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Discussione: Bambini disabili stranieri: la diagnosi è più difficile

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    Predefinito Bambini disabili stranieri: la diagnosi è più difficile

    La disabilità dei bambini “migranti” è più difficile da individuare, perché per gli insegnanti non è semplice comprendere se le difficoltà di apprendimento siano legate allo svantaggio socio-culturale dovuto alla migrazione o a una effettiva disabilità.
    In sintesi questo emerge dalla ricerca "Bambini con disabilità provenienti da contesti migratori", frutto del dottorato di ricerca di Caterina Martinazzoli presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore e realizzato con la collaborazione dell'Ufficio scolastico provinciale di Piacenza.
    Lo studio, presentato il 6 settembre scorso a Piacenza, è stato condotto fra 135 insegnanti delle scuole primarie e dell’infanzia e indaga sui problemi di 52 alunni con ritardo mentale o disturbi dello spettro autistico provenienti da contesti migratori.
    Quello che emerge è la difficoltà nel riconoscere la disabilità di questi bambini. Sono, infatti, pochi i bambini la cui disabilità sia stata già certificata nel paese di provenienza, e a volte è la stessa famiglia che non riesce ad accettare la condizione del figlio.
    Ad esempio, in alcuni dei casi riportati nella ricerca gli insegnanti sostengono che molti genitori negherebbero o nasconderebbero la disabilità del figlio, perché vista con vergogna. "Tuttavia è emersa una grande varietà di situazioni, anche tra famiglie che provengono dallo stesso paese", precisa la Martinazzoli in un’intervista pubblicata sul sito www.superabile.it dell’Inail.
    Ma accertata la disabilità, nella maggior parte dei casi, le famiglie collaborano con la scuola, accettando il progetto educativo e di sostegno predisposto dagli insegnanti, spesso affidandosi anche per gli aspetti burocratici all’istituzione scolastica.
    Un dato interessante che emerge dalla ricerca è che, in linea generale, il contesto migratorio assume un ruolo marginale, e la tendenza principale è quella di considerare questi alunni come bambini con disabilità. I tentativi della scuola per affrontare queste problematiche sono spesso insufficienti e affidate alla libera iniziativa dei singoli insegnanti, perché mancano “degli strumenti didattici specifici pensati per questi bambini, né figure ‘su misura' per loro”.
    In che modo si potrebbe intervenire? Sono gli stessi insegnanti ad indicare la strada: aumentare le ore di sostegno e semplificare la burocrazia sulla diagnosi e sulla certificazione di disabilità.



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    Disabili discriminati, per Gelmini chi ha sbagliato paghi


    Il riferimento è alla vicenda accaduta in Lucania, dove un’alunna down sarebbe stata invitata ad allontanarsi al momento della foto-ricordo scattata alla classe: per il Ministro se c’è stato qualche errore è giusto che chi lo ha generato si assuma le proprie responsabilità. L’attenzione del Miur verso chi ha difficoltà di apprendimento mai così alta: i docenti sono 94 mila, 4 mila in più rispetto agli anni scorsi.
    Anche il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, dopo quello delle Pari Opportunità, condanna senza attenuanti quanto accaduto in una scuola primaria della provincia di Potenza, dove un’alunna down sarebbe stata invitata ad allontanarsi al momento di una foto-ricordo della classe.
    Senza citare la vicenda lucana, la Gelmini ha detto che se in alcune scuole d'Italia c'è stato "qualche errore" relativo a presunte discriminazioni nei confronti degli studenti disabili "è giusto che chi ha sbagliato paghi". Il Ministro ha sottolineato che su questo tema il Governo è molto attento visto che gli insegnanti di sostegno attivi nell'anno scolastico appena iniziato "sono oltre 94 mila, circa 4 mila in più rispetto agli anni scorsi, il numero più alto".
    Il responsabile del Miur prende quindi le distanze dai comportamenti discriminatori attuati da qualche docente. "Credo che, al netto di situazioni che attengono a singole scuole - ha detto Gelmini -, dove evidentemente se vi è stato qualche errore è giusto che chi ha sbagliato paghi, dal Ministero c'è piena consapevolezza del fatto che la presenza degli insegnanti di sostegno è fondamentale ed è un fiore all'occhiello della scuola italiana".



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  3. #3
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    Un’altra tegola per il Miur: sugli alunni disabili vige l’embargo?

    La denuncia è della Federazione italiana per il superamento dell'handicap: da oltre due anni regnerebbe il buio su numero di iscritti, collocazione, docenti di sostegno e relative classi.
    Dopo l’oscuramento del numero effettivo dei promossi e dei respinti dello scorso anno scolastico, un’altra polemica rischia di minare l’immagine del ministero dell’Istruzione: la mancanza di informazioni dettagliate sui disabili e sull’organizzazione scolastica che dovrebbe supportarli al meglio nell’apprendimento scolastico. A fare la voce grossa è stata la Fish, la Federazione italiana per il superamento dell'handicap, secondo cui ormai “da oltre due anni il ministero dell'Istruzione ha posto l'embargo su tutti i dati che riguardano i bambini e i ragazzi con disabilità presenti nelle scuole italiane: quanti sono, dove sono, quanti siano effettivamente gli insegnanti di sostegno, come siano composte le classi, il numero di alunni per classe e il numero di disabili per classe. Da due anni regna il buio”.
    Sempre secondo la Fish, tutto quello che è accaduto avrebbe dell’incredibile. Se non altro perché “il costante monitoraggio sulla qualità dell'inclusione scolastica è un obbligo previsto per legge e confermato dalla Convenzione Onu ratificata anche in Italia nel 2009. Un obbligo di chiarezza e trasparenza verso il Paese e verso lo stesso Parlamento che si attende una relazione annuale, non estemporanee dichiarazioni settimanali. Una condizione per poter programmare e correggere interventi e politiche”.
    La federazione che difende i portatori di disabilità si lascia poi andare ad un’ipotesi quasi catastrofica. “Forse – sottolineano dalla Fish - i dati esistono, ma sono troppo destabilizzanti; forse mettono in evidenza il crollo del sostegno, il sovraffollamento delle classi, il numero elevato delle persone con disabilità. Di fronte al silenzio prolungato, le supposizioni sono le più grigie, anche perchè alimentate da esperienze quotidiane non certo positive”.
    Per alcuni dati richiesta dalla Fish, quindi, come lo stato dell’arte dei prof di sostegno, non dovrebbe essere troppo problematico per il Miur reperire informazioni aggiornate. Per altre, in particolare quelle che riguardano la suddivisione analitica degli alunni disabili all’interno dei 10.000 istituti scolastici, occorrerà sicuramente diverso tempo. Quello che la Fish non vuole però più attendere.


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