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Discussione: Precari di nuovo in piazza

  1. #1
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    Predefinito Precari di nuovo in piazza

    Inizia sabato 18 un presidio permanente di fronte a Montecitorio. I promotori sperano di ottenere qualche modifica importante al decreto sviluppo.
    “Precari uniti contro i tagli” così si chiama il movimento dei docenti precari che a partire da prossimo 18 giugno manifesteranno a Roma davanti al Palazzo di Montecitorio.
    Obiettivo della protesta è quello di ottenere qualche modifica importante al decreto sviluppo che proprio in questi giorni è in discussione in Parlamento.
    “Il DL sviluppo - sostengono i precari - contiene norme che, contrariamente a quanto propagandato dal governo, contribuiscono ad affossare definitivamente i lavoratori precari della scuola. Si parla genericamente di un piano triennale di immissioni in ruolo senza fornire nessuna cifra, mentre viene invece chiarito che i precari della scuola non rientrano nella normativa europea che impone la loro assunzione dopo tre anni di lavoro”. “In compenso - aggiungono - i tagli proseguono inesorabili: è in corso la terza tranche dei 150.000 tagli agli organici e degli 8 miliardi ai finanziamenti imposti dalla Finanziaria del 2008”.
    Gli organizzatori confidano sulla attuale debolezza del Governo per poter spuntare qualche risultato anche se – francamente – appare piuttosto improbabile che sulla riduzione degli organici possa esserci un passo indietro della maggioranza.
    E, tenuto conto che ormai il nuovo anno scolastico ormai alle porte, bisogna mettere in conto della terza e ultima tranche di tagli ci sarà tutta, e senza sconti significativi.
    La manifestazione si aprirà sabato 18 alle ore 14 e proseguirà per diversi giorni sotto forma di presidio, presumibilmente fino a quando si concluderà il dibattito parlamentare.
    Non ci saranno bandiere o segni distintivi di sindacati e partiti politici, proprio per indicare che l’iniziativa è del tutto autonoma e non “pilotata” da questa o quella sigla sindacale.
    I promotori. che fanno riferimento ai diversi movimenti di base sparsi un po' in tutta Italia, hanno formato anche un gruppo ufficiale su Facebook.


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  2. #2
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    Precari, i giudici continuano a farli assumere

    Malgrado il Governo fosse corso ai ripari con la norma contenuta nel Decreto Sviluppo, prevedendo che i contratti a tempo non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti a tempo indeterminato, a Trani un docente ed un Ata sono stati immessi in ruolo d’ufficio: per loro anche una sorta di liquidazione anticipata.
    Essere assunti nella scuola attraverso le aule dei tribunali non è possibile: lo prevede il Contratto collettivo nazionale di comparto e di recente anche una disposizione del Decreto Sviluppo, approvato definitivamente lo scorso 7 luglio, che all’art. 9 prevede "che i contratti a tempo determinato stipulati per il conferimento delle supplenze del personale docente e amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata), in quanto necessari per garantire la costante erogazione del servizio scolastico ed educativo, non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, né consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima della immissione in ruolo".
    La disposizione sembrava così mettere freno alle non proprio rare sentenze che, forti delle indicazioni provenienti dalla Corte di Giustizia Europea, negli ultimi anni avevano dato ragione ai precari di lungo corso: le ultime in questa direzione, rimbalzate su tutti i giornali, erano state emesse prima dal Tribunale del Lavoro di Siena - che nell’ottobre del 2010 dispose l’assunzione in ruolo di un'insegnante, che da sei anni svolgeva supplenze annuali consecutivamente - e poi lo scorso aprile di Genova, che aveva dato ragione a 15 precari, assistiti da legali della Uil, con tanto di oneroso risarcimento danni, circa 30.000 euro ciascuno, oltre al diritto agli scatti di carriera.
    Il Governo, conscio delle diverse decine di migliaia di supplenti in questa situazione, era così corso ai ripari.
    Ora, però, veniamo a conoscenza che due precari di Andria, in provincia di Bari, il primo insegnante con 9 anni di supplenze, e l’altro amministrativo, con 11, si sono visti trasformare dal giudice del lavoro di Trani il loro contratto a tempo in definitivo: inoltre riceveranno, come indennizzo, una sorta di liquidazione anticipata, visto che percepiranno una mensilità per ogni anno di precariato svolto. Alla base della sentenza vi sarebbe l'uso abusivo, da parte dello Stato, dei contratti di lavoro precario.



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  3. #3
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    La protesta dei precari della scuola in 1.000 fuori dalle graduatorie per il Centro-Nord

    Un weekend all'insegna dell'incertezza per il personale della scuola, che si mobilita perfino alla Plaia per trattare i nodi scottanti del pianeta istruzione. Si è svolta infatti ieri lungo il litorale, tra i lidi balneari, la protesta dei precari su iniziativa della Flc CgiI. Ma anche i presidi ed i docenti di ruolo si trovano a potere assapor! are le vacanze di quest'anno solamente a singhiozzo, considerato che le novità spesso negative affiorano con cadenza quasi giornaliera. L'ultima in ordine di tempo è quella delle assunzioni che il Miur dovrà effettuare entro la fine di questo mese. Si tratta di oltre 60.000 assunzioni, parimenti divise tra docenti ed ata (assitenti amministrativi). Normalmente almeno un decimo di queste assunzioni avrebbero interessato la Sicilia con almeno 2.000 nuovi posti per Catania. Invece i tagli determinati dalla riforma degli ordinamenti scolastici, confezionata dal Governo Berlusconi, ha determinato uno spostamento delle risorse al Nord, laddove soprattutto grazie al tempo pieno si farà man bassa sul contingente del personale da assumere. Ma se a Catania ed in Sicilia non ci resta che piangere, la Gelmini, sta confezionando l'ennesima "polpetta avvelenata" per i siciliani. Questa volta nel mirino sono finiti i precari, di cui alm! eno 1.000 catanesi , che avevano chiesto l'inserimento nelle g! raduatorie del Centro Nord. Il Miur ha stabilito che, oltre 10.000 assunzioni di quest'anno, verranno operate senza tenere conto di questi nuovi inserimenti "a pettine". Eppure la Corte Costituzionale aveva già sentenziato l'impraticabilità di tali condotte, in quanto ritenute discriminanti nei confronti del personale proveniente dal Meridione d' Italia. In merito registriamo la dichiarazione a caldo della preside Cascio, che fa parte del coordinamento nazionale dei dirigenti della Flc Cgil, la quale rileva che: «Si tratta di una scelta dal sapore odioso e razzista, piuttosto si dovrebbe pensare a nuovi investimenti nella scuola meridionale, considerato che dai test dell'Invalsi emerge la necessità di fornire più risorse alla nostra scuola». Questa scelta di operare in danno dei giovani siciliani e catanesi, supera ogni più pessimistica previsione, o se anche le opposizioni e taluni sindacati non rivestono ruoli equivoci, ci aspettiamo da parte di tutte le organizzazioni sindacali, una posizione netta per tutelare le opportunità di lavoro dei nostri giovani sull'intero territorio nazionale. Crediamo che questa, oltre che rappresentare una problematica che riguarda i destini di tante singole vite umane, sia un valore che coinvolge l'intera regione siciliana.



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