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Discussione: Ripartono scioperi e proteste

  1. #21
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    Precari uniti contro i tagli: 163.000 insegnanti in piazza il 22 settembre


    In una lettera appello i Precari uniti contro i tagli invitano gli esponenti più in vista del a informarsi sulla loro storia e sulla loro situazione professionale I precari fanno presente che attraverso la legge n. 296/2006 l’allora ministro Fioroni aveva trasformato le graduatorie provinciali da “permanenti” in graduatorie “ad esaurimento” con l’intento di riavviare i concorsi, ma la stessa legge prevedeva un piano triennale di 150.000 posti che alla fine non si sono visti. Oggi gli insegnanti precari che sono attualmente presenti nelle graduatorie, si continua a dire nell’appello, hanno già l'abilitazione all'insegnamento, la quale è stata il frutto di pesanti selezioni e faticosi percorsi di formazione. Nella lettera si specifica inoltre che dalle indicazioni relative alle prove per sostenere questo nuovo concorso, si evince che non si considerano con la dovuta attenzione gli esami e le prove già affrontate dagli insegnanti inseriti in graduatoria, perché le prove proposte oggi sono la fotocopia di quelle già sostenute e superate in passato. Per questi ed altri motivi sabato 22 settembre si svolgerà una manifestazione contro il “concorso truffa“, contro i tagli alla scuola pubblica statale e il processo di privatizzazione (ex Aprea). La manifestazione partirà in corteo alle ore 14.30, da Piazza dell’Esquilino a Piazza Bocca della Verità. L’auspicio è quello di uno svolgimento della manifestazione senza incidenti di alcun tipo, mettendo in evidenza posizioni di dialogo costruttivo.


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  2. #22
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    28 settembre: nuovi scenari con lo sciopero nazionale

    Inedita alleanza fra Cgil, Uil e Snals, con la Cisl che sta a guardare. Ma è presto per parlare di una nuova fase di relazioni fra le diverse sigle. Sotto tono i sindacati di base. Ma il Sisa insiste: sciopero studentesco il 5 ottobre, proprio in concomitanza con la Giornata internazionale dell'insegnante.
    Lo sciopero del prossimo 28 settembre di tutto il pubblico (e quindi anche della scuola) sta servendo a delineare un nuovo possibile scenario politico/sindacale dell’anno scolastico appena iniziato.
    Sullo sciopero si sta creando una “alleanza” del tutto inedita fra Cgil, Uil, Confsal-Snals e Ugl con la Cisl che sta alla finestra a guardare.
    Lo “splendido isolamento” nel quale si era cacciata la Flc-Cgil negli ultimi due-tre anno sta lasciando incredibilmente posto all’isolamento della Cisl, che però proprio nelle ultime ore fa orgogliosamente sapere di essere il sindacato con il maggior numero di iscritti nel comparto scuola.
    Certo è che per poter dire che questo sarà il leit-motiv del 2012/2013 è ancora presto.
    Anche a fine ottobre del 2008 la scuola aderì “senza se e senza ma” al più straordinario sciopero unitario degli ultimi anni, ma sappiamo bene come finì la faccenda: questo sciopero segnò nei fatti la fine di felice stagione di politiche sindacali unitarie.
    Ad ogni modo il 28 settembre un “pool” di sigle che rappresenta più della metà dei lavoratori del pubblico impiego scenderanno in sciopero per protestare contro le norme della legge sulla spending review e contro la dequalificazione dell’intero settore della pubblica amministrazione, scuola compresa.
    Secca anche la presa di posizione dello Snals, solitamente più “morbido” rispetto alla Flc-Cgil, che fra le motivazioni della protesta inserisce anche il blocco degli stipendi pubblici fermi al 31 dicembre 2009.
    In tutto questo, resta da capire anche quale ruolo potranno avere quest’anno i movimenti e i sindacati di base che per il momento sono rimasti nell’ombra.
    Lo stesso combattivo sindacato di Piero Bernocchi, solitamente molto vivace all’inizio di ogni anno scolastico, sembra un po’ appannato e non ha ancora proclamato nessuno sciopero.
    Il Sisa (Sindacato indipendente scuola e ambiente) sta invece lavorando per preparare uno sciopero nazionale degli studenti il 5 ottobre: “E’ anche la Giornata internazionale dell’insegnante - ci spiega il segretario nazionale Davide Rossi - e la data quindi non è casuale. Serve a ribadire la nostra linea: i problemi della scuola possono essere affrontati solo attraverso l’unità di docenti e studenti”.
    Intanto, a sostegno dei movimenti si è ormai apertamente schierato Antonio Di Pietro con l’Italia dei Valori decidendo di sostenere la battaglia dei precari contro il concorso.
    Le prossime settimane saranno dunque decisive per capire come si muoveranno sindacati tradizionali, sindacati di base e movimenti da ottobre in avanti.

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  3. #23
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    Flc-Cgil: sciopero della scuola il 12 ottobre


    Il 28 settembre scioperano pubblico impiego, università e ricerca. Per l' Ugl la fermata riguarda invece tutto il pubblico impiego, scuola compresa. La Flc-Cgil annuncia una fermata del comparto scuola per il 12 ottobre .
    Un comunicato pubblicato nelle ultime ore sul sito della Flc-Cgil chiarisce finalmente alcuni dubbi che erano sorti sullo sciopero del prossimo 28 settembre.
    Per quella data è previsto uno sciopero del pubblico impiego proclamato da Cgil, Uil e Confsal.
    Sempre per il 28 Cgil e Uil chiamano allo sciopero anche i lavoratori di università e ricerca oltre che dell’Afam, mentre per l’Ugl la fermata riguarderà tutto il pubblico impiego scuola compresa.
    La “mappa”, come si vede, è piuttosto complicata.
    Ugl a parte, nessuno ha proclamato lo sciopero per il comparto scuola.
    Ma è la stessa Flc ad annunciare che la scuola sciopererà venerdì 12 ottobre
    “Lo sciopero - spiega il sindacato di Pantaleo - sarà accompagnato da presidi e cortei che percorreranno le strade di tutto il Paese. Alle manifestazioni, si uniranno studenti genitori, associazioni, per chiedere più dignità per il lavoro, più investimenti, un cambio di rotta nelle politiche per l'istruzione”.
    Per saperne qualcosa di più sull’iniziativa politico-sindacale della Flc, è necessario però attendere ancora qualche giorno quando il sindacato darà notizia di come sarà articolata la giornata e di quali piazze saranno interessate alle manifestazioni.


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  4. #24
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    La scuola si ferma contro il governo e gli studenti tornano in piazza


    Domani la protesta dei docenti promossa dalla Cgil che contesta le politiche dell'esecutivo e i tagli all'istruzione. Incroceranno le braccia anche universitari e ricercatori. Domani si ferma la scuola. E anche gli studenti scenderanno in piazza. Stavolta con la Cgil scuola (Flc) che ha indetto una giornata di protesta, con sciopero e corteo a Roma, contro le politiche del governo Monti e i tagli all'istruzione. Oltre alla scuola, si fermeranno anche l'università e la ricerca. Saranno sessanta le città italiane coinvolte e gli studenti italiani sono invitati a fianco del sindacato: "Crediamo e vogliamo che le proteste siano pacifiche, la non violenza dovrà essere un tratto dei nostri cortei", ha detto Mimmo Pantaleo, segretario della Flc, chiedendo che gli sfondamenti anti-polizia visti nelle marce del 5 ottobre "siano evitati".
    La Cgil è convinta che con la spending review 2, prossima all'approvazione in consiglio dei ministri, arriveranno altri 200 milioni di tagli. Nonostante le assicurazioni del ministro Francesco Profumo, gli scatti d'anzianità restano congelati e i docenti vedranno elevare il loro orario di lavoro a reddito invariato. Pantaleo ha attaccato il ministro: "Le sue politiche vogliono trasformare la scuola in un'azienda e questa è l'anticamera della privatizzazione".
    La manifestazione di domani partirà da piazza della Repubblica - appuntamento fissato per le 9 -, proseguirà per via Terme di Diocleziano, via Giovanni Amendola, via Cavour, largo Corrado Ricci, via dei Fori imperiali, piazza Venezia, via Cesare Battisti e terminerà in piazza Santi apostoli. Ci saranno
    strade chiuse, circolazione deviata e possibili limitazioni delle linee autobus interessate dal percorso, oltre che di 110 open e archeobus.
    Intanto questa mattina a Roma, il Movimento studentesco nazionale ha fatto sentire ancora la sua voce. Alcuni ragazzi, indossando una maschera raffigurante il presidente del Consiglio, hanno distribuito davanti alle scuole finte bollette e 'carte di debito'. "Utilizziamo un modo goliardico - spiega in una nota Gianfranco Manco, presidente del Movimento a livello nazionale - per raccontare la nostra voglia di buona politica, che non sembra coincidere con le politiche di questo governo".


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  5. #25
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    E ora sciopero per tutti


    Dopo i 100 mila portati in piazza venerdì scorso dalla Flc-Cgil, ora tocca a Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda. Il 24 novembre sciopereranno contro il mancato pagamento degli scatti di anzianità e le ultime misure messe in campo dal governo nella legge di Stabilità.

    La decisione è stata assunta ieri, dopo il fallimento del tentativo di conciliazione della scorsa settimana in merito alla richeista di pagamento dei gradoni. Non solo astensione dal lavoro di una giornata con manifestazione a Roma, ma anche sospensione immediata delle attività non obbligatorie svolte nelle scuole dal personale docente e ata, assemblee in orario di servizio, che si terranno contemporaneamente in tutte le scuole il 13 novembre, presìdi presso le sedi politiche e parlamentari per chiedere di modificare la Stabilità, a partire dalla norma sulle 24 ore di insegnamento settimanali. Insomma, sulla scuola il fronte sindacale si ricompatta, anche se con azioni che restano separate. Allo sciopero di venerdì scorso, sotto lo slogan: «La scuola non è in vendita», ha aderito, secondo la Flc-Cgil, il 9,04% del personale scolastico. Nel mirino, il passaggio dei docenti inidonei per motivi di salute ai ruoli Ata, il contratto bloccato, le pensioni, il concorso dei docenti, l'edilizia scolastica. Rivendicazioni, quelle sintetizzate dal leader della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, a cui si sono aggiunte le notizie sulla legge di stabilità: aumento dell'orario lavorativo dei docenti a 24 ore settimanali, conferma del blocco degli scatti di anzianità fino al 2014, decurtazione degli stipendi per i permessi ex lege 104. Motivazioni riprese da Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda, i cui segretari, rispettivamente Francesco Scrima, Massimo Di Menna, Marco Paolo Nigi e Rino Di Meglio, parlano di «inaffidabilità della controparte», ovvero del ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, i cui impegni «rischiano spesso di rivelarsi inconcludenti». Sugli scatti di anzianità, i sindacati avevano firmato un accordo con il governo, accordo che non è stato mantenuto.

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  6. #26
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    Sciopero del 24 novembre: ok dei Cobas

    Anche i Cobas della scuola, raccogliendo la data già lanciata da Cisl, Gilda, Snals e Uil, indicono per il 24 novembre lo sciopero generale della scuola con manifestazione nazionale. Obiettivo è "cancellare il folle aumento dell'orario, chiedendo piuttosto quel ruolo unico che lo abbassi ai docenti della primaria innalzandone gli stipendi, da equiparare per tutti gli insegnanti ed ata a quello medio Ue".
    Altri motivi dello sciopero, ricorda Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, sono lo "sblocco dei contratti e degli scatti di anzianità; la cancellazione della legge Aprea e del concorsaccio; l'assunzione dei precari, docenti ed ata, su tutti i posti in organico di fatto e di diritto; il rifiuto della deportazione degli inidonei, la scuola-miseria, la scuola-quiz dell'Invalsi, le classi-pollaio".
    Per giustificare l’adesione allo sciopero proclamato dalle altre sigle (ma non per ora dalla Flc Cgil) il leader Cobas sostiene che “non avrebbe senso dividerci scegliendo una data diversa dal 24", data che è "importante quanto lo sciopero, sulle cifre del quale il balletto con il MIUR è prevedibile: l'impatto non occultabile sul Parlamento, sul governo e sui partiti che lo sostengono, sui mass-media, l'avrà soprattutto la manifestazione che potrebbe essere la più grande di questo decennio. Ma per raggiungere tale risultato la manifestazione deve essere unica e unitaria. Ce ne sono tutte le condizioni".
    Per questo, conclude Bernocchi, “Proponiamo a Cisl, Gilda, Snals e Uil, e Cgil se intenzionata a scioperare (cosa che egli auspica con forza, ndr), di incontrarci per decidere il 24 un grande corteo unitario - con pari dignità – e per stabilirne le modalità”.

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  7. #27
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    Occupazioni e Blocchi la Protesta dei Docenti


    Stesso stipendio, più ore di lavoro? L'equazione è proprio impossibile per i professori italiani, decisi a dar battaglia e mobilitati anche dai sindacati. Lo sciopero, già proclamato, il 24 novembre con manifestazione nazionale. La Cgil, che lo sciopero l'ha già fatto, si è detta pronta ad aderire alla prossima mobilitazione unitaria e intanto ha chiesto ai docenti di astenersi delle attività aggiuntive nelle scuole, di dimettersi da tutte le commissioni, di rifiutarsi di sostituire i colleghi assenti. Sempre la Cgil nei prossimi giorni deciderà le occupazioni degli uffici regionali e provinciali scolastici e organizzerà un presidio permanente davanti a Montecitorio.
    La Uil sta pensando ad un nuovo flash mob a Roma (anche se i professori che ne hanno inscenato uno spontaneo domenica scorsa sono già d'accordo a ripetere l'iniziativa domenica prossima sempre davanti alla sede del Miur in viale Trastevere), mentre Cisl e Gilda vogliono bloccare tutte le attività non retribuite che gli insegnanti svolgono comunque. «È una valanga di iniziative», afferma Rino Di Meglio coordinatore nazionale di Gilda. «La protesta sta montando e la pressione sulla politica sta arrivando», aggiunge Massimo Di Menna, segretario generale di Uil Scuola. «La scuola si è mossa, gli insegnanti stanno reagendo all'aggressione, i collegi dei docenti si autoconvocano», conferma Francesco Scrima, segretario generale di Cisl Scuola. «Il fermento è grandissimo, la protesta della scuola non si fermerà qui», garantisce Mimmo Pantaleo della Flc-Cgil.
    Molte le mobilitazioni spontanee, solo per fare un paio di esempi, il collegio docenti del liceo scientifico Talete di Roma ha bloccato già da ieri tutte le attività del Piano dell'offerta formativa (Pof), quindi anche consigli di classe, coordinamenti di vario tipo, viaggi di istruzione e uscite didattiche, attività extracurriculari, mentre a Firenze, il collegio dei docenti del liceo scientifico Leonardo da Vinci oltre a sospendere le attività aggiuntive previste dal Pof che vanno oltre le 18 ore, ha deciso di non fare i ricevimenti individuali dei professori.
    Anche la politica reagisce: nessun partito ha dichiarato di essere disposto a votare l'aumento di sei ore lavorative in cambio di 15 giorni di ferie in più all'anno a stipendio invariato, così come contenuto nella legge di Stabilità. Al punto che dal ministero dell'Istruzione ne prendono atto e fanno un passo indietro: i tecnici starebbero già lavorando a ipotesi alternative. Ma è assolutamente «destituita di ogni fondamento», dice una nota di viale Trastevere, la voce che girava ieri pomeriggio, ovvero uno «sconto» a 21 ore per i professori, 3 ore settimanali in più invece di 6. Il Miur smentisce categorico.



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  8. #28
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    Due scioperi in dieci giorni: lezioni a rischio il 14 e il 24 novembre

    Si delinea la tornata di contestazioni contro, principalmente, il ddl Stabilità, l’inerzia del Governo su rinnovo del contratto e blocco degli scatti d’anzianità. I sindacati che aderiscono al doppio appuntamento sono Flc-Cgil e Cobas. Ci sono poi le iniziative dei coordinamenti autonomi che stanno prendendo corpo. Come quella di sabato 10 a Roma.
    Si comincia a delineare con maggiore chiarezza il quadro delle proteste dei sindacati contro, principalmente, il ddl Stabilità, l’inerzia del Governo su rinnovo del contratto e blocco degli scatti d’anzianità. Con due date, mercoledì 14 e venerdì 24, attorno a cui, anche per via della spinta di tanti lavoratori della scuola, stanno confluendo un sempre maggiore numero di adesioni.
    Partiamo dallo sciopero del 14 novembre, la giornata europea di mobilitazione contro i tagli alla spesa pubblica decisi da un nutrito numero di stati membri dell’Unione Europea, proclamata dalla Confederazione Europea dei Sindacati. Prima si sono uniti i Cobas, l’Unicobs e il Sisa. E nelle ultime ore anche la Flc-Cgil
    Secondo Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, sarebbe stato un vero peccato non raccogliere “l’appello dei tre popoli affinché il 14 sia davvero la prima, grande e unitaria mobilitazione popolare europea”. Tra l’altro la data coincide con la decisione finale a Montecitorio sull’emendamento delle 24 ore settimanali: “la legge che verrà votata alla Camera tra il 14 e il 16 novembre – continua il leader dei comitati di base - prevede l’aumento dell’orario (a parità di salario) di un terzo ai docenti delle medie e delle superiori, con la conseguente espulsione di altre decine di migliaia di precari; la deportazione degli insegnanti “inidonei”, il blocco infinito di contratti e scatti di anzianità”. Per questi motivi, prosegue Bernocchi, “nelle piazze italiane e in particolare a Roma davanti al Parlamento, ove si svolgeranno le votazioni sulla legge di in-stabilità, chiederemo con forza la cancellazione delle 24 ore settimanali dell’orario di cattedra - folle aumento del 33% dell’orario di lavoro mai imposto in Italia o in altri paesi europei nel dopoguerra -, del blocco dei contratti e degli scatti di anzianità, del concorsaccio per i precari, della deportazione degli “inidonei” e della legge Aprea-Ghizzoni, per l’assunzione dei precari e massicci investimenti nella scuola pubblica”.
    I Cobas, dopo aver tentato inutilmente di far confluire la protesta al 14, confermano, comunque, la partecipazione anche allo sciopero del 24 novembre.
    Decisamente attivi, intanto, si dimostrano anche i sindacati maggiori - Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda -, che stanno coinvolgendo nella loro battaglia al disegno di legge di stabilità, in particolare all’incremento delle ore di insegnamento settimanale, diversi esponenti del mondo politico. L’ultimo incontro si è svolto il 6 novembre a Roma, con l’on. Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc. Vi “hanno preso parte i segretari generali Scrima, Di Menna, Nigi e Di Meglio”, si legge in un comunicato unitario, e gli “sono state illustrate le ragioni della mobilitazione in atto e in particolare quelle che rendono inaccettabile, nel merito e nel metodo, l’ipotesi di un incremento pesante dell’orario di lavoro dei docenti attuato con una vera e propria invasione delle prerogative negoziali. L’on. Cesa, dichiarando di condividere sostanzialmente quanto rappresentato dai segretari, ha dichiarato piena disponibilità e assicurato l’impegno del suo partito a sostenere attivamente la necessaria azione emendativa del testo di legge nell’ambito del percorso di approvazione in sede parlamentare”.
    Come annunciato, nel corso dei prossimi giorni si svolgeranno le assemblee provinciali, durante le quali saranno chiamati i lavoratori a discutere sui motivi della contestazione. Nel Lazio, ad esempio, per il 13 novembre “Flc Cgil, Cisl Scuola,Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams,dalle ore 8,00 alle ore 11,00 (comprensivo dei tempi di percorrenza)”, hanno indetto delle assemblee provinciali, “con il seguente ordine del giorno: cancellazione dal d.d.l. di stabilità delle norme che modificano il CCNL dei lavoratori della scuola; pagamento degli scatti di anzianità; preparazione dello sciopero e della manifestazione del 24 Novembre a difesa della scuola pubblica e del diritto allo studio”. Gli incontri serviranno anche a creare la maggiore partecipazione possibile allo sciopero, con manifestazione a Roma, del 24 novembre. Sciopero cui aderiranno anche i Cobas. Che così, assieme alla Cgil, chiederanno ai propri aderenti di incrociare le braccia per due volte in appena dieci giorni.
    Continuano poi a svilupparsi le iniziative di protesta non prettamente sindacali. Come quella organizzata a Roma da un coordinamento di istituti che, dopo quattro assemblee molto partecipate, ha deciso di organizzare per il 10 novembre un corteo alle ore 14,30 da piazza dell'Esquilino (via Cavour) che si concluderà in piazza Ss. Apostoli. La protesta sta riscuotendo adesioni trasversali. L’Usb scuola, ad esempio, che ha ravvisato dei problemi a causa dell’applicazione della “legge 146/90 ancora una volta strumento contro la libertà”, ha deciso che sabato 10 novembre sarà “in piazza con i coordinamenti delle scuole con cortei cittadini per segnare la prima tappa della settimana di blocco delle attività aggiuntive, della settimana in cui avremo respirato il solo “Profumo di didattica” che resta della Scuola (l’astensione in corso dalle attività extra-didattiche avviata assieme a Unicobas, ANIEF, USI Scuola, CUB-Sur, Orsa Scuola e Università e SAB ndr) sotto i colpi del Governo Monti. E il 14 se ci saranno momenti di mobilitazione locali o delle scuole convocati su parole d’ordine condivisibili la USB non farà mancare il proprio apporto”.
    Un altro raggruppamento di docenti e Ata, Rsu in servizio nelle scuole pubbliche di Roma del I Municipio e dei quartieri Monteverde, Eur, Garbatella, Ostiense, ha organizzato, infine, una “Fiaccolata per la Resistenza e la Difesa della Scuola Pubblica”, per Martedì 13 Novembre 2012 alle ore 17,30, con partenza dal piazzale antistante l’ITIS Armellini (Metro B San Paolo).

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  9. #29
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    Unicobas: il 14 novembre "assedieremo" il Ministero

    Le dichiarazioni di Stefano D'Errico sullo sciopero del 14 novembre contro l'aumento dell'orario degli insegnanti e il DdL "Aprea"
    Lo sciopero del 14 novembre verrà ricordato come il più potente nella scuola da almeno 4 anni a questa parte, dal tempo delle manifestazioni e degli scioperi contro la sciagurata “riforma” Gelmini. La scelta di Cgil e Cobas di “coprirlo” con uno sciopero intercategoriale e di livello “europeo”, non è certo geniale. Su tale sciopero “europeo” grava peraltro l’indicazione della CES (“CISL” internazionale, alla quale dopo la caduta del muro ha aderito anche la Cgil), deviando l’attenzione dallo specifico scuola su di una data segnata dalla general-generica ed inaccettabile ‘piattaforma’ scelta dai sindacati concertativi, che non contesta minimamente la politica della Banca Centrale Europea, all’origine dei provvedimenti presi dal Governo Monti, 24 ore di docenza incluse. Il rischio della confusione è evidente, così come quello di mandare in secondo piano la lotta della scuola.
    L’Unicobas, contrariamente a quanto scelto dai Cobas (che pensano ad iniziative locali), sta lavorando per una manifestazione nazionale a Roma dalla mattina sotto il Ministero dell’istruzione.
    L’aumento d’orario a 24 ore per i docenti è ancora nel testo che verrà discusso dal 5 novembre in aula. Le dichiarazioni relative allo “stralcio” del provvedimento, rese dagli esponenti del Governo non convincono il mondo delle scuole, anche perché lo stesso Profumo ha ammesso di aver in serbo comunque un provvedimento “parallelo”, come sul blocco dei contratti e dell’indennità di vacanza contrattuale. Per l’Unicobas, sino a quando il Ministro non compirà atti precisi, idonei a rendere davvero visibile la rinuncia all’orario maggiorato, il rischio permane. D’aumento d’orario non se ne deve parlare più, neppure destinandolo alla “contrattazione”. E’ semplicemente inaccettabile. Inaccettabile perché in 5 anni taglierebbe almeno 30.000 cattedre. Inaccettabile perché non solo produce un aumento generale dei carichi di lavoro senza alcuna contropartita economica, bensì snatura proprio lo specifico della funzione docente al livello impiegatizio. Inaccettabile perché a 24 h. di docenza si aggiungono almeno altre 4 ore di lavoro extra-cattedra (un terzo in più del già ampio orario sommerso per preparazione lezioni, correzione compiti, valutazione individuale, riunioni di scrutinio, programmazioni, riunioni consigli di classe, collegi dei docenti), per un totale di circa 40 ore settimanali).
    Lo sciopero assume inoltre come obiettivo irrinunciabile anche il netto rifiuto dell’ex Ddl “Aprea”, già passato presso la Commissione Cultura della Camera ed attualmente all’esame del Senato. Prevede l’ingresso del privato come committenza nei Consigli di Istituto, la trasformazione delle scuole in fondazioni, la valutazione discrezionale del personale da parte del dirigente medesimo e l’annullamento di fatto degli organi collegiali. Un disegno di legge propedeutico all’assunzione diretta (e discrezionale) del personale da parte del dirigente scolastico.
    In questa prospettiva, ogni ipotesi di adesione alla giornata di sciopero del 24 novembre indetto da Confederali Snals e Gilda (con l’adesione postuma di Cobas e Cgil) appare irricevibile, per la miseria degli obiettivi indicati nella piattaforma proposta (che non menziona l’opposizione al ddl “Aprea”, vero e proprio veicolo di privatizzazione dell’istruzione pubblica) e ancor più per la presenza tra le forze promotrici di sigle sindacali da sempre inclini ad avallare le politiche governative, che presumibilmente si preparano ad accettare compromessi al ribasso e a svendere la categoria, come già successo ai tempi dello sciopero del 30 ottobre 2008 “contro”’ la riforma Gelmini, “piazzato” esattamente per il giorno dopo l’approvazione definitiva di quella legge che destrutturò poi la qualità della scuola, tagliando 130.000 fra cattedre e posti Ata. D’altra parte la stessa data fissata per quello sciopero richiama la farsa, visto che il sabato risulta in servizio solo il 20% dei docenti, sono chiuse tutte le scuole primarie (sulle quali grava comunque la trasposizione delle 2 h. di programmazione settimanale sull’orario frontale) e la metà delle medie inferiori.

    Stefano d'Errico
    Segretario nazionale Unicobas


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    Poche adesioni allo sciopero del 14 novembre


    Conteggiando tutti i comparti pubblici, solo il 7,2% di dipendenti pubblici si è fermato per la protesta indetta dalla Confederazione europea dei sindacati. Il dato è indicativo, ma si riferisce ancora a meno della metà dei lavoratori interessati. Si attendono ora i dati suddivisi per comparti. Con la scuola che si potrebbe “staccare”.
    Lo sciopero indetto il 14 novembre dalla Confederazione europea dei sindacati, per mandare un chiaro segnale di protesta alla Commissione europea e alla Bce, ha riscosso una percentuale di adesioni abbastanza ridotta. In linea, del resto, con le ultime tornate di sciopero. Almeno per la scuola.
    I primi dati giungono dal dipartimento della Funzione pubblica: il dicastero in serata ha comunicato “che sulla base dei dati pervenuti alle ore 17 la percentuale dei lavoratori del pubblico impiego che hanno partecipato allo sciopero generale indetto dalle Confederazioni sindacali Cgil, Cobas e Usi e, indetto, per il personale del comparto scuola, dalle organizzazioni sindacali Cub scuola università ricerca (con adesione Sisa), Unicobas Scuola e Usi Ait Scuola, risulta essere pari al 7,20 %”.
    La Funzione pubblica ha anche sottolineato che non si tratta di numeri definitivi, perché "il dato si riferisce al 46,55% del totale dei lavoratori interessati. Anche in questa occasione la percentuale viene calcolata sul personale assegnato, escluso, ove comunicato, quello assente per motivi diversi dallo sciopero (ferie, malattia)".
    Si attendono ora i dati suddivisi per comparti pubblici. In altre occasioni, infatti, i dipendenti della scuola hanno si sono contraddistinti per un numero di adesioni decisamente maggiore. Un dato che anche stavolta potrebbe ripetersi, visto che scorrendo le cronache delle decine di manifestazioni svolte in Italia i docenti della scuola pubblica, assieme agli studenti, sono stati tra i dipendenti pubblici più presenti.


    Tecnica della scuola
    "L'esperienza è maestra di vita"



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