FEDERICO GUERRINI
Lastampa.it
Facebook sarebbe vicina a un accordo con la Federal Trade Commission degli Usa, per appianare problemi sorti negli anni scorsi a causa di un atteggiamento quantomeno disinvolto nei confronti della privacy dei consumatori in Rete, e stabilire le linee di condotta da tenere in futuro. Secondo indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal i punti fondamentali del patto sarebbero due: il social network acconsentirebbe ad sostenere dei controlli periodici da parte della commissione per i prossimi 20 anni e a non apportare cambiamenti a posteriori alla visibilità dei contenuti inseriti dagli utenti.

In cambio, non dovrà più chiedere l'assenso agli iscritti per introdurre nuove funzioni di condivisione. Nessun opt-in, dunque, come chiesto a gran voce dalle associazioni per le libertà digitali, come la Electronic Frontier Foundation (Eff), ma solo la possibilità di tirarsi fuori (opt-out) da una caratteristica già attiva. Il procedimento della Ftc nei confronti del sito di Mark Zuckerberg, per una sua presunta violazione della privacy degli iscritti, era stato avviato dopo che, nel 2009, alcune modifiche introdotte dallo staff avevano scatenato la rivolta degli utilizzatori.

A dare particolarmente fastidio era stata la scelta, unilaterale, di rendere forzatamente pubbliche, da quel momento in avanti, alcune informazioni che prima era possibile nascondere come la foto del profilo, la lista degli amici, il sesso e la città di residenza. Per Facebook si era trattato innanzitutto di una scelta commerciale: più informazioni vengono rese pubbliche, più è possibile darne pasto ai motori di ricerca come Bing, il motore di Microsoft, con cui il network ha da tempo stretto una collaborazione per aggiungere dati tratti dal suo database e dal suo “grafo sociale” ai risultati delle interrogazioni degli utenti. Con questo sistema, cercando il nome di una persona, ad esempio, viene data priorità a quelli che risultano più compatibili, ossia hanno più “amici” in comune con l'utente.

Pressato dalla protesta degli utenti, che vedevano la loro privacy assottigliarsi sempre più, il social network ha fatto in seguito un lieve passo indietro, semplificando le impostazioni in materia di riservatezza e ripristinando la possibilità di nascondere alcune informazioni (ma non quelle fondamentali: foto, sesso e lista amici). Qualche altra concessione è stata elargita agli utenti non tanto a seguito di pressioni da parte loro o di enti come Eff, quanto della concorrenza del social network di Mountain View, Google Plus che per primo ha introdotto la possibilità, per gli iscritti, di modificare a posteriori il grado di visibilità dei suoi post, funzione subito proposta anche da Facebook.

Così come la suddivisione in “cerchie” di G+ è stata in qualche modo replicata permettendo agli utenti di seguire soltanto gli “aggiornamenti” (ovvero i post pubblici) di una persona su Facebook, senza avere per questo la necessità di diventarne amico. Jeff Chester, direttore esecutivo del Center for Digital Democracy si è detto scettico sul fatto che l'accordo imposto dalla Ftc, la cui data di effettiva sottoscrizione è ancora ignota, basti per tacitare le critiche dei difensori della privacy. “Il vero test – ha dichiarato al New York Times – sarà sul dare all'utente il reale controllo sulle sue informazioni, altrimenti l'accordo non sarà altro che una piccolo dissuasore digitale che non servirà minimamente a far deragliare il vorace appetito di Mark Zuckerberg per i nostri dati”.