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Discussione: Il professor Francesco Profumo è il nuovo ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

  1. #1
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    Predefinito Il professor Francesco Profumo è il nuovo ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

    Francesco Profumo è il nuovo ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Lascia la presidenza del Cnr, il consiglio nazionale delle ricerche, assunta nell'agosto 2011 e che fino a questa mattina lo ha tenuto impegnato. È nato a Savona nel 1953 e nel 1977 si é laureato in ingegneria elettrotecnica presso il politecnico di Torino, di cui è rettore dal 2005, anno nel quale assume anche la carica di presidente del consiglio di amministrazione. È il ministro ingegnere che piace all'accademia, dietro la sua nomina ci sarebbe infatti anche il placet dei rettori.
    Attualmente è professore ordinario di macchine ed azionamenti elettrici e professore incaricato all'Università di Bologna. È stato membro del consiglio di amministrazione di Unicredit Private Bank (dal 2008 al 2010), del Sole 24 Ore (dal 2007 al 2009) e di Fidia Spa (dal 2007 al 2010). Fa parte inoltre dal 2011 dei consigli di amministrazione di Fidia Spa e di Telecom e di Pirelli.
    Nel suo curriculum numerose esperienze all'estero
    È stato visiting professor alla University of Wisconsin - Madison, alla Nagasaki University, alla Czhech Technical University di Praga e all'Università di Cordoba.
    I suoi interessi scientifici riguardano tra le altre cose la conversione dell'energia, i componenti elettronici e i sistemi innovativi di potenza, ma anche sistemi integrati elettronici/elettromeccanici e sistemi per il condizionamento della potenza con utilizzo di celle a combustibile. Ha pubblicato oltre 250 lavori su riviste scientifiche internazionali e sugli atti di conferenze internazionali.
    Francesco Profumo ha vinto più volte ambiti premi internazionali (come quelli della Conferenza Ieee-Ias - Stati Uniti - e della Conferenza Ipec in Giappone) per il lavoro svolto. Tra i riconoscimenti anche il China Awards della Fondazione Italia-Cina.
    È inoltre membro del Comitato di selezione del Premio Eni.
    Una curiosità: fra gli ultimi atti del ministro uscente Mariastella Gelmini la firma di un accordo con il Cnr e Finmeccanica sulla ricerca. Il documento porta dunque la firma del ministro in uscita e di quello in entrata.



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    L'agenda del nuovo ministro ecco cosa chiedono gli studenti

    Stop ai tagli, nuovi investimenti e più diritto allo studio, con risorse certe per il presente e il futuro. Ma anche più possibilità di dialogo e confronto. E una didattica innovativa. Ecco cosa chiedevano nei giorni scorsi, parlando con l'agenzia Dire, gli studenti al ministro dell'Istruzione e dell'Università. Oggi l'incarico è stato affidato a Francesco Profumo. Sarà lui a dover ascoltare queste richieste.
    «La scuola non è un capitolo di bilancio da tagliare, per fare cassa - sottolinea Sofia Sabatino, della Rete degli studenti- Con università e ricerca è il primo settore su cui investire per uscire dalla crisi. I tagli fatti fino ad ora secondo noi vanno reintegrati perché hanno distrutto la scuola. E serve investire sulla pubblica e non sulla privata».
    Punto numero due, il dialogo. «Vorremmo che il nuovo ministro ascoltasse la nostra voce, la nostra protesta, vorremmo una presenza e il giusto dialogo con noi - continua Sabatino - A partire dai forum studenteschi, quasi mai convocati».
    E «per rimettere in piedi l'economia, secondo noi servirebbe finalmente un provvedimento sull'edilizia scolastica, mettere in sicurezza gli edifici, ammodernarli per pensare ad una scuola diversa. Non crediamo ad una riforma di didattica e percorsi senza partire da edifici e ambienti della scuola privi di sicurezza. Lo vediamo in giro: continuano a crollare soffitti».
    Dall'Uds, Unione degli studenti, il coordinatore, Mariano Di Palma, chiede «più risorse. Basta con i tagli. Crediamo - spiega sempre all'agenzia Dire - che i soldi vadano trovati, magari con una patrimoniale e con il taglio alle spese militari. E servono le borse di studio che oggi sono state tagliate per il 95% all'università. C'è bisogno di una legge quadro sul diritto allo studio per la scuola e l'università che dia indicazioni certe anche su come finanziarlo. Altra priorità è l'edilizia scolastica e universitaria. Bisogna mettere in campo una nuova idea di scuola e università superando le riforme Gelmini e ricostruendo un processo di partecipazione e dibattito».
    Al coro delle richieste, più a destra, si aggiunge Gianfranco Manco del Movimento nazionale studentesco: «Quello che chiediamo è lo stanziamento relativo all'edilizia scolastica. Serve un piano di finanziamento delle scuole, successivo all'anagrafe nazionale realizzato dal ministero dell'Istruzione. E poi un piano di misure relative al diritto allo studio, che vadano dall'accesso e alla gratuita dei testi fino alla gratuità dei mezzi pubblici per le fasce più bisognose. Questa sarebbe l'espressione di un concetto innovativo». Serve poi «un ripensamento del modello educativo, come serve una nuova selezione della classe docente, fino all'individuazione dei piani didattici».


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    DICHIARAZIONE DEL MINISTRO FRANCESCO PROFUMO

    Profumo: “Voglio essere il ministro dell’ascolto e del dialogo, ma condanno ogni forma di violenza”
    Per questo governo, e per me, i giovani - quindi in particolar modo gli studenti - rappresentano una grande risorsa di questo Paese, che il Presidente Monti ha giustamente indicato come una delle priorità dell’azione dell’ esecutivo. E’ mia intenzione ascoltare con attenzione e interesse tutte le voci del mondo della scuola e dell’università che vogliano essere propositive. Per questo mi rendo disponibile ad incontrarle a breve. Da professore sono abituato ad ascoltare gli studenti, le loro aspettative e speranze sono legittime. Scuola, università e ricerca restano presidi strategici per assicurare all’Italia un futuro solido e prospero, per dare certezze ai giovani, per consentire a tutti i cittadini di assecondare il proprio talento e le proprie ambizioni. Lo ripeto, voglio essere il ministro dell’ascolto e del dialogo. Ma, con la stessa decisione, voglio condannare nella maniera più ferma ogni violenza, a persone e cose. La forza delle proprie idee e proposte non può essere offuscata dalla violenza e dalla prevaricazione.


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  4. #4
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    Profumo come Gelmini: parola di RSU

    Duro comunicato delle RSU del Politecnico di Torino: con Profumo il piano di privatatizzazione dell'università avviato dai Governi precedenti verrà portato a compimento.
    Iniziano i guai per il ministro Francesco Profumo.
    Con un duro comunicato del 20 novembre le RSU del Politecnico di Torino, di cui Profumo è stato Rettore fino al giorno della sua nomina a ministro, sostengono di non “condividere l’ottimismo di certi gruppi politici e sindacali che si aspettano segnali di discontinuità nel processo oramai ventennale di dismissione dell’Università pubblica a spese di studenti, precari e personale tecnico-amministrativo”.
    Le RSU del Politecnico parlano anche di un vero proprio “rapporto privilegiato di Profumo con la Gelmini, testimoniato dal fatto che il Politecnico, durante il mandato dell’allora direttore amministrativo dott. M. Tomasi, si è classificato ai vertici della graduatoria degli Atenei italiani, diventando miracolosamente primo nel 2010, quando Tomasi è entrato ufficialmente nell’entourage della Gelmini, andando a ricoprire l’incarico di direttore generale del ministero di viale Trastevere”.
    “Affermare che Profumo ha avuto un ruolo determinante nella stesura della riforma Gelmini - proseguono le RSU - viene spontaneo, se si esamina il piano strategico del Politecnico che già nel 2007 impegnava l’Ateneo ad investire nella ricerca applicata, attirando finanziamenti privati che attualmente superano per entità quelli pubblici”.
    Non solo, ma - sempre secondo le RSU - Francesco Profumo avrebbe avviato già negli anni passati un pesante piano di riorganizzazione che ha comportato “la chiusura di sedi decentrate, l’adozione del sistema contabile economico-patrimoniale e di un regime aziendalistico propri della legge Gelmini”.
    “Tale percorso - aggiungono le RSU - è stato attuato ignorando il malessere di studenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo, disattendendo accordi integrativi di Ateneo e ignorando scioperi e manifestazioni”.
    La conclusione è scontata: “E’ necessario alzare la guardia, mobilitare i lavoratori, i precari, gli studenti, poiché Profumo non sarà meglio di Gelmini. La deriva aziendalistica e privatistica della scuola e dell’università, perseguita da tutti i governi negli ultimi 20 anni, con il Prof. Francesco Profumo ministro, uomo delle banche e di Confindustria, rischia una brusca accelerazione e di giungere a compimento”.


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  5. #5
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    “Escludere la scuola dal patto di stabilità”


    Chissà se è vero, come dice il nuovo ministro all’Istruzione Francesco Profumo, che «la crisi è una benedizione» perché favorisce l’emergere «delle grandi strategie». Di sicuro costringe a ripensare, cercare nuove strade, se non altro perché impone di lavorare con risorse sempre minori. Ci voleva la crisi più dura dal dopoguerra per vedere seduti intorno allo stesso tavolo gli assessori alla scuola di Torino, Milano, Bologna e Napoli, un quartetto di donne impegnate nel cercare soluzioni comuni.
    Ieri hanno elaborato una piattaforma, riassunta in un documento che sarà inviato al ministro Profumo. Un grido di dolore che si può riassumere in uno slogan: si chiuda l’epoca dei tagli, si apra l’era degli investimenti.
    Non reclamano soltanto soldi, per non vedere affondare la qualità dei servizi. Chiedono, più che altro, una nuova fase, un recupero della centralità della scuola. E un rapporto solidale tra Stato ed enti locali. A cominciare dal patto di stabilità. «I Comuni gestiscono una serie di servizi che sarebbero di competenza statale, come le scuole materne», spiega il vicesindaco di Milano Maria Grazia Guida. «A Milano, l’85 per cento delle materne è comunale, a Bologna l’83, a Torino il 60, a Napoli il 50. Per farle funzionare investiamo risorse che vengono conteggiate nel patto di stabilità. Non è logico». E non è tutto. Il patto di stabilità imbriglia anche le assunzioni di personale, gli interventi edilizi, le manutenzioni, gli investimenti. «Le regole sul turnover sono ferree», racconta l’assessore torinese Maria Grazia Pellerino. «Solo il 20% di chi va in pensione può essere sostituito: una regola che mette in difficoltà le scuole, dove l’età media degli insegnanti è alta».
    I tagli lineari stanno creando gravi problemi anche in una regione come l’Emilia Romagna, da sempre capofila nel sistema educativo. «È diventato difficilissimo restare all’altezza delle nostre tradizioni: ci sono sempre meno risorse e sempre più vincoli», dice Marilena Pillati, assessore a Bologna. «Le carenze nelle scuole comunali, di organico e strutturali - aggiunge Pellerino sono causate da norme dello Stato che vincolano gli enti locali, ma ricadono sui Comuni cui i cittadini imputano il peggioramento dei servizi». Senza contare le disparità di trattamento tra scuole dello stesso tipo gestite dallo Stato o dagli enti locali: nel maxiemendamento approvato una settimana fa, ad esempio, si prevede che per i contratti a tempo determinato gli enti locali possano spendere nel 2012 il 50 per cento di quanto sborsato nel 2009. Per il comparto scuola c’è una deroga, ma vale solo per gli istituti gestiti dallo Stato. «Ci dettano le regole, ma poi non ci mettono in condizione di poterle rispettare», dice Anna Maria Palmieri, assessore a Napoli. «La scuola invece è la principale forma in cui si realizza il Welfare: è un servizio alle famiglie, un diritto e un luogo di aggregazione sociale. Il risparmio non può essere il fine della politica; lo Stato deve sostenere gli enti locali nei comparti in cui offrono servizi essenziali».
    A Profumo hanno chiesto un incontro per poter discutere le loro proposte. Nel frattempo faranno rete, scambiandosi esperienze e progetti per provare a tamponare l’emergenza.



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    Appello al neoministro Profumo


    Fanno ben sperare le prime dichiarazioni del ministro per l' Istruzione Francesco Profumo, che ha espresso una chiara volontà di ascolto e dialogo con il mondo della scuola. In questo senso siamo certi che con competenza e sensibilità ascolterà la nostra richiesta di rafforzare l' offerta educativa nei territori. Dopo il silenzio e la sconsiderata politica dei tagli lineari, attuata dal passato esecutivo, chiediamo al neoministro la deroga al Patto di stabilità per l' assunzione del personale nei servizi educativi e didattici degli enti locali. In Italia sono i grandi Comuni che gestiscono la maggior parte delle scuole dell' infanzia, che dovrebbero, invece, essere di competenza statale. A Milano l' 85 per cento di queste è per l' appunto comunale e offre ai bambini e alle famiglie un livello di professionalità altamente specializzato. Le risorse che vengono utilizzate per farle funzionare rientrano nel Patto di stabilità, che pone vincoli anche alle assunzioni per coprire il turnover del personale e sugli interventi edilizi. Per questo motivo l' anno scolastico milanese è iniziato in modo faticoso: eravamo in carenza di organico con le educatrici nei nidi e nelle scuole d' infanzia, con gli insegnanti nelle scuole civiche, ma, nel contempo, per rispettare il Patto di stabilità non abbiamo potuto assumere il personale necessario. Abbiamo così dovuto trovare strade alternative, di cui neanche noi siamo completamente soddisfatti. Non avevamo scelta. Grazie alle risorse investite dai Comuni, e sempre meno dallo Stato, viene anche garantito il diritto allo studio per gli allievi più deboli attraverso le educatrici per i bambini disabili e per quelli stranieri che non hanno ancora padronanza con la lingua italiana, oltre che per assicurare il servizio di trasporto agli alunni disabili. Usciamo da anni bui per il mondo scolastico, che è stato svilito e impoverito in ogni modo dal passato governo. Riprendiamo a investire sull' educazione scolastica e sulla didattica per le nuove generazione. Un alto livello qualitativo di scolarizzazione, fin dalla prima infanzia, garantisce al nostro Paese una maggiore capacità competitiva anche a livello economico. Proprio per questo è necessario sostenere i Comuni con un provvedimento che liberi risorse a favore della scuola e di chi in questa lavora quotidianamente. Maria Grazia Guida vicesindaco e assessore all' Istruzione.


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    Profumo: più tirocinio per i giovani insegnanti

    Il ministro: non è tempo di rivoluzioni, miglioriamo l’esistente.
    Sono di nuovo uno studente. Devo imparare tutto...». Venerdì sera, dalla platea del Teatro Regio di Torino, Francesco Profumo rispondeva così a chi gli chiedeva se si sentisse spaventato dal suo nuovo ruolo di governo. Proprio lui che, designato sindaco del Centrosinistra, si era tirato indietro interdetto e seccato dalle polemiche che la politica aveva costruito intorno al suo nome. Ieri mattina, sul palco del Carignano, l’altro grande teatro della città, il ministro dell’Istruzione sembrava aver già imparato la lezione. O almeno di essere uno di quegli studenti che non amano essere colti impreparati.
    Profumo, al Carignano, non doveva esserci, ma il titolo del convegno che si stava dipanando sulla scena («Si può salvare la scuola italiana? Chi, come, quando?») era troppo invitante perché il neo-ministro potesse tenersi fuori. Una telefonata a Ugo Cardinale, il preside che coordinava i lavori, il tempo di far annunciare ai microfoni «una sorpresa in arrivo» e, intorno a mezzogiorno e mezzo, il ministro si è presentato inaspettato ospite.
    I toni del ministro, incassati gli applausi di rito, sono pacati: questo non è tempo di rivoluzioni, ha detto agli altri relatori: lo storico Luciano Canfora, il matematico Sandro Graffi, l’economista Andrea Ichino, il demografo Alessandro Rosina, la sociologa Chiara Saraceno, il linguista Raffaele Simone, l’insegnante precaria Giusi Marchetta. Non è tempo di cambiamenti radicali - fa capire il ministro neppure per un settore in grave difficoltà come la scuola. Non ci sono soldi per scardinare il sistema dalla fondamenta, bisogna cercare di rendere migliore quello che c’è, aspettando tempi meno difficili.
    Per tre quarti d’ora il pubblico professori, presidi, studenti - ha ascoltato l’ex Rettore del Politecnico enunciare i punti essenziali di quello che si potrebbe definire ilprogamma per la scuola del professore ministro. «Nell’attuale situazione economica riforme strutturali sarebbero insostenibili - ha riassunto Profumo - ma dobbiamo cercare di eliminare le disfunzioni per migliorare l’esistente».
    Che cosa si può fare, dunque? Questo il piano programmatico di Profumo: «Attivazione del Tirocinio Formativo Attivo per i giovani laureati, sistema di reclutamento cadenzato e regolare per prevenire i ritardi e i problemi del precariato; sistema di valutazione delle scuole, secondo gli impegni presi a livello europeo, non per censurare, ma per offrire un sistema di monitoraggio che sia di aiuto al miglioramento del servizio; trovare risorse “altre” (perché al momento nella scuola non si può fare altro che risparmiare e ridurre gli sprechi) e investirle nella sicurezza degli edifici».
    Tema quest’ultimo ancora piuttosto caldo a Torino, tre anni dopo il crollo al liceo Darwin che ha provocato la morte di uno studente e dove la Provincia ha da poco concluso un check delle strutture, scoprendo che per ovviare a tutte le situazioni potenzialmente pericolose «servirebbero novanta milioni di euro». Soldi che, al momento, non ci sono.


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    Le proposte della Flc-Cgil al ministro Profumo


    Un dossier della Flc-Cgil raccoglie le proposte avanzate dal sindacato al nuovo ministro al fine di avviare una vera e propria ''ricostruzione della Scuola italiana''.
    I punti centrali del dossier riguardano “finanziamenti certi'', “organici del personale funzionali al Pof”, “dirigenti e direttori dei servizi assicurati a ciascuna scuola”, “stanziamenti per l'aggiornamento costante del personale e degli insegnanti”, “utilizzo delle potenzialità della rete per eliminare dalle scuole i lavori seriali che non hanno niente a che fare con la gestione del Pof e del contratto di istituto”.
    “Il vero scopo dell'autonomia”, si legge nel dossier, “è quello di realizzare processi didattici efficaci e finalizzati al successo formativo dei propri alunni”. Secondo la Cgil, è necessario “definire il fabbisogno standard nazionale dell'istruzione su base triennale garantendo stabilità e certezza delle risorse, edifici e laboratori a norma, formazione del personale”.
    Tra le altre proposte c’è quella di istituire un “Consiglio nazionale dell'Istruzione con funzioni di garanzia dell'autonomia e dell'unitarietà del sistema”, ma anche Consigli regionali “per dare spazio alle controversie di natura professionale sul rispetto della libertà di insegnamento e della stessa autonomia delle scuole”.
    Quanto al sistema di valutazione, questo “si deve snodare lungo un percorso che garantisca la trasparenza, il coinvolgimento delle scuole e del sindacato''. Ed è dunque “necessario supportare l'Invalsi, anche economicamente, perchè diventi un ente di ricerca terzo e autonomo rispetto al Miur in grado di assolvere la propria funzione con autorevolezza scientifica''.


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    Profumo chiede di ripensare la governance nella scuola


    Nel contempo, promette risorse certe per le scuole e la chiusura rapida del concorso per dirigenti tecnici
    Pensare a una governance della scuola che "non identifichi come unici soggetti i dirigenti scolastici e il collegio dei docenti, ma che consenta di individuare e promuovere altre articolazioni dell'organizzazione del lavoro". Lo ritiene opportuno il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, secondo il quale, oltre a una verifica dei livelli di apprendimento, bisogna garantire alle scuole risorse certe sin dall'inizio dell'anno ed efficaci procedure di reclutamento degli insegnanti.
    "Penso - ha spiegato intervenendo stamani a Fiuggi al IX Congresso Nazionale dell'Anp - che a pratiche di autovalutazione se ne debbano affiancare altre di valutazione, per consentirci di riflettere sulla reale efficacia del lavoro di didattica, e per metterci nelle condizioni di migliorarci. Per ottenere questo risultato sarà importante attuare pienamente l'autonomia scolastica, nel senso di una autonomia responsabile: senza adottare nuove riforme ordinamentali, ma definendo obiettivi chiari, risorse certe e monitoraggio dei risultati. Ciò andrà perseguito superando logiche e pratiche dirigistiche da parte del Miur, a cui però spetterà il compito di attivare processi di verifica dei livelli di apprendimento, formazione degli insegnanti, sviluppo delle professionalità dei docenti e riconoscimento pieno della dirigenza".
    Un altro punto importante, per il ministro, è quello dei tempi e delle modalità di finanziamento delle scuole "per assicurare sin dall'inizio dell'anno risorse certe, tendenzialmente senza vincoli di destinazione, con cui consentire alle scuole di realizzare appieno l'offerta formativa".
    Infine, il reclutamento. Servono, a parere del nuovo titolare di viale Trastevere "modalità che garantiscano procedure snelle, trasparenti e definite, per permettere una immissione periodica certa, e dare opportunità concrete ai docenti che escono dai nuovi percorsi di formazione universitaria, senza creare nuovo precariato".
    Profumo si è quindi impegnato a "chiudere in tempi certi e stretti i concorsi per dirigenti tecnici, che si trascinano ormai da anni, e soprattutto il concorso per dirigenti scolastici, per coprire le oltre 2000 sedi già vacanti".

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    I dirigenti scolastici al Governo: introduca risorse certe e la chiamata diretta dei prof


    Lo chiedono Andis e Anp al termine dei rispettivi confronti. Largo poi a valutazione permanente, carriera, formazione obbligatoria ed equiparazione agli altri dirigenti pubblici. Auspicano anche che i concorsi per ds e tecnici si concludano presto.
    Nelle stesse ore in cui il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, rendeva pubblici gli obiettivi generali che durante la sua permanenza a capo del Dicastero di viale Trastevere intenderà realizzare, anche le associazioni dei dirigenti scolastici - attraverso due delle associazioni di categoria più rappresentative - hanno deciso di indicare al nuovo Governo quali obiettivi dovrebbe perseguire.
    Si tratta di posizioni nette, per certi versi originali, che su diversi punti appaiono in forte contrasto rispetto a quelle dei sindacati che tutelano docenti e personale Ata. La prima associazione ad uscire allo scoperto è stata l’Andis, attraverso un documento stilato in occasione dell’incontro tra i rappresentanti del direttivo nazionale, svolto il 29 novembre a Vico Equense.Neldocumento i dirigenti spiegano che il Governo in carica ha “la possibilità e il dovere di assumere iniziative immediate su precise priorità”. Che vengono indicate allo stesso esecutivo. Il primo punto indicato dall’Andis riguarda l’autonomia scolastica, da intendersi “come scelta di fondo di politica educativa, riprendendo con forza la tematica dell’assegnazione di risorse certe alle scuole in termini di personale (organico funzionale), di finanziamenti”. Si chiede poi che la figura del dirigente scolastico venga “riconosciuta a pieno titolo come tale e quindi equiparata sotto tutti gli aspetti a quella degli altri comparti dello Stato”. Non poteva mancare una storica rivendicazione dell’Andis: “l’adozione di strumenti di valutazione del servizio, dei dirigenti e di tutti gli operatori scolastici”, anche mettendo l’Invalsi nelle condizioni “di svolgere rilevazioni attendibili e permanenti”. Attenzione però, avverte l’associazione: “la valutazione degli operatori non può essere confusa con una premialità rivolta a pochi”.
    L’Andis indica, inoltre, come dovrebbe essere verificato l’operato dei dipendenti della scuola: premessa la contrarietà per “i riconoscimenti economici ‘una tantum’”, è giunto il momento di puntare su “una vera e propria carriera che abbia come risultato l’affidamento di compiti e funzioni di coordinamento didattico ed organizzativo”. Per i docenti l’Andis auspica “la formazione in servizio, obbligatoria e condotta con criteri di sostegno alla progettazione e, prima ancora, il decentramento al livello più vicino possibile alle scuole dei meccanismi di assunzione”.
    L’associazione chiede poi l’avvio “di una riflessione sulla scuola di base, anche tenendo conto delle riflessioni condotte dalla Fondazione Agnelli sulla scuola secondaria di primo grado, a partire dai concreti problemi che sta provocando l’applicazione delle norme Gelmini nel primo ciclo e l’evidente contrasto tra le diverse indicazioni nazionali”. Come “è sotto gli occhi di tutti la fase di stallo in cui versa il riordino del secondo ciclo”, continua l’Andis, anche “per la mancanza di indicazioni chiare sulle modalità di accertamento e certificazione delle competenze, che costituisce la chiave di volta anche per la costruzione di un sistema credibile di formazione permanente”. E per farlo occorrono adeguate “misure di supporto”. L’ultimo punto l’Andis lo dedica al “processo di decentramento delle competenze gestionali dal Ministero alle Regioni”: per i dirigenti sarebbe opportuno organizzare “momenti di partecipazione sostanziale delle scuole autonome alla formazione delle decisioni relative alla programmazione dell’offerta formativa sul territorio”.
    Anche l’Anp si è rivolta al Governo, approfittando della presenza al proprio congresso del nuovo ministro Profumo. Lo ha fatto in occasione del IX congresso nazionale, durante il quale Giorgio Rembado è stato confermato alla guida dell’associazione con quasi il 90 % dei consensi: tra i punti toccati dal confermato presidente, su cui Profumo ha detto di sentirsi sostanzialmente d’accordo, figurano piena attuazione dell’autonomia; la messa a disposizione di risorse certe, non vincolate e monitoraggio degli esiti; lo sviluppo della professionalità docente attraverso un sistema di valutazione e di chiamata diretta da parte delle scuole; il rilancio della dirigenza. Rembado ha anche auspicato anche una celere conclusione dei concorsi per dirigente scolastico e dirigente tecnico: l’obiettivo è “assicurare le assunzioni in servizio per il prossimo anno scolastico” e a tal fine auspica che il Miur non ceda “alle pressioni dei ricorrenti per uno slittamento” poiché “offrirebbe più tempo per la presentazione di ricorsi al Tar”.



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