Il Coordinamento Associazioni Radio TV protesta perché le vecchie frequenze che saranno protagoniste della prossima asta dovranno essere lasciate libere senza proteste. Se le emittenti faranno resistenza interverrà la polizia per operare il sequestro e la blindatura degli impianti.



Le TV locali italiani sono sul piede di guerra: il decreto sviluppo approvato la scorsa settimana contiene una correzione del bando per l'asta frequenze piuttosto preoccupante. "È stata emanata una norma che priva, per Legge, del diritto di difesa Giudiziaria presso il Tribunale Amministrativo (TAR) in conseguenza dell’esproprio delle frequenze attuato dal Governo", scrive il Coordinamento Associazioni Radio TV.

Vecchie frequenze
Il decreto Tremonti infatti sembra ribadire l'impossibilità per il TAR di intervenire sulle regole del bando stabilite dal Ministero dello Sviluppo Economico. Una scelta strategica che si deve all' esigenza di liberare al più prestole vecchie frequenze gli operatori TLC hanno ribadito più volte che senza questa disponibilità le aste sono economicamente rischiose e poco allettanti. Com'è risaputo infatti l'asta e il beauty contest riguardano rispettivamente l'assegnazione di frequenze per il mercato wireless broadband e digitale terrestre.
"Se le emittenti faranno resistenza interverrà la polizia per operare il sequestro e la blindatura degli impianti, provvedendo ad avviare i procedimenti penali con reclusione di tre anni, addebito di danni ed interessi e privazione del risarcimento (che già sarà di per se ridicolo): siamo alla legge marziale", continua il Coordinamento Associazioni Radio TV
"Da chi hanno preso esempio il nostro Presidente del Consiglio e il suo Ministro Paolo Romani per emanare simili norme? Forse da qualche dittatore sudamericano o di quelli che operano sul bacino del mar Mediterraneo?".
Parole durissime, insomma. "L'unica speranza ora è la Corte Costituzionale", conclude l'associazione.






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