IL SITO E' ANCORA IN FASE SPERIMENTALE, MA CONTA GIA' NUMEROSI ISCRITTI
L'anti-Facebook nato con l'obiettivo di "ridare agli utenti il totale controllo sulla privacy". E si può anche scegliere o limitare la pubblicità sui profili
ALICE CASTAGNERI
Lastampa.it
Ha lanciato la sfida a Facebook . E ora Unthink, il nuovo social network sbarcato in Rete il 25 ottobre, è pronto a fare la “rivoluzione”. Il suo slogan è semplice: “Il proprietario del tuo spazio online sei tu”. L’obiettivo: "Emancipare i social media e ridare agli utenti il totale controllo sulla privacy". E questo forse è un po' più complesso. Una battaglia, quella del sito creato da Natasha Dedis, intrapresa per consentire al popolo del Web un maggiore controllo sui dati personali. Unthink, che si è presentato come l’anti-Facebook, offre infatti un modello inedito per condividere foto, video e informazioni.

«Dobbiamo poter possedere tutto quello che mettiamo sulla nostra pagina. Possiamo rendere le nostre informazioni pubbliche o private, ma deve essere una nostra scelta», dice la fondatrice Dedis. La formula proposta dalla community piace. E in più il portale consente di scegliere e limitare la pubblicità da visualizzare sul profilo. Ma, chi proprio non tollera gli spot che affollano le pagine online, può liberarsi da ogni annuncio pagando un’iscrizione di due dollari l’anno.

Il progetto è ancora in fase sperimentale, e data la concorrenza, Unthink dovrà affilare le unghie per emergere. Ma il boom di registrazioni nella prima settimana di vita è sicuramente un dato incoraggiante. L’”esperimento” può vantare appoggi eccellenti. Negli Stati Uniti, infatti, ha ricevuto un finanziamento di 2,5 milioni di dollari da DouglasBay Capital, un gruppo nato per promuovere iniziative hi-tech. L’ondata di novità trova la sua espressione nel manifesto di 18 punti pubblicato sul sito. E basta leggere qualche slogan per capire che quella di Unthink è una vera filosofia di vita. Tra i motti da seguire “non negoziate la libertà”, “cercate l’angelo che c’è in ogni persona” e “sognate in grande”.

La storia più curiosa del social network riguarda, però, la sua nascita. Al contrario dei suoi rivali, il sito non è frutto del lavoro di giovani talenti. Natasha Dedis ha ideato Unthink per il figlio. Da mamma preoccupata, infatti, non ha lasciato che il ragazzo, si registrasse a Facebook perché lo considerava “troppo opprimente”. Il 17enne, però, voleva assolutamente connettersi. E così quattro anni fa sua madre ha cercato di rivisitare il concetto steso di file-sharing "dando alla luce" una comunità virtuale più attenta e consapevole.