tra le migliori del Sud Italia rendono deboli non solo le potenzialità di sviluppo del Meridione, ma non di meno quelle del paese. Difficilmente l’Italia riuscirà a tornare a tassi di crescita consistenti senza il contributo del Sud dove, mancando flussi in entrata di giovani provenienti da altre aree geografiche, è sempre più difficile l’innescarsi di processi innovativi e di rottura di sistemi tradizionali di gestione delle risorse.
    Un modello che prevede solo scambi con l’estero
    Rifarsi all’Erasmus è soltanto un modo per affrontare la questione, perché, per come è concepito quel modello, è impossibile che possa riguardare gli scambi Nord-Sud.
    Replicare quel modello dentro un solo Stato
    Ecco perché invece occorrerebbe replicare il modello Erasmus all’interno di un solo stato, soprattutto quando vi sono disparità di condizioni socio-economiche tra le sue diverse aree. Pensare a un modo, come suggeriscono le Sardine, per rendere biunivoci gli scambi è interessante e potrebbe avere ricadute positive. Si potrebbe ad esempio ideare un sistema simile a quello spagnolo, in cui si favorisce la mobilità tra diverse università entro i confini nazionali, magari prevedendo borse di studio particolarmente favorevoli per chi sceglie di trascorrere periodi in università che sono localizzate nei contesti socio-economici in maggiore difficoltà. Contemporaneamente, andrebbe favorita la mobilità dei docenti e di altri dipendenti della pubblica amministrazione. Programmi di questo tipo potrebbero probabilmente essere finanziati all’interno di specifiche misure europee.
    Importante per la Nazione
    Ragionare sul problema della formazione in un’ottica d’insieme è importante per l’università italiana e non per le università del Sud, così come capire come fermare lo spopolamento e l’impoverimento di capitale umano del Meridione non è un problema del Sud, ma del paese.


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  5. #5
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    Inapp: «Erasmus+, al via la settimana europea delle competenze professionali»


    I lockdown di alcuni stati europei e i timori legati al diffondersi della pandemia stanno rivoluzionando anche Erasmus+ che, nonostante tutto, va avanti ma in modalità virtuale. Per raccontare le novità e i successi di questo Programma dal 9 al 13 novembre l’Agenzia Nazionale Erasmus+ Inapp ha organizzato una serie di incontri, conferenze e presentazioni delle migliori esperienze, tutte rigorosamente on line, nell’ambito della European Vocational Skills Week 2020, l’iniziativa lanciata nel 2016 dalla Commissione europea per far conoscere e valorizzare il potenziale dell’istruzione e della formazione professionale.
    L’iniziativa
    Il primo appuntamento, a cui parteciperà anche il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo e che segnerà il via di altri seminari virtuali, è un webinar dedicato all’impatto del Programma Erasmus+ sulla VET: «Le indagini, i risultati e le buone pratiche». Non è un caso se una di queste best practice sia nella rosa dei tre finalisti al premio “European Funding for Excellence Awards – Erasmus+ Green dimension” e potrebbe vincere il prezioso riconoscimento il 13 novembre a Berlino durante la cerimonia di chiusura della EVSW 2020. Parliamo del progetto “FOREST4LIFE”, coordinato dall’I.I.S. “G. Baruffi” di Ceva (CN) e promosso da una rete di organismi con competenza nel settore forestale, nel monitoraggio, conservazione e gestione delle risorse forestali e agricole delle regioni di montagna.
    «Con circa 43mila partecipanti alle esperienze di mobilità transnazionale realizzate dal 2014 ad oggi, l’Agenzia Nazionale Erasmus+ Inapp conferma di aver raggiunto importanti risultati nel segmento istruzione e formazione professionale del programma – ha spiegato il presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda – apportando, con alcuni dei progetti finanziati quest’anno, un contributo rilevante al tema della EWSK 2020 dedicata alle transizioni digitali e verdi, in linea con le priorità della Commissione Europea di uno European Green Deal, e di Digital Transformation nel suo duplice impatto, culturale e tecnologico. Due asset che serviranno anche a riprogettare il mondo e il mercato dopo la pandemia. Su quest’ultima bisogna essere chiari: la sicurezza e il diritto della salute vengono prima di ogni cosa ma Erasmus+ può andare avanti anche grazie al supporto delle nuove tecnologie, con un approccio blended alla mobilità, che vede la combinazione di un periodo di apprendimento virtuale e di un’esperienza di mobilità fisica all’estero che speriamo si possa realizzare terminata la fase emergenziale».
    I numeri
    Questo anno in particolare l’Agenzia Nazionale Erasmus+ Inapp ha ricevuto un numero elevato di candidature progettuali: 425 per la mobilità individuale ai fini di apprendimento (registrando un incremento del 5% rispetto al 2019) e 247 candidature per l’azione Partenariati Strategici (con +28% rispetto all’anno precedente), a fronte di una dotazione finanziaria Erasmus+ disponibile per il 2020 di oltre 55 milioni di euro per l’ambito istruzione e formazione professionale. Se poi si prende in considerazione il settennato di programmazione che sta per concludersi, dal 2014 ad oggi sono stati 4.182 i progetti presentati in Italia per l’ambito istruzione e formazione professionale, in particolare 2.636 di Mobilità individuale ai fini di apprendimento (di cui 732 finanziati) e 1.546 di Partenariati Strategici (di cui 230 finanziati). Significativo è stato l’investimento della Commissione europea e degli Stati membri dell’UE che hanno messo a disposizione dell’Italia, nel periodo 2014-2020, una dotazione finanziaria Erasmus+ di circa 300 milioni di euro per l’ambito istruzione e formazione professionale.Si segnala infine che tra i paesi di destinazione delle esperienze di mobilità finanziate nel 2020, le mete più ambite da circa il 64% dei partecipanti riguardano il gruppo di paesi composto da Austria, Belgio, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Malta, Olanda, Portogallo e Spagna.


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  6. #6
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    Erasmus+, per i partenariati la scadenza è il 20 maggio



    Dopo la scadenza del 18 maggio per la mobilità individuale, un’altra data da ricordare per il programma Erasmus+ è il 20 maggio, quando le scuole interessate potranno presentare domanda per i partenariati di cooperazione nei settori dell’istruzione, della formazione e della gioventù, nonché sui partenariati su piccola scala nei settori dell’istruzione, della formazione e della gioventù.
    Questa scadenza si riferisce all’Azione chiave 2, per la quale non serve l’accreditamento, necessario invece per l’Azione chiave 1 della mobilità.
    Ricordiamo che nella nuova programmazione di Erasmus+ 2021-2027 i Partenariati per lo Scambio tra scuole KA229 non esistono più. Nei partenariati KA2 ora possono partecipare, oltre alle scuole, anche altre tipologie di organizzazioni. Ovvero può partecipare come partner (o come coordinatore) qualsiasi organizzazione pubblica o privata, presente in un Paese aderente al Programma attiva in qualsiasi settore e qualsiasi organizzazione che svolga attività trasversali in diversi settori (ad esempio: autorità locali, regionali e nazionali, organizzazioni culturali, ecc). Si ricorda che l’istituto coordinatore si candida a nome di tutte le organizzazioni partecipanti coinvolte nel progetto.
    Per tutte le azioni Erasmus+ la candidatura avviene attraverso moduli elettronici da compilare interamente online.



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