L'Agcom decide quanto e quando ridurre le tariffe di terminazione. Gli operatori mobili: «a rischio 2,6 miliardi di ricavi» Lastampa.it LUCA FORNOVO TORINO
Telefoni contro telefonini. Tra operatori di rete fissa e mobile è in corso una durissima guerra a colpi di centesimi per chiamate al minuto, ma che in un paio di anni potrebbero tradursi, per le compagnie di telefonia cellulare, in oltre 2,5 miliardi di euro di ricavi in meno. Il casus belli è rappresentato dalle tariffe di terminazione mobile, cioè il costo che gli operatori mobili fanno pagare agli altri operatori per connettersi alla loro rete. Al momento un gestore fisso (per esempio Telecom, Fastweb, Infostrada e Tele2) paga 5,3 centesimi al minuto per le chiamate verso Tim, Vodafone e Wind; 6,3 centesimi al minuto per le chiamate verso 3 Italia. In Spagna la tariffa di terminazione è 4,45 centesimi al minuto e in Francia è di 2 centesimi.

Vincitori e vinti della guerra telefonica si sapranno a giorni. Probabilmente già il 3 novembre l’Agcom, l’Autohority per le comunicazioni, adeguandosi alla normativa Ue, deciderà di quanto tagliare il prezzo della terminazione mobile. L’Agcom potrebbe prevedere una prima riduzione di 1,2 centesimi a gennaio 2012 anziché a luglio 2012, come nelle precedenti decisioni. La tariffa scenderebbe così da 5,3 a 4,1 centesimi, comportando in soli 6 mesi ben due tagli dei prezzi di terminazione. Già a luglio 2011 è stata attuata una sforbiciata del 20%. La riduzione di ricavi per il settore mobile, secondo le compagnie, sarebbe di circa 2,6 miliardi di euro sul periodo considerato (2012-2015).

Anche i benefici per il consumatore sul taglio delle tariffe non sono così evidenti. Secondo Stefano Parisse direttore strategy e new business di Vodafone Italia, «la diminuzione delle tariffe di terminazione non ha finora portato a un calo dei prezzi che il cliente paga per le chiamate da fisso a mobile». Dal 2005 al 2010, nonostante il dimezzamento delle tariffe di terminazione, scese del 47%, continua Parisse « abbiamo assistito ad un calo dei prezzi fisso-mobile al pubblico di appena l’8%. E da luglio 2011 l’abbattimento del 20% delle tariffe di terminazione, non si è tradotto in alcuna riduzione per i clienti finali». Vodafone sottolinea, quindi due punti: resta nella facoltà degli operatori fissi se tradurre questa diminuzione in un beneficio per i clienti o in un miglioramento della propria profittabilità. Secondo: le compagnie di telefonia mobile sono andate incontro a grandi investimenti, spendendo finora già 4 miliardi per le frequenze 4G. D’altro canto, Tiziana Talevi, responsabile affari regolamentari di Fastweb, ribatte: «In Italia i prezzi della terminazione mobile sono i più alti d’Europa. In media gli operatori italiani devono pagare il 55% in più rispetto agli operatori degli altri paesi europei. E queste tariffe incidono per il 30% sul costo medio di una chiamata da un telefono fisso al cellulare».

Anche le associazioni dei consumatori sono nettamente divise. Altroconsumo chiede un taglio netto delle tariffe di terminazione mobile con una petizione su www.abbassalatariffa.it. Le firme raccolte, finora oltre tremila, saranno inviate all’Agcom. Di parere opposto è invece il Codacons: «Una ulteriore e repentina riduzione delle tariffe, contrariamente alle leggi della concorrenza, potrebbe avvantaggiare alcuni operatori a danno di altri, senza nessun vantaggio per gli utenti». Il Codacons chiede poi all’Agcom di convocare, prima di decidere, associazioni dei consumatori e gestori di telefonia per verificare che la disciplina del mercato dei prezzi non diventi un modo per far migliorare i conti di pochi operatori senza nessun vantaggio per i clienti». La patata bollente passa ora all’Agcom. Sul tema il presidente Corrado Calabrò si è limitato a dire: «La raccomandazione europea è ineludibile: le tariffe di terminazione devono diminuire». Ma il vero nodo da sciogliere sarà di quanto devono diminuire e in quanto tempo.