Gli effetti speciali stanno rivoluzionando un'altra volta il cinema: ecco come LUCA INDEMINI
Lastampa.it
Copione rispettato. Nel primo weekend di programmazione il film con Hugh Jackman, «Real Steel» - cuori d'acciaio - conquista la vetta del box office americano. Ma l'ultimo lavoro di Shawn Levy non è solo un film di successo. Offre l'affascinante opportunità di sbirciare nel futuro. Da un duplice punto di vista: da un lato si immagina l'evoluzione di computer, touch screen e apparecchi tecnologici di uso comune, dall'altro scaglia gli spettatori tra gli effetti speciali di ultima generazione.

Uno degli sponsor del film, Hewlett-Packard, ha creato una serie di dispositivi tecnologici futuribili: dagli schermi trasparenti, che permettono di trasporre oggetti del mondo reale su una visualizzazione virtuale, alle stampanti 3D, fino ai notebook flessibili. Ma dal punto di vista cinematografico sono impressionanti i risultati raggiunti dalla tecnologia animatronica, utilizzata per costruire 19 protagonisti d'acciaio alti più di due metri, spingendosi oltre gli straordinari risultati ottenuti da un kolossal-simbolo come «Avatar». Su tutti spicca la tecnologia «motion capture», che dà vita ai movimenti e alle evoluzioni dei robot.

Ecco perché View Conference - l’evento in programma a Torino dal 25 al 28 ottobre - ha fatto di tutto per accaparrarsi la presenza tra gli speaker del supervisore degli effetti visivi Erik Nash di Digital Domain. Sarà lui a offrire la prima presentazione ufficiale del lavoro svolto dal suo studio per «Real Steel», raccontando lo stato dell'arte delle tecniche cinematografiche alla base dei pugili-robot del rivoluzionario film dei Dreamwork Studios.

Dai suoi studi californiani rivela in anteprima a «Tuttoscienze» il processo che ha permesso di trasferire la realtà virtuale nel mondo reale. «Abbiamo usato le tecnologie sviluppate in gran parte per “Avatar”, ma con una differenza fondamentale - dice -. Nel film di Cameron non solo i personaggi, ma anche gran parte dell’ambiente in cui si muovono erano generati al computer. “Real Steel”, invece, è girato integralmente nel mondo reale. Per farlo, siamo stati a Detroit, nelle location dove poi si sarebbe svolto il film, mesi prima dell'inizio dei lavori. E’ qui che abbiamo catturato le immagini-base dei combattimenti tra robot attraverso una serie di telecamere e le abbiamo digitalizzate. Una volta iniziate le riprese, abbiamo quindi “allineato” il mondo virtuale dei robot con quello reale in cui si muovevano gli attori».

Un’operazione sofisticata resa possibile dalla tecnica Simulcam, resa celebre proprio da «Avatar», che permette di sovrapporre direttamente nella telecamera le immagini precedentemente digitalizzate alle scene reali che si stanno riprendendo. Il risultato è sorprendente. «I cameraman e il regista sui loro monitor vededevano i robot combattere sul set - aggiunge Nash - mentre gli attori in scena guardavano un ring vuoto».

Per lui non si tratta della prima volta con i robot. Già nel 2004 ottenne la «nomination» a un Academy Award per il lavoro con «Io, Robot» di Steven Spielberg. Ma da allora molto è cambiato e i progressi non fanno che accelerare. Quale sarà il futuro del cinema? «Non credo che il 3D diventerà la regola. Funziona alla grande nell'animazione, ma per la maggior parte dei film non rappresenta un valore aggiunto - sottolinea -. Decisivo sarà invece il boom della produzione virtuale. Non solo quando si ricorre a effetti speciali particolari, ma per semplificare la produzione. Un esempio banale - conclude -: le scene con la pioggia».