Secondo un articolo dell'Associated Press, una squadra segreta, in Virginia, monitora 5 milioni di tweet al giorno. Per controllare l'opinione pubblica straniera
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CLAUDIO LEONARDI “La Cia ci spia”, recitava un vecchio tormentone, ma oggi, per conoscere l'umore delle popolazioni nel mondo, le basta consultare i social network. Secondo l'Associated Press, la Central Intelligence Agency analizza quotidianamente circa 5 milioni di messaggi su Twitter e tiene sotto osservazione blog e Facebook per misurare la temperatura dell'opinione pubblica in patria e all'estero.

Un'attività di intelligence svolta in un'anonima struttura di un parco industriale della Virginia, da un team specializzato, con un nome in codice piuttosto colorito: “vengeful librarians” (bibliotecari vendicativi). La squadra di “bibliotecari” è costituita da centinaia di persone (segreto il numero esatto) che Doug Naquin, direttore dell'Open Source Center della Cia, a cui farebbe capo la struttura, non esita a definire "eccentrici, irriverenti hacker che sanno come trovare cose che le altre persone non sanno nemmeno esistere”. Cose destinate, quasi ogni giorno, alla scrivania del presidente americano, stando alle parole di Naquin.

Per esempio, quando una squadra dei Navy Seal uccise Osama Bin Laden in Pakistan, a maggio, gli analisti del centro della Cia in Virginia monitorarono Twitter per dare alla Casa Bianca un rapido rapporto sulla reazione internazionale. I tweet, analizzati e suddivisi per lingua, dimostrarono presto che la maggioranza dei messaggi in Urdu, la lingua ufficiale in Pakistan, riportavano commenti negativi.

Un'analisi dello stesso tipo sarebbe stata fatta sul traffico di Twitter in arabo e turco dopo il discorso di Barack Obama sulla questione mediorientale, poche settimane dopo il raid, e avrebbe dimostrato che la maggioranza delle persone nella regione riteneva che il presidente volesse favorire Israele. I tweet in ebraico esprimevano sentimenti esattamente opposti. La perfetta fotografia dell'impasse diplomatica, nonché di un sostanziale fallimento dell'iniziativa di Obama.

La struttura della Cia è stata però creata sulla scorta delle raccomandazioni della Commissione 9/11, sorta dopo l'attentato alle Torri Gemelle, con l'indicazione di concentrarsi su operazioni antiterrorismo. I ricercatori della Virginia, secondo quanto riferisce Naquin, avevano previsto con anticipo le rivolte in Egitto e Tunisia, restando con un unico dubbio sulla data in cui la popolazione si sarebbe messa effettivamente in movimento. I dati raccolti dimostravano inequivocabilmente il ruolo di spina nel fianco dei social network, nei confronti dei regimi nordafricani. La concentrazione su Twitter sarebbe tuttavia iniziata nel 2009, in coincidenza con la rivoluzione verde in Iran e la contestazione al presidente Mahmoud Ahmadinejad.

Naturalmente, la struttura della Cia, che resterebbe segreta e protetta da ogni forma di intercettazione o attacco elettronico, elabora anche informazioni d'altro genere: dalle radio locali ai giornali, fino alle intercettazioni svolte sul campo. Membri della squadra sarebbero dislocati anche nelle ambasciate statunitensi, dove, tuttavia, forse occorrerebbe porre attenzione anche alle notizie in uscita, considerata la quantità di dati pubblicata dal sito Wikileaks, provenienti proprio dalle sedi diplomatiche.

Per una curiosa coincidenza, le informazioni su questa attività di monitoraggio arrivano pochi giorni dopo le dichiarazioni della Homeland Security degli Stati Uniti (DHS), che annunciava di essere al lavoro su linee guida per la protezione della privacy degli utenti americani dei social media. Una contraddizione?