Il primo dubbio ce lo togliamo subito: no, non dovremo ricomprare dei nuovi navigatori per poter utilizzare il segnale di Galileo. Quelli attuali sono già in grado di ricevere gli input dei satelliti della rete europea. In ogni caso, sia dal 2014 – quando Galileo funzionerà, seppur a mezzo servizio – che nel 2020 converrà anche per gli utenti meno tecnologici utilizzare il sistema europeo, che con il servizio «open» offrirà un’accuratezza nel posizionamento intorno ai 4 metri. Il servizio criptato, offerto a pagamento, dovrebbe offrire una precisione addirittura intorno ai 10 centimetri. Ci sarà poi un servizio «pubblico regolamentato» (destinato ai militari dei paesi Ue) e uno chiamato «per la sicurezza della vita umana», entrambi ultra-precisi.
Infine, ce ne sarà anche uno destinato alla ricerca e al salvataggio, che come quello della sicurezza avrà tempi di risposta immediati. Infinite le applicazioni possibili, tenendo conto che già oggi un auto su tre e quasi tutti i telefonini dispongono del Gps, o che l’ora indicata dagli orologi atomici a bordo dei satelliti di posizionamento già oggi regolano le reti elettriche.
Con Galileo, oltre a trovare la strada per il ristorante, si potrà migliorare la sicurezza del trasporto stradale, aereo, ferroviario e marittimo; inoltre fornirà dati utili per l’agricoltura, le telecomunicazioni, la geodesia, la cartografia, le ricerche petrolifere e minerarie. E persino certificare l’istante esatto di una transazione finanziaria.


La Stampa