Il cortometraggio interattivo di Jason Zada conquista il social network, risvegliando sottili inquietudini e ottenendo già mezzo milione di "like". LUCA CASTELLI
Lastampa.it
C'è un nuovo serial killer che si aggira per le strade del mondo. Si veste male, ma è tecnologicamente à la page, visto che sceglie le sue vittime su Facebook. E proprio ieri sera ha scoperto il tuo profilo.

Tranquilli, è solo un gioco. O meglio, un film. O forse una via di mezzo, visto che non appartiene propriamente a nessuna delle due categorie e gli autori la definiscono una "Interactive Live Action Facebook Connect experience". Take This Lollipop è una piccola strana creatura che da qualche giorno circola sul social network, sostenuta da un buon passaparola, facendo scorrere qualche sano e innocuo brivido di terrore sulle schiene degli utenti chini sui loro pc (ha già varcato la soglia del mezzo milione di "like", valuta unica dell'apprezzamento su Facebook).

Di base, è un cortometraggio horror diretto da Jason Zada, un regista californiano di pubblicità e video musicali. Il protagonista, come detto, è un serial killer. All'inizio del film lo vediamo seduto di fronte al computer: sporco, sudato, in canottiera, assomiglia un po' al fratello folle di Viggo Mortensen. Se siamo lì, però, vuol dire che abbiamo "autorizzato" il film ad accedere ai nostri dati personali su Facebook. E mentre noi guardiamo lui, l'assassino ricambia divorando famelicamente le nostre foto, l'elenco dei nostri amici, i nostri preziosi e brillanti aggiornamenti di status. Vederli scorrere davanti ai suoi occhi fa un certo effetto. Soprattutto quando ci rendiamo conto che tra le informazioni ci sono anche quelle relative alla città dove abitiamo.

Il film interattivo si incrocia dunque con i nostri dati, un po' come faceva - in modo assai meno orrorifico - il seducente progetto The Museum of Me di Intel (quello in cui i nostri contenuti personali diventano protagonisti di una futuristica esposizione d'arte contemporanea: se non l'avete ancora fatto, provatelo e il vostro ego si sentirà immediatamente ringalluzzito). E l'effetto finale della fusione è sottilmente inquietante.

Dal punto di vista del regista, Take This Lollipop è la prova di tutti quei nuovi orizzonti espressivi aperti dalla diffusione delle tecnologie digitali. In particolare dai social network, che permettono sia una personalizzazione estrema del processo comunicativo che un intreccio con quello di milioni di altre persone (una volta in Take This Lollipop, per esempio, sappiate che l'assassino non entra solo in possesso dei vostri dati, ma anche di quelli dei vostri amici...).

L'arte interattiva, per ora, è stata esplorata quasi solo nella dimensione dei videogiochi. In tutti gli altri campi - dal cinema alla letteratura, dalla musica al fumetto alla tv - il contenuto è sostanzialmente uguale per tutti (a cambiare, al massimo, è la reazione di chi lo fruisce). Iniziative come The Museum of Me e Take This Lollipop tracciano ipotesi di nuovi scenari possibili, dove spesso l'arte si fonde con lo spettacolo, con l'informazione, con i citati videogiochi, con la pubblicità (e infatti i creativi dell'advertising sono tra i più attivi nell'esplorare questi territori).

Dal punto di vista dello spettatore/vittima, nel caso di Take This Lollipop, c'è però anche una concreta paura di sottofondo, spesso trascurata dietro alla propria quotidiana attività online. Un timore che può essere ricondotto alla progressiva perdita dei confini della privacy e - sul vocabolario legalese - al crescente fenomeno del cyberstalking. In immense arene come Facebook, è sempre più difficile sapere con certezza chi ti sta osservando dall'altra parte del social network. Un tuo parente? Un tuo amico? Un'affascinante fanciulla da corteggiare? O uno sconosciuto in canottiera, con vaghe rassomiglianze con Viggo Mortensen e intenzioni non proprio gentili nei tuoi confronti? E chi sarà a raggiungerti prima: l'affascinante fanciulla o il pazzo sconosciuto?

In campo horror, inutile dirlo, è il secondo. Gli appassionati sanno bene che un film che funziona è proprio quello che riesce a giocare con le tue paure più profonde, magari sfruttando al massimo i lati oscuri offerti dalla realtà. In parte, mettendoti anche in guardia (qualche opzione per proteggere la propria privacy, per esempio, persino su Facebook è disponibile). Take This Lollipop, in modo semplice e divertente, riesce a stuzzicare proprio queste corde. Senza rubarti nemmeno troppo tempo: si consuma velocemente, in cinque minuti. Alla fine ne esci con un mezzo sorriso, pronto a tuffarti in qualche altra amenità. Rimane però un piccolo retrogusto di dubbio: per provarlo, io effettivamente ho autorizzato l'accesso ai miei dati personali su Facebook. Non è che...?