In orbita con il "mio" robot
Gara Europa-Stati Uniti tra scuole di Torino, Padova, Berlino e di varie città americane che programmeranno satelliti low cost. Le migliori squadre si sfideranno sulla stazione spaziale.
Davvero una gara spaziale «Zero Robotics», prima sfida Stati Uniti/Europa fra team di studenti dei licei e degli istituti tecnici sulla progettazione di robot spaziali. La competizione, che coinvolge sei istituti piemontesi individuati dal Politecnico - Galilei-Ferrari, Pininfarina, Avogadro, Ferrari di Susa, Vallauri di Fossano, Olivetti di Ivrea -, prevede che i team, sulla base delle specifiche tecniche fornite dal Massachusetts Institute of Technology di Boston, debbano programmare piccoli satelliti low cost, gli «Spheres». Grossi come una palla da bowling, le «sfere» parteciperanno a una gara a bordo del laboratorio «Destiny» della Stazione Spaziale Internazionale dell’Esa, Agenzia Spaziale Europea, e della Nasa, interessate a sviluppare le migliori idee progettuali.
La sfida, frutto della collaborazione fra il Politecnico di Torino e il Mit (all’interno del progetto Mitor), coinvolge anche istituti della provincia di Padova e di Berlino (le squadre europee sono 25), oltre alle migliori high school americane che con «Spheres» combattono già dal 2009. Con gli altri ragazzi europei, le squadre torinesi dovranno stringere alleanze, lavorando a distanza e utilizzando come lingua l’inglese. Nel finale, ovviamente, ognuno «fluttuerà» per sé. «I ragazzi non dovranno costruire i satelliti, ma programmarli per collaudare cicli di istruzioni, eseguire rendezvous e operazioni di attracco», spiega Fabio Pontanari, studente del V anno del Poli, incaricato di seguire il progetto sul quale veglia il professor Leonardo Reyneri, del Dipartimento di Elettronica.
«I finalisti si sfideranno fra loro - dice Reyneri -, collaudando i progetti a bordo della stazione spaziale, con la supervisione diretta degli astronauti». Il Politecnico è capofila per l’Europa della sfida che permetterà ai finalisti di andare in Olanda ed «essere» sulla stazione spaziale tramite una connessione televisiva.

A chiarire i segreti degli «Spheres» e di «Zero Robotics» dal Mit è arrivato nei giorni scorsi il giovane guru del programma, il professor Alvar Saez Otero, tutto piercing e genialità, che per un’intera mattina ha affascinato gli studenti torinesi nell’aula magna dell’Avogadro, presenti tutti i responsabili della rete «Robotica a scuola», che in questo progetto è partner essenziale.
«Per partecipare al concorso dobbiamo impegnarci per imparare il linguaggio di programmazione “C”», spiega Davide Parato, futuro perito meccanico del Galilei. E Luca Lovo: «Studiare in questo modo è coinvolgente e ci spinge ad approfondire volentieri, senza stress...». Francesco Pirrotta, studente informatico dell’Avogadro: «È un’opportunità stimolante, ci fa apprezzare meglio lo studio, uno studio meno legato al banco...». E Maria Moscvin, del liceo scientifico tecnologico dell’Avo: «”Zero robotics” applica ciò che studiamo. Ed è bello che il concorso sia in inglese». Il professor Antonio Spano del Pininfarina: «Le nostre scuole hanno tutte le specializzazioni richieste, elettronici, informatici e meccanici. I robot sferici dovranno muoversi e svolgere dei compiti in assenza di gravità».


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