Le sfide della stereoscopia raccontate dal fondatore di Sisvel Roberto Dini

Lastampa.it

GIUSEPPE FUTIA

Se entrate in un ufficio brevetti e andate alla ricerca di relazioni tecniche riguardanti la stereoscopia televisiva, troverete una quantità industriale di documenti. Il motivo? «Fino ad oggi non è stata scoperta una soluzione tecnica in grado di funzionare bene in ogni condizione». Lo sostiene Roberto Dini, fondatore di Sisvel, azienda dalle origini torinesi con sedi in 5 Paesi che opera in diversi settori tra cui l'home entertainment, la telefonia mobile e la geolocalizzazione, proponendo tecnologie “green”.

La trasmissione del segnale televisivo è legata a questioni di retrocompatibilità e di banda disponibile. Nel passaggio dalla tv in bianco e nero a quella a colori, il medesimo segnale poteva essere ricevuto da entrambi i modelli e decodificato senza problemi, adattandosi all'apparecchio a disposizione. Nel caso della stereoscopia, invece, questa garanzia di retrocompatibilità non è possibile: occorre veicolare, attraverso il digitale terrestre, un segnale per il 2D e uno per il 3D. Tuttavia si tratta di una scelta difficilmente praticabile, in quanto gran parte delle frequenze disponibili verrà dedicata alla telefonia di quarta generazione.

«La nostra soluzione, afferma Dini, si basa sull'impacchettare i dati in modo diverso dal solito, condensando all'interno di un medesimo fotogramma le informazioni per il 2D e quelle per il 3D». All'interno di un unico frame “Full Hd”, c'è infatti lo spazio per allocare due segnali. Un segnale in “Hd Ready” per l'occhio sinistro e un segnale per l'occhio destro “spezzettato” in tre parti, che verrà ricostruito dal ricevitore. La combinazione di questi due segnali consentirà di generare immagini in tre dimensioni, mentre nel caso di televisori tradizionali, verrà sfruttato unicamente il segnale diretto all'occhio sinistro.

Il “Tile Format”, questo il nome del sistema, è in grado di preservare il rapporto tra le dimensioni dei pixel, ricorda ancora Dini, evitando distorsioni dell'immagine. Oltre agli aspetti tecnologici riguardanti la distribuzione, però, entrano in gioco anche elementi relativi alla produzione di contenuti. La nostra idea si basa sulla cosiddetta “Syndacation of 3D content”: «Le tv locali potrebbero produrre quotidianamente un'ora di contenuti in 3D. Aggregando le loro produzioni, sarebbe possibile offrire una distribuzione a livello nazionale ventiquattro ore su ventiquattro».

La tv in 3D resta un settore di ricerca aperto. E come ogni campo di ricerca che si rispetti ogni idea, ogni proposta, ogni piccolo contributo sarà determinante per capire se la stereoscopia televisiva entrerà a far parte, o meno, della nostra quotidianità.